La mia vicina - 5
di
matrix
genere
prime esperienze
Ritornammo, dunque, da Elena che ci aveva atteso intrattenendosi con alcuni conoscenti che liquidò appena giungemmo al salottino.
«….scocciatori….li ho mandati via subito perché stasera sono solo per voi».
«Bene, allora un brindisi a…..voi, belle signore!!!» dissi alzando i bicchieri di mojto che nel frattempo ci era stato servito.
Arianna intrecciò il suo calice con quello di Elena e nel movimento un bel po’ di liquido le cadde addosso.
«Accidenti….che distratta! Scusate, vado in bagno a cercare di fare qualcosa per asciugare il vestito».
Mentre si alzava per andare mi prese per mano: «Dai, vieni ad aiutarmi».
«Come…aiutarti. Che dovrei fare???» risposi guardando Elena con un’espressione tipo “vai tu che sei donna, no??”.
«Ha bisogno di te. Sei tu il cavaliere che deve aiutare la dama. Sai quanti draghi ci sono tra qui e i bagni? Andate vi attendo qui, magari mi faccio un balletto….».
Elena mi guardò con un sorriso strano tra il divertito ed il provocatorio. Non capì sul momento ma lo avrei fatto in seguito….
Arrivammo presso la zona delle toilette ma Arianna, sempre tenendomi per mano, svoltò in un corridoio dove si trovava una porta con la scritta “privato”. Sulla maniglia tale porta aveva un combinatore digitale sovrastato da una luce di colore verde in quel momento. Lei digitò una sequenza di numeri e sentì lo scatto di apertura della maniglia.
«Dai entriamo. Questa è una toilette privata. Solo poche persone hanno la combinazione per accedervi. Su, vieni» si rivolse a me Arianna trascinandomi letteralmente nella stanza.
Mi guardai attorno: c’era un divanetto e due poltroncine, in un angolo una postazione da trucco tipo quelle che si vedono nei camerini dei teatri.
Arianna si avvicinò ad una porticina che dava in un bagnetto.
«Se vuoi aspetta pure qui, ma se avessi bisogno ti chiamo, va bene?»
«Certamente fai con comodo, ma se preferisci vado a chiamare Elena, forse è meglio…» le risposi mentre mi accomodavo nel divano.
«No, sicuramente non avrò bisogno di Elena. Lei certamente ci verrà a trovare dopo….» sentì dirle queste parole mentre udivo uno scroscio nel water: stava facendo pipì e la cosa mi cominciava a stuzzicare. Mi è sempre piaciuto vedere una donna in quei momenti intimi. Aveva lasciato la porta leggermente aperta così che la sua immagine si rifletteva nel grande specchio posizionato sul lavabo.
Era seduta come ho sempre immaginato di poter spiare una donna: seduta con il perizoma alle caviglie. E’ una cosa questa che mi ha sempre eccitato!!!
«Mi passeresti della carta, per favore? Qui è finita. Dovrebbe essercene accanto al lavabo» mi disse Arianna.
«Certo, arrivo subito» mi affrettai a rispondere.
Entrai nel bagno, guardando nello specchio vidi (o almeno così mi sembrò) lo sguardo di Arianna fisso sul mio.
Individuai il rotolo, lo presi e glielo porsi sporgendo solo il braccio oltre la porta.
Subito lei mi afferrò per il polso e mi trascinò dentro.
«Non fare il timido vieni dentro. Non mi dire che non hai mai visto una donna fare la pipì, dai!!!»
«No….è che non volevo essere maleducato, invadente….» risposi con un po’ di incertezza.
La vidi: era seduta ed aveva il perizoma all’altezza delle meravigliose caviglie, inguainate dalle decolletè altissime e sexy che indossava.
Prese la carta e si asciugò passandosela tra le gambe: era un gesto che mi era sempre piaciuto vedere.
Poi si tirò su il perizoma, e si alzò girandosi e dandomi la schiena. Tirò lo sciacquone. Aveva il vestito all’altezza delle reni ed il perizoma che le arrivava alla fine delle natiche perfette, non lo aveva tirato su del tutto.
Io ero impietrito, affascinato da quel meraviglioso spettacolo.
Lei si avvicinò strofinando il sedere sulla mia erezione che pensavo bucasse il pantalone da un momento all’altro.
«Mmmmm, vedo che ti è piaciuto lo spettacolo, porcellino» mi sussurrò mentre mi poggiava la testa su una spalla e sentivo i suoi capelli solleticarmi il collo.
Misi di getto le mani su quel culo fantastico e poi ne spostai una su un seno andando a stuzzicare il capezzolo che era già duro.
Lei mugolava di piacere mentre le facevo sentire il mio cazzo completamente duro e glielo strofinavo a dovere sulle chiappe.
Cominciai piano piano a portare una mano davanti per sentire la sua figa ma lei di scatto si girò, si accucciò sulle gambe e iniziò ad armeggiare con la cintura ed i bottoni dei miei pantaloni.
Tirò fuori il mio cazzo, ne strofinò delicatamente la punta sulle sue labbra.
«Lo voglio tutto in bocca» mi disse senza tanti complimenti.
E lo prese. Tutto. Tutto d’un fiato per tutta la lunghezza della mia asta.
Sentivo il cazzo pulsare, era caldo e grosso, durissimo. Lei aprii la bocca e lo sentii scivolare dentro, fino in fondo, fino alla gola. Lo succhiò avidamente, lo leccò accarezzandolo ed io mossi i fianchi come se la stessi penetrando. Provai un piacere intenso, quasi fossi veramente dentro di lei.
Avvertivo una scossa elettrica, un fuoco che s'irradiava dal mio ventre in tutto il corpo. Emisi un gemito soffocato che inviò vibrazioni alla mia carne pulsante. Avrei voluto anche toccarla, ma in realtà non ne avevo veramente bisogno perché sentivo avvicinarsi l'orgasmo.
Poi lei si ritrasse, sottraendosi al mio cazzo, e io quasi gridai per l’improvvisa mancanza del calore della sua bocca sul mio cazzo.
«Ma guardati come sembri implorarmi di prenderti!» disse lei con voce roca «Ti piace, eh?».
«Sì, moltissimo» sussurrai delicatamente.
«Pensi che per questo io sia una puttana?» aggiunse, eccitata.
«Una puttana?» risposi quasi in maniera scandalizzata.
Il modo in cui pronunciava quella parola fece esplodere i fuochi d'artificio nel mio basso ventre. Mi morsi il labbro inferiore. «Oddio...» annaspai, folle di desiderio. Non avevo mai detto parole forti ad una donna.
Feci una risatina perplessa. «Tu pensi di essere una puttana?» replicai «Ti eccita sentirtelo dire?».
«Sì» rispose.
Smisi di sorridere. Lei si leccò le labbra, poi aggiunsi in tono più caldo e basso: «Vuoi essere la mia puttana?».
«Sì» si affrettò a rispondere guardandomi con occhi languidi e pieni di eccitazione.
Non avrei voluto dirlo veramente, né per lei né per nessun altro, però mi piaceva sentire la sua risposta. Mi piaceva che mi guardasse in quel modo. Le tirai leggermente i capelli, strappandole un gemito soffocato.
Lei mi afferrò per i fianchi, stringendomi forte.
«E così che ti piace?» le dissi.
«Sei tu che me lo fai piacere»
Mi riprese il cazzo in bocca lentamente, assaporando ogni centimetro. Lo succhiava con delicatezza e lo accarezzava dando un ritmo ai miei affondi, perché muovevo il bacino come se la stessi scopando. Lei gemette, mentre le stringevo le ciocche di capelli tra le dita.
Il piacere che provavo era dolcissimo, non per l'atto in sé ma perché lo facevo con lei. Credevo di impazzire per il modo in cui gemeva e si muoveva mentre pronunciava il mio nome, tra una succhiata e l’altra, con sospiri estatici, come se io fossi il dono più prezioso che le fosse mai stato concesso.
Quando abbassavo lo sguardo su di lei non vedevo l'espressione di una donna abituata a dare piacere, a dare per scontato quell'omaggio al mio sesso. La guardavo con meraviglia, stupore, come se lei fosse un sogno, una bellissima fantasia.
Come se non fosse reale.
Le venni in bocca in maniera copiosa e lei inghiottii il mio sperma caldo senza protestare. Chiusi gli occhi e mormorai il suo nome muovendo i fianchi, il cazzo pulsante tra le sue labbra. Si staccò da me, con il mio sapore ancora sulla lingua, poi riavvicinò il viso al mio cazzo ancora in tiro e lo baciò quasi con gratitudine.
Ero stordito, confuso, le membra quasi non reggevano per l’intensità dello sforzo a cui ero stato sottoposto.
Venirle in bocca fu un’esperienza indimenticabile per me. Il suo bellissimo viso pieno del mio sperma fu un’immagine che mi segnò nell’animo e nella mente in mondo indelebile.
Il suo sguardo venerante e peccaminoso al tempo stesso verso il mio cazzo mi sembrava quello del prototipo di donna nata per dar piacere, per adorare il membro maschile: come una sacerdotessa dell’antichità in posa estatica davanti alla statua della propria dea.
La feci alzare prendendola per le mani e subito mi accasciai in ginocchio con il viso rivolto alla sua fica, nascosta ancora dal perizoma.
Vi immersi la bocca….ma incontrai un piccolo rigonfiamento. Istantaneamente abbassai il perizoma e ritrassi leggermente la testa con uno sguardo interrogativo: c’era un minuscolo pisello davanti ai miei occhi!!
Allora come in un film nella mia mente ripassarono i momenti trascorsi durante la serata quando durante il ballo con Arianna e i relativi strusciamenti avevo sfiorato quel piccolo bozzo ritenendolo giustamente un clitoride anche se un po’ più sviluppato del normale.
«Avrei dovuto dirtelo e per questo ti chiedo scusa» mi disse guardandomi intensamente.
Mi alzai lentamente e la fissai: «non hai nulla per cui scusarti...per me sei una bellissima e dolcissima donna ma….non.…pensavo proprio di trovare questa…sorpresa. A dir la verità mi trovo veramente per così dire…impreparato, anzi scusami tu, Arianna».
La tenevo per le braccia e lei abbassava lo sguardo in palese imbarazzo anche se forse avrei dovuto esserlo io. Non mi ero mai trovato davanti ad un trans e poi di una tale bellezza. Mi era capitato di vederli sia per le strade che su internet ma mai così belli, sinuosi ed affascinanti. Un tono di voce da donna dolce, soave, quasi sussurrato che ti scuote il corpo e l’anima.
«Rimane così….non diventa duro non preoccuparti» mi disse candidamente.
Le risposi baciandola intensamente ed infilandole la lingua nella bocca calda ed accogliente. Lei si abbarbicò letteralmente al mio corpo sollevando una gamba e passandola dietro alle mie.
Poi d’un tratto si girò appoggiando le mani alle piastrelle e spingendo il bacino in alto dandomi una visione del suo sedere così perfetto ed invitante.
«Inculami, ti prego è tutta la sera che aspetto. Affonda il tuo cazzo più dentro che puoi. Riempimi, rompimi, aprimi, squartami ma mettilo dentro»
Era ciò che avevo anelato per tutto il tempo in cui ero stato vicino a lei e nel momento in cui sulla pista da ballo lei mi aveva strofinato quella meraviglia della natura su di me.
E così lo feci, la presi come mi aveva chiesto: con forza, affondando sempre di più. Il mio cazzo entrava in quel budello con una semplicità tale che mi lasciò stupefatto. Era accogliente, caldo, umido e poi come muoveva il bacino in perfetta sintonia con i miei colpi era qualcosa di fantastico. I suoi movimenti erano come una danza, sinuosi, perfetti, sensuali. Non era possibile staccarmi per più di qualche secondo perché il suo buco subito riprendeva il mio cazzo come un’idrovora che con forza risucchia tutto ciò che trova.
Presi a tirarle i capezzoli, a martoriali con le dita mentre sentivo i suoi gemiti di piacere.
Mi prese anche la “folle” idea di verificare se il suo minuscolo pene si fosse eretto ma scacciai immediatamente quel pensiero: non sarei mai riuscito a toccare un altro cazzo, se pur minuscolo, che non fosse ovviamente il mio!!!
La possedevo con una tale violenza e forza tali da meravigliarmi di me stesso per la foga e l’impegno che stavo incutendo a quell’atto. Era quasi un rapporto animalesco, furioso, pieno di rabbia. Era l’atto supremo, l’apoteosi del piacere.
I suoi incitamenti mi facevano sentire sempre più forte, dominante ma era lei che controllava quel momento infatti quando mi urlò, anzi quasi mi intimò:
«Forza vienimi dentro…..ora….» io obbedì prontamente al suo ordine.
L’accontentai. Venni e venni, ancora e ancora….ne feci così tanta che le usciva e le colava lungo le belle gambe.
Ero stremato. Avevo la vista annebbiata e annaspavo in cerca d’aria.
Vidi che lei con l’indice raccoglieva alcune gocce che le scendevano lungo le gambe e lentamente se le portava alla bocca assaporando i nostri sapori come un nettare dolce, inebriante.
Si alzò lentamente e si girò abbracciandomi e baciandomi con un tale trasporto da lasciarmi quasi soffocato.
Le nostre lingue si incontravano in un duello all’ultimo colpo. Mi leccò tutto il viso mentre io le strapazzavo il sedere e le tette.
Piano piano ci fermammo ma i nostri cuori battevano all’impazzata.
«E’…stato….bellissimo, intenso….grazie, Arianna» infine dissi. Lei mi guardò con trasporto ancora penso frastornata dal nostro amplesso.
«Eravate stupendi!» una voce ci sorprese e quasi ci fece sussultare per l’inattesa interruzione dei nostri sguardi: era Elena….
continua...
«….scocciatori….li ho mandati via subito perché stasera sono solo per voi».
«Bene, allora un brindisi a…..voi, belle signore!!!» dissi alzando i bicchieri di mojto che nel frattempo ci era stato servito.
Arianna intrecciò il suo calice con quello di Elena e nel movimento un bel po’ di liquido le cadde addosso.
«Accidenti….che distratta! Scusate, vado in bagno a cercare di fare qualcosa per asciugare il vestito».
Mentre si alzava per andare mi prese per mano: «Dai, vieni ad aiutarmi».
«Come…aiutarti. Che dovrei fare???» risposi guardando Elena con un’espressione tipo “vai tu che sei donna, no??”.
«Ha bisogno di te. Sei tu il cavaliere che deve aiutare la dama. Sai quanti draghi ci sono tra qui e i bagni? Andate vi attendo qui, magari mi faccio un balletto….».
Elena mi guardò con un sorriso strano tra il divertito ed il provocatorio. Non capì sul momento ma lo avrei fatto in seguito….
Arrivammo presso la zona delle toilette ma Arianna, sempre tenendomi per mano, svoltò in un corridoio dove si trovava una porta con la scritta “privato”. Sulla maniglia tale porta aveva un combinatore digitale sovrastato da una luce di colore verde in quel momento. Lei digitò una sequenza di numeri e sentì lo scatto di apertura della maniglia.
«Dai entriamo. Questa è una toilette privata. Solo poche persone hanno la combinazione per accedervi. Su, vieni» si rivolse a me Arianna trascinandomi letteralmente nella stanza.
Mi guardai attorno: c’era un divanetto e due poltroncine, in un angolo una postazione da trucco tipo quelle che si vedono nei camerini dei teatri.
Arianna si avvicinò ad una porticina che dava in un bagnetto.
«Se vuoi aspetta pure qui, ma se avessi bisogno ti chiamo, va bene?»
«Certamente fai con comodo, ma se preferisci vado a chiamare Elena, forse è meglio…» le risposi mentre mi accomodavo nel divano.
«No, sicuramente non avrò bisogno di Elena. Lei certamente ci verrà a trovare dopo….» sentì dirle queste parole mentre udivo uno scroscio nel water: stava facendo pipì e la cosa mi cominciava a stuzzicare. Mi è sempre piaciuto vedere una donna in quei momenti intimi. Aveva lasciato la porta leggermente aperta così che la sua immagine si rifletteva nel grande specchio posizionato sul lavabo.
Era seduta come ho sempre immaginato di poter spiare una donna: seduta con il perizoma alle caviglie. E’ una cosa questa che mi ha sempre eccitato!!!
«Mi passeresti della carta, per favore? Qui è finita. Dovrebbe essercene accanto al lavabo» mi disse Arianna.
«Certo, arrivo subito» mi affrettai a rispondere.
Entrai nel bagno, guardando nello specchio vidi (o almeno così mi sembrò) lo sguardo di Arianna fisso sul mio.
Individuai il rotolo, lo presi e glielo porsi sporgendo solo il braccio oltre la porta.
Subito lei mi afferrò per il polso e mi trascinò dentro.
«Non fare il timido vieni dentro. Non mi dire che non hai mai visto una donna fare la pipì, dai!!!»
«No….è che non volevo essere maleducato, invadente….» risposi con un po’ di incertezza.
La vidi: era seduta ed aveva il perizoma all’altezza delle meravigliose caviglie, inguainate dalle decolletè altissime e sexy che indossava.
Prese la carta e si asciugò passandosela tra le gambe: era un gesto che mi era sempre piaciuto vedere.
Poi si tirò su il perizoma, e si alzò girandosi e dandomi la schiena. Tirò lo sciacquone. Aveva il vestito all’altezza delle reni ed il perizoma che le arrivava alla fine delle natiche perfette, non lo aveva tirato su del tutto.
Io ero impietrito, affascinato da quel meraviglioso spettacolo.
Lei si avvicinò strofinando il sedere sulla mia erezione che pensavo bucasse il pantalone da un momento all’altro.
«Mmmmm, vedo che ti è piaciuto lo spettacolo, porcellino» mi sussurrò mentre mi poggiava la testa su una spalla e sentivo i suoi capelli solleticarmi il collo.
Misi di getto le mani su quel culo fantastico e poi ne spostai una su un seno andando a stuzzicare il capezzolo che era già duro.
Lei mugolava di piacere mentre le facevo sentire il mio cazzo completamente duro e glielo strofinavo a dovere sulle chiappe.
Cominciai piano piano a portare una mano davanti per sentire la sua figa ma lei di scatto si girò, si accucciò sulle gambe e iniziò ad armeggiare con la cintura ed i bottoni dei miei pantaloni.
Tirò fuori il mio cazzo, ne strofinò delicatamente la punta sulle sue labbra.
«Lo voglio tutto in bocca» mi disse senza tanti complimenti.
E lo prese. Tutto. Tutto d’un fiato per tutta la lunghezza della mia asta.
Sentivo il cazzo pulsare, era caldo e grosso, durissimo. Lei aprii la bocca e lo sentii scivolare dentro, fino in fondo, fino alla gola. Lo succhiò avidamente, lo leccò accarezzandolo ed io mossi i fianchi come se la stessi penetrando. Provai un piacere intenso, quasi fossi veramente dentro di lei.
Avvertivo una scossa elettrica, un fuoco che s'irradiava dal mio ventre in tutto il corpo. Emisi un gemito soffocato che inviò vibrazioni alla mia carne pulsante. Avrei voluto anche toccarla, ma in realtà non ne avevo veramente bisogno perché sentivo avvicinarsi l'orgasmo.
Poi lei si ritrasse, sottraendosi al mio cazzo, e io quasi gridai per l’improvvisa mancanza del calore della sua bocca sul mio cazzo.
«Ma guardati come sembri implorarmi di prenderti!» disse lei con voce roca «Ti piace, eh?».
«Sì, moltissimo» sussurrai delicatamente.
«Pensi che per questo io sia una puttana?» aggiunse, eccitata.
«Una puttana?» risposi quasi in maniera scandalizzata.
Il modo in cui pronunciava quella parola fece esplodere i fuochi d'artificio nel mio basso ventre. Mi morsi il labbro inferiore. «Oddio...» annaspai, folle di desiderio. Non avevo mai detto parole forti ad una donna.
Feci una risatina perplessa. «Tu pensi di essere una puttana?» replicai «Ti eccita sentirtelo dire?».
«Sì» rispose.
Smisi di sorridere. Lei si leccò le labbra, poi aggiunsi in tono più caldo e basso: «Vuoi essere la mia puttana?».
«Sì» si affrettò a rispondere guardandomi con occhi languidi e pieni di eccitazione.
Non avrei voluto dirlo veramente, né per lei né per nessun altro, però mi piaceva sentire la sua risposta. Mi piaceva che mi guardasse in quel modo. Le tirai leggermente i capelli, strappandole un gemito soffocato.
Lei mi afferrò per i fianchi, stringendomi forte.
«E così che ti piace?» le dissi.
«Sei tu che me lo fai piacere»
Mi riprese il cazzo in bocca lentamente, assaporando ogni centimetro. Lo succhiava con delicatezza e lo accarezzava dando un ritmo ai miei affondi, perché muovevo il bacino come se la stessi scopando. Lei gemette, mentre le stringevo le ciocche di capelli tra le dita.
Il piacere che provavo era dolcissimo, non per l'atto in sé ma perché lo facevo con lei. Credevo di impazzire per il modo in cui gemeva e si muoveva mentre pronunciava il mio nome, tra una succhiata e l’altra, con sospiri estatici, come se io fossi il dono più prezioso che le fosse mai stato concesso.
Quando abbassavo lo sguardo su di lei non vedevo l'espressione di una donna abituata a dare piacere, a dare per scontato quell'omaggio al mio sesso. La guardavo con meraviglia, stupore, come se lei fosse un sogno, una bellissima fantasia.
Come se non fosse reale.
Le venni in bocca in maniera copiosa e lei inghiottii il mio sperma caldo senza protestare. Chiusi gli occhi e mormorai il suo nome muovendo i fianchi, il cazzo pulsante tra le sue labbra. Si staccò da me, con il mio sapore ancora sulla lingua, poi riavvicinò il viso al mio cazzo ancora in tiro e lo baciò quasi con gratitudine.
Ero stordito, confuso, le membra quasi non reggevano per l’intensità dello sforzo a cui ero stato sottoposto.
Venirle in bocca fu un’esperienza indimenticabile per me. Il suo bellissimo viso pieno del mio sperma fu un’immagine che mi segnò nell’animo e nella mente in mondo indelebile.
Il suo sguardo venerante e peccaminoso al tempo stesso verso il mio cazzo mi sembrava quello del prototipo di donna nata per dar piacere, per adorare il membro maschile: come una sacerdotessa dell’antichità in posa estatica davanti alla statua della propria dea.
La feci alzare prendendola per le mani e subito mi accasciai in ginocchio con il viso rivolto alla sua fica, nascosta ancora dal perizoma.
Vi immersi la bocca….ma incontrai un piccolo rigonfiamento. Istantaneamente abbassai il perizoma e ritrassi leggermente la testa con uno sguardo interrogativo: c’era un minuscolo pisello davanti ai miei occhi!!
Allora come in un film nella mia mente ripassarono i momenti trascorsi durante la serata quando durante il ballo con Arianna e i relativi strusciamenti avevo sfiorato quel piccolo bozzo ritenendolo giustamente un clitoride anche se un po’ più sviluppato del normale.
«Avrei dovuto dirtelo e per questo ti chiedo scusa» mi disse guardandomi intensamente.
Mi alzai lentamente e la fissai: «non hai nulla per cui scusarti...per me sei una bellissima e dolcissima donna ma….non.…pensavo proprio di trovare questa…sorpresa. A dir la verità mi trovo veramente per così dire…impreparato, anzi scusami tu, Arianna».
La tenevo per le braccia e lei abbassava lo sguardo in palese imbarazzo anche se forse avrei dovuto esserlo io. Non mi ero mai trovato davanti ad un trans e poi di una tale bellezza. Mi era capitato di vederli sia per le strade che su internet ma mai così belli, sinuosi ed affascinanti. Un tono di voce da donna dolce, soave, quasi sussurrato che ti scuote il corpo e l’anima.
«Rimane così….non diventa duro non preoccuparti» mi disse candidamente.
Le risposi baciandola intensamente ed infilandole la lingua nella bocca calda ed accogliente. Lei si abbarbicò letteralmente al mio corpo sollevando una gamba e passandola dietro alle mie.
Poi d’un tratto si girò appoggiando le mani alle piastrelle e spingendo il bacino in alto dandomi una visione del suo sedere così perfetto ed invitante.
«Inculami, ti prego è tutta la sera che aspetto. Affonda il tuo cazzo più dentro che puoi. Riempimi, rompimi, aprimi, squartami ma mettilo dentro»
Era ciò che avevo anelato per tutto il tempo in cui ero stato vicino a lei e nel momento in cui sulla pista da ballo lei mi aveva strofinato quella meraviglia della natura su di me.
E così lo feci, la presi come mi aveva chiesto: con forza, affondando sempre di più. Il mio cazzo entrava in quel budello con una semplicità tale che mi lasciò stupefatto. Era accogliente, caldo, umido e poi come muoveva il bacino in perfetta sintonia con i miei colpi era qualcosa di fantastico. I suoi movimenti erano come una danza, sinuosi, perfetti, sensuali. Non era possibile staccarmi per più di qualche secondo perché il suo buco subito riprendeva il mio cazzo come un’idrovora che con forza risucchia tutto ciò che trova.
Presi a tirarle i capezzoli, a martoriali con le dita mentre sentivo i suoi gemiti di piacere.
Mi prese anche la “folle” idea di verificare se il suo minuscolo pene si fosse eretto ma scacciai immediatamente quel pensiero: non sarei mai riuscito a toccare un altro cazzo, se pur minuscolo, che non fosse ovviamente il mio!!!
La possedevo con una tale violenza e forza tali da meravigliarmi di me stesso per la foga e l’impegno che stavo incutendo a quell’atto. Era quasi un rapporto animalesco, furioso, pieno di rabbia. Era l’atto supremo, l’apoteosi del piacere.
I suoi incitamenti mi facevano sentire sempre più forte, dominante ma era lei che controllava quel momento infatti quando mi urlò, anzi quasi mi intimò:
«Forza vienimi dentro…..ora….» io obbedì prontamente al suo ordine.
L’accontentai. Venni e venni, ancora e ancora….ne feci così tanta che le usciva e le colava lungo le belle gambe.
Ero stremato. Avevo la vista annebbiata e annaspavo in cerca d’aria.
Vidi che lei con l’indice raccoglieva alcune gocce che le scendevano lungo le gambe e lentamente se le portava alla bocca assaporando i nostri sapori come un nettare dolce, inebriante.
Si alzò lentamente e si girò abbracciandomi e baciandomi con un tale trasporto da lasciarmi quasi soffocato.
Le nostre lingue si incontravano in un duello all’ultimo colpo. Mi leccò tutto il viso mentre io le strapazzavo il sedere e le tette.
Piano piano ci fermammo ma i nostri cuori battevano all’impazzata.
«E’…stato….bellissimo, intenso….grazie, Arianna» infine dissi. Lei mi guardò con trasporto ancora penso frastornata dal nostro amplesso.
«Eravate stupendi!» una voce ci sorprese e quasi ci fece sussultare per l’inattesa interruzione dei nostri sguardi: era Elena….
continua...
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