Treno notturno

di
genere
gay

Premetto che amo i maschi napoletani. Li considero altamente erotici e sensuali, con una marcia in più rispetto agli altri.
Il mio terreno di caccia preferito è da sempre il treno e per la precisione l’ espresso notte da Milano a Salerno. Si tratta del treno più economico. E’ frequentato da muratori, operai, militari e varia umanità, quasi tutti campani in trasferta lavorativa al nord.
Il viaggio è lungo. Dalla metropoli lombarda a Partenope ci vogliono circa 12 ore. Dopo anni di appostamenti conosco le mie prede. Il target ideale è tra i venti e i 30 anni, borsone sportivo al seguito, tuta ginnica, tatuaggi e occhiali da sole indossati anche nel buio più totale.
Decido di prendere il treno di giovedì, è pieno ma non troppo, con vari scompartimenti vuoti dove eventualmente andare a consumare.
Percorro il treno in lungo e in largo, c’è parecchia fauna ma troppi viaggiano in gruppo e con quelli in gruppo non si combina mai niente.
Sono sempre più arrapato alla vista di così tanti maschi. Il caldo afoso di luglio e la mancanza di aria condizionata costringe tanti a togliersi le magliette e viaggiare a torso nudo o con le camicie aperte mettendo in evidenza splendidi pettorali e muscoli guizzanti ricoperti da una patina di sudore.
Noto un ragazzo sui 20/22 anni, moro e dalla carnagione scura, abbronzata dalle ore passate sotto il sole a lavorare. Le mani sono tozze e callose, sul viso una barba incolta.



Indossa una magliettina bianca attillata che esalta il torace possente e le braccia muscolose. Porta pantaloni di una tuta che mettono in evidenza un pacco non indifferente. E’ alto circa 1 metro e 80 cm, con un fisico da calciatore. Sta parlando al cellulare, presumo con la ragazza.
E’ seduto, anzi sdraiato, nello scompartimento. In quella posizione i pantaloni della tuta gli scendono ben al di sotto dell’ombelico lasciando scoperta gran parte della pancia che è piatta e ben definita con una tartaruga da fare invidia ad un fotomodello. In una mano tiene il cellulare mentre l’altra è infilata negli slip. La muove in continuazione, come se volesse massaggiarsi il membro. Cosi facendo si intravedono chiaramente i peli del pube e il suo cazzo che si è leggermente ingrossato. Parla animatamente in dialetto stretto ma si capisce che il suo problema è il fatto che la sua ragazza non vuole fare sesso mentre lui è sempre arrapato.
Mi faccio coraggio ed entro nello scompartimento mentre lui è sempre più arrabbiato. Sta quasi urlando. “E’ libero questo posto?” gli chiedo con una voce ed un tono molto effemminati che lui nota subito. “Si è libero” mi dice e continua la sua discussione con la verginella. Dopo quasi venti minuti riattacca spegnendo nervosamente il cellulare.
E’ lui il primo ad attaccare bottone. “A queste ragazze non va mai bene niente”, esordisce. Si presenta. Si chiama Ciro, è di Caserta e fa il muratore a Parma da quasi un anno e ha 21 anni. Ogni 15/20 giorni scende a trovare la ragazza. “Da quanto tempo state insieme?” Gli chiedo, accavallando le gambe come una signora e cercando di essere il più frocio possibile. “Da quasi 5 anni”, mi risponde. La conversazione si fa più confidenziale scendendo volutamente sull’intimo, anzi è proprio lui che sposta il discorso sul sesso. “Il fatto è che io ho sempre voglia, Parma è piena di fica. Con il caldo che fa in questo periodo lavoro in pantaloncini e a torso nudo. Sapessi le fiche come mi guardano quando passano davanti al cantiere. Io al fisico ci tengo, guarda, mi sono fatto pure la tartaruga” e si solleva la maglietta mettendo in evidenza quanto avevo già notato e cioè uno splendido ventre piatto e ben definito. Fingo di rimanere stupito e gli chiedo di alzarsi per farmela vedere meglio e lui senza battere ciglio si mette in piedi e si risolleva la maglietta. La tuta è leggermente abbassata. Si vedono gli slip neri e l’inizio dei peli che ricoprono il pube. Il suo cazzo è già abbastanza intostato e si vede ma lui non fa nulla per nasconderlo. “Mamma mia, gli dico, certo che hai un fisico davvero mozzafiato!”. Lui sorride compiaciuto e si risiede.
Noto che lo sguardo si posa sul mio modo di mettere le gambe. Mi faccio più audace e gli dico “ chissà che grandi scopate ti fai a Parma”. Lui sorride “..eh magari!! La sera sono stanco morto e per di più quando scendo a casa lei non vuole fare sesso. A mala pena mi fa una sega, mi dice”. “Cosa?? Gli rispondo io, facendo la faccia sorpresa e ancora più frocia, “non ti fa neanche un pompino?”. “Un pompino? Non sia mai”, mi risponde.
“Ne pompino ne in figa ne in culo, dice che vuole arrivare vergine al matrimonio e che se le voglio bene devo tenere duro. . E fino ad ora ce l’ho fatta, ma è dura. Diciamo che mi ammazzo di pippe” mi dice ridendo e mettendosi la mano sul pacco. Quando toglie la mano noto che il gonfiore è aumentato. La forma del cazzo in erezione è oramai evidente . E che cazzo! Sembra anche di una certa dimensione. Mi chiede se può spegnere la luce e chiudere le tende così possiamo dormire un po. Acconsento, ovviamente. Mentre si alza i pantaloni della tuta si abbassano ancora di più mostrando il bel paio di slip che avevo notato e che a fatica adesso riusciva a contenere il suo membro turgido. Lui sembra non farci caso e anzi si sofferma più a lungo cercando di sistemare meglio le tendine. Sembra lo faccia apposta. Ho il suo pacco gonfio a 20 cm dalla mia bocca. Sento l’odore inconfondibile del sesso del maschio arrapato. Quel misto di sudore e sperma. Sono eccitatissimo.
Adesso siamo in penombra. E’ già notte fonda. Lui si sistema e si siede con le gambe allargate. Con la mano si massaggia la pancia sollevando la magliettina di cotone. Ha una leggera peluria che prima non avevo notato e che scende verso il pube.
Comincio a guardarlo in maniera insistente in mezzo alle gambe, lui se ne accorge ma non dice niente anzi sembra piacergli. Piano piano con la mano abbandona la pancia e scende verso gli slip infilando la mano dentro e lasciandola li. Io sto per impazzire dalla voglia.
Gli chiedo come faccia alla sua età a vivere di sole pippe. “Te ne farai almeno un paio alla settimana” gli dico. “ Un paio alla settimana? Un paio al giorno” mi risponde agitando la mano dentro la tuta e facendomi capire che se lo stava tenendo stretto.
Ero all’apice dell’eccitazione, e lui lo aveva capito benissimo. Ed ecco la domanda tanto attesa. “ Scusa ma tu con tua moglie quante volte scopi?” mi chiede sorridendo e aspettandosi una risposta che già conosceva. “ Moglie? Sposato? Ma sei pazzo? Mai stato con una donna in vita mia gli dico. Io sono gay anzi sono frocio, che è diverso.
Lui finge di essere sorpreso. “Davvero si nu ricchione?” mi dice in dialetto. Sottolinea che a lui piace la fica ma che una volta, ubriaco fradicio, si è fatto fare un pompino da un suo amico gay che lo stava riaccompagnando a casa. Gli chiedo se gli era piaciuto farselo succhiare da un uomo. “Un pompino è un pompino, non importa chi te lo fa, devi solo saperlo fare”, mi risponde sorridendo. Mi chiede se sono passivo o attivo. “Passivissimo” gli rispondo. Adoro fare i pompini, ingoiare lo sperma e prenderlo nel culo. Non c’è niente di più bello che sentire la sborra che ti schizza in faccia, che ti riempie la bocca o quel getto caldo nel culo. Che spettacolo! Gli dico leccandomi le labbra e atteggiandomi ancora di più da checca vogliosa.
Lui ride di gusto e si tocca ancora il pacco. Oramai la sua eccitazione è al massimo. Il suo cazzo turgido quasi esce dalla tuta e lui non fa niente per cercare di nasconderlo anzi ad un certo punto si prende il pacco con le mani e mi dice “guagliò me l’hai fatto intostare, accidenti a te. Guarda qua. Adesso devo andare in bagno e mi devo svuotare sennò non riesco a dormire”. Si alza per uscire. Dai pantaloni della tuta si vede tutta la forma del suo cazzo. Io mi azzardo e dico “certo che ce lo devi avere bello grosso e bello pieno, che peccato buttare tutto.”
“Hai ragione”, mi dice, “è davvero un peccato ma cosa si può fare?” dice sorridendo e stringendo ancora il pacco con tutte e due le mani. “beh…io un’idea ce l’avrei”, azzardo.
Lui si alza, chiude la porta dello scompartimento con una cintura che aveva nel borsone, si volta verso di me, si abbassa i pantaloni della tuta, mi prende la testa e me la sbatte sul suo membro. Uno splendido cazzo di almeno 25 cm, enorme, con una grossa cappella e uno splendido paio di coglioni così gonfi di sborra che sembravano scoppiare. Le vene che avvolgevano il suo membro turgido pulsavano di voglia.
“Suca” mi dice. Non me lo faccio ripetere due volte. Mi spinge il suo cazzo fin giu nella gola che mi sembra di soffocare. Mentre lo bacio e lo succhio avidamente gli accarezzo il petto e le gambe belle dure come il marmo e piene di peli. Gli metto anche le mani sul culo sodo. Ad un certo punto con le mani mi spinge il cazzo in gola e mi tiene fermo. E’ chiaro che sta per esplodere. Ed infatti esplode. A fatica riesco a ingoiare uno, due, tre, quattro schizzi di sborra calda che mi inondano la gola. Il quinto schizzo me lo da in faccia. Sembro una cagna in calore. Con le dita raccolgo lo sperma sulla mia faccia e lo lecco avidamente. Ha uno sperma dal sapore buonissimo, agrodolce.
“Aspetta nu momento” mi dice in dialetto. “Te lo voglio schiaffare in culo”. Quasi non credevo alle mie orecchie. Ma davvero aveva ancora sborra nei coglioni? In effetti il cazzo gli era rimasto duro. Si mette un preservativo che aveva nel portafoglio mi fa girare, mi allarga le natiche e mi sputa sul buco del mio culo già pronto ad accoglierlo. Ero così eccitato che quasi non l’ho sentito entrare nonostante le dimensioni davvero enormi del suo pene. Lo avevo sopra di me come un cavallo. Il suo cazzo era rovente. Mi ha montato per quasi 10 minuti e poi subito prima di venire lo ha tirato fuori e mi ha detto “apri la bocca ricchio’, e beviti il latte napoletano”. Un fiotto di sperma caldo mi è schizzato in faccia e in bocca. Due sborrate enormi. Con il cazzo mi spalmava il suo nettare su tutta la faccia.
“Ti è piaciuto? Si? Beh, pure a me”. Detto cio è uscito ed è andato a sciaquarsi in bagno. Tornato dopo qualche minuto, si è acceso una sigaretta e si è messo con la testa fuori dal finestrino.
Gli ho chiesto un ultimo favore, se potevo baciargli il cazzo per l’ultima volta visto che difficilmente ci saremmo rivisti. Senza dire nulla si è girato, lo ha tirato fuori e me lo ha messo in bocca.
Giusto il tempo di una leggera succhiata e se lo è rimesso nei pantaloni.
Intanto il treno entrava a Napoli Centrale. Finiva la più bella avventura degli ultimi anni.
Azzardo a chiedergli il nr di cellulare…..me lo da….
scritto il
2015-09-02
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