La sua timidezza, la mia resa

di
genere
saffico

Cinzia è sempre stata timida nelle sue relazioni a scuola e per contrappunto io sono sempre stata la piú intraprendente. Lei evita i maschi come se fossero impestati, io li cerco senza poterne fare a meno. Le ore di pausa trascorrono cosí: con me che la stuzzico su uno o sull'altro e lei che mi riempie di affettuose imprecazioni.
"Io e te saremmo una bella coppia eh? Ci compensiamo perfettamente." mi dice un giorno lei, mentre ci rilassiamo nello spogliatoio dopo un'ora di palestra. Ha un senso dell'umorismo decisamente particolare.
"Peccato che tu non abbia.." la rimbecco io, indicandole eloquentemente la morbida curva del suo monte di venere. È cosí magra che anche con gli slip il suo corpo non ha misteri per i miei occhi invadenti.
"Potrei sempre comprarne uno finto." ritorce lei, e io rimango in silenzio. Quand è che abbiamo smesso di scherzare?
"E poi? Non sapresti da dove iniziare ad usarlo."
Lei mi fissa, resa incerta dall'evidenza. Poi si alza dalla panca e mi si para davanti, con i suoi slip rosa e la sua canotta bianca.
"Puoi sempre insegnarmelo tu."
Non so che cosa l'abbia resa cosí audace, ma decido di assecondarla. Chiariamoci, non l'ho mai fatto con una donna prima, ma..
"Vieni, allora."
Sono eccitata. Il pensiero di poter usare Cinzia come voglio, con il suo permesso, è qualcosa di completamente nuovo a cui non so resistere. La afferro per mano e la trascino dentro un vano doccia, poi chiudo la porta appoggiandoci la schiena.
"Togliti la maglia."
Lei mi fissa di nuovo. So che è indecisa. Probabilmente sta lottando tra l'impulso che l'ha portata lí e la sua noiosa reticenza. Perciò ripeto, piú lentamente,
"Togliti quella maglietta."
Lei obbedisce. Afferra i lembi, e sta per sfilarsela quando intervengo io.
"Lasciala qui."
La blocco con le braccia ancora tese sopra la testa e la canotta, come una fascia elastica, le avvolge i gomiti impedendole di cambiare posizione.
"Se muovi le braccia, me ne vado."
La guardo per assicurarmi che abbia capito e lei, dopo un momento, annuisce. È davvero bella. Magra, morbida, proporzionata. Non sono mai riuscita a spiegarmi perchè nessuno se la sia portata a letto, fino ad oggi.
"Non ti chiedi mai come sia avercelo dentro?"
Domando con casualitá. Le mie dita scorrono lungo le sue braccia e scendono fino ai seni. Li soppeso con i pollici e lei trasale quando li lascio adagiare di nuovo, apprezzando la vista della loro florida pienezza.
"Fa male quando ti entra dentro."
Sorrido. È vero, ma
"Solo la prima volta. Vuoi che ci pensi io?"
Non devo guardarla di nuovo per sapere che ha annuito. Mi piace l'aureola dei suoi seni. È perfetta. Vorrei chinarmi su di lei e stuzzicarla con la punta della lingua, ma adesso non posso: infilo le dita sotto l'elastico dei suoi slip e glieli sfilo via. Per un attimo mi chiedo come sarebbe se da quell'inguine sporgesse una bella asta dura, eretta, pulsante. Il pensiero mi strappa un gemito.
"Girati."
Non se lo fa ripetere. Le libero le braccia dall'impedimento della maglia e la getto assieme agli slip.
"Adesso appoggiati al muro."
La afferro per i fianchi e la tiro verso di me, costringendola a piegarsi maggiormente. Poi infilo la mano tra le sue gambe e risalgo fino a chiuderla a coppa attorno alle grandi labbra. Le massaggio con gentilezza. Sento che il suo corpo si tende, allora le divarico leggermente e comincio a stimolare le piccole labbra con il pollice. So che sta trattenendo il respiro, adesso. Potrei penentrarla da un momento all'altro e non avrebbe il tempo di sottrarsi. Il calore della sua pelle e l'umiditá sotto le dita mi dicono che è eccitata quanto me.
"Cinzia.."
Mi chino su di lei, sulla sua schiena. Con una mano cerco il clitoride e lo pizzico tra le dita, mentre con l'altra raccolgo il suo seno. È cosí pieno che posso stringerlo senza alcuna difficoltá.
"Mi vuoi dentro?"
Mugola, la mia Cinzia. Fingo di non aver compreso. Chiudo il suo capezzolo tra pollice ed indice e lo tiro fin quasi a far male.
"Sí!"
Geme lei.
"Sí, mi stai torturando!"
Lo so. Appoggio le labbra sulla pelle nuda della sua spalla. Intanto divarico di nuovo le sue grandi labbra e ne accarezzo l'interno con la punta del dito medio, lubrificandolo.
"Come vuoi."
Sussurro. Le mordo la spalla senza preavviso, proprio nel punto in cui, incontrando il collo, diventa piú sensibile. Mentre s'inarca, sorpresa, spingo tutto il dito dentro di lei.
Poi mi fermo. Le lascio il tempo di abituarsi.
"Fa male." protesta lo stesso. Ma so che è solo risentita per lo stratagemma che ho usato.
"È solo un dito."
La prendo in giro. Poi comincio a muovermi dentro di lei, avanti e indietro, dapprima lentamente. Mi piace sentirla gemere.
"Dimmi che ne vuoi un altro."
Lei esita. Sento i suoi muscoli contrarsi per il desiderio, ma voglio ascoltare la sua voce.
"Dimmelo."
Sfilo fuori il dito, gradualmente. Conosco la sensazione di vuoto che resta quando un maschio esce dal mio corpo. È un ottimo incentivo.
"Ne voglio un altro!"
Mi prega, affannata. Lo sapevo. Riprendo a penetrarla, ma questa volta infilo due dita. Mi aggrappo al suo seno con forza, ho bisogno di un appiglio per scoparla come voglio. Il suono dei suoi mugolii mi avvolge, mi eccita.
"Ti potrebbero sentire, sai?"
Mi rendo conto che provocandola potrei zittirla, e perdere il piacere di ascoltarla. Per questo, appena lei tace risalgo con il pollice fino al suo ano e spingo dentro la punta. Adesso è completamente mia. Lei protesta, e le mie dita la penetrano piú velocemente, con foga, fino a che la sua voce non diviene una rapida successione di gemiti.
"Vieni."
Le ordino. Infilo il pollice piú a fondo ed irrigidisco il polso per assestarle le ultime, prepotenti spinte. Vedo la sua schiena inarcarsi con violenza, sento le dita bagnarsi dei suoi umori. Il suo orgasmo mi appaga e la lascio andare, permettendole di sedersi a terra.
"Adesso tu."
Le sorrido. Non intendo darle tregua. Mi sfilo gli slip e mi posiziono sopra di lei, con le gambe divaricate. Poi apro le grandi labbra, e sussurro
"Sono eccitatissima. Fammi venire."
Lei mi guarda, per qualche istante, quindi infila il volto tra le mie cosce. Poco dopo inizio a sentire che mi esplora con le dita mentre le sue labbra mi succhiano il clitoride. Ma dove ha impa..? Gemo. Adesso lo pizzica tra i denti e lo stuzzica con la punta della lingua. Mi appoggio al muro e stringo le dita.
"Va bene cosí?"
Vorrei prenderle il viso e spingerlo di nuovo tra le gambe, invece annuisco. Ma lei capisce ugualmente. Mi apre per bene e mi prende con la lingua, penetrandomi ripetutamente. È meraviglioso. La sento scivolare dentro, leccare, spingere, divaricare. Si muove come vuole, e quando avverto ormai il piacere gorgogliare al limite lei allontana il viso e m'infila dentro tre dita. Non ho nemmeno il tempo di sorprendermi che inizia a scoparmi con quelle, rapidamente, cosí a fondo che sento i colpi delle sue nocche.
"Sí..!"
Mi sciolgo tra le sue dita con un sospiro di gratitudine.
Mentre apro l'acqua per lavare entrambe del sudore e dei nostri sapori, mi accorgo di non avere piú dubbi: la voglio per me. Senza compromessi.
di
scritto il
2015-08-05
6 . 4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.