Mi devi un orgasmo, amore
di
ErreD
genere
etero
Era ormai l'alba, la brezza entrava prepotente dalla finestra scostando la tenda, e Cate ancora sonnecchiava, godendosi in silenzio la tranquillità del primo mattino. La solita mano di Carlo, poggiata sul suo ventre piatto e abbronzato, iniziò a muoversi, a scendere pian piano verso l'interno delle sue cosce. Era sveglio, e aveva ancora voglia di lei! Carlo la spostò al centro del letto, ancora più vicino a lui. Sempre di spalle adesso Cate poteva sentire la sua erezione premere contro le natiche, iniziò a bagnarsi, anche e sopratutto grazie al delizioso massaggio che le mani di lui le stavano donando al di sopra delle mutandine. In meno di un secondo Cate si ritrovò supina, senza il suo tanga di pizzo nero e con Carlo che giocava sotto le lenzuola, in mezzo alle sue gambe.
La donna abbandonò la testa tra i cuscini, e si lasciò andare a quelle speciali attenzioni mattutine. Carlo sapeva quanto lei amasse quei baci, quanto le piacesse sentire la sua lingua e le sue labbra sulle proprie. Il fiore tra le cosce della sua donna gli si dischiuse innanzi agli occhi; le labbra e la fessura erano già imperlate di umori, e il profumo era celestiale, da far impazzire chiunque. Carlo iniziò a baciarla delicatamente, poi quei baci divennero sempre più impetuosi; la lingua percorreva le labbra, la fessura e risaliva al clitoride, con cui giocherellava succhiando, massaggiando. Cate intanto si contorceva ad ogni lappata, piegava il bacino in avanti come ad offrigli sempre di più, sempre di più di se stessa. Ormai era al limite, Carlo la stava scopando con la lingua, entrava e usciva da lei, mentre le labbra e le dita lavoravano sapientemente il suo bottone del piacere. Cate era in estasi, cercava di fare silenzio, di reprimere i suoi gemiti, i sussulti. Se avesse potuto avrebbe urlato, come la più sfacciata delle puttane, come piaceva a lui, ma la stanza della Bambina era così vicina, e anche i suoi genitori avrebbero potuto già essere svegli.
"Non ce la faccio più...me la stai mangiando!" Aveva sussurrato, ad occhi chiusi, mentre sentiva montare il piacere dalla parte più profonda del suo ventre. In quel momento Carlo introdusse in lei uno, poi due dita,continuando a pompare il clitoride, fu un attimo e l'orgasmo arrivo' prorompente e violento. "Eccomi...sto venendo...sto venendo" disse miagolando prima di lasciarsi andare agli spasimi del godimento, prima di stringergli la testa tra le cosce e di tirargli i capelli che aveva massaggiato per tutto il tempo. Carlo rimase li sotto per qualche istante, a godersi tutti i frutti del suo lavoro, la gusto' a lungo, amava il suo odore e il suo sapore, amava dissetarsi alla sua fonte preferita. Cate era ancora distesa ad occhi chiusi, Carlo ancora tra le sue cosce, sotto le lenzuola, il suo respiro iniziava a farsi regolare quando la quiete dopo la tempesta fu interrotta da un pianto proveniente dall'altra stanza "mammaa! Mamminaaaa!"
Cate apri gli occhi "oh cecilia!"
Carlo venne fuori, ora era sopra di lei, la bacio sulla bocca, con la stessa passione con cui la stava baciando poco prima. Cate riuscì a sentire il suo sapore, le piaceva, era eccitante. "Buongiorno, amore " le disse lui sorridendo, continuando a baciarle il collo. "Vado io dalla bambina" disse alzandosi e infilandosi i pantaloni del pigiama. Poi si abbassò di nuovo su di lei, la baciò ancora e le disse ridendo "mi devi un orgasmo, amore" e uscì dalla stanza. Cate lo guardò andare via, era bello come il sole, già di prima mattina e lei non vedeva l'ora di ripagare il suo debito.
La donna abbandonò la testa tra i cuscini, e si lasciò andare a quelle speciali attenzioni mattutine. Carlo sapeva quanto lei amasse quei baci, quanto le piacesse sentire la sua lingua e le sue labbra sulle proprie. Il fiore tra le cosce della sua donna gli si dischiuse innanzi agli occhi; le labbra e la fessura erano già imperlate di umori, e il profumo era celestiale, da far impazzire chiunque. Carlo iniziò a baciarla delicatamente, poi quei baci divennero sempre più impetuosi; la lingua percorreva le labbra, la fessura e risaliva al clitoride, con cui giocherellava succhiando, massaggiando. Cate intanto si contorceva ad ogni lappata, piegava il bacino in avanti come ad offrigli sempre di più, sempre di più di se stessa. Ormai era al limite, Carlo la stava scopando con la lingua, entrava e usciva da lei, mentre le labbra e le dita lavoravano sapientemente il suo bottone del piacere. Cate era in estasi, cercava di fare silenzio, di reprimere i suoi gemiti, i sussulti. Se avesse potuto avrebbe urlato, come la più sfacciata delle puttane, come piaceva a lui, ma la stanza della Bambina era così vicina, e anche i suoi genitori avrebbero potuto già essere svegli.
"Non ce la faccio più...me la stai mangiando!" Aveva sussurrato, ad occhi chiusi, mentre sentiva montare il piacere dalla parte più profonda del suo ventre. In quel momento Carlo introdusse in lei uno, poi due dita,continuando a pompare il clitoride, fu un attimo e l'orgasmo arrivo' prorompente e violento. "Eccomi...sto venendo...sto venendo" disse miagolando prima di lasciarsi andare agli spasimi del godimento, prima di stringergli la testa tra le cosce e di tirargli i capelli che aveva massaggiato per tutto il tempo. Carlo rimase li sotto per qualche istante, a godersi tutti i frutti del suo lavoro, la gusto' a lungo, amava il suo odore e il suo sapore, amava dissetarsi alla sua fonte preferita. Cate era ancora distesa ad occhi chiusi, Carlo ancora tra le sue cosce, sotto le lenzuola, il suo respiro iniziava a farsi regolare quando la quiete dopo la tempesta fu interrotta da un pianto proveniente dall'altra stanza "mammaa! Mamminaaaa!"
Cate apri gli occhi "oh cecilia!"
Carlo venne fuori, ora era sopra di lei, la bacio sulla bocca, con la stessa passione con cui la stava baciando poco prima. Cate riuscì a sentire il suo sapore, le piaceva, era eccitante. "Buongiorno, amore " le disse lui sorridendo, continuando a baciarle il collo. "Vado io dalla bambina" disse alzandosi e infilandosi i pantaloni del pigiama. Poi si abbassò di nuovo su di lei, la baciò ancora e le disse ridendo "mi devi un orgasmo, amore" e uscì dalla stanza. Cate lo guardò andare via, era bello come il sole, già di prima mattina e lei non vedeva l'ora di ripagare il suo debito.
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