Inculata sulla torretta

di
genere
etero

Stavamo attraversando le valli diretti verso il mare. La strada era deserta e l’acqua che la costeggiava si stava tingendo con i colori del tramonto. Sentii l’eccitazione salire. Volevo fare l’amore e quale modo migliore per attirare l’attenzione del mio moroso che tranquillo stava conducendo l’auto, se non quello di masturbarmi? Più pensavo a quello che avevo intenzione di fare più mi saliva la voglia, così mi accomodai meglio sul sedile, allargai le gambe e feci scivolare una mano fra le mie cosce. Sollevai la mini gonna in modo che il mio compagno potesse vedermi bene e la infilai nelle mutandine di pizzo nero, scatenando in lui una reazione immediata:
«Amore hai voglia?» Disse divertito e stuzzicato dalla mia intraprendenza.
«Ho voglia di godere … Adesso!» Risposi lanciandogli uno sguardo bollente.
Cominciai ad ansimare e a gemere per il piacere che le mie dita mi davano scivolando e giocando con la mia figa. Il tanghino di pizzo, per quanto mi piacesse, in quel momento lo trovai insopportabile, così non persi tempo e lo sfilai. Appoggiai il piede sinistro sul sedile e mi girai quasi appoggiandomi allo sportello in modo che lui potesse vedere la mia figa e le mie dita entrare e uscire ora dalla figa, ora dal culo. Rovesciai indietro la testa e chiusi gli occhi ebbra di godimento. Se un camionista ci avesse incrociati non avrebbe avuto dubbi su quanto stavo facendo, ma non mi importava, anzi rendeva tutto ancora più eccitante. I miei gemiti cominciarono a farsi più intensi in linea con il piacere che stava crescendo. Se non si fosse fermato e mi avesse scopata entro pochi minuti, sarei venuta da sola, ma sapevo che non sarebbe successo.
Sentii le sue dita sondare avide la mia figa, allontanai le mie, mentre il mio bacino si muoveva e si contorceva per aumentare il piacere.
«Sei tutta bagnata! – Esclamò sempre più arrapato – Dobbiamo assolutamente fare qualcosa per questa figa vogliosa!»
Sentii la macchina rallentare e fermarsi. Aprii gli occhi ansimante, sentivo la mia fighetta pulsare ansiosa e sempre più umida. Allungai una mano sulla sua patta e sentii il suo cazzo duro. Un fremito ancor più forte mi rotolò sul basso ventre al pensiero che entro pochi istanti sarebbe entrato dentro di me.
Ci lanciammo un sorriso complice, mi morsi il labbro e uscimmo di corsa dall’auto. Avevamo raggiunto un tratto del parco in cui un lembo di terraferma permetteva di addentrarsi nella valle. La certezza che avrei scopato circondata da quelle acque placide e che chiunque avrebbe potuto vederci non faceva che aumentare l’eccitazione. Raggiungemmo la torretta di avvistamento per il birdwatching. Sorrisi maliziosa pensando che su quella torretta di sicuro un uccello lo avrei visto, anzi, lo avrei preso!
Salimmo fino in cima e il mio moroso mi prese e mi fece appoggiare alla balaustra, poi mi aprì le gambe, si chinò e mugugnando cominciò a leccarmi la figa e il culo. Sentivo la sua lingua umida e calda entrare e uscire dai miei buchi, poi stuzzicare il clitoride e leccarla, leccarla ora solo con la punta, poi con tutta la lingua. Non riuscivo a trattenermi e i miei gemiti risuonavano nel silenzio in cui era immersa la valle.
Allontanò la lingua, tirò fuori il suo cazzo che ormai era duro come il marmo e mi penetrò la figa. Mi chinai a pecora e acutizzai i gemiti.
«Scopami, scopami!» Urlavo.
La mia figa era intorpidita di piacere, lo sentivo ovunque e con un’intensità che mi lasciava senza fiato. I suoi colpi si fecero sempre più forti e ravvicinati. Con una mano mi teneva un fianco e con l’altra mi palpava le tette. I miei capezzoli turgidi godevano al contatto con quelle dita, amplificando il mio piacere.
«Lo vuoi tutto, troia che non sei altro!» Rantolò infoiato.
«Sì, sì … Dammelo tutto … Lo voglio tutto nel culo!» Gridai non curante del silenzio e dei probabili spettatori.
«Adesso ti inculo!» Rispose famelico.
Mi infilò due dita in bocca affinché le umettassi, poi entrò nel mio culo allargandolo piano piano facendolo abituare all’intrusione, nel frattempo continuava a scoparmi, ma più lentamente di prima. Io feci scivolare una mano sulla mia figa e cominciai a carezzare il clitoride. Il piacere divenne ancora più intenso e violento. Lo sentivo ovunque. Quando il mio culo fu pronto e rilassato vi infilò il suo cazzo. L’ingresso era ancora un po’ stretto, ma bastarono pochi dolci colpi per farlo abituare. Cominciò ad incularmi sempre più forte, mentre le mie dita continuavano a massaggiare il clitoride fino a quando esplosi in un orgasmo impetuoso e prolungato.
Ansimante spalancai gli occhi e mi ritrovai in mezzo ad uno strepitoso tramonto con un uccello nel culo che stantuffando stava ancora prolungando il mio piacere.
«Hai goduto troietta?» Domandò fiero.
«Ho goduto come una maiala!» Risposi appagata mentre il suo cazzo uscì dal mio culo.
Chinandomi presi il suo uccello in bocca. Vidi il suo viso aprirsi in un’espressione ancor più divertita non appena capì le mie intenzioni. Sapeva che odiavo prenderlo in bocca dopo che mi aveva inculata.
«Ti dispiace? – Chiesi maliziosa – Così non lasciamo tracce!».
Lo leccai e lo succhiai fino a quando con un getto liberatorio mi venne in bocca. Il suo sperma caldo e vischioso mi riempì la bocca. Ingoiai e continuai a leccare il suo cazzo fino a quando non fu perfettamente pulito, mentre con gli occhi guardavo compiaciuta il suo viso scolpito in un’espressione completamente soddisfatta.
scritto il
2010-09-26
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