Una gita al mare

di
genere
dominazione

Qualche giorno fa, tornata da un breve, fallimentare interludio estivo con un’amica, ancora a lutto per la mia storia con il mio Master e la sua donna che mi hanno ripudiata, sono andata al mare. Sulla strada di ritorno, però, mi è successa una cosa davvero particolare che merita di essere raccontata.
Il cielo sembrava rovente: emanava calore e mi sentivo bruciare. La strada era deserta e mancavano molti chilometri alla prima area di sosta; così decisi di accostare un attimo per togliermi mutandine, reggiseno e scalda cuore, rimanendo con il mio mini abito di maglina bianco. Poi ho ripreso la strada aprendo tutti i finestrini nonostante l’aria condizionata. Una magnifica sensazione di fresco saliva dal basso verso la fica e mi eccitò non poco. Alzai il vestito, in modo da lasciarla libera e proseguii sulla mia strada. Ad un certo punto superai un camioncino e l’autista mi suonò molte volte in segno di approvazione. Mi resi conto che, dall’alto della sua vettura doveva aver visto la fica. Non me ne vergognai, tuttavia. Anzi, la cosa mi eccitò ancora di più. Così mi feci sorpassare per poi passarlo nuovamente. Nel frattempo avevo abbassato una spallina dell’abito e lasciato uscire un seno. Il camionista non ci vedeva più dalla voglia di scoparmi. Mi inseguì, mi suonò, finché non mi sorpassò stringendomi la strada e costringendomi a fermarmi. Tirai su la spallina dell’abito e coprii la fica, attendendo che scendesse. Arrivò al mio finestrino e mi disse di scendere che voleva farmi vedere una cosa sul suo camion. Risi di cuore. Tentativo davvero maldestro. Aprì lo sportello con brutalità, si tirò giù la zip dei pantaloni e tirò fuori un bestione eccitato che quasi mi fece tremare le gambe.
“Questo ti fa ridere?” disse. E, subito dopo, mi prese per un braccio e mi costrinse ad uscire dalla macchina. Confesso che avevo paura, ma l’eccitazione superava ogni altra sensazione. Mi tirò su il vestito ed abbassò le spalline in modo che mi uscissero entrambe le tette. “Vediamo che hai qui!” esclamò. E cominciò ad esplorarmi con le mani ovunque. Quindi mi fece piegare a novanta gradi sul cofano e mi prese da dietro facendomi urlare per il dolore. Mi aveva appena infilato il suo cazzo enorme nel culo, che mi bruciava ed aveva anche preso a sanguinare un po’.
“Che grande mignotta che sei!” mi urlava. “Stai godendo come una troia mentre ti spacco il culo” e continuava a stantuffarmi dietro con una furia inarrestabile. Finalmente venne. Mi inondò il culo e mi lasciò in pace. Non avevo la forza neppure di rimettermi in macchina. Nel frattempo si era risistemato i pantaloni e stava per andare, quando, con una penna, mi segnò il suo cellulare sulla spalla. “Se vuoi una ripassata chiamami. Se non ho di meglio da fare ti raggiungo e ti faccio nuovamente passare la voglia di fare la troia per strada …” e ridendo andò via. Lentamente rientrai in macchina. Avevo il fiato corto ed il culo che mi batteva per quanto era dolorante. Sporcai il sedile di sborra e di merda, ma non riuscii a scendere. Arrivata a casa, mollai la macchina in garage e mi diressi a casa, sul bidet, con molto ghiaccio. A tratti sanguinavo ancora. Nonostante tutto, però, mi era piaciuto e la voglia di richiamarlo era forte. Il giorno dopo non resistetti oltre e lo chiamai. Ci accordammo per vederci in una pizzeria fuori mano. Alle unidici di sera, perché prima doveva giocare a calcetto. Arrivò ancora sudato e maleodorante, ma mi attizzò molto. Mi baciò sulla bocca, infilandomi la lingua fino in gola e mi disse di andare subito in bagno a togliere la biancheria intima. Non me lo feci ripetere due volte. Tornai al tavolo e lui mi alzò l’abito per controllare se avessi ubbidito, facendo strabuzzare gli occhi al cameriere. Poi mi disse di andare a sedermi ad un tavolo dove c’era un signore di una settantina d’anni, solo. L’avrei dovuto sedurre e proporgli un pompino con ingoio per dieci euro.
“Dieci euro?” chiesi sconvolta dalla cifra irrisoria rispetto a quello che avrei dovuto fare.
“Non ne vali uno di più” e mi mollò un sonoro ceffone sulle tette da far girare i pochi clienti ancora in sala.
Ubbidii. Mi sedetti al tavolo del vecchio e feci la mia proposta. Lui accettò e ci alzammo per andare al bagno degli uomini. Lì mi sedetti sopra una tazza del cesso lurida e bagnata di piscio e cominciai a spompinare quello sconosciuto finché non mi riempì la bocca di sborra calda ed acida. Ingoiai tutto e tornai al tavolo con i dieci euro. Si mostrò molto contento della mia ubbidienza e disse che, per premio, mi avrebbe portata ad una festa a casa di suoi amici. Inutile dire che sarei stata l’unica donna.
Quando entrammo in quell’appartamento lercio, proprietà di un bellissimo figaccione nigeriano mi resi conto cosa mi aspettasse. Il mio camionista, Luca, Danny, il nigeriano, Alessandro e Nicola, altri loro amici, mi costrinsero a spogliarmi, mi fecero mettere a quattro zampe e mi presero a calci, a schiaffi ed a frustate con la cinghia. Nel frattempo ridevano sguaiatamente e mi sputavano addosso, costringendomi a leccare gli sputi, dove la mia lingua arrivava. Quindi si spogliarono. Erano già tutti molto eccitati, ma ugualmente me lo misero in bocca, uno dopo l’altro. Poi a turno mi scoparono sia nella fica che nel culo. A volte anche nei due buchi contemporaneamente, mentre io facevo pompini agli altri due. Vennero dentro di me e sopra di me. Poi, impedendomi persino di andare in bagno a pisciare, mi legarono con una corda al letto e si misero a vedere un incontro di pugilato in televisione. Al termine dell’incontro tornarono da me e mi presero a pugni nello stomaco, fino a farmi piegare in due. Quindi mi fecero mettere alla pecorina e mi penetrarono il culo con qualunque oggetto trovassero a portata di mano: bottiglie, manici di scopa, cetrioli. Quindi ricominciarono a scoparmi, picchiandomi mentre mi facevano e vennero ancora. Ero piena di sborra: nel culo, nella fica, sui capelli, sul viso e sul corpo. In più ero dolorante e temevo d’avere anche qualche osso incrinato. Mi consentirono di andare in bagno a pisciare, ma con l’ordine preciso di non lavarmi. Mi seguirono e, dopo che ebbi pisciato, pisciarono loro addosso a me e nella mia bocca.
“Non c’è che dire: è proprio una bella latrina”
“Già, me ne sono accorto subito: una signorina per bene che mostra la fica in macchina … Me la sono sbattuta per strada e l’ho lasciata a colare sborra dal culo. E lei mi ha richiamato”
“Che gran puttana”
“Puoi dirlo forte. Oggi le ho ordinato di fare una pompa ad un vecchio al ristorante per dieci euro e lei l’ha fatta senza provare nemmeno a rifiutare. Ha preso i dieci euro ed ha ingoiato tutto!!!”
Mi arrivò un calcio ben assestato sul culo che mi fece alzare e cadere.
“Meriterebbe di farsi montare per strada un’altra volta”
“Dai portiamola giù”
“Sì, facciamola salire sulla prima macchina di qualche porco e gliela cediamo per dieci euro”
“Dieci euro mi sembrano un po’ troppi. Chi la vuole così piena di sborra?”
“Hai ragione. Facciamo cinque”
E così fecero. Mi fecero rinfilare il vestito, obbligandomi a tenerlo arrotolato in vita in modo da mostrare completamente fica e culo. Quindi mi fecero sistemare sotto un lampione e loro si misero a guardare poco più in là. Il primo cliente non tardò ad arrivare. Aveva una station wagon molto sudicia e mi chiese quanto volessi. Gli dissi cinque euro e non credette alle sue orecchie. Mi fece salire subito e mi disse che non voleva preservativo. Accettai. Mi portò poco più in là, alle porte di un parco cittadino dove si fermavano tutte le macchine delle prostitute di zona e lì mi obbligò a succhiarglielo per bene. Quando glielo tirai su, me lo mise nella fica e lì sborrò con piacere. Mi lasciò nel parco e mi gettò in faccia i cinque euro, dicendomi che me li ero guadagnati. Ancora stordita e dolorante per quello che mi era successo, mi riassettai il vestito e tolsi alla meno peggio le tracce di sperma dal mio viso e dai capelli; quindi mi diressi verso la strada principale e fermai un taxi. Avevo i quindici euro guadagnati a fare la mignotta, così li usai per tornare a casa. Ovviamente non chiamai più quel porco ed i suoi amici sadici, ma devo dire che, mi è capitato più volte di ripensare a quell’esperienza e mi ritrovo tutta bagnata di godimento!
di
scritto il
2010-08-12
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