Verso Roma
di
Vanni Fucci
genere
bisex
Verso Roma, di Vanni Fucci.
L’idea iniziale era partire al mattino presto da casa per arrivare a Roma al massimo in serata. Ma la giornata lavorativa non era andata nei migliori dei modi, lo avevo intuito già dal mattino con i primi intoppi. Viaggiavo per lavoro con il furgone e l’ultimo ritiro a Padova mi aveva causato almeno 3 ore di ritardo. Sommato il tutto avevo percorso la tratta Padova Bologna nel tardo pomeriggio in preda all’incazzatura, ma alla fine me l’ero digerita e avevo deciso di fermarmi in un piccolo autogrill per mangiare un panino prima di affrontare gli Appennini, ormai rassegnato ad arrivare a Roma durante la notte.
Parcheggiai giusto davanti alla vetrata del bar, gettando un’occhiata dentro. Non avevo più molta pazienza e speravo sinceramente fosse vuoto: tre omoni possenti, una coppietta giovane, due coniugi e il barista. Poteva andare peggio.
Scesi, chiudendo la portiera, ed il mio sguardo incontrò per meno di un secondo quello della ragazza giovane all’interno che stava animosamente discutendo con il ragazzo di fronte a lei. Fu un lampo. Ma a mente fredda, ripensandoci nei giorni successivi, capii che ogni cosa nacque da quell’attimo. Ogni singolo evento delle successive ore.
Entrai nel bar dell’autogrill, sfilando davanti al bancone, alla coppia attempata e i loro tristi caffè, ai tre camionisti puzzolenti alle prese con le loro birre e mi sistemai su un tavolino alto a debita distanza dai due giovani impegnati nelle loro discussioni.
Non potei fare a meno di soffermarmi un attimo sulla ragazza: capelli rossi, carnagione chiarissima, un piercing sopra l’occhio sinistro e uno sul naso, molto molto bella.
Il suo atteggiamento era affascinante, aveva un contegno elegante nonostante fosse per qualche motivo innervosita e sulle spine.
Ordinai un panino e una birra e mentre li consumavo tentai di carpire qualche frase dalla discussione tra i due giovani: “te l’avevo detto…tardi…Roma…dimmi che si fa adesso”.
La voce della ragazza era leggermente roca e bassa, decisa. Il ragazzo le rispondeva con fare sommesso, quasi rassegnato.
Mi si alzai, pagai la mia frugale cena e feci per uscire e tornare al furgone, nello stesso istante la ragazza si avvicino alla cassa per pagare a sua volta.
Uscii sul piazzale, la porta automatica dell’autogrill non fece a tempo a richiudersi che il ragazzo era già sulla soglia e con passo affrettato mi raggiunse.
“Mi perdoni…le posso chiedere una cortesia?” il suo tono era sinceramente imbarazzato.
“Mi dica…” risposi io.
“Io e la mia ragazza siamo in viaggio per Roma, purtroppo abbiamo avuto qualche imprevisto. Sa viaggiamo in autostop. E a quest’ora non credo avremo molta fortuna…insomma ci potrebbe aiutare?”
Rimasi un attimo sorpreso dalla richiesta, mentre anche la ragazza ci raggiungeva e con un delizioso sorriso si presentava:
“Piacere io sono Asia”
“Tanto piacere, Luca”
“Ah si, mi perdoni, io sono Lorenzo” si scusò il ragazzo stringendomi la mano.
“Sentite…” risposi prudentemente, ero combattuto tra l’idea di avere compagnia o restare solo ad auto commiserarmi per tutto il tragitto “io pensavo di fermarmi a Firenze…se vi accontentate…”
“SI!!!!” rispose Asia “Per noi sarebbe già una gran cosa!”
“Allora andiamo!” dissi.
Ripartimmo con Lorenzo seduto al posto centrale e Asia sul sedile di destra. Avrei preferito avere accanto la ragazza, pensavo tra me e me.
Tutto il tragitto in salita sugli Appennini fu molto utile a distendere un po’ gli animi. Il mio malumore lentamente svanì lasciando lentamente il posto ad una strana euforia. Anche i due ragazzi sembravano rasserenati all’idea di aver trovato un passaggio e i loro discorsi di circostanza si fecero via via meno imbarazzati e sempre più divertiti.
Erano partiti da Cuneo quella mattina, fino a quando al secondo passaggio in autostop il tizio non aveva deciso di abbandonarli in quell’autogrill in serata. Si erano trovati nella spiacevole situazione di passare la notte lì, ma fortunatamente li avevo tolti dai guai.
Asia non parlava molto, era sibillina ma terribilmente affascinante e per certi versi ipnotica nel suo incedere roco e sicuro. A fatica resistevo alla tentazione di voltarmi per guardare quei capelli meravigliosi, rossi e morbidi, lunghi fino a mezza schiena. Era magra e slanciata, di un’eleganza spontanea. I due ragazzi viaggiavano con uno zaino a testa che avevano gettato nel cassone del furgone. Lorenzo era un bel ragazzo moro piuttosto robusto, dal fare stranamente dimesso nonostante il suo aspetto forte.
La sera aveva ceduto il passo alla notte mentre iniziavano la discesa verso verso Firenze ed ormai il clima tra i tre era piacevolemente rilassato e divertito.
“Chissà quanto vi costerà questo passaggio a Firenze!” escalmai.
“Ahahahah! Non ci chiedere soldi che in due non arriviamo a 30 euro” rise forte Lorenzo.
“Oh no! Mi tocca abbandonarvi di nuovo in autostrada allora!” scherzai io.
“Un’altra volta? Chiedi quello che vuoi…ma ti prego no!” sbottò Asia tra il divertito e lo stizzito.
Quella frase fece scattare qualcosa nella mia testa, di natura non ero un tipo sfrontato o particolarmente spregiudicato. Mi voltai e per la seconda volta incrociai lo sguardo enigmatico della ragazza. La frase successiva mi uscì dalla bocca quasi fosse pronunciata da qualcun altro.
Dissi “Potrei arrivare a Roma e farvi contenti, ma il viaggio è lungo, bisognerebbe trovare un sistema per divertirsi…che ne dite di un orgasmo a testa?”
“Eh?” rispose Lorenzo interdetto.
Asia gli rifilò una gomitata sul fianco zittendolo e disse “Che vuoi dire?”
“C’è tanta strada pressoché deserta e buia davanti a noi, perché non divertirci un po’?” Risposi.
“Che…?” biascicò Lorenzo
Asia gli affondò un’altra gomitata dicendo “Luca ha ragione. E possiamo iniziare proprio da te Lorenzo, caro il mio stordito!”
Il tono di Asia non ammetteva repliche, Lorenzo voltò la testa verso la sua ragazza per capire se stesse scherzando, ma la mano di lei si stava già muovendo sulla gamba di Lorenzo fino al suo pacco e con pochi gesti veloci gli aprì i pantaloni prendendogli in mano l’uccello.
Ero sbalordito! Non pensavo davvero che la mia proposta potesse avere seguito.
Lorenzo era a bocca aperta: sorpreso e vagamente imbarazzato.
Asia lo stava stringendo nella sua mano pallida, lo massaggiava dolcemente, la sua erezione non si poteva fermare ormai.
A fatica riuscivo a tenere lo sguardo sulla strada, volevo vedere l’erezione di Lorenzo crescere nella mano di Asia. A mia volta sentivo il mio cazzo ergersi e implorare di uscire dai pantaloni.
“Sapevo non avresti resistito…”sussurrò Asia sorridendo a Lorenzo. Il suo uccello ormai era duro ed eretto e la mano di lei scorreva veloce in tutta la sua lunghezza, dalla punta alle palle. Lorenzo ansimava ad occhi socchiusi.
“Tiralo fuori anche tu…prima che scoppi…” disse Asia rivolta a me.
Non chiedevo di meglio. Mi slacciai jeans e cintura e contorcendomi un po’ abbassai i pantaloni e i boxer fino alle ginocchia, litigando con il sedile.
Il cazzo saltò fuori dritto e duro, leggermente umido sul prepuzio. Ballonzolava fiero e pulsante tra me e il volante.
“Molto bene.” Sentenziò Asia. Allungandosi sulle cosce di Lorenzo per raggiungere con la mano sinistra il mio cazzo.
Ora li stringeva entrambi, nella destra quello di Lorenzo caldo e pulsante pronto ad esplodere, e nella sinistra il mio, ero ancora incredulo. Muoveva entrambe le mani all’unisono su e giu, senza pausa, sicura e decisa.
Ormai la strada che correva davanti a noi, fortunatamente quasi deserta, per me non era altro che un fastidioso contorno. Non potevo e non volevo perdermi nemmeno un secondo di quella scena.
Asia lasciò andare il cazzo di Lorenzo, abbassò la mano sui testicoli palpeggiandoli dolcemente. Non potei resistere: spostai la mia mano destra dalla leva del cambio al cazzo di Lorenzo stringendolo ed accarezzandolo come aveva fatto Asia fino ad un attimo prima. Asia ed io incrociarommo ancora lo sguardo, lei sorrise.
Lorenzo ormai travolto dall’orgasmo nemmeno se ne accorse, il fiato corto e la testa leggermente inarcata all’indietro.
Percepii chiaramente il cazzo di Lorenzo pulsare e gonfiarsi schizzando fuori il primo getto di sperma nell’aria. Lorenzo gemette ed altri due, tre, quattro getti generosi schizzarono fuori ricadendo sui suoi jeans, gli ultimi deboli getti scivolarono caldi tra le dita della mia mano.
Asia non perse tempo. Spostò entrambe le mani su di me, una ad accarezzarmi i testicoli fino all’ano e l’altra sull’uccello ormai prossimo all’orgasmo.
Diedi un ultimo sguardo distratto alla strada, abbandonai il piede dall’acceleratore e mi lasciai andare. Sentire lo sguardo di Asia e le sue dolci mani tutte per me fu irresistibile. Venni copiosamente imbrattando il volante, i jeans e le mani di lei.
“Mi pare che il viaggio sia piacevole” disse leccandosi la mano sinistra “ma ora tocca a me!” sentenziò Asia.
“Oh Cristo!” sbottò Lorenzo riprendendosi dall’orgasmo e cercando di ricomporsi. Il suo sguardo si soffermò un attimo sul mio cazzo e sullo sperma che colava dal volante.
Tentai a mia volta goffamente di rimettermi in ordine, cercai di ripulire il volante.
“Fermati appena puoi.” disse Asia.
Nella mia testa ormai solo il ronzio del sangue che viaggia a mille nelle vene, l’eccitazione non aveva intenzione di calare. Ogni volta che Asia parlava qualcosa dentro di me bruciava di desiderio.
Lorenzò mi toccò il braccio “Guarda! C’è un’area di sosta laggiù!” disse.
Niente di più opportuno.
Solo un camion solitario in sosta nelle prime ore della notte. Accostai. Spensi il motore.
Asia scese immediatamente. Non c’era bisogno di dire molto. Era lei a guidare il gioco adesso. O forse lo aveva sempre guidato dal primo istante.
Salirommo tutti e tre nel cassone posteriore del furgone. Ci richiusemmo i portelloni alle spalle. Chiusi le porte con la centralizzata e accesi le luci interne. Il cuore mi batteva forte.
Asia non esitò nemmeno un secondo. Si sfilò i pantaloni di tessuto leggero e gli slip gettandoli da parte, si appoggiò con la schiena alla parete del furgone inarcandola per offrire a noi due ragazzi la vista della sua fica depilata.
Caddi in ginocchio, bramoso di affondare la testa tra quelle cosce morbide e candide.
“Vieni qui…” mi sorrise lei.
Le baciai le cosce per poi affondare la faccia nel suo sesso profumato.
Lasciai andare la lingua sulle grandi labbra. Asia era eccitatissima, non c’erano dubbi. Era così bagnata che dovetti succhiare per non lasciar colare la sua umida eccitazione lungo le cosce. Succhiai e leccai, godendo di lei, godendo dei suoi umori, bagnandomi di lei faccia, naso e labbra. Affondai la lingua a fondo per poi ritrarla e affondare ancora.
Asia ansimava e gemeva.
Riaprii gli occhi per la prima volta dopo essere affondato in lei e vidi, alzando lo sguardo, Lorenzo in piedi al mio fianco. Stava baciando voluttuosamente Asia, le loro lingue si intrecciavano e si inseguivano. Lei gli aveva abbassato i pantaloni e gli aveva di nuovo afferrato l’uccello tra le mani. La sua erezione era a pochi centimetri dalla mia faccia. Mentre Asia muoveva dolcemente i fianchi al ritmo delle mie leccate, il cazzo di Lorenzo strofinava sul ventre di lei lasciando una scia di umido desiderio.
“Fammi venire…” gemette Asia.
Aumentai il ritmo dei movimenti della lingua e sentii le cosce di Asia fremere, scosse dall’orgasmo.
“Oh siiiiii…..” la voce di Asia ora era più roca che mai.
Si lasciò andare al piacere, le gambe le cedetterò per un attimo mentre ogni suo muscolo si contraeva e si rilassava in pochi attimi, scosso dal culmine.
Provai un piacere profondo sentendo gli spasmi della sua fica pulsare nella mia bocca.
Asia crollò sulle ginocchia ritrovandosi faccia a faccia con me, ed iniziò a leccarmi le guance e le labbra.
“Sai di me.” Mi sussurrò mentre iniziava a baciarmi con lo stesso trasporto che fino ad un attimo prima aveva per Lorenzo.
Lorenzo fece mezzo passo di lato, piazzandosi con la sua magnifica erezione giusto di fronte a noi.
Turgido e duro si trovava a pochi centimetri dalle mie labbra e da quelle di Asia.
Fu lei a muoversi per prima e mugolando lo prese nella sua bocca, ingoiandolo più in profondità che potè, succhiandolo e leccandolo.
“Aiutami come prima” mi disse ammiccando. Era irresistibile.
Non lo avevo mai fatto prima in vita mia, a malapena ci avevo pensato nelle mie fantasie.
Asia afferrò il cazzo di Lorenzo con una mano e lo portò alla mia bocca.
Non esitai nemmeno. Me lo lasciò scivolare in bocca.
Lo sentii caldo e turgido nella mia bocca. Cancellai ogni pensiero e pregiudizio. Ed iniziai a succhiarlo. Asia mi baciava il collo e le guance, soddisfatta ed eccitata.
Il cazzo di Lorenzo usciva dalla mia bocca per cadere in quella di Asia, per poi uscire e tornare nella mia, più e più volte.
“Fai così…” mi suggerì Asia, prese in bocca i testicoli succhiandoli e poi scivolando con la lingua su, fino al prepuzio. La imitai leccandolo per tutta la lunghezza un paio di volte.
Poi presi in bocca i testicoli ancora una volta e li sentii contrarsi. L’orgasmo era imminente.
Presi in bocca il prepuzio muovendo la testa velocemente avanti e indietro.
Asia mi fissava negli occhi, il suo sguardo era estasiato.
Nello stesso istante Lorenzo sborrò nella mia bocca copiosamente.
“Oddio è così calda!” pensai ormai ubriacato dall’emozione, ma non ebbi il coraggio di inghiottire mentre lasciavo andare il pene di Lorenzo dalla mia bocca.
Asia intuì al volo. Mi baciò profondamente affondando la lingua nello sperma caldo di Lorenzo. Inarcò la testa all’indietro lasciando che colasse dalla mia bocca nella sua.
Inghiottì e torno a succhiarmi le labbra e la lingua.
Crollai all’indietro sedendomi sui talloni, assaporando il seme rimasto nella mia bocca.
La testa mi girava travolta dal turbine di emozioni.
Asia mi guardava raggiante. Sentivo la più poderosa erezione della mia vita pulsarmi nei pantaloni. Desideravo quella ragazza sopra ogni cosa.
Quella notte e quel viaggio erano ben lontani dal finire…
L’idea iniziale era partire al mattino presto da casa per arrivare a Roma al massimo in serata. Ma la giornata lavorativa non era andata nei migliori dei modi, lo avevo intuito già dal mattino con i primi intoppi. Viaggiavo per lavoro con il furgone e l’ultimo ritiro a Padova mi aveva causato almeno 3 ore di ritardo. Sommato il tutto avevo percorso la tratta Padova Bologna nel tardo pomeriggio in preda all’incazzatura, ma alla fine me l’ero digerita e avevo deciso di fermarmi in un piccolo autogrill per mangiare un panino prima di affrontare gli Appennini, ormai rassegnato ad arrivare a Roma durante la notte.
Parcheggiai giusto davanti alla vetrata del bar, gettando un’occhiata dentro. Non avevo più molta pazienza e speravo sinceramente fosse vuoto: tre omoni possenti, una coppietta giovane, due coniugi e il barista. Poteva andare peggio.
Scesi, chiudendo la portiera, ed il mio sguardo incontrò per meno di un secondo quello della ragazza giovane all’interno che stava animosamente discutendo con il ragazzo di fronte a lei. Fu un lampo. Ma a mente fredda, ripensandoci nei giorni successivi, capii che ogni cosa nacque da quell’attimo. Ogni singolo evento delle successive ore.
Entrai nel bar dell’autogrill, sfilando davanti al bancone, alla coppia attempata e i loro tristi caffè, ai tre camionisti puzzolenti alle prese con le loro birre e mi sistemai su un tavolino alto a debita distanza dai due giovani impegnati nelle loro discussioni.
Non potei fare a meno di soffermarmi un attimo sulla ragazza: capelli rossi, carnagione chiarissima, un piercing sopra l’occhio sinistro e uno sul naso, molto molto bella.
Il suo atteggiamento era affascinante, aveva un contegno elegante nonostante fosse per qualche motivo innervosita e sulle spine.
Ordinai un panino e una birra e mentre li consumavo tentai di carpire qualche frase dalla discussione tra i due giovani: “te l’avevo detto…tardi…Roma…dimmi che si fa adesso”.
La voce della ragazza era leggermente roca e bassa, decisa. Il ragazzo le rispondeva con fare sommesso, quasi rassegnato.
Mi si alzai, pagai la mia frugale cena e feci per uscire e tornare al furgone, nello stesso istante la ragazza si avvicino alla cassa per pagare a sua volta.
Uscii sul piazzale, la porta automatica dell’autogrill non fece a tempo a richiudersi che il ragazzo era già sulla soglia e con passo affrettato mi raggiunse.
“Mi perdoni…le posso chiedere una cortesia?” il suo tono era sinceramente imbarazzato.
“Mi dica…” risposi io.
“Io e la mia ragazza siamo in viaggio per Roma, purtroppo abbiamo avuto qualche imprevisto. Sa viaggiamo in autostop. E a quest’ora non credo avremo molta fortuna…insomma ci potrebbe aiutare?”
Rimasi un attimo sorpreso dalla richiesta, mentre anche la ragazza ci raggiungeva e con un delizioso sorriso si presentava:
“Piacere io sono Asia”
“Tanto piacere, Luca”
“Ah si, mi perdoni, io sono Lorenzo” si scusò il ragazzo stringendomi la mano.
“Sentite…” risposi prudentemente, ero combattuto tra l’idea di avere compagnia o restare solo ad auto commiserarmi per tutto il tragitto “io pensavo di fermarmi a Firenze…se vi accontentate…”
“SI!!!!” rispose Asia “Per noi sarebbe già una gran cosa!”
“Allora andiamo!” dissi.
Ripartimmo con Lorenzo seduto al posto centrale e Asia sul sedile di destra. Avrei preferito avere accanto la ragazza, pensavo tra me e me.
Tutto il tragitto in salita sugli Appennini fu molto utile a distendere un po’ gli animi. Il mio malumore lentamente svanì lasciando lentamente il posto ad una strana euforia. Anche i due ragazzi sembravano rasserenati all’idea di aver trovato un passaggio e i loro discorsi di circostanza si fecero via via meno imbarazzati e sempre più divertiti.
Erano partiti da Cuneo quella mattina, fino a quando al secondo passaggio in autostop il tizio non aveva deciso di abbandonarli in quell’autogrill in serata. Si erano trovati nella spiacevole situazione di passare la notte lì, ma fortunatamente li avevo tolti dai guai.
Asia non parlava molto, era sibillina ma terribilmente affascinante e per certi versi ipnotica nel suo incedere roco e sicuro. A fatica resistevo alla tentazione di voltarmi per guardare quei capelli meravigliosi, rossi e morbidi, lunghi fino a mezza schiena. Era magra e slanciata, di un’eleganza spontanea. I due ragazzi viaggiavano con uno zaino a testa che avevano gettato nel cassone del furgone. Lorenzo era un bel ragazzo moro piuttosto robusto, dal fare stranamente dimesso nonostante il suo aspetto forte.
La sera aveva ceduto il passo alla notte mentre iniziavano la discesa verso verso Firenze ed ormai il clima tra i tre era piacevolemente rilassato e divertito.
“Chissà quanto vi costerà questo passaggio a Firenze!” escalmai.
“Ahahahah! Non ci chiedere soldi che in due non arriviamo a 30 euro” rise forte Lorenzo.
“Oh no! Mi tocca abbandonarvi di nuovo in autostrada allora!” scherzai io.
“Un’altra volta? Chiedi quello che vuoi…ma ti prego no!” sbottò Asia tra il divertito e lo stizzito.
Quella frase fece scattare qualcosa nella mia testa, di natura non ero un tipo sfrontato o particolarmente spregiudicato. Mi voltai e per la seconda volta incrociai lo sguardo enigmatico della ragazza. La frase successiva mi uscì dalla bocca quasi fosse pronunciata da qualcun altro.
Dissi “Potrei arrivare a Roma e farvi contenti, ma il viaggio è lungo, bisognerebbe trovare un sistema per divertirsi…che ne dite di un orgasmo a testa?”
“Eh?” rispose Lorenzo interdetto.
Asia gli rifilò una gomitata sul fianco zittendolo e disse “Che vuoi dire?”
“C’è tanta strada pressoché deserta e buia davanti a noi, perché non divertirci un po’?” Risposi.
“Che…?” biascicò Lorenzo
Asia gli affondò un’altra gomitata dicendo “Luca ha ragione. E possiamo iniziare proprio da te Lorenzo, caro il mio stordito!”
Il tono di Asia non ammetteva repliche, Lorenzo voltò la testa verso la sua ragazza per capire se stesse scherzando, ma la mano di lei si stava già muovendo sulla gamba di Lorenzo fino al suo pacco e con pochi gesti veloci gli aprì i pantaloni prendendogli in mano l’uccello.
Ero sbalordito! Non pensavo davvero che la mia proposta potesse avere seguito.
Lorenzo era a bocca aperta: sorpreso e vagamente imbarazzato.
Asia lo stava stringendo nella sua mano pallida, lo massaggiava dolcemente, la sua erezione non si poteva fermare ormai.
A fatica riuscivo a tenere lo sguardo sulla strada, volevo vedere l’erezione di Lorenzo crescere nella mano di Asia. A mia volta sentivo il mio cazzo ergersi e implorare di uscire dai pantaloni.
“Sapevo non avresti resistito…”sussurrò Asia sorridendo a Lorenzo. Il suo uccello ormai era duro ed eretto e la mano di lei scorreva veloce in tutta la sua lunghezza, dalla punta alle palle. Lorenzo ansimava ad occhi socchiusi.
“Tiralo fuori anche tu…prima che scoppi…” disse Asia rivolta a me.
Non chiedevo di meglio. Mi slacciai jeans e cintura e contorcendomi un po’ abbassai i pantaloni e i boxer fino alle ginocchia, litigando con il sedile.
Il cazzo saltò fuori dritto e duro, leggermente umido sul prepuzio. Ballonzolava fiero e pulsante tra me e il volante.
“Molto bene.” Sentenziò Asia. Allungandosi sulle cosce di Lorenzo per raggiungere con la mano sinistra il mio cazzo.
Ora li stringeva entrambi, nella destra quello di Lorenzo caldo e pulsante pronto ad esplodere, e nella sinistra il mio, ero ancora incredulo. Muoveva entrambe le mani all’unisono su e giu, senza pausa, sicura e decisa.
Ormai la strada che correva davanti a noi, fortunatamente quasi deserta, per me non era altro che un fastidioso contorno. Non potevo e non volevo perdermi nemmeno un secondo di quella scena.
Asia lasciò andare il cazzo di Lorenzo, abbassò la mano sui testicoli palpeggiandoli dolcemente. Non potei resistere: spostai la mia mano destra dalla leva del cambio al cazzo di Lorenzo stringendolo ed accarezzandolo come aveva fatto Asia fino ad un attimo prima. Asia ed io incrociarommo ancora lo sguardo, lei sorrise.
Lorenzo ormai travolto dall’orgasmo nemmeno se ne accorse, il fiato corto e la testa leggermente inarcata all’indietro.
Percepii chiaramente il cazzo di Lorenzo pulsare e gonfiarsi schizzando fuori il primo getto di sperma nell’aria. Lorenzo gemette ed altri due, tre, quattro getti generosi schizzarono fuori ricadendo sui suoi jeans, gli ultimi deboli getti scivolarono caldi tra le dita della mia mano.
Asia non perse tempo. Spostò entrambe le mani su di me, una ad accarezzarmi i testicoli fino all’ano e l’altra sull’uccello ormai prossimo all’orgasmo.
Diedi un ultimo sguardo distratto alla strada, abbandonai il piede dall’acceleratore e mi lasciai andare. Sentire lo sguardo di Asia e le sue dolci mani tutte per me fu irresistibile. Venni copiosamente imbrattando il volante, i jeans e le mani di lei.
“Mi pare che il viaggio sia piacevole” disse leccandosi la mano sinistra “ma ora tocca a me!” sentenziò Asia.
“Oh Cristo!” sbottò Lorenzo riprendendosi dall’orgasmo e cercando di ricomporsi. Il suo sguardo si soffermò un attimo sul mio cazzo e sullo sperma che colava dal volante.
Tentai a mia volta goffamente di rimettermi in ordine, cercai di ripulire il volante.
“Fermati appena puoi.” disse Asia.
Nella mia testa ormai solo il ronzio del sangue che viaggia a mille nelle vene, l’eccitazione non aveva intenzione di calare. Ogni volta che Asia parlava qualcosa dentro di me bruciava di desiderio.
Lorenzò mi toccò il braccio “Guarda! C’è un’area di sosta laggiù!” disse.
Niente di più opportuno.
Solo un camion solitario in sosta nelle prime ore della notte. Accostai. Spensi il motore.
Asia scese immediatamente. Non c’era bisogno di dire molto. Era lei a guidare il gioco adesso. O forse lo aveva sempre guidato dal primo istante.
Salirommo tutti e tre nel cassone posteriore del furgone. Ci richiusemmo i portelloni alle spalle. Chiusi le porte con la centralizzata e accesi le luci interne. Il cuore mi batteva forte.
Asia non esitò nemmeno un secondo. Si sfilò i pantaloni di tessuto leggero e gli slip gettandoli da parte, si appoggiò con la schiena alla parete del furgone inarcandola per offrire a noi due ragazzi la vista della sua fica depilata.
Caddi in ginocchio, bramoso di affondare la testa tra quelle cosce morbide e candide.
“Vieni qui…” mi sorrise lei.
Le baciai le cosce per poi affondare la faccia nel suo sesso profumato.
Lasciai andare la lingua sulle grandi labbra. Asia era eccitatissima, non c’erano dubbi. Era così bagnata che dovetti succhiare per non lasciar colare la sua umida eccitazione lungo le cosce. Succhiai e leccai, godendo di lei, godendo dei suoi umori, bagnandomi di lei faccia, naso e labbra. Affondai la lingua a fondo per poi ritrarla e affondare ancora.
Asia ansimava e gemeva.
Riaprii gli occhi per la prima volta dopo essere affondato in lei e vidi, alzando lo sguardo, Lorenzo in piedi al mio fianco. Stava baciando voluttuosamente Asia, le loro lingue si intrecciavano e si inseguivano. Lei gli aveva abbassato i pantaloni e gli aveva di nuovo afferrato l’uccello tra le mani. La sua erezione era a pochi centimetri dalla mia faccia. Mentre Asia muoveva dolcemente i fianchi al ritmo delle mie leccate, il cazzo di Lorenzo strofinava sul ventre di lei lasciando una scia di umido desiderio.
“Fammi venire…” gemette Asia.
Aumentai il ritmo dei movimenti della lingua e sentii le cosce di Asia fremere, scosse dall’orgasmo.
“Oh siiiiii…..” la voce di Asia ora era più roca che mai.
Si lasciò andare al piacere, le gambe le cedetterò per un attimo mentre ogni suo muscolo si contraeva e si rilassava in pochi attimi, scosso dal culmine.
Provai un piacere profondo sentendo gli spasmi della sua fica pulsare nella mia bocca.
Asia crollò sulle ginocchia ritrovandosi faccia a faccia con me, ed iniziò a leccarmi le guance e le labbra.
“Sai di me.” Mi sussurrò mentre iniziava a baciarmi con lo stesso trasporto che fino ad un attimo prima aveva per Lorenzo.
Lorenzo fece mezzo passo di lato, piazzandosi con la sua magnifica erezione giusto di fronte a noi.
Turgido e duro si trovava a pochi centimetri dalle mie labbra e da quelle di Asia.
Fu lei a muoversi per prima e mugolando lo prese nella sua bocca, ingoiandolo più in profondità che potè, succhiandolo e leccandolo.
“Aiutami come prima” mi disse ammiccando. Era irresistibile.
Non lo avevo mai fatto prima in vita mia, a malapena ci avevo pensato nelle mie fantasie.
Asia afferrò il cazzo di Lorenzo con una mano e lo portò alla mia bocca.
Non esitai nemmeno. Me lo lasciò scivolare in bocca.
Lo sentii caldo e turgido nella mia bocca. Cancellai ogni pensiero e pregiudizio. Ed iniziai a succhiarlo. Asia mi baciava il collo e le guance, soddisfatta ed eccitata.
Il cazzo di Lorenzo usciva dalla mia bocca per cadere in quella di Asia, per poi uscire e tornare nella mia, più e più volte.
“Fai così…” mi suggerì Asia, prese in bocca i testicoli succhiandoli e poi scivolando con la lingua su, fino al prepuzio. La imitai leccandolo per tutta la lunghezza un paio di volte.
Poi presi in bocca i testicoli ancora una volta e li sentii contrarsi. L’orgasmo era imminente.
Presi in bocca il prepuzio muovendo la testa velocemente avanti e indietro.
Asia mi fissava negli occhi, il suo sguardo era estasiato.
Nello stesso istante Lorenzo sborrò nella mia bocca copiosamente.
“Oddio è così calda!” pensai ormai ubriacato dall’emozione, ma non ebbi il coraggio di inghiottire mentre lasciavo andare il pene di Lorenzo dalla mia bocca.
Asia intuì al volo. Mi baciò profondamente affondando la lingua nello sperma caldo di Lorenzo. Inarcò la testa all’indietro lasciando che colasse dalla mia bocca nella sua.
Inghiottì e torno a succhiarmi le labbra e la lingua.
Crollai all’indietro sedendomi sui talloni, assaporando il seme rimasto nella mia bocca.
La testa mi girava travolta dal turbine di emozioni.
Asia mi guardava raggiante. Sentivo la più poderosa erezione della mia vita pulsarmi nei pantaloni. Desideravo quella ragazza sopra ogni cosa.
Quella notte e quel viaggio erano ben lontani dal finire…
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