Dolcetti

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Dolcetti
Poco dopo che la nostra famiglia si era trasferita nella nuova città, nella mia scuola trovai la migliore amica in assoluto. Il suo nome è Jessica. Anche i nostri nomi suonavano insieme come la musica: Jessica e Cynzia. Andavamo entrambe pazze per Brat Pit, o anche dei Back Street Boys e odiavamo ambedue la storia ed il latino.
Ma c'erano anche differenze. Lei amava la matematica, mentre io amavo le lingue, in special modo l’inglese. Ma comunque in una cosa eravamo perfettamente d’accordo che l’insegnante di ginnastica era tutto da coccolare tanto era carino.
Un giorno avvenne qualcosa di strano. Jessica pernottava da noi, perché volevamo guardare un film insieme. I miei genitori erano via per il fine settimana, perché volevano rilassarsi, o meglio riposarsi dalla vita quotidiana, lavoro e famiglia ecc. hanno detto.
Durante il film, eravamo distese come al solito l’una accanto l’altra nel mio letto, questo essendo non molto largo ci imponeva di stare strette sotto la coperta mentre guardavamo il televisore.
Questa volta però era diverso dalle altre volte, in qualche modo non avevo mai sentito la sua vicinanza cosi intensiva. E Jessica sembrava che si sentisse anche lei un po’ in disagio. A me venivano strane fantasie, che sentivo a volte solo quando ero sola. Non capivo cosa fosse ma non volevo che Jessica se ne accorgesse. Ad un certo punto sentii uscire da sotto la coperta un odore strano, pungente ma nello stesso tempo incredibilmente seducente. Non sapevo cosa fosse, era proprio così incredibilmente eccitante e mi accorsi che i miei capezzoli si indurirono.
Nella prossima pausa pubblicitaria, mi alzai velocemente per andare a prendere qualcosa da bere. In cucina mi accorsi che le mie mutandine erano inumidite. Mi sono toccata con la mano sopra la mia passerina e difatti era tutto bagnato. Sentivo anche l'odore, ma non avevo fatto la pipì. Non riuscivo a capire cosa fosse ed ero decisamente sconvolta. Mi dissi di non rimettermi troppo attaccata a Jessica quando sarei risalita per evitare che la cosa si ripetesse. Avevo paura di non essere in grado di spiegare cosa fosse se Jessica se ne sarebbe accorta.
Quando sono tornata in camera rimasi impietrita sulla porta, Jessica si era tolta la sua camicia da notte e l’aveva gettata sul divanetto in fondo al letto. La coperta l’aveva tirata fino al collo ma io immaginavo, sapevo che lei stava lì sotto solo con le sue mutandine. Ma mentre mi guardava, mi sono resa conto che anche lei aveva provato gli stessi sentimenti che avevo provato io.
La pausa pubblicitaria era finita e noi ci siamo di nuovo distese l’una accanto all’altra. Nell’infilarmi sotto la coperta ho visto il seno nudo di Jessica con i capezzoli retti. Lei mi guardò con un sorrisino e con la punta del suo indice spinse sul mio capezzolo come dire “anche i tuoi sono eretti”. Insieme siamo scoppiate in una risata e ci siamo coccolate di nuovo vicino strette strette.
Ora era tutta un’altra cosa, sentire il suo corpo quasi nudo attaccato al mio, la sua pelle calda che premeva contro la mia T-Shirt, ad un tratto ho sentito un suo capezzolo duro spingere sul mio braccio. Ho girato la testa per guardarla e nello stesso istante ho sentito la sua mano scivolare sotto la mia maglietta, accarezzandomi la pancia salì verso l’alto fino a raggiungere il mio seno. Dentro di me ho cominciato a tremare. Non volevo, ma era troppo bello e ne sentivo il bisogno. Quando poi le sue dita hanno preso il mio capezzolo strizzandolo, mi sono lasciata andare e mi sono goduta quella sensazione del momento.
Ormai era oltrepassato il punto critico e Jessica, vedendomi disposta ad assecondarla mi aiutò a togliermi la canotta lasciando anche a me a torso nudo. Quello che vidde evidentemente le piacque abbastanza che si spinse in avanti e prese il mio capezzolo tra le sue labbra mentre con la mano lo massaggiava. Io sentii il mio cuore battere come un forsennato e un tremore mi assalì, era meraviglioso quello che provavo anche se non lo concepivo, non lo capivo. Anch’io presi con tenerezza il suo seno massaggiandolo e accarezzandolo, la punta della mia lingua passò sul suo capezzolo e lei scattò come avesse ricevuto una scossa elettrica. Il suo respiro si bloccò per un attimo e stralunò gli occhi.
Io sentii il suo alito caldo sul mio viso e in quell’istante mi baciò, fu un corto, rapido accostarsi delle nostre labbra, quasi furtivo, ma con quel gesto si aprirono per noi nuovi orizzonti. Io sapevo che lei ora aspettava una mia reazione, per questo io accostai il mio viso al suo e lentamente la baciai, questa volta però a lungo, teneramente con le mie labbra semiaperte massaggiai le sue, a lungo succhiando leggermente quel sentimento che saliva dai nostri corpi e si protraeva attraverso le nostre labbra. La sua lingua si spinse lentamente verso la mia bocca ed io la lasciai entrare, le nostre lingue si incontrarono ed iniziarono una danza sensuale, delicata e tenerissima. Io assaggiavo la sua saliva e lei la mia, già questo mi faceva provare una eccitazione sconosciuta fino ad all’ora.
Non saprei quanto tempo sia passato ma per me fu come una deliziosa eternità.
Ci staccammo lentamente guardandoci sorridenti negli occhi, poi lei mi disse: “Io ho visto nella nostra cantina, due donne del nostro palazzo che facevano l’amore” Il suo viso era diventato rosso dalla eccitazione. “E che cosa hanno fatto?" Chiesi. Mentre gli occhi di Jessica cominciarono a brillare. "Difficile da spiegare, aspetta, se vuoi te lo faccio vedere. Ma bisogna sdraiarsi. E tu non fare niente, va bene?" A quel punto lei era veramente molto eccitata. Mi invitò a sdraiarmi sul letto e poi mi allargò le gambe.
Mi sono sentita davvero ignorante, sapevo del sesso fra maschi e femmine, ma due donne? Mi accorsi comunque che lei con me voleva provare qualcosa di completamente nuovo, entusiasmante e senz’altro da lei agognato da lungo tempo.
Appena mi ero distesa lei già si sdraiò tra le mie gambe. Con le punta delle dita iniziò ad accarezzare sopra le mie mutandine, nel frattempo erano inzuppate al massimo. Mentre mi accarezzava le sue labbra scivolarono all'interno delle mie cosce facendomi rabbrividire. “Bisogna chiudere gli occhi, Cynzia," mi disse, “Chiudi gli occhi e goditi di quel che ti faccio”.
Ma io non ci riuscivo a tenere a lungo gli occhi chiusi, continuamente volevo guardare in basso per essere sicura di non sognare. Ma io non stavo sognando. Jessica con la sua bocca era arrivata nel mio punto più intimo e baciava, succhiava sopra le mutandine esattamente il mio gioiellino ormai gonfio e sensibile.
Jessica sapeva esattamente quello che stava facendo. Le mie dita si aggrapparono spasmodicamente al letto. Con la mano mi chiusi la bocca per non gridare. Ma poi, mentre lei spostò le mutandine da un lato e spinse la sua lingua tra le labbra della mia micetta fradicia di umori, non riuscii più a soppore quel meraviglioso martirio. Un grido animalesco proruppe dalla mia gola. Con difficoltà riuscii a tenere quasi fermo il mio grembo per far sì che Jessica potesse portare a termine quel che aveva iniziato. Io sentivo di essere alle porte di un qualcosa di tremendamente meraviglioso.
Jessica leccava senza pausa avidamente tra la mia labbra gonfie. Lei conosceva esattamente dove trovare il mio punto più sensibile. Ed è quello che lei gustava e assaporava con molto piacere.
"No, Jessica!" Gemetti di nuovo, io non riuscivo più a resistere a questi fortissimi sentimenti. Ma era troppo bello, e poi: "Più forte Jessica, ancora, ancora" gemevo.
Da lì fu tutto una questione di pochi attimi. Improvvisamente le contrazioni dentro di me si intensificarono. Non sentivo più la lingua di Jessica. I suoi colpi di lingua venivano sommersi dagli incredibili stimoli sensoriali fino a quando raggiunsi il flash totale. Fu come una tempesta dove fui colpita più volte da fulmini, saette, prorompenti dal mio bassoventre squarciarono il mio cervello.
Quando mi ripresi, respirando affannosamente cercai di capire cosa mi era successo, Jessica giaceva accanto a me guardandomi raggiante. “Bé? Cosa ne dici? Non è stato enorme?" Io annuii col capo ancora senza fiato.
Ci coccolammo abbracciandoci per un po’. Una volta rimessa le domandai: "Dovrei farlo anche con te ora?" Jessica mi guardò esitante, ma poi disse “Tu non devi fare nulla all’infuori di quello che vuoi fare” Nel suo viso lessi “Ed io ne sarei felice”
Io le presi il viso tra le mie mani e la baciai dolcemente sulle sue labbra profumate della mia rugiada, con la mia lingua raccolsi i resti del mio miele che aveva un profumo quasi di salsedine. “Non desidero altro che di ridarti un po’ di quel paradiso che mi hai fatto conoscere” le dissi.
Ancora baciandoci le sfilai le sue mutandine constatando quanto fossero bagnate, io mi distesi poi al suo fianco e seguitando al baciarla feci viaggiare le mie mani. Deliziose sensazione salivano dai miei polpastrelli fino al cervello per poi diffondersi nel mio corpo, era delizioso accarezzarla. Anche lei ne godeva, si contorceva sul letto come un serpente. Il suo bassoventre sempre più spinto verso la mia mano che si appoggiò sulla sua micetta fradicia di succulento miele. Le mie labbra seguirono la scia lasciata dalle mie mani e finalmente raggiunsi il suo epicentro, ad occhi chiusi godetti del suo profumo intenso.
Lentamente feci scendere la mia lingua dal suo monte di venere verso il suo grilletto, gonfio ed eretto quasi come un minuscolo pene, già uscito dal suo nascondiglio pronto a ricevermi. Al primo tocco scattò come fosse morsa da una tarantola ma poi spinse prepotente il suo bassoventre verso la mia bocca roteando con i suoi fianchi, la mia lingua sguazzava il quel mare di voluttà tra il suo clit e le sue labbra, anche loro gonfie e aperte. Per me fu un effetto orgiastico sentire l’interno della sua fica, rovente e in qualche modo come fosse effervescente. In quell’attimo mi venne in testa “ma io la sto scopando con la lingua” e feci il massimo penetrarla il più profondo possibile.
Lei era all’apice dell’estasi e mi accorsi che era arrivata al suo fine. Le sue mani si aggrapparono tenacemente alla mia testa spingendola sempre più forte verso la sua fica che in quel momento di esplosione lasciò scorrere un enorme quantità di succo voglioso. Un grido straziante saettò nella stanza mentre anch’io, senza toccarmi raggiunsi il mio apice. Anch’io godevo del suo godere. A lungo seguitai malgrado le sue contrazioni a leccare quel frutto maturo e succulento fino a che lei si abbatté sul letto, affranta dall’orgasmo prepotente che aveva provato.
Un paio di minuti rimase lì supina silenziosa con gli occhi chiusi, di tanto in tanto una piccola convulsione, qualche piccolo scatto di nervi fino a quando aprì gli occhi, sorridendomi mi guardava quasi incredula, poi mi disse “baciami tesoro, baciami per tutta la vita”. Io non desideravo altro, le nostre labbra si unirono e lei assaporò il suo dolce nettare per poi seguitare a leccarmi il viso per pulirlo dai resti. Il bacio fu eterno direi, anch’io potetti riassaporare il suo gusto dalle sue labbra, dalla sua lingua.
Dopo una sentita eternità tirai su la coperta e ci coccolammo strette abbracciate nel sonno.
Nella notte ci siamo svegliate due volte e ci siamo cullate nel sonno accarezzandoci e baciandoci.
Tempo dopo mi raccontò che lei non aveva visto nessuna coinquilina nella sua cantina ma la sua zia le aveva insegnato le dolcezze di Sappho. Ma questa è un’altra storia.
scritto il
2016-01-28
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