Enzo e il culo della piccola Francesca

di
genere
etero

Enzo è l'allenatore di una squadra femminile di pallavolo. Ha 42 anni ed è sposato con Monica, ex pallavolista ora allenatrice come lui. Sono, a detta di tutti, una bellissima coppia. Lui, molto alto, moro e atletico, gli occhi azzurri un punto di forza. Lei fisico da indossatrice, bionda e slanciata. Non hanno figli, nessuno sa il perchè.

Enzo allena parecchie fasce di età, dall'under 14 all'under 21, è quindi abituato ad avere a che fare con gruppi di ragazzine vivaci e nel pieno del tumulto adolescenziale, su alcune delle quali sono nate innocenti fantasie, magari nel cuore della notte, o sotto la doccia in un momento di relax.. ma le fantasie sono sempre rimaste tali. Enzo non è un pervertito, fa il suo lavoro con passione e vuole un bene sincero, paterno, a ognuna delle sue ragazze.

Ma Francesca.. Bè, Francesca è stato un caso a parte. C'è sempre un'eccezione che conferma la regola. Il diamante nero. Una tipetta tutto pepe, sfrontata, egocentrica, il gioiello della squadra under 19. Forte, esuberante e dannatamente bella. Gambe sode e chilometriche, un culetto di marmo costantemente fasciato dalle aderenti culotte, un addome piatto e scolpito, dei piccoli seni svettanti e impertinenti, i cui capezzoli duri si ostinavano a puntare Enzo dritto negli occhi, da sotto la canottiera. Lunghissimi capelli ricci castani e degli occhi meravigliosamente verdi, sgargianti e magnetici. Il tutto contornato da un carattere impossibile, poco incline alle regole. Il comportamento di Francesca era sempre stato motivo di innumerevoli discussioni tra lei ed Enzo. La ragazza era dotata di un grandissimo talento, era il capitano della squadra, ma era, allo stesso tempo, fortemente indisciplinata. Viveva di malavoglia gli obblighi che ne conseguivano, così come gli allenamenti intensivi individuali che Enzo le impartiva due sere a settimana, oltre l'orario in cui si allenava con la squadra.

Erano soprattutto questi i momenti in cui Enzo doveva appellarsi a tutta la sua volontà, perchè la ragazza lo eccitava da morire, le fantasie su di lei erano sempre più frequenti. Fantasie che di innocente avevano ben poco. Il pensiero della ragazza lo tormentava in ogni momento del giorno.

Sognava di schiaffeggiarle quel meraviglioso culetto, di abbassarle le culotte e le mutandine e di colpire la pelle chiara e delicata, così da inculcarle un po' di disciplina e di rispetto. Immaginava poi di affondarci il viso in mezzo, di leccare il suo buchino fino allo sfinimento, per poi sfondarlo con il suo pene lungo e duro. Iniziò a dedicarle parecchie seghe, mentre la sua immaginazione correva lontano, senza che lui potesse fermarla. Oramai viveva angosciato i momenti in cui sapeva di doverla vedere, sia con le compagne che individualmente, temendo di diventare completamente incapace di nascondere la sua ossessione per Francesca, il terrore che qualcuno notasse l'agitazione crescente all'interno delle sue mutande. Angoscia e desiderio, incapacità di smettere di pensare a lei.

Quel giovedì sera fu particolarmente difficoltoso concentrarsi per il povero Enzo. Era una delle sere in cui si dedicava alla preparazione individuale della ragazza. Erano le 22 passate e nella palestra erano rimasti soltanto loro. Francesca era sudata e stremata, il corpo lucido e testo, il respiro affannoso. Si era tolta la maglietta, era vestita solo dei minuscoli pantaloncini e del reggiseno sportivo. Enzo fu costretto a interrompere l'allenamento con 20 minuti di anticipo. Voleva soltanto che quella ragazza se ne andasse, non poteva resistere ancora molto alla sua presenza. Ogni volta che le si avvicinava veniva investito da un odore inebriante di sudore e da un qualcosa di più fresco e floreale, il profumo della sua pelle, un mix agrodolce che per Enzo era fatale.

"Basta così per stasera Francesca. Sei stata brava, fatti una doccia e fila a casa". Le disse senza riuscire a guardarla negli occhi.

"Tutto bene Enzo?" chiese lei.

Sentiva che si stava pericolosamente avvicinando. Lui istintivamente arretrò dicendole: "tutto bene. Adesso vai però".

E finalmente la sentì allontanarsi ed entrare nello spogliatoio. Enzo tirò un sospiro di sollievo cercando di riacquistare un briciolo di lucidità. Era sudato e accaldato, il cuore batteva a mille. Cercò maldestramente di aggiustarsi l'erezione che teneva nascosta nei pantaloni da quasi tre ore e si diresse verso l'uscita per prendere una boccata d'aria. Ma a metà strada si bloccò, e i piedi lo portarono da tutt'altra parte.

Dalla porta socchiusa dello spogliatoio sbirciò al suo interno. Dentro c'erano solo le cose di Francesca, per il resto era completamente deserto. Notò buttati a terra i pantaloncini, il reggiseno sportivo e un paio di mutandine. La ragione abbandonò totalmente Enzo che, come in trance, entrò nello spogliatoio, cercando di non fare rumore. Si sentiva lo scrosciare dell'acqua, la ragazza era sotto la doccia nell'ambiente accanto allo spogliatoio. Aveva forse pochi minuti per agire indisturbato. Le mutandine erano lì, a terra, davanti a lui. Si inginocchiò, le prese, e se le portò al viso, inspirando profondamente. Avevano un odore indescrivibile e quasi selvatico di femmina, di sudore, di umori. Il cavallo era umido e Enzo non potè fare a meno di leccarlo, immaginando quel minuscolo pezzo di stoffa a contatto con la fighetta della sua atleta preferita. Tra le gambe aveva un palo di marmo, un'erezione dolorosa che tirava a più non posso. Si abbassò i pantaloni della tuta e le mutande contemporaneamente, liberandolo. Iniziò a segarsi lentamente, annusando le mutandine odorose di Francesca per poi strusciarle lungo la sua asta.

Il rumore dell'acqua cessò, la doccia della ragazza era finita. Enzo scattò in piedi e corse fuori dallo spogliatoio, gettando nuovamente a terra le mutandine. Sperava con tutto il cuore di essere riuscito a uscire senza che la ragazza si fosse accorta della sua presenza. Entrò nella stanza affianco, nello spogliatoio degli uomini, si svestì in fretta e si fiondò sotto la doccia anche lui, deciso a scaricare tutta quella tensione accumulata. Sotto il potente getto caldo chiuse gli occhi, impugnò il cazzo sempre eretto, e si dedicò a una lunga e piacevole sega, immaginando la manina di Francesca al posto della sua, sentendosi ancora in bocca il sapore acre ma tremendamente gustoso delle mutandine di lei.

Per un attimo riaprì gli occhi.. e rimase impietrito. Francesca era sulla porta, che lo osservava chissà da quanto. Era avvolta in un asciugamano, tutta bagnata, i lunghissimi capelli umidi le incorniciavano il viso. I grandi occhi erano spalancati e lo fissavano proprio lì, tra le gambe. Quell'istante durò un'eternità, in cui nessuno dei due riuscì a muoversi o a dire niente.

Fu lei a prendere l'iniziativa, spavalda e sicura come sempre. Si avvicinò a Enzo, chiuse l'acqua, e lo guardò intensamente negli occhi. E poi piano piano si abbassò, si inginocchiò di fronte a lui e iniziò a contemplare la sua erezione. Aveva il cazzo gonfio e paonazzo, venoso e con la pelle totalmente tirata. Non appena sentì il respiro di Francesca sul suo membro, Enzo ebbe un fremito. La ragazza se ne accorse e ruppe gli indugi. Gli strinse delicatamente il cazzo e se lo portò alla bocca. Lo accolse piano, assaporandone ogni centimetro, divorando tutta la sua asta. Non appena lo prese tutto, Francesca alzò i suoi meravigliosi occhi verdi, guardando Enzo, fece uscire il cazzo dalla sua bocca con la stessa estenuante lentezza con la quale lo aveva fatto entrare. Ripetè l'azione più volte, aumentando il ritmo e solleticandolo con la linguetta, che saettava lungo il cazzo del suo coach. Enzo era in estasi totale, la ragazza era una vera porcellina, lo succhiava golosa, lo pompava da vera troietta, emettendo dei gemiti e dei miagolii che lo facevano impazzire.

Le si fermò soltanto per sussurrare: "ti voglio bere". E si riattaccò all'uccello, ciucciando sempre più forte. Enzo, molto vicino all'apice, le fece aprire la bocca, prima di schizzare si godette l'immagine di quella ragazza meravigliosa e arrapante inginocchiata di fronte a lui a bocca spalancata, pronta ad accogliere il suo seme. Raggiunse il godimento riversandoglielo tutto in bocca, come da lei richiesto. La ragazza assaporò il suo nettare e lo ingoiò, leccandosi le labbra e continuando a lanciargli sguardi lascivi.

Enzo la fece alzare e la liberò dall'asciugamano. Finalmente poteva ammirare quel corpo che tanto aveva sognato. Aveva due tettine fantastiche, alte e sode, piccole ma con dei capezzoli esplosivi, grandi e turgidi. Percorse il suo corpo con lo sguardo per poi soffermarsi sul pube completamente rasato. Il solco tra le due labbra della figa era tremendamente invitante. La ragazza interpretò il suo pensiero e divaricò leggermente le gambe, scoprendo meglio l'interno rosso e umido della sua fighetta. Le si avvicinò e finalmente la potè toccare, le palpeggiò tutto il corpo, avido di lei, bramoso della sua pelle, desideroso di scoprirne e di leccarne ogni centimetro.

La prese in braccio e la portò nello spogliatoio. La fece mettere in piedi su una delle panche, in modo da avere il piccolo seno all'altezza della sua bocca. Si attaccò subito a uno dei capezzoli, lo succhiò energicamente, stringendolo ogni tanto tra i denti, e leccandolo il più velocemente possibile. Titillava come un pazzo quel capezzolo roseo, mentre con la mano torceva e stringeva l'altro. Tirava come un neonato affamato, mordendolo sempre più forte, mentre la ragazza gemeva rumorosamente. Lasciò l'altro capezzolo e con la mano si insinuò tra le gambe di Francesca che le allargò prontamente. Iniziò ad accarezzarle l'intimità, era completamente aperta e bagnata, sentì il piccolo clitoride duro ed eretto. Lo scappucciò e delicatamene iniziò a tormentarlo con un dito, mentre con la bocca si dedicava ancora ai seni. La ragazza si reggeva agli attaccapanni e aveva la testa riversa verso l'alto, il corpo scosso da tremiti incontrollabili, gemeva e godeva, il respiro pesante e veloce. Enzo smise di torturarle i capezzoli, percorse il suo pancino con la lingua e si inginocchiò, con la testa tra le gambe di Francesca. La fighetta della ragazza era uno spettacolo, una rosa carnosa e deliziosamente bagnata, aperta ed invitante. Il piccolo clitoride gonfio e turgido che aspettava solo di essere succhiato. Enzo vi si dedicò subito, leccandolo e baciandolo, solleticando tutta la passerina con la barba ispida. La ragazza oramai gemeva oscenamente, incitandolo a leccarla più forte. Enzo per aumentare la sua tortura inserì un dito nella figa della ragazza, continuando a succhiarle il bottoncino duro, il centro del suo piacere. La scopava con un dito e poi con due, forte, cercando di penetrare il più a fondo possibile. La ragazza raggiunse l'orgasmo e le cedettero le gambe, in preda agli spasmi incontrollati. Enzo la fece adagiare a terra a pancia sotto. Le si sdraiò sopra, accarezzandole i capelli e baciandole il collo. La sua erezione possente le premeva addosso.

La ragazza interruppe quel silenzio. "Mi sono masturbata pensandoti". Quella schiettezza fece sorridere Enzo, la sfrontatezza di quella ragazzina non conosceva limiti. "Anche io dolcezza.. anche io".

Si alzarono dopo qualche minuto, Enzo portò la ragazza di nuovo sotto la doccia. Aprì il getto caldo e iniziò a insaponarle tutto il corpo, esplorandolo, scoprendolo e innamorandosi di ogni piega della sua pelle. Potè finalmente dedicarsi al suo culetto. Come immaginava era di marmo, alto e duro, perfetto. Le aprì le chiappe e ammirò il suo forellino. Incorniciato da una deliziosa peluria e pieno di piccole grinzette. Lo penetrò piano con la lingua, aspettando una reazione da parte della ragazza. Lei non lo fermò, quindi Enzo potè iniziare a soddisfare la fantasia che tanto lo tormentava. Infilò piano un dito dentro, dalla resistenza che incontrò capì che il culetto di Francesca era ancora vergine. Il sogno ad occhi aperti di Enzo stava per iniziare. Chiese a Francesca di sedersi contro la parete della doccia e di spalancare le gambe più che poteva. Prese del bagnoschiuma e iniziò a insaponarle bene il buchino, infilando alcune dita dentro, suscitando un viscerale piacere nella ragazza, che si stuzzicava il clitoride davanti a lui. Fece lo stesso con il suo cazzo, lo cosparse di bagnoschiuma e lo indirizzò alla rosellina della ragazza.

Posizionò la cappella paonazza e fremente all'ingresso del culetto, strofinandola insistentemente e spingendo sempre più forte, cercando di aprirsi un varco. Una volta entrata la punta del cazzo, Enzo prese per i fianchi Franesca e iniziò a spingerla contro di sè, andandole incontro con il bacino. L'abbondante bagnoschiuma fece il suo dovere e Enzo piantò finalmente il suo bastone all'interno della ragazza che si lasciò andare a fremiti e a mugugni di approvazione. Era finalmente dentro quel fantastico culo, aveva violato quel canale stretto e caldo che avvolgeva e stringeva meravigliosamente il suo cazzo. Una volta fatta abituare la ragazza a quell'intruso dentro di sè Enzo, preso dall'istinto animale, iniziò a inculare selvaggiamente Francesca, assestandole dei colpi di reni potenti e veloci, mentre lei si penetrava la fighetta con le dita. Le sfondò letteralmente il culetto come tanto aveva sognato,ormai la penetrava tutta in un solo colpo. In quella posizione aveva entrambi i buchini alla sua mercè, così uscì dal culo e glielo mise in figa, procurando l'orgasmo alla ragazza che strillava senza ritegno. Lo fece uscire di nuovo per rimetterglielo nel culo, e continuò ad alternarsi per parecchio tempo, dentro fuori dentro fuori, culo figa culo figa. Le allargò ancora di più le natiche ammirando i due buchetti dilatati e umidi. La ragazza era venuta a fontanella più volte mentre Enzo era pronto a scaricarsi per la seconda volta. Scelse di svuotarsi nel culo di Francesca, riempiendolo con il suo seme caldo e abbondante. Esausto si accasciò accanto alla ragazza, che gli sorrideva maliziosa e appagata.
scritto il
2016-03-09
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