La mia vicina - 3
di
matrix
genere
etero
Era la prima volta in tutta la mia vita che venivo nella bocca di una donna. Fu una sensazione incredibile. Quel calore, quel senso quasi di venerazione, da parte di quella stupenda creatura, per il mio cazzo furono per me sensazioni intensissime. Il caldo che avvolgeva il mio pene si estendeva a tutto il mio corpo facendomi sudare ma contemporaneamente avvertire brividi di freddo.
Dopo esserci riavuti, aiutai Marta a rialzarsi, la presi per le mani e gliele sfiorai con le mie labbra come quasi un baciamano. In quel momento mi sentì, forse, un po’ stupido, ma quel gesto desueto ebbe una piacevole conseguenza. Lei, infatti, sorrise dolcemente con uno sguardo tra il meravigliato ed il compiaciuto, mentre io la ringraziavo con un sussurro.
«E’ la prima volta che un uomo mi ringrazia e devo dire che non mi dispiace per niente…anzi. Comunque l’ho fatto davvero con piacere. A me da un’incredibile goduria sentirmi la sborra fino in gola e masturbarmi mentre l’uomo gode nella mia bocca. Mi dà un senso di controllo e autorità».
Era la prima volta che sentivo parlare una donna in quel modo riguardo ad una sborrata in bocca. Sorrisi pensando a mia moglie che non conosceva per niente cosa volesse dire fare un pompino e tantomeno il sapore dello sperma!
Con questi pensieri mi avviai insieme a Marta presso i nostri amici. Erano ancora intenti a donarsi piacere a vicenda: lei, in ginocchio sulla stuoia con il culo che poggiava sui talloni, si faceva torturare il buco posteriore dalle dita di Riccardo che ormai erano diventate tre. Elena era impegnata in una sega a due mani su quel cazzo che era pronto ad esplodere. Infatti Marta, accortasi dell’approssimarsi della sborrata, si avvicinò ai due e velocemente aprì la bocca. Elena fece appena in tempo a dirigere il cazzo di Riccardo che uno, due, tre potenti e bianchi schizzi arrivarono direttamente nella gola della moglie. Marta era a bocca aperta con la lingua di fuori intenta ad accogliere quel caldo seme che, nel frattempo, si era anche sparso per tutto il suo viso. Elena intanto era venuta solo con le dita nel culo e continuava a godere martoriandosi il clitoride divenuto ormai durissimo.
Come Riccardo ebbe smesso di venire, le due donne si cominciarono a baciare e a leccare con le lingue. Elena ripulì il viso di Marta non lasciando cadere nemmeno una goccia e mentre la rossa era ancora con le labbra spalancate e la lingua di fuori, Elena prontamente lasciò scendere dalla sua bocca tutta la sborra di Riccardo, raccolta e mista alla sua saliva, direttamente nella calda e accogliente bocca dell’amica.
Ed io??? Beh…io ero come in trance. Imbambolato da quello spettacolo che, nemmeno alla lontana, mi sarei aspettato di poter assistere. Solo nelle mie più recondite fantasie, donne di tutti i giorni, normali casalinghe, ma anche impiegate, colleghe di lavoro, donne come se ne incontrano dappertutto…ecco…me le immaginavo così, intente a contendersi il mio sperma e leccare e succhiarsi a vicenda. Intendo donne magari non belle ma porche, arrapate ed estremamente eccitate, ecco donne così… ma non due bellezze mozzafiato, due corpi e visi da copertine patinate, che in quel momento potevano contendersi il premio per il miglior film porno dell’anno.
Ero ancora intento a fissare quei momenti, che resteranno per sempre miei e di nessun’altro, quando Elena si avvicinò con il suo ancheggiare tanto sensuale e mi passò dolcemente una mano sul viso. Mi riebbi e quasi sussultai.
«Accidenti, tesoro, sei teso come una corda di violino!!!».
Si…si…scusami, Elena e…che…siete bellissime, due donne stupende. Ho impresso nella mia mente le vostre immagini di quei momenti e sto cercando di renderli indelebili. Vi ringrazio e vi chiedo anche scusa se ho avuto questa reazione».
«Non devi scusarti di niente - rispose lei - Tutto ciò che facciamo e che faremo è per il nostro ed il tuo piacere. A noi dà un’immensa soddisfazione quando qualcuno ci guarda e trova stupore e godimento da quello che vede. Grazie a te, piuttosto, per tutti questi complimenti».
Divenni leggermente rosso e Marta se ne accorse.
«Ma dove lo hai trovato??? E’ un vero gentiluomo. Lo sai che prima, aiutandomi a rialzarmi, cosa tra l’altro che nessuno, all’infuori di mio marito aveva mai fatto, e dopo aver goduto nella mia bocca, mi ha anche ringraziato??? Devo dire che mi piace tantissimo: educato, discreto e…cosa che non guasta dotato anche di un bel cazzo!!!».
«Adesso si che mi fate arrossire veramente» replicai io.
«Su, su, adesso basta» intervenne Riccardo, battendomi una mano sulla spalla «Beviamo, pilucchiamo qualcosa e poi ci stendiamo a prendere il sole, visto che è ancora bello alto».
E continuò: «Andiamo, ho in serbo un prosecchino fresco fresco che ti farà riprendere da tutte queste emozioni…ahahah» rise Riccardo avviandoci verso l’ombrellone.
Parlammo del più e del meno mentre sorseggiavamo quel bel vinello che oltre a rinfrescarmi l’ugola mi stava anche facendo riprendere da tutte le emozioni provate quel giorno. Marta e Riccardo erano due persone veramente squisite, molto educate e innamorate. Durante i nostri discorsi erano seduti vicini e non facevano altro che sfiorarsi, toccarsi e scambiarsi sguardi d’intesa.
Anch’io, devo dire, con Elena ero veramente a mio agio, adesso ero rilassato e tranquillo. Mi aveva messo un braccio intorno al collo, ogni tanto mi sussurrava qualcosa all’orecchio sfiorandomi con le sue belle labbra. Aveva appoggiato una gamba sulle mie e con quest’ultima mi sfiorava il cazzo di proposito. Una sua tetta, poi, strusciava di continuo il mio costato tanto che il risultato fu in poco tempo una mia nuova spaventosa erezione.
Tra battutine e risate le due donne me lo fecero notare:
«Certo che ne hai di voglia…» disse Marta sfiorandomi la cappella con un’unghia lunga e perfetta, laccata di bianco madreperlato.
Ebbi un brivido intensissimo conseguente a quel tocco leggero.
«Amica mia, - disse Marta rivolta ad Elena – sono veramente compiaciuta: ci hai fatto conoscere una bella persona genuina, vera. Credo che la nostra amicizia, appena cominciata, avrà un bel futuro!!! ».
«Grazie. Siete anche voi delle belle persone: schiette, sincere e…aperte, molto aperte» risposi io, quasi sussurrando.
Marta continuò con quello sfregamento sulla mia cappella diventata di un viola intenso per l’eccessiva eccitazione, mentre Elena mi teneva l’uccello alla base tra pollice ed indice e mi sfiorava le palle con le altre dita. Era un piacere intenso mai provato tanto che avrei voluto sborrare immediatamente.
Per questo Elena mi teneva il cazzo alla base con molta maestria e ogni tanto lo stringeva per chiudere il canale ed evitare di farmi venire subito.
La pelle della mia cappella era tiratissima tanto che pensavo che quelle stupende unghie potessero, da un momento all’altro, graffiarla. Ma credo che per nulla al mondo, anche se avessi cominciato a sanguinare, non mi sarei di certo tirato indietro per evitare quella sublime tortura.
Mi pizzicava leggermente il frenulo con le unghie del pollice e dell’indice facendomi provare intensi brividi. Ogni tanto dall’orifizio usciva un po’ di liquido seminale e Marta me lo spalmava con il pollice per evitare che la mia cappella si seccasse. Fui completamente rapito da qualcosa di mai provato prima: una sensazione di piacere e fastidio allo stesso momento che mi mandava in visibilio. Godimento e supplizio che mi lasciavano in uno stato di semi stordimento.
Avevo tirato indietro la testa e alzato gli occhi al cielo ma il mio sguardo era appannato e ansimavo, tanto era forte l’effetto di quello che Marta mi stava facendo.
Non mi ero accorto che nel frattempo Elena si era sporta verso la sua borsa e aveva cominciato a spalmare il mio cazzo di olio abbronzante. Mi segava con una tale perizia e bravura che nemmeno io stesso, nelle mie tante manipolazioni solitarie, avevo mai messo. Partiva dalle palle, tirandole delicatamente verso l’alto, poi passava all’asta, partendo dalla base, e stringendo l’intero uccello, con tocco leggero e costante, arrivava fino alla cappella che avvolgeva completamente con la pelle del glande.
Dopo svariate ripetizioni di questa operazione, io sempre con la testa verso l’alto e lo sguardo quasi perso nel vuoto, avvertì una presenza davanti a me: Marta si era accucciata con i piedi al lato del mio bacino e mi dava le spalle. Abbassai la testa e mi ritrovai con la sua bellissima schiena davanti ai miei occhi. Con le mani si stava aprendo i glutei per mostrare il suo buco del culo fremente e pulsante.
Non capivo più nulla. Ero completamente preso da quella visione. Guardavo quel sedere fantastico come alla moviola. Lo vedevo scendere piano piano verso il mio uccello, mentre Elena lo teneva fermo e tirato verso l’alto.
«Adesso inculerai Marta. mettile dentro tutto il tuo cazzo, tesoro» mi sussurrò Elena in un orecchio, infilandoci la punta della sua lingua.
La mia cappella era davanti a quel bellissimo buco e se non fosse stato per l’azione esperta, che Elena imprimeva alla base del mio uccello, avrei sborrato in un secondo.
Stavo per inculare una donna, era la mia prima volta, il mio sogno, il mio desiderio fin da ragazzo. Avevo i brividi e tremavo. Forse pensavo di non riuscirci ma il mio cazzo era di diverso avviso: era durissimo e la cappella violacea diceva che tutto il sangue del mio corpo il quel momento confluiva là! Il mio cervello era appannato da quel momento da sempre anelato.
Marta di abbassò e si introdusse il mio cazzo con una tale facilità che mi sorprese. Pensavo invece che avrei provato del dolore quando la mia cappella fosse entrata.
L’azione dell’olio e, sicuramente, l’abitudine di Marta a prenderlo, facilitarono tutta l’operazione.
Marta piegata su di me si alzava e si abbassava fino ad affondare il mio cazzo per intero dentro di lei. Le mie palle toccavano la sua bollente e umidissima figa, Mentre Elena le toccava il clitoride e le succhiava un capezzolo durissimo.
«Si, così…mettilo tutto dentro. Lo voglio sentire fino nella pancia» mi incitava Marta.
Mi sentivo padrone di quel culo. Ci sarei voluto entrare con tutto il mio corpo. Esplorare quella cavità mi dava una sensazione mai provata prima. Stavo realizzando la mia fantasia preferita e, per di più, con una bellissima e caldissima donna. Non ci potevo credere!!! Cosa avevo fatto per meritare tanta fortuna??
Eppure non sono un modello, non sono un adone. Sono un normalissimo uomo che come la maggior parte del mio genere ha sempre sognato questi momenti e solo pochi (sicuramente) hanno realizzato: scoparsi due donne stupende e oltretutto inculare una delle due!!!! Incredibile!!!!
«Stai andando benissimo, tesoro. Sei bravissimo» mi sussurrava Elena mentre delicatamente, con una mano, mi sfiorava la fronte, asciugandomi il sudore che oramai il mio corpo emetteva in grande quantità. Quel gesto così affettuoso non faceva altro che ingrandire il mio sentimento verso quella donna che mi stava portando verso vette del piacere mai conosciute. Mi stava introducendo in un mondo stregato ed affascinante esplorato fino ad allora soltanto dalla mia fervida fantasia.
Prese anche a stringermi un capezzolo con una certa pressione infliggendomi un dolore che si trasformava immediatamente in piacere.
Ma chi era quella donna? Era forse Circe? Mi aveva ammaliato con un incantesimo tramite le sue arti amatorie? Se così fosse stato allora io non volevo fuggire a quel destino. Avevo la mente e i sensi appannati. Mi stupivo tra l’altro della mia resistenza. Dopotutto credo di essere abbastanza normale da quel punto di vista: non sono un coniglio né tantomeno un attore porno. Ma non venivo e lo stimolo stesso mi si era assopito. Pensavo solo a godere e a far godere quella stupenda creatura che mi stava dando l’onore di incularla.
Intanto, in un momento di rara lucidità da parte mia, mi ero accorto che Riccardo si era portato a fianco di Elena e le toccava la figa infilandoci almeno due dita. Lei aveva preso a segare il suo cazzo.
Ad un certo punto Riccardo si alzò e si andò a piazzare con il cazzo in mano davanti alla bocca di sua moglie.
Lei aprì la bocca e… Riccardo iniziò a pisciarle in bocca!!!! Si, la sua pioggia dorata lavava la bocca e la faccia di Marta e le cadeva sulle tette. Qualche schizzo mi arrivò sulle gambe ma in quel momento ero talmente preso dalla sodomizzazione che quasi non lo sentì.
Marta era come impazzita ad un certo punto urlò dicendo che stava venendo. Infatti sentì un liquido caldo, intenso che mi colava alla base del cazzo e poi sulle palle.
Riccardo poi riprese a segarsi in maniera indemoniata fino a sborrarle in bocca. La riempì infine con l’intero cazzo che lei succhiava con una tale passione che non ce la feci più nemmeno io.
«Vengo, vengoooo….» urlai ad un certo punto. Sborrai non so quanti schizzi dentro al culo di Marta. Mi sorpresi per la quantità di seme che stavo emettendo.
«Così, tesoro, bravo, vieni, riempi questo bellissimo buco. Inondalo della tua calda sborra, daiiii» mi diceva nel frattempo Elena riempendomi di baci il viso e succhiando la mia lingua e le mie labbra.
Fu una sborrata memorabile. Credo di non essere mai venuto così in vita mia. Ora avevo i brividi e dovetti stendermi altrimenti sarei svenuto.
Marta intanto si era adagiata su di me con il suo sedere e continuava a muoversi lievemente mentre aveva allungato una mano verso la figa di Elena e aveva cominciato a sditalinarla.
Elena non impiegò molto a venire. Riempì di caldo liquido la mano di Marta che prontamente se la portò alla bocca per leccarla.
Elena si era piegata su di me, baciandomi e intrecciando le nostre lingue. Mi sussurrò:
«Sei stato molto bravo. Hai fatto godere tanto Marta».
La guardai intensamente nei suo bellissimi occhi azzurri e le dissi:
«Voglio fare lo stesso con te. Voglio prenderti come non ho mai fatto con nessuna. Voglio possederti entrare dentro di te. Voglio sentirti mia».
«Tutto a suo tempo, tesoro. Presto, molto presto».
Dopo esserci riavuti, aiutai Marta a rialzarsi, la presi per le mani e gliele sfiorai con le mie labbra come quasi un baciamano. In quel momento mi sentì, forse, un po’ stupido, ma quel gesto desueto ebbe una piacevole conseguenza. Lei, infatti, sorrise dolcemente con uno sguardo tra il meravigliato ed il compiaciuto, mentre io la ringraziavo con un sussurro.
«E’ la prima volta che un uomo mi ringrazia e devo dire che non mi dispiace per niente…anzi. Comunque l’ho fatto davvero con piacere. A me da un’incredibile goduria sentirmi la sborra fino in gola e masturbarmi mentre l’uomo gode nella mia bocca. Mi dà un senso di controllo e autorità».
Era la prima volta che sentivo parlare una donna in quel modo riguardo ad una sborrata in bocca. Sorrisi pensando a mia moglie che non conosceva per niente cosa volesse dire fare un pompino e tantomeno il sapore dello sperma!
Con questi pensieri mi avviai insieme a Marta presso i nostri amici. Erano ancora intenti a donarsi piacere a vicenda: lei, in ginocchio sulla stuoia con il culo che poggiava sui talloni, si faceva torturare il buco posteriore dalle dita di Riccardo che ormai erano diventate tre. Elena era impegnata in una sega a due mani su quel cazzo che era pronto ad esplodere. Infatti Marta, accortasi dell’approssimarsi della sborrata, si avvicinò ai due e velocemente aprì la bocca. Elena fece appena in tempo a dirigere il cazzo di Riccardo che uno, due, tre potenti e bianchi schizzi arrivarono direttamente nella gola della moglie. Marta era a bocca aperta con la lingua di fuori intenta ad accogliere quel caldo seme che, nel frattempo, si era anche sparso per tutto il suo viso. Elena intanto era venuta solo con le dita nel culo e continuava a godere martoriandosi il clitoride divenuto ormai durissimo.
Come Riccardo ebbe smesso di venire, le due donne si cominciarono a baciare e a leccare con le lingue. Elena ripulì il viso di Marta non lasciando cadere nemmeno una goccia e mentre la rossa era ancora con le labbra spalancate e la lingua di fuori, Elena prontamente lasciò scendere dalla sua bocca tutta la sborra di Riccardo, raccolta e mista alla sua saliva, direttamente nella calda e accogliente bocca dell’amica.
Ed io??? Beh…io ero come in trance. Imbambolato da quello spettacolo che, nemmeno alla lontana, mi sarei aspettato di poter assistere. Solo nelle mie più recondite fantasie, donne di tutti i giorni, normali casalinghe, ma anche impiegate, colleghe di lavoro, donne come se ne incontrano dappertutto…ecco…me le immaginavo così, intente a contendersi il mio sperma e leccare e succhiarsi a vicenda. Intendo donne magari non belle ma porche, arrapate ed estremamente eccitate, ecco donne così… ma non due bellezze mozzafiato, due corpi e visi da copertine patinate, che in quel momento potevano contendersi il premio per il miglior film porno dell’anno.
Ero ancora intento a fissare quei momenti, che resteranno per sempre miei e di nessun’altro, quando Elena si avvicinò con il suo ancheggiare tanto sensuale e mi passò dolcemente una mano sul viso. Mi riebbi e quasi sussultai.
«Accidenti, tesoro, sei teso come una corda di violino!!!».
Si…si…scusami, Elena e…che…siete bellissime, due donne stupende. Ho impresso nella mia mente le vostre immagini di quei momenti e sto cercando di renderli indelebili. Vi ringrazio e vi chiedo anche scusa se ho avuto questa reazione».
«Non devi scusarti di niente - rispose lei - Tutto ciò che facciamo e che faremo è per il nostro ed il tuo piacere. A noi dà un’immensa soddisfazione quando qualcuno ci guarda e trova stupore e godimento da quello che vede. Grazie a te, piuttosto, per tutti questi complimenti».
Divenni leggermente rosso e Marta se ne accorse.
«Ma dove lo hai trovato??? E’ un vero gentiluomo. Lo sai che prima, aiutandomi a rialzarmi, cosa tra l’altro che nessuno, all’infuori di mio marito aveva mai fatto, e dopo aver goduto nella mia bocca, mi ha anche ringraziato??? Devo dire che mi piace tantissimo: educato, discreto e…cosa che non guasta dotato anche di un bel cazzo!!!».
«Adesso si che mi fate arrossire veramente» replicai io.
«Su, su, adesso basta» intervenne Riccardo, battendomi una mano sulla spalla «Beviamo, pilucchiamo qualcosa e poi ci stendiamo a prendere il sole, visto che è ancora bello alto».
E continuò: «Andiamo, ho in serbo un prosecchino fresco fresco che ti farà riprendere da tutte queste emozioni…ahahah» rise Riccardo avviandoci verso l’ombrellone.
Parlammo del più e del meno mentre sorseggiavamo quel bel vinello che oltre a rinfrescarmi l’ugola mi stava anche facendo riprendere da tutte le emozioni provate quel giorno. Marta e Riccardo erano due persone veramente squisite, molto educate e innamorate. Durante i nostri discorsi erano seduti vicini e non facevano altro che sfiorarsi, toccarsi e scambiarsi sguardi d’intesa.
Anch’io, devo dire, con Elena ero veramente a mio agio, adesso ero rilassato e tranquillo. Mi aveva messo un braccio intorno al collo, ogni tanto mi sussurrava qualcosa all’orecchio sfiorandomi con le sue belle labbra. Aveva appoggiato una gamba sulle mie e con quest’ultima mi sfiorava il cazzo di proposito. Una sua tetta, poi, strusciava di continuo il mio costato tanto che il risultato fu in poco tempo una mia nuova spaventosa erezione.
Tra battutine e risate le due donne me lo fecero notare:
«Certo che ne hai di voglia…» disse Marta sfiorandomi la cappella con un’unghia lunga e perfetta, laccata di bianco madreperlato.
Ebbi un brivido intensissimo conseguente a quel tocco leggero.
«Amica mia, - disse Marta rivolta ad Elena – sono veramente compiaciuta: ci hai fatto conoscere una bella persona genuina, vera. Credo che la nostra amicizia, appena cominciata, avrà un bel futuro!!! ».
«Grazie. Siete anche voi delle belle persone: schiette, sincere e…aperte, molto aperte» risposi io, quasi sussurrando.
Marta continuò con quello sfregamento sulla mia cappella diventata di un viola intenso per l’eccessiva eccitazione, mentre Elena mi teneva l’uccello alla base tra pollice ed indice e mi sfiorava le palle con le altre dita. Era un piacere intenso mai provato tanto che avrei voluto sborrare immediatamente.
Per questo Elena mi teneva il cazzo alla base con molta maestria e ogni tanto lo stringeva per chiudere il canale ed evitare di farmi venire subito.
La pelle della mia cappella era tiratissima tanto che pensavo che quelle stupende unghie potessero, da un momento all’altro, graffiarla. Ma credo che per nulla al mondo, anche se avessi cominciato a sanguinare, non mi sarei di certo tirato indietro per evitare quella sublime tortura.
Mi pizzicava leggermente il frenulo con le unghie del pollice e dell’indice facendomi provare intensi brividi. Ogni tanto dall’orifizio usciva un po’ di liquido seminale e Marta me lo spalmava con il pollice per evitare che la mia cappella si seccasse. Fui completamente rapito da qualcosa di mai provato prima: una sensazione di piacere e fastidio allo stesso momento che mi mandava in visibilio. Godimento e supplizio che mi lasciavano in uno stato di semi stordimento.
Avevo tirato indietro la testa e alzato gli occhi al cielo ma il mio sguardo era appannato e ansimavo, tanto era forte l’effetto di quello che Marta mi stava facendo.
Non mi ero accorto che nel frattempo Elena si era sporta verso la sua borsa e aveva cominciato a spalmare il mio cazzo di olio abbronzante. Mi segava con una tale perizia e bravura che nemmeno io stesso, nelle mie tante manipolazioni solitarie, avevo mai messo. Partiva dalle palle, tirandole delicatamente verso l’alto, poi passava all’asta, partendo dalla base, e stringendo l’intero uccello, con tocco leggero e costante, arrivava fino alla cappella che avvolgeva completamente con la pelle del glande.
Dopo svariate ripetizioni di questa operazione, io sempre con la testa verso l’alto e lo sguardo quasi perso nel vuoto, avvertì una presenza davanti a me: Marta si era accucciata con i piedi al lato del mio bacino e mi dava le spalle. Abbassai la testa e mi ritrovai con la sua bellissima schiena davanti ai miei occhi. Con le mani si stava aprendo i glutei per mostrare il suo buco del culo fremente e pulsante.
Non capivo più nulla. Ero completamente preso da quella visione. Guardavo quel sedere fantastico come alla moviola. Lo vedevo scendere piano piano verso il mio uccello, mentre Elena lo teneva fermo e tirato verso l’alto.
«Adesso inculerai Marta. mettile dentro tutto il tuo cazzo, tesoro» mi sussurrò Elena in un orecchio, infilandoci la punta della sua lingua.
La mia cappella era davanti a quel bellissimo buco e se non fosse stato per l’azione esperta, che Elena imprimeva alla base del mio uccello, avrei sborrato in un secondo.
Stavo per inculare una donna, era la mia prima volta, il mio sogno, il mio desiderio fin da ragazzo. Avevo i brividi e tremavo. Forse pensavo di non riuscirci ma il mio cazzo era di diverso avviso: era durissimo e la cappella violacea diceva che tutto il sangue del mio corpo il quel momento confluiva là! Il mio cervello era appannato da quel momento da sempre anelato.
Marta di abbassò e si introdusse il mio cazzo con una tale facilità che mi sorprese. Pensavo invece che avrei provato del dolore quando la mia cappella fosse entrata.
L’azione dell’olio e, sicuramente, l’abitudine di Marta a prenderlo, facilitarono tutta l’operazione.
Marta piegata su di me si alzava e si abbassava fino ad affondare il mio cazzo per intero dentro di lei. Le mie palle toccavano la sua bollente e umidissima figa, Mentre Elena le toccava il clitoride e le succhiava un capezzolo durissimo.
«Si, così…mettilo tutto dentro. Lo voglio sentire fino nella pancia» mi incitava Marta.
Mi sentivo padrone di quel culo. Ci sarei voluto entrare con tutto il mio corpo. Esplorare quella cavità mi dava una sensazione mai provata prima. Stavo realizzando la mia fantasia preferita e, per di più, con una bellissima e caldissima donna. Non ci potevo credere!!! Cosa avevo fatto per meritare tanta fortuna??
Eppure non sono un modello, non sono un adone. Sono un normalissimo uomo che come la maggior parte del mio genere ha sempre sognato questi momenti e solo pochi (sicuramente) hanno realizzato: scoparsi due donne stupende e oltretutto inculare una delle due!!!! Incredibile!!!!
«Stai andando benissimo, tesoro. Sei bravissimo» mi sussurrava Elena mentre delicatamente, con una mano, mi sfiorava la fronte, asciugandomi il sudore che oramai il mio corpo emetteva in grande quantità. Quel gesto così affettuoso non faceva altro che ingrandire il mio sentimento verso quella donna che mi stava portando verso vette del piacere mai conosciute. Mi stava introducendo in un mondo stregato ed affascinante esplorato fino ad allora soltanto dalla mia fervida fantasia.
Prese anche a stringermi un capezzolo con una certa pressione infliggendomi un dolore che si trasformava immediatamente in piacere.
Ma chi era quella donna? Era forse Circe? Mi aveva ammaliato con un incantesimo tramite le sue arti amatorie? Se così fosse stato allora io non volevo fuggire a quel destino. Avevo la mente e i sensi appannati. Mi stupivo tra l’altro della mia resistenza. Dopotutto credo di essere abbastanza normale da quel punto di vista: non sono un coniglio né tantomeno un attore porno. Ma non venivo e lo stimolo stesso mi si era assopito. Pensavo solo a godere e a far godere quella stupenda creatura che mi stava dando l’onore di incularla.
Intanto, in un momento di rara lucidità da parte mia, mi ero accorto che Riccardo si era portato a fianco di Elena e le toccava la figa infilandoci almeno due dita. Lei aveva preso a segare il suo cazzo.
Ad un certo punto Riccardo si alzò e si andò a piazzare con il cazzo in mano davanti alla bocca di sua moglie.
Lei aprì la bocca e… Riccardo iniziò a pisciarle in bocca!!!! Si, la sua pioggia dorata lavava la bocca e la faccia di Marta e le cadeva sulle tette. Qualche schizzo mi arrivò sulle gambe ma in quel momento ero talmente preso dalla sodomizzazione che quasi non lo sentì.
Marta era come impazzita ad un certo punto urlò dicendo che stava venendo. Infatti sentì un liquido caldo, intenso che mi colava alla base del cazzo e poi sulle palle.
Riccardo poi riprese a segarsi in maniera indemoniata fino a sborrarle in bocca. La riempì infine con l’intero cazzo che lei succhiava con una tale passione che non ce la feci più nemmeno io.
«Vengo, vengoooo….» urlai ad un certo punto. Sborrai non so quanti schizzi dentro al culo di Marta. Mi sorpresi per la quantità di seme che stavo emettendo.
«Così, tesoro, bravo, vieni, riempi questo bellissimo buco. Inondalo della tua calda sborra, daiiii» mi diceva nel frattempo Elena riempendomi di baci il viso e succhiando la mia lingua e le mie labbra.
Fu una sborrata memorabile. Credo di non essere mai venuto così in vita mia. Ora avevo i brividi e dovetti stendermi altrimenti sarei svenuto.
Marta intanto si era adagiata su di me con il suo sedere e continuava a muoversi lievemente mentre aveva allungato una mano verso la figa di Elena e aveva cominciato a sditalinarla.
Elena non impiegò molto a venire. Riempì di caldo liquido la mano di Marta che prontamente se la portò alla bocca per leccarla.
Elena si era piegata su di me, baciandomi e intrecciando le nostre lingue. Mi sussurrò:
«Sei stato molto bravo. Hai fatto godere tanto Marta».
La guardai intensamente nei suo bellissimi occhi azzurri e le dissi:
«Voglio fare lo stesso con te. Voglio prenderti come non ho mai fatto con nessuna. Voglio possederti entrare dentro di te. Voglio sentirti mia».
«Tutto a suo tempo, tesoro. Presto, molto presto».
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