Diario di una stronza - capitolo 1
di
Alessandra V.
genere
dominazione
Fin dai tempi del liceo, quando la maggior parte delle mie amiche e compagne di classe erano perse in infatuazioni e bollori verso i tipi più fighi, interessanti - ma spesso anche semplicemente popolari - della scuola io ho sempre trovato molto più interessante un’altra categoria: gli sfigati. E non sto parlando dei finti timidi introversi e tenebrosi, che hanno sempre numerose spasimanti al seguito, sto parlando proprio dei casi cronici. Quelli che a 18 anni si vestono ancora con i vestiti comprati dalla madre, che portano la stessa pettinatura di quando facevano le elementari, quelli che il tempo ha deciso di beffare continuando a negare una barba adulta e sexy per dei timidi baffetti di peluria moscia da terza media, quelli spesso muniti di apparecchi ai denti che dire imbarazzanti è poco…
Insomma, quelli che in gita non scopano. E probabilmente non scoperanno mai.
Eppure, sarà la mia indole sadica, sarò pazza, sarò stronza, sarò cattiva dentro - decidete voi non mi importa - ho sempre trovato assolutamente irresistibile avere a che fare con questi sfortunelli: il modo con cui mi parlano guardando in basso, balbettando o incespicando, quelle battutine penose condite spesso da veloci risatine nervose che si smorzano subito quando capiscono che non hanno avuto l’effetto desiderato, quel rossore sul volto appena bisogna affrontare un’occhiata un più sostenuta o un accenno di contatto fisico.
Ma soprattutto, mi riempivo di euforico calore alla consapevolezza che si ammazzavano di seghe pensando a me. Sulla foto di classe, o presa dal mio profilo di un social network o anche solo al pensiero di una conversazione o di un piccolo contatto in classe.
Arrivando ad oggi, mi accorgo che la situazione è sempre la stessa, credo che fondamentalmente gli uomini si dividano essenzialmente in due grandi categorie: quelli che scopano e i segaioli. O pipparoli se siete dalle parti di roma o lucidamanico se vi trovate invece più a nord.
Credo di aver sviluppato ormai una sorta di radar o sesto senso a riguardo: appena entro in un locale mi basta poco più di un’occhiata per avere subito chiara la situazione: chi scopa e chi no, chi è Alfa e chi è beta, chi tornando a casa consumerà la sua libido con una partner e chi lo farà strofinando il suo fagiolino patetico al pensiero della gambe (o dei piedi se è pure feticista, e di solito lo sono il 99% dei pipparoli) di una fanciulla incontrata qualche ora prima. Nel migliore dei casi, altrimenti sul solito sito porno o, nel caso degli sfigati un po’ più intraprendenti (o disperati - potrebbe correggermi qualcuno) in una squallida stanza d’albergo con una prostituta che sbadigliando guarda l’orologio e finge gemiti svogliati mentre attende che il segaiolo finisca quel dentro-e-fuori che lei neanche sta sentendo.
Ecco e a proposito di sfigati feticisti, un venerdì di qualche mese fa incontro una mia amica in un locale del centro in cui avevamo appuntamento. Lei era già arrivata, la trovo seduta su un divanetto braccata da uno che puzzava di morto di figa da un chilometro. Non si tratta del tipo di sfigato innocuo che fa solo pena ma più precisamente della specie più molesta: quelli che ti asciugano ti parole fingendo di essere più di quello che sono. E che quindi vanno puniti senza pietà.
Giorgia me lo presenta come un ex compagno di corso del primo anno di università, incontrato per caso quella sera. Anche senza segnali speciali da parte di lei è palese che se ne voglia liberare al più presto. Così palese che lo capirebbe chiunque. Tranne lo sfigato ovviamente, che resta lì ad ubriacarla di parole inutili con la speranza di rimediare qualcosa.
Mentre al bancone ordino un vodka lemon non riesco a fare a meno di notare che lo sfigato ha lo sguardo che cade continuamente verso il basso, come se tenesse sotto controllo qualcosa sul pavimento. Magari un tic, penso, ma poi spostandomi e guadagnando una visuale più completa mi è tutto più chiaro: Giorgia indossa un paio di deliziosi sandali Minkoff neri con tacco nei quali risplende la carnagione bianchissima dei suoi piedini smaltati di nero.
Torno dalla mia amica decisa a smascherare lo sfigato e divertirmi un po’. Lui la sta assillando con il racconto di un suo viaggio in francia così, mentre mi siedo di fronte a Giorgia lo interrompo bruscamente chiedendo a lei di farmi dare un’occhiata alle sue scarpe a cui sono molto interessata. Per via di laccetti particolarmente menosi da sciogliere, insieme probabilmente al fatto di non aver voglia di togliersi una scarpa lì davanti allo sfigato, Giorgia allunga la gamba e mi porge il suo piede vestito dal sandalo con tacco da esaminare.
Senza neanche bisogno di voltarmi troppo avverto lo sguardo dello sfigato fisso sul piede di Giorgia, per la prima volta così vicino. E’ come se fosse paralizzato, si rende perfettamente conto che le sue occhiate sono diventate assolutamente imbarazzanti e sta per fare la figura del pervertito, tuttavia non riesce a staccare lo sguardo. E questo lo porta ad iniziare a sudare dall’agitazione. Decido che è ora di farlo uscire di scena: lamentando il fatto che non voglio appoggiare la scarpa sulle mie gambe per non rovinare le calze, porgo il piede della mia amica allo sfigato accennando di appoggiarlo sulle sue.
Lui sempre più sudato non riesce neanche a parlare, l’unica cosa che gli esce è un sorrisino tirato di assenso. A quel punto con decisione gli appoggio il piede di Giorgia facendo toccare la suola contro la patta dei suoi pantaloni e guardandolo dritto negli occhi gli chiedo sfacciata - Senti, ma se lo appoggio qui tu riesci a resistere dieci secondi senza venirti nelle mutande? -
Giorgia esplode in una risata fragorosa mentre io la guardo innocente come a dire, che ho detto di male? Dopodiché scoppio a ridere anch’io. Lui si alza timidamente sforzandosi di ridere e si appresta a togliere il disturbo con una scusa campata sul momento. Mentre ci saluta non posso fare a meno di fare un segnale a Giorgia per farle notare la macchia sulla patta dei pantaloni che lo sfigato sta goffamente cercando di nascondere mentre si allontana.
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Nota: ho rimosso il resto dei capitoli questo sito
Ora li puoi trovare sul mio sito
unabiondatralenuvole.com
Insomma, quelli che in gita non scopano. E probabilmente non scoperanno mai.
Eppure, sarà la mia indole sadica, sarò pazza, sarò stronza, sarò cattiva dentro - decidete voi non mi importa - ho sempre trovato assolutamente irresistibile avere a che fare con questi sfortunelli: il modo con cui mi parlano guardando in basso, balbettando o incespicando, quelle battutine penose condite spesso da veloci risatine nervose che si smorzano subito quando capiscono che non hanno avuto l’effetto desiderato, quel rossore sul volto appena bisogna affrontare un’occhiata un più sostenuta o un accenno di contatto fisico.
Ma soprattutto, mi riempivo di euforico calore alla consapevolezza che si ammazzavano di seghe pensando a me. Sulla foto di classe, o presa dal mio profilo di un social network o anche solo al pensiero di una conversazione o di un piccolo contatto in classe.
Arrivando ad oggi, mi accorgo che la situazione è sempre la stessa, credo che fondamentalmente gli uomini si dividano essenzialmente in due grandi categorie: quelli che scopano e i segaioli. O pipparoli se siete dalle parti di roma o lucidamanico se vi trovate invece più a nord.
Credo di aver sviluppato ormai una sorta di radar o sesto senso a riguardo: appena entro in un locale mi basta poco più di un’occhiata per avere subito chiara la situazione: chi scopa e chi no, chi è Alfa e chi è beta, chi tornando a casa consumerà la sua libido con una partner e chi lo farà strofinando il suo fagiolino patetico al pensiero della gambe (o dei piedi se è pure feticista, e di solito lo sono il 99% dei pipparoli) di una fanciulla incontrata qualche ora prima. Nel migliore dei casi, altrimenti sul solito sito porno o, nel caso degli sfigati un po’ più intraprendenti (o disperati - potrebbe correggermi qualcuno) in una squallida stanza d’albergo con una prostituta che sbadigliando guarda l’orologio e finge gemiti svogliati mentre attende che il segaiolo finisca quel dentro-e-fuori che lei neanche sta sentendo.
Ecco e a proposito di sfigati feticisti, un venerdì di qualche mese fa incontro una mia amica in un locale del centro in cui avevamo appuntamento. Lei era già arrivata, la trovo seduta su un divanetto braccata da uno che puzzava di morto di figa da un chilometro. Non si tratta del tipo di sfigato innocuo che fa solo pena ma più precisamente della specie più molesta: quelli che ti asciugano ti parole fingendo di essere più di quello che sono. E che quindi vanno puniti senza pietà.
Giorgia me lo presenta come un ex compagno di corso del primo anno di università, incontrato per caso quella sera. Anche senza segnali speciali da parte di lei è palese che se ne voglia liberare al più presto. Così palese che lo capirebbe chiunque. Tranne lo sfigato ovviamente, che resta lì ad ubriacarla di parole inutili con la speranza di rimediare qualcosa.
Mentre al bancone ordino un vodka lemon non riesco a fare a meno di notare che lo sfigato ha lo sguardo che cade continuamente verso il basso, come se tenesse sotto controllo qualcosa sul pavimento. Magari un tic, penso, ma poi spostandomi e guadagnando una visuale più completa mi è tutto più chiaro: Giorgia indossa un paio di deliziosi sandali Minkoff neri con tacco nei quali risplende la carnagione bianchissima dei suoi piedini smaltati di nero.
Torno dalla mia amica decisa a smascherare lo sfigato e divertirmi un po’. Lui la sta assillando con il racconto di un suo viaggio in francia così, mentre mi siedo di fronte a Giorgia lo interrompo bruscamente chiedendo a lei di farmi dare un’occhiata alle sue scarpe a cui sono molto interessata. Per via di laccetti particolarmente menosi da sciogliere, insieme probabilmente al fatto di non aver voglia di togliersi una scarpa lì davanti allo sfigato, Giorgia allunga la gamba e mi porge il suo piede vestito dal sandalo con tacco da esaminare.
Senza neanche bisogno di voltarmi troppo avverto lo sguardo dello sfigato fisso sul piede di Giorgia, per la prima volta così vicino. E’ come se fosse paralizzato, si rende perfettamente conto che le sue occhiate sono diventate assolutamente imbarazzanti e sta per fare la figura del pervertito, tuttavia non riesce a staccare lo sguardo. E questo lo porta ad iniziare a sudare dall’agitazione. Decido che è ora di farlo uscire di scena: lamentando il fatto che non voglio appoggiare la scarpa sulle mie gambe per non rovinare le calze, porgo il piede della mia amica allo sfigato accennando di appoggiarlo sulle sue.
Lui sempre più sudato non riesce neanche a parlare, l’unica cosa che gli esce è un sorrisino tirato di assenso. A quel punto con decisione gli appoggio il piede di Giorgia facendo toccare la suola contro la patta dei suoi pantaloni e guardandolo dritto negli occhi gli chiedo sfacciata - Senti, ma se lo appoggio qui tu riesci a resistere dieci secondi senza venirti nelle mutande? -
Giorgia esplode in una risata fragorosa mentre io la guardo innocente come a dire, che ho detto di male? Dopodiché scoppio a ridere anch’io. Lui si alza timidamente sforzandosi di ridere e si appresta a togliere il disturbo con una scusa campata sul momento. Mentre ci saluta non posso fare a meno di fare un segnale a Giorgia per farle notare la macchia sulla patta dei pantaloni che lo sfigato sta goffamente cercando di nascondere mentre si allontana.
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