La virtù di Gabriella

di
genere
etero

Ho conosciuto Gabriella ad una cena fra clienti dello suo studio. E’ una donna semplice, all’apparenza. Io notai che in lei c’era dell’altro. Sapevo di piacerle, me lo aveva detto il suo capo, quello che lei chiamava con deferenza ‘il dottore’: “Quando sa che devi venire a trovarmi, si mette tutta in tiro, profumata… E’ tutta eccitata. E’ una bravissima donna, ha sofferto molto per il marito che l’ha mollata. Penso che lei lo ami ancora. E’ una di quelle che se ci crede, per te poi fa qualsiasi cosa”. Feci in modo di sederle vicino. La provocai chiaramente per tutta la serata, facendola avvampare in viso diverse volte. Fui tentato di toccarle le gambe da sotto il tavolo, ma lasciai perdere. La salutai mettendole una mano sul fianco e baciandola sulle guance. Il giorno dopo le telefonai in ufficio, informandomi se era stata bene in mia compagnia la sera prima, scusandomi se l’avevo monopolizzata. Sentii chiaramente che le tremava la voce ed era imbarazzatissima. Ovviamente era stata benissimo.
-Senta Gabriella, io stasera parto, vado a Bruxelles fino a venerdì. Torno nel pomeriggio. Vengo da lei in ufficio verso le 18, ok?”. Non glielo stavo chiedendo. Ci fu un attimo di silenzio.
-Va bene… Alle 6 di venerdì qui in ufficio”. Sapevo che non ci sarebbe stato nessuno per quell’ora. Il suo capo via per il week end.
Atterrai verso le 16. La chiamai subito.
-Sono arrivato. Posso venire subito?”.
-Sì, non c’è nessuno, sono sola”.
Non avevamo detto niente, perché era tutto già stabilito. Per me era come se lei fosse stata la mia amante da sempre, un fatto scontato. Credo che invece lei abbia vissuto questa cosa come un sogno, come in trance.
Salii le scale e suonai. La porta si aprì e fui stupito dal vederla in jeans e maglioncino bianco. La baciai sulle guance. Non mi sbagliavo: lei era come assente, da un’altra parte. A quel punto rividi la mia strategia.
-Ti spiace se approfitto e mi faccio una doccia?”. Lo studio era in sostanza un grosso appartamento: c’era anche una cucina, sapevo.
-No, fa pure”. Scambiammo due chiacchiere mentre io mi spogliavo. Rimasi nudo davanti a lei. Era come imbambolata. Aveva uno sguardo insieme languido e rassegnato. Stava seduta su una sedia, a gambe accavallate, e mi guardava. Io, nudo completamente, le parlavo come se invece fossi stato in smoking, spiegandole del mio viaggio come se niente fosse.
-E se mi facessi un bagno?”. Non attesi risposta e feci scorrere l’acqua nella vasca. Mi ci lasciai andare dentro, rilassandomi.
-Vieni qui. Lavami la schiena per favore”. Lei si alzò e mi raggiunse, sedendosi sul bordo della vasca. Si insaponò le mani e me le passò sulle spalle. Mi chinai in avanti. Poi mi stesi indietro. Lei mi lavò il petto. Mi misi le mani sotto il culo e feci emergere così fuori fuori dall’acqua il mio uccello. Lei aspettò solo un attimo e poi andò a lavarlo, scappellandolo e insaponandolo. La guardai mentre lo faceva. Stava sognando ad occhi aperti. Era come se fosse addormentata e sonnanbula, mi stesse lavando il cazzo. Gli occhi erano vacui, quasi assenti. Mi misi in piedi davanti a lei, sgocciolante. Lei se ne stava seduta sul bordo della vasca, a gambe accavallate. Le misi il cazzo davanti alla faccia. Lei lo prese in mano e si avvicinò con la bocca, sfiorandolo. Poi apparve la sua lingua. Mi diede delle leccatine sulla punta della cappella. Stava sembre a gambe accavallate, tranquillissima, una mano appoggiata al bordo della vasca, mentre a occhi quasi chiusi mi leccava la cappella. Mi diventò durissimo. Lei me lo scappellò bene, e io sentii fortissimo l’impulso, la voglia di scopare. Volevo che me lo prendesse in bocca tutto e mi spompinasse con forza, quindi la invitai a farlo prendendola per la nuca e spingendola verso di me. Lei mi scostò la mano dalla sua testa con calma fermezza, facendomi capire che non la dovevo toccare. Dovevo lasciarla fare. Fu tremendo sopportare quelle delicatissime leccatine. Accennava a farmi una sega ma poi si fermava subito. Mi prese in mano i coglioni, come per soppesarli. Il mio cazzo durissimo pulsava all’in su, in cerca di una bocca umida, di una mano che lo menasse, di una figa calda e profonda che lo prendesse dentro tutto. Invece aveva ‘solo’ quelle dita sottili che lo accarezzavano appena, e quella lingua che lo sfiorava.
-Gabriella, ti prego… Non resisto più”. Lei mi guardò dal basso, e con la lingua mi diede ancora delle lievi leccatine. Uscii dalla vasca, mi asciugai e mi diressi verso il divano nell’ufficio del suo capo. Mi sedetti e la aspettai. Lei arrivò, sempre completamente vestita e si sedette di fianco a me, sempre con quella bellissima posa a gambe accavallate. Io andai da lei e feci per slacciarle i pantaloni: volevo scoparla. Mi fermò le mani.
-Non posso, ho il ciclo”. Ricaddi indietro sul divano, delusissimo. Volevo godere e volevo che godesse anche lei. Mi guardò e vide la mia frustrazione, sincera.
-Non preoccuparti… Vorrei solo che adesso tu facessi una cosa per me”. Si sfilò il maglione e rimase in reggipetto. Se lo tolse abilissima e appoggiò la schiena indietro.
-Succhiami i capezzoli, ti prego…”. Aveva un bel seno, da donna matura, non grosso ma giusto per lei. I capezzoli però erano impressionanti: lunghi e duri, sporgevano oscenamente. Le presi in mano le tette e iniziai a succhiarli e leccarli. Lei mi accarezzava la testa. Iniziò a gemere di piacere.
-Aaaaahhhh sìììì… E’ fortissimo!”. Succhiavo a più non posso, tanto che ebbi fin il dubbio che a un certo punto le avrei fatto uscire qualcosa. Si contorceva da dolore e dal piacere che le davo. Di istinto, le presi i capezzoli tra pollice e indice e tirai, con forza. Emise un urlo fortissimo e tirò a sé le gambe, richiudendosi in posizione fetale. Fu presa da spasmi violenti. Oscillava con la testa, come in preda a un attacco di epilessia, con gli occhi riversi all’indietro. Confesso che la scena mi eccitò e mi preoccupò allo stesso tempo. Si stese sul divano e scossa dai brividi mi disse che era venuta.
-E’ stato fortissimo… Credo di essermi pisciata addosso”. Mi eccitai tantissimo a queste parole semplici, bellissime, e oscene. Le andai davanti alla faccia con mio cazzo e glielo spinsi in bocca. Presi a scoparla, fino in gola. La fermai per la nuca e me la chiavai oralmente. Lei mi appoggiò le mani sui fianchi assecondando la mia voglia, respirando affannosamente dal naso. Vedevo il mio uccello gonfiarle le guance. Sentii arrivare l’orgasmo dal mio profondo piacere. La avvertii in silenzio, fermandomi e pulsandole in bocca il mio uccello. Non vidi alcuna reazione da parte sua e perciò la pompai ancora un paio di volte e venni. Mi svuotai dentro la sua bocca, completamente. Lei prese tutto il mio sperma, e a occhi chiusi lo ingoiò tutto, senza farne uscire una goccia. La sentii deglutire con gusto ma a fatica, perché dovevo essere venuto davvero bene, e tanto. Mi ritrassi e lei si leccò le labbra. Si rimise seduta e poi scappò subito in bagno. Vi i suoi jeans zuppi, bagnati dalla sua urina e dai suoi umori. Io mi accasciai esausto sul divano, e aspettai che tornasse. Tornò, senza i pantaloni.
-Sei molto sexy”. Scherzai, ma poi mi resi conto che lo era veramente.
-Li ho stesi ad asciugare… Non posso andare a casa conciata in quel modo…”.
-Ti accompagno io scusa!”. Pareva che non ci avesse apensato.
-Davvero? Grazie! Non posso andare in metro così”. Le dissi di non preoccuparsi.
-Non ho mai visto una donna godere come te, mai. Neanche in un film porno”. Lei rise ma poi parve rabbuiarsi.
-E’ la mia condanna”.
-Condanna? Non mi pare proprio… La definirei una bellissima virtù!”. Lei abbassò la testa.
-Questa mia ‘virtù’, come tu la definisci, mi è costata il matrimonio”. Le chiesi di spiegarmi cosa intendeva.
-Quando ho il mio bambino e ho iniziato ad allattarlo, mi sono resa conto che godevo, mentre lo facevo. Ero turbatissima da questa cosa. Mi faceva impazzire. Pensai perfino di smettere di dargli il latte, ma poi non lo ritenni giusto, perché ne avevo tantissimo, e a lui piaceva moltissimo, e cresceva bene. Io godevo come una pazza, in silenzio. Tra l’altro, sembrava che lui, il bambino, capisse il mio piacere, e mi succhiava i capezzoli in un modo allucinante! Tirava come un ossesso… Mi prendeva il seno tra le mani e succhiava. Poi, quando si addormentava finalmente, io andavo da mio marito e volevo scopare, come non avevamo mai fatto, come una furia, come una troia. A lui subito la cosa piacque, ma poi iniziò a sospettare che ci fosse qualcosa di strano. E così, una notte gli dissi quello che mi stava capitando. Credevo di trovare comprensione, condivisione, complicità… Trovai invece disprezzo, disgusto, accuse di perversione che non ti sto neanche a raccontare. Insomma, il mio matrimonio, lo capii poco dopo, era finito in quel momento. Tirammo avanti ancora un paio d’anni ma poi lui mi lasciò, con il mio bambino, che disprezzava quasi quanto me. Eccola, la mia ‘virtù’”.
Restai lì, senza dire una parola. La riaccompagnai a casa e la vidi scomparire nel suo portone. Volevo rivederla e scoparla al più presto: glielo dissi e lei mi disse di sì con gli occhi. A casa trovai mia moglie al solito felice di rivedermi dopo la nostra seppur breve separazione. Stanotte si sarebbe data bene, anche con il culo, sapendo che io sarei stato voglioso e pieno di sperma represso. La scopai con forza e piacere, davanti e dietro.
-Eri arrapato come un animale… E’ stato bellissimo”.
“Sì, è sto bellissimo, davvero” pensai.
scritto il
2015-10-13
9 . 1 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Io e mia sorella - parte 4a
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.