Sara - 04 - Mamma, li rumeni
di
Zio Paolo
genere
tradimenti
Sara ed io continuavamo a vederci con regolarità, veniva da me due o tre volte al mese, sempre con allegria e senza problemi. Però ad un certo punto qualcosa cominciò a cambiare: Sara, come tutti, aveva momenti positivi e negativi, ma, in genere, il suo carattere “solare” (come si direbbe oggi) alla fine prevaleva sulle avversità.
Ma cominciò a cambiare, era meno sorridente, più ombrosa, sembrava avere dentro qualcosa che la opprimeva; continuava a venire da me regolarmente, anzi quasi più di prima, voleva sempre fare sesso ma in maniera diversa, sembrava quasi rabbiosa, anche i suoi orgasmi sembravano più uno sfogo umorale che un momento di piacere. Ovviamente le chiedevo cosa non andava bene, ma lei non si apriva, sembrava chiudersi a riccio. Però io sono lo Zio Paolo e con la mia nipotina Sara ho usato tutta la pazienza e l’ esperienza che avevo e, finalmente, un giorno sputò l’ osso.
“Da un po’ di tempo” cominciò “ mi passa qualcosa di molto strano ed anche spiacevole. Tutto è cominciato una sera in cui ho litigato con mio marito; eravamo tutti e due nervosi e da una cosa stupida abbiamo fatto nascere una lite tremenda. Io mi sono arrabbiata fin quasi all’ isteria e, per sfogarmi un po’, sono uscita di casa. Erano circa le 10 di sera, ho preso il primo bus che passava e non ho neanche guardato dove andava; ero assorta nei miei pensieri e, solo quando il bus è arrivato al capolinea, mi sono resa conto che ero arrivata chissà dove.
Era il classico quartiere periferico, con casone grandi ed anonime o casette un po’ diroccate, fondamentalmente un grande squallore. Non so cosa mi ha preso, ma invece di tornare subito indietro, ho deciso di fare un giro in quel posto sconosciuto; mi aveva preso una voglia strana di qualcosa di sordido, di sporco, non so esattamente di cosa. Così ho cominciato a camminare, prima lungo le vie più illuminate, poi anche nei vicoli a volte oscuri; ero vestita normalmente ma, anche così, sola come ero, attiravo l’ attenzione. C’ erano diversi ragazzi soprattutto all’ uscita dei bar, molti stranieri, tutti mi guardavano con curiosità, alcuni facevano commenti anche pesanti, altri, addirittura, hanno cercato di accarezzarmi i capelli o mi hanno “invitata” a fare “qualcosa”. Io vivevo questi momenti con grande angustia ma totalmente incapace di tornare indietro; sembrava quasi che volessi che mi succedesse qualcosa di “strano”, di turpe, di “sporco”. Ho continuato a vagare per circa mezz’ ora, non è successo niente, sono tornata al bus e sono rientrata a casa, mi sono riconciliata con mio marito e l’ incidente si è chiuso lì, o almeno pensavo...
Si, perché, invece, da quel giorno non ho avuto più pace: ho cominciato a pensarci sempre di più, ogni giorno di più ed è diventata un’ ossessione. Vedo gli sguardi di quei ragazzi, sento le parole sconce di quegli stranieri, rivivo quell’ atmosfera assurda nella quale mi ero cacciata ed il peggio è che quasi mi dispiace che non sia successo niente. Non ho mai avuto la benchè minima attrazione da ambienti sordidi, volgari, miserabili ed ora mi trovo ossessionata da questo fatto, come se mi dispiacesse che qualcuno non mi ha violentato o non mi ha toccato in mezzo alla strada. Ma, Zio Paolo, questo sta condizionando la mia vita! Ci penso sempre anche quando scopo con mio marito e anche con te e non capisco perché. E non so cosa fare per togliermi questo pensiero dalla testa; oggi sono riuscita a parlarne con te, perché altrimenti impazzisco!”.
Non nego di essere rimasto sbigottito da questo racconto; Sara, la mia adorabile amica sempre allegra, ottimista, spensierata, sprofondata in un abisso tetro per un episodio apparentemente insignificante. Confesso che ero in difficoltà, volevo aiutarla ma, francamente, non sapevo come. Parlammo a lungo della cosa, anche nei giorni successivi e alla fine mi venne un’ idea.
“Senti” le dissi “Ho un’ idea per cercare di affrontare il tuo problema: Te la dico e poi mi dirai che ne pensi”
“Okay” mi rispose attenta.
“Alle volte certe situazioni si sbloccano solo affrontandole di petto. Nel tuo caso mi sento di dirti che, forse, troviamo la soluzione se cerchiamo di realizzare quello che tu in maniera un po’ fosca stai pensando”.
“Cosa vuoi dire?” Mi domandò perplessa.
“Io penso che tu sei inconsciamente attratta da un’ esperienza un po’ trucida, volgare, dove tu sia in balia di uomini rozzi, che ti trattano male, ti smanacciano, magari ti scopano in modi spicci. Non che sia la tua natura, ti conosco ormai abbastanza bene per sapere che sei l’ esatto opposto di questo, però quella sera ha innescato in te un processo psicologico che forse riusciamo ad invertire se in qualche modo lo favoriamo.” Lei mi guardava sempre più perplessa.
“Cosa voglio dire? Voglio dire che possiamo cercare di creare una situazione in cui accada quello che inconsciamente stai desiderando in questo momento; ovviamente non lo farai da sola, ci sarò io a proteggerti. Tu saresti disponibile a fare questo?”
“Ma come? E con chi?”
“Potrei cercare di contattare un mio amico rumeno, Zorin, è un ragazzo giovane, avrà 30/35 anni, che conosco perché me lo mandarono per un lavoretto in casa e da allora lo chiamo sempre perché è molto bravo e chiede poco. Lui vive a Ladispoli dove c’ è una folta comunità rumena, credo viva con alcuni suoi connazionali e mi raccontava che a Ladispoli i rumeni hanno alcuni locali come punto di aggregazione tra connazionali. Se vuoi lo chiamo e vedo se posso organizzare qualcosa. Sei d’ accordo?”
Sara era molto perplessa, non si aspettava la mia proposta e non sapeva cosa dire. Parlammo ancora un po’, poi le dissi di pensarci e di farmi sapere. Dopo qualche giorno venne da me e mi disse che era d’ accordo; era dispiaciuta da morire di fare ancora qualcosa di negativo al marito, sperava che io non pensassi troppo male di lei, però forse era meglio che facesse qualcosa, perché non riusciva proprio a togliersi quel pensiero dalla testa.
Contattai Zorin col quale mi misi d’ accordo di trovarci in un Pub-Disco a Ladispoli: ovviamente non gli dissi nulla di compromettente su Sara. La mia intenzione era quella di un’ uscita perlustrativa di un certo ambiente e vedere la reazione di Sara; se la reazione era positiva allora avremmo organizzato qualcosa di più “serio”.
Quando avevo conosciuto Sara le avevo consigliato di ritagliarsi un piccolo spazio temporale per se stessa, spazio in cui coltivare suoi eventuali interessi o semplicemente per non dover stare sempre in casa col marito; mi diede ascolto, ne parlò con Franco e concordarono un’ uscita settimanale a testa. Questo facilitava molto il mio progetto, per cui organizzai la cosa in maniera che il giorno di “libertà” coincidesse con la nostra uscita.
Quella sera Sara si era vestita sexy ma non troppo, come le avevo suggerito, arrivammo al Pub-Disco e trovammo subito Zorin; questi è un bel ragazzo, gentile ed educato. Dopo i primi saluti ed un primo brindisi, scendemmo verso la “Disco” (in verità è uno scantinato adibito a balera), erano solo le 10 ma già funzionava, c’ era un po’ di gente e la musica a tutto volume. Zorin ci presentò alcuni suoi amici, che subito dimostrarono molto interesse per Sara. Io, per mio conto, avevo deciso di far capire chiaramente quello che volevamo, per cui cominciai a comportarmi in maniera molto volgare con Sara in maniera che il messaggio arrivasse chiarissimo.
“Allora cosa ne pensate della mia ragazza?” chiesi ad alta voce ”E’ bella , vero? Lei è sposata ma da qualche tempo viene con me, in genere stiamo a casa mia. Questa sera mi ha chiesto di uscire, perché voleva conoscere un po’ di gente, è un po’ birbantella e bisogna che le dia soddisfazione!” e dicendo questo la stringevo a me, la baciavo, le palpavo ostentatamente il culo. Lei era perplessa, ma le sussurrai che sapevo quello che stavo facendo. Volevo che subito pensassero a lei come a una facile preda e che cominciassero subito a fare qualcosa.
Dopo poco uno dei ragazzi la invitò a ballare, lei accettò senza problemi e così cominciò una serie di inviti a ballare, ogni ragazzo provava a fare qualcosa: tutti la stringevano forte, anche se non c’ erano lenti, tutti si strusciavano con modi non sempre eleganti, cercavano di accarezzarla, di baciarla. Lei si lasciava fare abbastanza, poi veniva da me un po’ confusa ma eccitata e allegra.
“Sono tutti infoiati! Mi strusciano tutti il cazzo sulla pancia!”
“E ti piace?” Le chiesi
”Mi diverte!”
“Sei eccitata?”
“Un po’” e ritornò a ballare.
Dopo una mezz’ ora di questo trattamento, tre ragazzi, casualmente i più affascinanti, proposero a Sara di bere qualcosa, si spostarono di un paio di metri alla fine del bancone e si misero attorno a lei che si era appoggiata al bancone. Io tenevo sotto controllo la situazione per evitare che la situazione degenerasse. I ragazzi facevano battute, poco a poco cominciarono ad accarezzarle i capelli, poi a sbaciucchiarla a turno, poi a toccarle le braccia.
Lei era palesemente compiaciuta di tutte queste attenzioni, era eccitatissima, si voltava di tanto in tanto verso di me e sempre mi sorrideva. Le carezze si facevano sempre più pesanti, le mani erano sui fianchi, sul culo, sulle tette; ad un certo punto le presero il bicchiere dalla mano, lo posero sul bancone e vidi nitidamente che le prendevano le due mani per abbassarle. Lei lasciava fare, si vedeva che le piaceva, aveva lo sguardo molto divertito. Lei stava chiaramente toccando il cazzo di almeno due ragazzi, mentre questi ormai stavano facendo di tutto senza ritegno, uno la baciava in bocca, un altro le strizzava una tetta ed il terzo non vedevo bene cosa faceva perché si era un po’ abbassato e, probabilmente, stava toccando la fica di Sara.
A questo punto decisi di intervenire, mi avvicinai e molto gentilmente, ma con altrettanta fermezza, dissi ai ragazzi che dovevamo andare e che Sara veniva via con me. In macchina parlammo di quello che era successo.
“Sei contenta della serata?”
“Si, mi sono divertita”
“Se non ti portavo via quei tre ti scopavano lì sul bancone”
“Credo anch’ io. Però ero molto tranquilla: avevo visto che tu stavi controllando tutto e anche per questo mi sono lasciata andare un po’, avevo il mio “angelo protettore”!” disse ridendo.
“Come erano i cazzi?”
“Erano duri come il marmo; il ragazzo più bello, si chiama Vasile, mi piace molto, ce l’ ha bello grande, forse come il tuo”
“Ho visto che ti piace, ti sei fatta fare anche un bel lingua in bocca da lui.”
“Si, mi piace proprio, è un po’ rozzo però mi intriga molto”
“Sono queste le situazioni che immagini?”
“Si, un po’ è così, forse le penso anche più sordide”
“Adesso sai che cosa possiamo fare, pensaci e dimmi se vuoi andare avanti”.
Ci pensò qualche giorno, venne da me, volle fare l’ amore con me (era da prima della sua “confessione” che non lo facevamo) e poi, nella consueta posizione di spegni-moccolo mi disse che voleva vivere l’ esperienza come l’ avevo immaginata io; non sapeva cosa fosse, ma si fidava di me e si metteva nelle mie braccia.
Mi misi all’ opera, l’ organizzazione non fu facile: volevo fare l’ incontro di pomeriggio e i ragazzi rumeni avevano problemi di lavoro, ma alla fine ci accordammo; raccomandai a Zorin di portare anche Vasile.
Il giorno era quello di “libertà” di Sara, lei avrebbe preso mezza giornata di ferie così avremmo avuto a disposizione anche la sera; andai a prenderla in ufficio e ci dirigemmo direttamente verso Ladispoli. Le avevo imposto un abbigliamento molto semplice: sandali con zeppa alta di sughero, una gonna a fiorellini lunga fino alle caviglie ed una camicetta bianca con qualche fiorellino, abbastanza scollata e, soprattutto, di tessuto molto leggero, assenza totale di intimo, doveva farli schiattare!!! Si cambiò in macchina, sembrava calma e serena, però man mano che ci avvicinavamo sembrava sempre più nervosa e parlava sempre meno.
L’ appuntamento era a casa di Zorin, arrivammo, scendemmo dalla macchina, io presi la mia videocamera con la quale volevo immortalare tutto quello che sarebbe accaduto, presi sotto braccio Sara e le sussurrai:
“Eccoci, è il gran momento! Ricordati quello che ti ho detto, fai quello che vuoi ma se in qualsiasi momento ti vuoi fermare devi solo dirmelo, okay?” Mi ero messo d’ accordo anche con Zorin su questo punto.
“Si” sussurrò e cominciammo a salire le scale.
Zorin ci aprì la porta del suo appartamento e ci salutò con molta cordialità, entrammo c’ erano anche quattro altri rumeni, i tre che avevano già “pomiciato” Sara al Pub-Disco ed un altro loro amico. Ci furono i soliti saluti, un po’ formali, non molto calorosi, un certo imbarazzo. Entrammo in una stanza abbastanza grande che fungeva da soggiorno: c’ era un tavolo con alcune sedie in un lato, un divano ed un mobile con la televisione, tutto piuttosto squallido.
“Allora ragazzi” dissi “Avete visto che bella sorpresa vi ho fatto? Non vi aspettavate di vedere ancora Sara!!” Cominciarono a sorridere divertiti.
“Il fatto è che a Sara siete risultati simpatici e allora mi ha detto: “Perché non andiamo a trovare i nostri amici rumeni, sono stati così gentili e carini l’ altra volta! Chiaramente non potevo dirle di no, così abbiamo deciso di passare un pomeriggio a Ladispoli; sono sicuro che ci aiuterete a far passare un bel pomeriggio a Sara, non è vero?” continuai con molta enfasi; e per non lasciare nemmeno un piccolo dubbio aggiunsi:
“Però qui c’ è troppa luce, mi da fastidio, possiamo chiudere le tapparelle, così creiamo un’ atmosfera più intima? Ho anche portato la video camera in modo da avere un bel ricordo.”
I ragazzi furono certi che quello che si aspettavano sarebbe successo, sorrisero complici e si fecero del loro meglio per rendere il momento più “friendly” possibile: chiusero le tapparelle, accesero lo stereo e posero della musica (rumena), portarono qualcosa da bere. Sara, intanto, era ammutolita, stava abbracciata a me, senza dire una parola, rigida, non riuscivo a capire cosa le passasse per la testa. Dopo qualche minuto ripresi a parlare:
“Non avete ancora detto niente a Sara! Avete visto come le ho detto di vestirsi? Sembra quasi una rumena, non è vero? E’ stato in vostro onore. Però non le avete fatto nessun complimento, l’ altra sera al Pub-Disco eravate molto più divertenti e a Sara era piaciuto tanto! Tu, Vasile, soprattutto, Sara mi ha detto che le sei molto simpatico, non hai dato neanche un bacetto a Sara!”
Ovviamente Vasile non se lo fece ripetere due volte e prese subito Sara tra le braccia e le diede un casto bacetto sulla guancia; lo stesso fecero gli altri e tutti si fermarono vicino a noi, Sara era ancora al mio braccio, ma sembrava cominciare a sgelarsi.
“Sara mi ha detto che le avete fatto un mucchio di complimenti l’ altra sera e che le avete dimostrato la vostra ammirazione in maniera molto chiara” insistetti mettendole un braccio dietro al culo e palpandoglielo in maniera palese davanti a tutti.
“Certo che se rimanete così freddi, Sara rimane delusa e io non saprei cosa fare!”
Questo segnale così esplicito li fece muovere, uno di loro si avvicinò le diede un bacio vicino all’ orecchio aiutandosi con la lingua e le carezzò un fianco; poi un altro cominciò a carezzarle i capelli facendole dei complimenti, Vasile poi, forte dell’ esperienza precedente, le prese il viso tra le mani e la baciò a lungo sulla bocca.
Questo per Sara fu l’ inizio di un’ eccitazione che poco a poco si impadroniva di lei; la vedevo languida abbandonarsi al bacio di Vasile, il quale, però, fu scostato da un altro amico che voleva la sua parte. Tutti alternavano carezze sul corpo di Sara, le tette furono tormentate da otto mani, la lingua di ognuno di loro perlustrò la sua bocca, le sue mani furono appoggiate su i cazzi di tutti loro. Sara stava perdendo il controllo: sentirsi smanacciata in maniera così palese e volgare, sentire la voglia di tutti quei maschi per lei e solo per lei, la misero in uno stato di eccitazione quasi parossistico, cominciò, addirittura, a battere i denti in maniera incontrollata, si appoggiava a me con la schiena offrendo il corpo alle mani di tutti quei ragazzi.
“Avete visto come è vestita e vi è piaciuto, ma se le togliete i vestiti vi piacerà ancora di più” dissi per gettare ulteriore benzina sul fuoco. I due indumenti che rappresentavano il suo abbigliamento scomparvero in un battibaleno e Sara si ritrovò, completamente nuda, tra le mie braccia ed in balia di quattro maschi infoiati: era quello che voleva, il pensiero che da settimane la tormentava! Anche i ragazzi ormai si erano spogliato ed erano in semi-circolo davanti a lei, con i cazzi svettanti e continuavano a palpare il corpo di Sara in maniera sempre più pesante.
A questo punto avvenne un fatto che stupì pure me: Sara, ormai in preda ad un’ eccitazione tremenda, mentre menava due cazzi e mentre un ragazzo le succhiava un capezzolo, ebbe un rigurgito di piacere quasi bestiale, si inarcò verso di me ed espulse dalla fica un piccolo blocco gelatinoso di muco mugolando per il godimento che le stavano dando.
La lasciai e andai da Zorin a prendere la mia video-camera che fino a quel momento aveva usato lui, gli permisi di unirsi alla “festa” e cominciai a riprendere. Ormai Sara era in mezzo alle braccia di tutti, baciava tutti lingua in bocca, si faceva palpare da tutti, toccava tutti, menava i cazzi di tutti; ad un certo punto decise di inginocchiarsi in mezzo ai ragazzi e spompinarli tutti: era un’ altra delle sue fantasie che mi aveva confessato mentre guardavamo qualche film porno, essere la regina di una gang-bang! Li succhiò tutti con grande bravura, ma non li fece godere, aveva altro per la testa: si alzò, tirò a sé Vasile ed un altro e li baciò con trasporto; gli altri stavano intorno guardando e menandosi il cazzo. Vasile e l’ amico la presero in mezzo, uno davanti e uno di dietro, e le toccavano tutto il corpo. Non nascondo che vedere Sara nuda messa a sandwich tra due ragazzi nudi, con un cazzo appoggiato alla pancia e l’ altro sulle chiappe e il fondo schiena, palpata, baciata, slinguazzata, insultata, smanacciata, sditalinata, inculata con un dito è stata una delle scene più erotiche cui ho mai assistito..
Dopo alcuni minuti di questo “lavoro”, Sara ha voluto realizzare l’ idea che aveva già da giorni e si è scopata Vasile: si misero sul divano e lui si è dato da fare per essere all’ altezza della situazione, l’ ha pompata con grande vigore per un bel po’ per poi sborrare con un urlo quasi animale.
A questo punto, a scanso di equivoci, sono di nuovo intervenuto:
“Brava Sara, hai fatto un bel lavoro, ma adesso devi essere gentile anche con gli altri amici; lo so che ti piace Vasile, ma anche gli altri sono stati carini con te, non trovi?” Mi guardò sorniona, si alzò dal divano, venne verso di me e mi diedi un bacio in bocca: “Il mio adorato maiale!!” mi disse e si mise in ginocchio in mezzo alla stanza, guardò quasi con sfida i ragazzi e cominciò a spompinarli di nuovo, questa volta decisa ad arrivare fino in fondo. Sapevo del talento di Sara nel fare pompini, per cui immaginavo che i ragazzi non avrebbero resistito molto per cui dissi:
“Ragazzi, quando Sara vi farà venire, voglio che le sborriate in faccia, sulle tette, sui capelli, sul corpo, mi avete capito?” E così fecero, Sara fu ricoperta di sborra, il suo viso era quasi una maschera, alcuni avevano avuto un’ eiaculazione da cavallo, lei era orgogliosa del lavoro fatto.
A quel punto mi venne un’ ispirazione, diedi la video-camera a Zorin, mi avvicinai a Sara e dissi:
“Adesso, ragazzi, vi faccio vedere chi è veramente Sara! Pensate che sia una troia? Si, lo è, la più grande di tutte. Pensate che sia un puttanone? Non potreste essere più precisi. Ma adesso vi faccio vedere che Sara è, soprattutto, una autentica cagna infoiata, che non ha un briciolo di dignità, che è solamente una vacca!” E così dicendo cominciai a farle un giochino che qualche volta avevamo fatto a casa. La distesi sul pavimento, era una scena grottesca, in penombra, con cinque uomini nudi intorno che la guardavano, lei nuda per terra con la faccia, il corpo ed i capelli coperti di sborra, mi inginocchiai al suo fianco e cominciai a masturbarla lentamente con un dito mettendoglielo nella fica ed andando su e giù molto lentamente. Poi mentre sentivo la fica rilassarsi sempre più infilai anche un secondo dito continuando il movimento. C’ era un silenzio irreale mentre facevo questo. Dopo alcuni minuti di questo trattamento, estrassi le dita dalla fica e le misi un dito nel culo, cominciando anche qui il movimento di su e giù molto lento; dopo un po’, sentendo che lo sfintere si rilassava, misi un secondo dito e continuai il movimento. Lento per un po’, poi cominciai ad accelerare il ritmo della masturbazione anale fino ad arrivare ad un ritmo velocissimo e ad un certo momento, Sara ebbe un orgasmo violentissimo accompagnato da un fantastico “squirting”, uno zampillo abbondante di quasi due metri mentre lei si inarcava con i lineamenti stravolti dall’ intensità dell’ orgasmo.
Sapevo che in questi casi si può arrivare ad un numero notevole di orgasmi consecutivi, per cui ho continuato il mio movimento masturbatorio fino a farla godere un’ altra volta, e poi un’ altra, e poi un’ altra ancora. Mi sono fermato quando sono arrivato al sesto orgasmo, Sara era stremata, sembrava in catalessi, probabilmente non aveva mai goduto tanto in vita sua.
E a questo punto le diedi il colpo di grazia e cominciai ad urlare:
“Avete visto chi è Sara? Avete mai visto una cosa del genere? Questa non è una donna, è la più grande troia del mondo! Pisciatele addosso, subito, non merita altro, questa fogna!” E così fecero, si avvicinarono e tutti le pisciarono addosso, lei aveva gli occhi sbarrati , l’ espressione stravolta, sembrava non credere a quello che stava accadendo e subì questo oltraggio fino in fondo.
Quando terminarono, chiesi a tutti di uscire, presi Sara, la aiutai ad alzarsi, la portai in bagno e le feci una doccia e la ripulii per bene: sembrava una bambola senza capacità di reazione, si lasciava fare docile; tornammo nel soggiorno, la rivestii e ce ne andammo. Tutto questo in un silenzio assoluto.
Durante il viaggio non parlammo per un lungo pezzo, poi lei disse solo:
“Zio Paolo, ma cosa sono diventata?”
“Sei diventata solo una donna più cosciente” le risposi e non dicemmo nulla fino a casa mia. Tutto si era svolto abbastanza rapidamente per cui arrivammo abbastanza presto, avevamo molto tempo per noi. Quando entrammo in casa, si spogliò immediatamente, si mise a letto, volle che la prendessi tra le braccia; la stringevo forte, lei cominciò a piagnucolare, poi a piangere sempre più forte, poi a singhiozzare disperatamente. Non diceva nulla ma piangeva come una fontana; ad un certo momento mi disse solo:
“Scopami” e lo feci con la più grande dolcezza di cui ero capace, lei continuava a piangere e stava abbarbicata a me , quasi avesse paura di perdere il contatto fisico con me; poi, finalmente, sentii arrivare il suo orgasmo, bello, intenso, lunghissimo, non più i gemiti rabbiosi delle ultime settimane, non più la rabbia sorda che usciva dal suo corpo, no, era di nuovo il placido godimento della mia Sara, con l’ espressione beata che ben conoscevo. Poi si addormentò e raramente ho provato tanta tenerezza per lei come in quel momento.
Però la cura funzionò! Dopo quel giorno, ad ogni nostro incontro, abbiamo parlato di quanto successo, ma serenamente, senza morbosità, senza rimpianti, era una nuova esperienza vissuta e Sara si era liberata di quel tarlo che l’ assillava; guardammo molte volte il filmato, Sara ne era a volte compiaciuta il più delle volte incredula di aver fatto quelle cose, ma ne parlava con leggerezza, aveva l’ atteggiamento di una che vedeva dall’ esterno, come se non fosse mai stata partecipe di quel fatto. Insomma, poco a poco, piuttosto rapidamente direi, da quel giorno Sara ritornò la ragazza allegra e ottimista che conoscevo e riprese (e riprendemmo) la vita di sempre.
La mia Cerbiatta era tornata a casa!
Ma cominciò a cambiare, era meno sorridente, più ombrosa, sembrava avere dentro qualcosa che la opprimeva; continuava a venire da me regolarmente, anzi quasi più di prima, voleva sempre fare sesso ma in maniera diversa, sembrava quasi rabbiosa, anche i suoi orgasmi sembravano più uno sfogo umorale che un momento di piacere. Ovviamente le chiedevo cosa non andava bene, ma lei non si apriva, sembrava chiudersi a riccio. Però io sono lo Zio Paolo e con la mia nipotina Sara ho usato tutta la pazienza e l’ esperienza che avevo e, finalmente, un giorno sputò l’ osso.
“Da un po’ di tempo” cominciò “ mi passa qualcosa di molto strano ed anche spiacevole. Tutto è cominciato una sera in cui ho litigato con mio marito; eravamo tutti e due nervosi e da una cosa stupida abbiamo fatto nascere una lite tremenda. Io mi sono arrabbiata fin quasi all’ isteria e, per sfogarmi un po’, sono uscita di casa. Erano circa le 10 di sera, ho preso il primo bus che passava e non ho neanche guardato dove andava; ero assorta nei miei pensieri e, solo quando il bus è arrivato al capolinea, mi sono resa conto che ero arrivata chissà dove.
Era il classico quartiere periferico, con casone grandi ed anonime o casette un po’ diroccate, fondamentalmente un grande squallore. Non so cosa mi ha preso, ma invece di tornare subito indietro, ho deciso di fare un giro in quel posto sconosciuto; mi aveva preso una voglia strana di qualcosa di sordido, di sporco, non so esattamente di cosa. Così ho cominciato a camminare, prima lungo le vie più illuminate, poi anche nei vicoli a volte oscuri; ero vestita normalmente ma, anche così, sola come ero, attiravo l’ attenzione. C’ erano diversi ragazzi soprattutto all’ uscita dei bar, molti stranieri, tutti mi guardavano con curiosità, alcuni facevano commenti anche pesanti, altri, addirittura, hanno cercato di accarezzarmi i capelli o mi hanno “invitata” a fare “qualcosa”. Io vivevo questi momenti con grande angustia ma totalmente incapace di tornare indietro; sembrava quasi che volessi che mi succedesse qualcosa di “strano”, di turpe, di “sporco”. Ho continuato a vagare per circa mezz’ ora, non è successo niente, sono tornata al bus e sono rientrata a casa, mi sono riconciliata con mio marito e l’ incidente si è chiuso lì, o almeno pensavo...
Si, perché, invece, da quel giorno non ho avuto più pace: ho cominciato a pensarci sempre di più, ogni giorno di più ed è diventata un’ ossessione. Vedo gli sguardi di quei ragazzi, sento le parole sconce di quegli stranieri, rivivo quell’ atmosfera assurda nella quale mi ero cacciata ed il peggio è che quasi mi dispiace che non sia successo niente. Non ho mai avuto la benchè minima attrazione da ambienti sordidi, volgari, miserabili ed ora mi trovo ossessionata da questo fatto, come se mi dispiacesse che qualcuno non mi ha violentato o non mi ha toccato in mezzo alla strada. Ma, Zio Paolo, questo sta condizionando la mia vita! Ci penso sempre anche quando scopo con mio marito e anche con te e non capisco perché. E non so cosa fare per togliermi questo pensiero dalla testa; oggi sono riuscita a parlarne con te, perché altrimenti impazzisco!”.
Non nego di essere rimasto sbigottito da questo racconto; Sara, la mia adorabile amica sempre allegra, ottimista, spensierata, sprofondata in un abisso tetro per un episodio apparentemente insignificante. Confesso che ero in difficoltà, volevo aiutarla ma, francamente, non sapevo come. Parlammo a lungo della cosa, anche nei giorni successivi e alla fine mi venne un’ idea.
“Senti” le dissi “Ho un’ idea per cercare di affrontare il tuo problema: Te la dico e poi mi dirai che ne pensi”
“Okay” mi rispose attenta.
“Alle volte certe situazioni si sbloccano solo affrontandole di petto. Nel tuo caso mi sento di dirti che, forse, troviamo la soluzione se cerchiamo di realizzare quello che tu in maniera un po’ fosca stai pensando”.
“Cosa vuoi dire?” Mi domandò perplessa.
“Io penso che tu sei inconsciamente attratta da un’ esperienza un po’ trucida, volgare, dove tu sia in balia di uomini rozzi, che ti trattano male, ti smanacciano, magari ti scopano in modi spicci. Non che sia la tua natura, ti conosco ormai abbastanza bene per sapere che sei l’ esatto opposto di questo, però quella sera ha innescato in te un processo psicologico che forse riusciamo ad invertire se in qualche modo lo favoriamo.” Lei mi guardava sempre più perplessa.
“Cosa voglio dire? Voglio dire che possiamo cercare di creare una situazione in cui accada quello che inconsciamente stai desiderando in questo momento; ovviamente non lo farai da sola, ci sarò io a proteggerti. Tu saresti disponibile a fare questo?”
“Ma come? E con chi?”
“Potrei cercare di contattare un mio amico rumeno, Zorin, è un ragazzo giovane, avrà 30/35 anni, che conosco perché me lo mandarono per un lavoretto in casa e da allora lo chiamo sempre perché è molto bravo e chiede poco. Lui vive a Ladispoli dove c’ è una folta comunità rumena, credo viva con alcuni suoi connazionali e mi raccontava che a Ladispoli i rumeni hanno alcuni locali come punto di aggregazione tra connazionali. Se vuoi lo chiamo e vedo se posso organizzare qualcosa. Sei d’ accordo?”
Sara era molto perplessa, non si aspettava la mia proposta e non sapeva cosa dire. Parlammo ancora un po’, poi le dissi di pensarci e di farmi sapere. Dopo qualche giorno venne da me e mi disse che era d’ accordo; era dispiaciuta da morire di fare ancora qualcosa di negativo al marito, sperava che io non pensassi troppo male di lei, però forse era meglio che facesse qualcosa, perché non riusciva proprio a togliersi quel pensiero dalla testa.
Contattai Zorin col quale mi misi d’ accordo di trovarci in un Pub-Disco a Ladispoli: ovviamente non gli dissi nulla di compromettente su Sara. La mia intenzione era quella di un’ uscita perlustrativa di un certo ambiente e vedere la reazione di Sara; se la reazione era positiva allora avremmo organizzato qualcosa di più “serio”.
Quando avevo conosciuto Sara le avevo consigliato di ritagliarsi un piccolo spazio temporale per se stessa, spazio in cui coltivare suoi eventuali interessi o semplicemente per non dover stare sempre in casa col marito; mi diede ascolto, ne parlò con Franco e concordarono un’ uscita settimanale a testa. Questo facilitava molto il mio progetto, per cui organizzai la cosa in maniera che il giorno di “libertà” coincidesse con la nostra uscita.
Quella sera Sara si era vestita sexy ma non troppo, come le avevo suggerito, arrivammo al Pub-Disco e trovammo subito Zorin; questi è un bel ragazzo, gentile ed educato. Dopo i primi saluti ed un primo brindisi, scendemmo verso la “Disco” (in verità è uno scantinato adibito a balera), erano solo le 10 ma già funzionava, c’ era un po’ di gente e la musica a tutto volume. Zorin ci presentò alcuni suoi amici, che subito dimostrarono molto interesse per Sara. Io, per mio conto, avevo deciso di far capire chiaramente quello che volevamo, per cui cominciai a comportarmi in maniera molto volgare con Sara in maniera che il messaggio arrivasse chiarissimo.
“Allora cosa ne pensate della mia ragazza?” chiesi ad alta voce ”E’ bella , vero? Lei è sposata ma da qualche tempo viene con me, in genere stiamo a casa mia. Questa sera mi ha chiesto di uscire, perché voleva conoscere un po’ di gente, è un po’ birbantella e bisogna che le dia soddisfazione!” e dicendo questo la stringevo a me, la baciavo, le palpavo ostentatamente il culo. Lei era perplessa, ma le sussurrai che sapevo quello che stavo facendo. Volevo che subito pensassero a lei come a una facile preda e che cominciassero subito a fare qualcosa.
Dopo poco uno dei ragazzi la invitò a ballare, lei accettò senza problemi e così cominciò una serie di inviti a ballare, ogni ragazzo provava a fare qualcosa: tutti la stringevano forte, anche se non c’ erano lenti, tutti si strusciavano con modi non sempre eleganti, cercavano di accarezzarla, di baciarla. Lei si lasciava fare abbastanza, poi veniva da me un po’ confusa ma eccitata e allegra.
“Sono tutti infoiati! Mi strusciano tutti il cazzo sulla pancia!”
“E ti piace?” Le chiesi
”Mi diverte!”
“Sei eccitata?”
“Un po’” e ritornò a ballare.
Dopo una mezz’ ora di questo trattamento, tre ragazzi, casualmente i più affascinanti, proposero a Sara di bere qualcosa, si spostarono di un paio di metri alla fine del bancone e si misero attorno a lei che si era appoggiata al bancone. Io tenevo sotto controllo la situazione per evitare che la situazione degenerasse. I ragazzi facevano battute, poco a poco cominciarono ad accarezzarle i capelli, poi a sbaciucchiarla a turno, poi a toccarle le braccia.
Lei era palesemente compiaciuta di tutte queste attenzioni, era eccitatissima, si voltava di tanto in tanto verso di me e sempre mi sorrideva. Le carezze si facevano sempre più pesanti, le mani erano sui fianchi, sul culo, sulle tette; ad un certo punto le presero il bicchiere dalla mano, lo posero sul bancone e vidi nitidamente che le prendevano le due mani per abbassarle. Lei lasciava fare, si vedeva che le piaceva, aveva lo sguardo molto divertito. Lei stava chiaramente toccando il cazzo di almeno due ragazzi, mentre questi ormai stavano facendo di tutto senza ritegno, uno la baciava in bocca, un altro le strizzava una tetta ed il terzo non vedevo bene cosa faceva perché si era un po’ abbassato e, probabilmente, stava toccando la fica di Sara.
A questo punto decisi di intervenire, mi avvicinai e molto gentilmente, ma con altrettanta fermezza, dissi ai ragazzi che dovevamo andare e che Sara veniva via con me. In macchina parlammo di quello che era successo.
“Sei contenta della serata?”
“Si, mi sono divertita”
“Se non ti portavo via quei tre ti scopavano lì sul bancone”
“Credo anch’ io. Però ero molto tranquilla: avevo visto che tu stavi controllando tutto e anche per questo mi sono lasciata andare un po’, avevo il mio “angelo protettore”!” disse ridendo.
“Come erano i cazzi?”
“Erano duri come il marmo; il ragazzo più bello, si chiama Vasile, mi piace molto, ce l’ ha bello grande, forse come il tuo”
“Ho visto che ti piace, ti sei fatta fare anche un bel lingua in bocca da lui.”
“Si, mi piace proprio, è un po’ rozzo però mi intriga molto”
“Sono queste le situazioni che immagini?”
“Si, un po’ è così, forse le penso anche più sordide”
“Adesso sai che cosa possiamo fare, pensaci e dimmi se vuoi andare avanti”.
Ci pensò qualche giorno, venne da me, volle fare l’ amore con me (era da prima della sua “confessione” che non lo facevamo) e poi, nella consueta posizione di spegni-moccolo mi disse che voleva vivere l’ esperienza come l’ avevo immaginata io; non sapeva cosa fosse, ma si fidava di me e si metteva nelle mie braccia.
Mi misi all’ opera, l’ organizzazione non fu facile: volevo fare l’ incontro di pomeriggio e i ragazzi rumeni avevano problemi di lavoro, ma alla fine ci accordammo; raccomandai a Zorin di portare anche Vasile.
Il giorno era quello di “libertà” di Sara, lei avrebbe preso mezza giornata di ferie così avremmo avuto a disposizione anche la sera; andai a prenderla in ufficio e ci dirigemmo direttamente verso Ladispoli. Le avevo imposto un abbigliamento molto semplice: sandali con zeppa alta di sughero, una gonna a fiorellini lunga fino alle caviglie ed una camicetta bianca con qualche fiorellino, abbastanza scollata e, soprattutto, di tessuto molto leggero, assenza totale di intimo, doveva farli schiattare!!! Si cambiò in macchina, sembrava calma e serena, però man mano che ci avvicinavamo sembrava sempre più nervosa e parlava sempre meno.
L’ appuntamento era a casa di Zorin, arrivammo, scendemmo dalla macchina, io presi la mia videocamera con la quale volevo immortalare tutto quello che sarebbe accaduto, presi sotto braccio Sara e le sussurrai:
“Eccoci, è il gran momento! Ricordati quello che ti ho detto, fai quello che vuoi ma se in qualsiasi momento ti vuoi fermare devi solo dirmelo, okay?” Mi ero messo d’ accordo anche con Zorin su questo punto.
“Si” sussurrò e cominciammo a salire le scale.
Zorin ci aprì la porta del suo appartamento e ci salutò con molta cordialità, entrammo c’ erano anche quattro altri rumeni, i tre che avevano già “pomiciato” Sara al Pub-Disco ed un altro loro amico. Ci furono i soliti saluti, un po’ formali, non molto calorosi, un certo imbarazzo. Entrammo in una stanza abbastanza grande che fungeva da soggiorno: c’ era un tavolo con alcune sedie in un lato, un divano ed un mobile con la televisione, tutto piuttosto squallido.
“Allora ragazzi” dissi “Avete visto che bella sorpresa vi ho fatto? Non vi aspettavate di vedere ancora Sara!!” Cominciarono a sorridere divertiti.
“Il fatto è che a Sara siete risultati simpatici e allora mi ha detto: “Perché non andiamo a trovare i nostri amici rumeni, sono stati così gentili e carini l’ altra volta! Chiaramente non potevo dirle di no, così abbiamo deciso di passare un pomeriggio a Ladispoli; sono sicuro che ci aiuterete a far passare un bel pomeriggio a Sara, non è vero?” continuai con molta enfasi; e per non lasciare nemmeno un piccolo dubbio aggiunsi:
“Però qui c’ è troppa luce, mi da fastidio, possiamo chiudere le tapparelle, così creiamo un’ atmosfera più intima? Ho anche portato la video camera in modo da avere un bel ricordo.”
I ragazzi furono certi che quello che si aspettavano sarebbe successo, sorrisero complici e si fecero del loro meglio per rendere il momento più “friendly” possibile: chiusero le tapparelle, accesero lo stereo e posero della musica (rumena), portarono qualcosa da bere. Sara, intanto, era ammutolita, stava abbracciata a me, senza dire una parola, rigida, non riuscivo a capire cosa le passasse per la testa. Dopo qualche minuto ripresi a parlare:
“Non avete ancora detto niente a Sara! Avete visto come le ho detto di vestirsi? Sembra quasi una rumena, non è vero? E’ stato in vostro onore. Però non le avete fatto nessun complimento, l’ altra sera al Pub-Disco eravate molto più divertenti e a Sara era piaciuto tanto! Tu, Vasile, soprattutto, Sara mi ha detto che le sei molto simpatico, non hai dato neanche un bacetto a Sara!”
Ovviamente Vasile non se lo fece ripetere due volte e prese subito Sara tra le braccia e le diede un casto bacetto sulla guancia; lo stesso fecero gli altri e tutti si fermarono vicino a noi, Sara era ancora al mio braccio, ma sembrava cominciare a sgelarsi.
“Sara mi ha detto che le avete fatto un mucchio di complimenti l’ altra sera e che le avete dimostrato la vostra ammirazione in maniera molto chiara” insistetti mettendole un braccio dietro al culo e palpandoglielo in maniera palese davanti a tutti.
“Certo che se rimanete così freddi, Sara rimane delusa e io non saprei cosa fare!”
Questo segnale così esplicito li fece muovere, uno di loro si avvicinò le diede un bacio vicino all’ orecchio aiutandosi con la lingua e le carezzò un fianco; poi un altro cominciò a carezzarle i capelli facendole dei complimenti, Vasile poi, forte dell’ esperienza precedente, le prese il viso tra le mani e la baciò a lungo sulla bocca.
Questo per Sara fu l’ inizio di un’ eccitazione che poco a poco si impadroniva di lei; la vedevo languida abbandonarsi al bacio di Vasile, il quale, però, fu scostato da un altro amico che voleva la sua parte. Tutti alternavano carezze sul corpo di Sara, le tette furono tormentate da otto mani, la lingua di ognuno di loro perlustrò la sua bocca, le sue mani furono appoggiate su i cazzi di tutti loro. Sara stava perdendo il controllo: sentirsi smanacciata in maniera così palese e volgare, sentire la voglia di tutti quei maschi per lei e solo per lei, la misero in uno stato di eccitazione quasi parossistico, cominciò, addirittura, a battere i denti in maniera incontrollata, si appoggiava a me con la schiena offrendo il corpo alle mani di tutti quei ragazzi.
“Avete visto come è vestita e vi è piaciuto, ma se le togliete i vestiti vi piacerà ancora di più” dissi per gettare ulteriore benzina sul fuoco. I due indumenti che rappresentavano il suo abbigliamento scomparvero in un battibaleno e Sara si ritrovò, completamente nuda, tra le mie braccia ed in balia di quattro maschi infoiati: era quello che voleva, il pensiero che da settimane la tormentava! Anche i ragazzi ormai si erano spogliato ed erano in semi-circolo davanti a lei, con i cazzi svettanti e continuavano a palpare il corpo di Sara in maniera sempre più pesante.
A questo punto avvenne un fatto che stupì pure me: Sara, ormai in preda ad un’ eccitazione tremenda, mentre menava due cazzi e mentre un ragazzo le succhiava un capezzolo, ebbe un rigurgito di piacere quasi bestiale, si inarcò verso di me ed espulse dalla fica un piccolo blocco gelatinoso di muco mugolando per il godimento che le stavano dando.
La lasciai e andai da Zorin a prendere la mia video-camera che fino a quel momento aveva usato lui, gli permisi di unirsi alla “festa” e cominciai a riprendere. Ormai Sara era in mezzo alle braccia di tutti, baciava tutti lingua in bocca, si faceva palpare da tutti, toccava tutti, menava i cazzi di tutti; ad un certo punto decise di inginocchiarsi in mezzo ai ragazzi e spompinarli tutti: era un’ altra delle sue fantasie che mi aveva confessato mentre guardavamo qualche film porno, essere la regina di una gang-bang! Li succhiò tutti con grande bravura, ma non li fece godere, aveva altro per la testa: si alzò, tirò a sé Vasile ed un altro e li baciò con trasporto; gli altri stavano intorno guardando e menandosi il cazzo. Vasile e l’ amico la presero in mezzo, uno davanti e uno di dietro, e le toccavano tutto il corpo. Non nascondo che vedere Sara nuda messa a sandwich tra due ragazzi nudi, con un cazzo appoggiato alla pancia e l’ altro sulle chiappe e il fondo schiena, palpata, baciata, slinguazzata, insultata, smanacciata, sditalinata, inculata con un dito è stata una delle scene più erotiche cui ho mai assistito..
Dopo alcuni minuti di questo “lavoro”, Sara ha voluto realizzare l’ idea che aveva già da giorni e si è scopata Vasile: si misero sul divano e lui si è dato da fare per essere all’ altezza della situazione, l’ ha pompata con grande vigore per un bel po’ per poi sborrare con un urlo quasi animale.
A questo punto, a scanso di equivoci, sono di nuovo intervenuto:
“Brava Sara, hai fatto un bel lavoro, ma adesso devi essere gentile anche con gli altri amici; lo so che ti piace Vasile, ma anche gli altri sono stati carini con te, non trovi?” Mi guardò sorniona, si alzò dal divano, venne verso di me e mi diedi un bacio in bocca: “Il mio adorato maiale!!” mi disse e si mise in ginocchio in mezzo alla stanza, guardò quasi con sfida i ragazzi e cominciò a spompinarli di nuovo, questa volta decisa ad arrivare fino in fondo. Sapevo del talento di Sara nel fare pompini, per cui immaginavo che i ragazzi non avrebbero resistito molto per cui dissi:
“Ragazzi, quando Sara vi farà venire, voglio che le sborriate in faccia, sulle tette, sui capelli, sul corpo, mi avete capito?” E così fecero, Sara fu ricoperta di sborra, il suo viso era quasi una maschera, alcuni avevano avuto un’ eiaculazione da cavallo, lei era orgogliosa del lavoro fatto.
A quel punto mi venne un’ ispirazione, diedi la video-camera a Zorin, mi avvicinai a Sara e dissi:
“Adesso, ragazzi, vi faccio vedere chi è veramente Sara! Pensate che sia una troia? Si, lo è, la più grande di tutte. Pensate che sia un puttanone? Non potreste essere più precisi. Ma adesso vi faccio vedere che Sara è, soprattutto, una autentica cagna infoiata, che non ha un briciolo di dignità, che è solamente una vacca!” E così dicendo cominciai a farle un giochino che qualche volta avevamo fatto a casa. La distesi sul pavimento, era una scena grottesca, in penombra, con cinque uomini nudi intorno che la guardavano, lei nuda per terra con la faccia, il corpo ed i capelli coperti di sborra, mi inginocchiai al suo fianco e cominciai a masturbarla lentamente con un dito mettendoglielo nella fica ed andando su e giù molto lentamente. Poi mentre sentivo la fica rilassarsi sempre più infilai anche un secondo dito continuando il movimento. C’ era un silenzio irreale mentre facevo questo. Dopo alcuni minuti di questo trattamento, estrassi le dita dalla fica e le misi un dito nel culo, cominciando anche qui il movimento di su e giù molto lento; dopo un po’, sentendo che lo sfintere si rilassava, misi un secondo dito e continuai il movimento. Lento per un po’, poi cominciai ad accelerare il ritmo della masturbazione anale fino ad arrivare ad un ritmo velocissimo e ad un certo momento, Sara ebbe un orgasmo violentissimo accompagnato da un fantastico “squirting”, uno zampillo abbondante di quasi due metri mentre lei si inarcava con i lineamenti stravolti dall’ intensità dell’ orgasmo.
Sapevo che in questi casi si può arrivare ad un numero notevole di orgasmi consecutivi, per cui ho continuato il mio movimento masturbatorio fino a farla godere un’ altra volta, e poi un’ altra, e poi un’ altra ancora. Mi sono fermato quando sono arrivato al sesto orgasmo, Sara era stremata, sembrava in catalessi, probabilmente non aveva mai goduto tanto in vita sua.
E a questo punto le diedi il colpo di grazia e cominciai ad urlare:
“Avete visto chi è Sara? Avete mai visto una cosa del genere? Questa non è una donna, è la più grande troia del mondo! Pisciatele addosso, subito, non merita altro, questa fogna!” E così fecero, si avvicinarono e tutti le pisciarono addosso, lei aveva gli occhi sbarrati , l’ espressione stravolta, sembrava non credere a quello che stava accadendo e subì questo oltraggio fino in fondo.
Quando terminarono, chiesi a tutti di uscire, presi Sara, la aiutai ad alzarsi, la portai in bagno e le feci una doccia e la ripulii per bene: sembrava una bambola senza capacità di reazione, si lasciava fare docile; tornammo nel soggiorno, la rivestii e ce ne andammo. Tutto questo in un silenzio assoluto.
Durante il viaggio non parlammo per un lungo pezzo, poi lei disse solo:
“Zio Paolo, ma cosa sono diventata?”
“Sei diventata solo una donna più cosciente” le risposi e non dicemmo nulla fino a casa mia. Tutto si era svolto abbastanza rapidamente per cui arrivammo abbastanza presto, avevamo molto tempo per noi. Quando entrammo in casa, si spogliò immediatamente, si mise a letto, volle che la prendessi tra le braccia; la stringevo forte, lei cominciò a piagnucolare, poi a piangere sempre più forte, poi a singhiozzare disperatamente. Non diceva nulla ma piangeva come una fontana; ad un certo momento mi disse solo:
“Scopami” e lo feci con la più grande dolcezza di cui ero capace, lei continuava a piangere e stava abbarbicata a me , quasi avesse paura di perdere il contatto fisico con me; poi, finalmente, sentii arrivare il suo orgasmo, bello, intenso, lunghissimo, non più i gemiti rabbiosi delle ultime settimane, non più la rabbia sorda che usciva dal suo corpo, no, era di nuovo il placido godimento della mia Sara, con l’ espressione beata che ben conoscevo. Poi si addormentò e raramente ho provato tanta tenerezza per lei come in quel momento.
Però la cura funzionò! Dopo quel giorno, ad ogni nostro incontro, abbiamo parlato di quanto successo, ma serenamente, senza morbosità, senza rimpianti, era una nuova esperienza vissuta e Sara si era liberata di quel tarlo che l’ assillava; guardammo molte volte il filmato, Sara ne era a volte compiaciuta il più delle volte incredula di aver fatto quelle cose, ma ne parlava con leggerezza, aveva l’ atteggiamento di una che vedeva dall’ esterno, come se non fosse mai stata partecipe di quel fatto. Insomma, poco a poco, piuttosto rapidamente direi, da quel giorno Sara ritornò la ragazza allegra e ottimista che conoscevo e riprese (e riprendemmo) la vita di sempre.
La mia Cerbiatta era tornata a casa!
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