Maison & Objet
di
Adler
genere
etero
Maison & Objet è una fiera importante che si tiene principalmente a Parigi e secondariamente altrove, specialmente in Asia, per il settore della moda. Io all'epoca lavoravo per una azienda italiana che produce illuminazione d'arredo e mi occupavo del settore estero. In Francia avevamo un importante distributore che non parlava italiano se non poche frasi ed io non conoscevo il francese, così tra noi il dialogo avveniva in inglese. In occasione di quella fiera mi serviva quindi un'interprete, soprattutto per eventuali contatti nel momento in cui il distributore francese fosse stato impegnato, almeno verso coloro che non erano in grado di parlare in inglese o in tedesco, le due lingue straniere che conosco. Abbiamo contattato così una ragazza francese che lavorava come interprete indipendente e che risiedeva in Italia, l'abbiamo istruita per un paio di giorni, infine io e lei insieme siamo partiti per Parigi in aereo il giorno precedente l'inizio della manifestazione, manifestazione che dura ben 5 giorni da un venerdì al martedì successivo.
Io e lei siamo entrati subito in sintonia e avevamo instaurato un rapporto di confidenza. Lei era originaria della periferia della capitale francese così era in grado di farmi anche da guida per il dopo fiera. Il distributore invece era di Lione e la sera preferiva ritirarsi con la moglie, la quale veniva di tanto in tanto durante l'orario di apertura a darci una mano. Quindi io e Ann-Marie, che chiamavo sempre semplicemente Marie, eravamo soli la sera. Liberi di visitare un pezzo di città e di andare dove desideravamo.
Le prime sere trascorsero in semplice amicizia e in qualche modo in un clima pur sempre di formalità, ma la domenica sera già scattò la prima scintilla al momento di congedarci in albergo per recarci nelle rispettive camere. Ci fu un bacio che, a differenza delle volte precedenti, non fu sulle guance ma proprio sulle labbra. Un bacio casto, rapido, cinematografico, ma pur sempre rivelatore. La ragione fu probabilmente una bella passeggiata effettuata lungo gli Champs Elysees in un caldo tardo pomeriggio con un sole tramontante di settembre e una successiva cena romantica in uno dei lussuosi ristoranti lungo il grande viale, a dispetto delle sere precedenti trascorse nelle brasserie. Lei quella sera era deliziosamente affascinante, dall'aspetto che ricorda l'attrice Penelope Cruz: alta, mora, fisico slanciato, gambe lunghe e affusolate ancora abbronzate. Durante la cena c'è stato un intenso scambio di sguardi che già erano in qualche modo rivelatori.
Dopo quel bacio andai in camera frastornato e feci fatica ad addormentarmi. La mattina dopo quando scesi per fare colazione, Marie era già seduta al nostro tavolo sorseggiando del tè e mi accolse con un sorriso che fece breccia nella mia mente. Per tutto il giorno non feci altro che pensare a lei, a fissarla, ad osservare i lineamenti del suo volto, le forme sinuose del suo corpo, i movimenti delle sue labbra mentre traduceva i dialoghi tra me ed i clienti, dei quali in quel momento avrei fatto volentieri a meno. Non vedevo l'ora che quella giornata in fiera finisse per rimanere finalmente da solo con lei.
Finalmente arrivò quel momento e saliti sul treno assieme ai pendolari francesi facemmo rientro in centro città per raggiungere il nostro albergo. Ci ritrovammo poco dopo e lei quella sera era vestita casual, un po' ne rimasi deluso ma in fondo quello che mi interessava era stare con lei, da solo. Paradossalmente, e in gran parte a causa del fatto che non avevamo appetito, cenammo in un modesto ristorante ma comunque discreto e caratteristico. Le proposi di andare in qualche locale a divertirci, lei però disse che si sentiva un po' stanca e che preferiva tornare in albergo, ma disponibile comunque a fare prima una passeggiata.
Io rimasi deluso, mi prefiguravo uno scenario diverso, in quel momento ero sicuro che tutte le mie aspettative sarebbero sfumate. Immaginavo oramai un tenero ma innocente bacio di commiato e via in camera.
Ma mi sbagliavo.
Una volta fatto rientro in albergo, Marie mi disse se volevo salire da lei (la sua camera era al piano sopra alla mia) per darmi un libro che aveva finito di leggere e del quale avevamo parlato in precedenza. Io accettai volentieri, sebbene come scusa, non certo perchè mi interessasse quel libro che poteva darmi anche in seguito, e andai con lei in camera sua.
Una volta dentro me lo consegnò e ci fermammo a commentare la storia del libro, cercai poi argomenti per proseguire la conversazione e trovai con successo quello della vista che dal piccolo balcone si aveva sulla strada. Ci mettemmo fianco a fianco e parlammo per un po' di tutto mentre ammiravamo lo scorcio che quel balcone ci offriva su un pezzo di città, fino a quando decisi di rompere gli indugi e afferrandole un braccio l'attirai verso di me accennando la volontà di darle un bacio. Lei avvicinò il suo viso al mio in segno di accettazione e quello fu l'inizio.
Ci spogliammo tra abbracci, carezze e baci sempre più passionali. Sentii un desiderio oramai incontrollabile di possederla. Quando passai dolcemente un dito attorno all'ano lei mi fece intendere di gradire particolarmente. La spinsi sul letto con decisione e un attimo dopo le fui sopra. Scesi tra le sue gambe e iniziai a leccarla. Le infilai due dita nella figa mentre la lingua si concentrava sul clitoride. Lei iniziò a gemere sempre più intensamente fino a raggiungere il suo primo orgasmo. Lasciai che si riprendesse e mi misi le sue gambe sulle mie spalle, puntai il mio cazzo proprio al suo ingresso e lentamente la penetrai. Dopo un primo rapporto usuale decisi per il grande passo, lubrificai con abbondante saliva l'altro orifizio e con attenzione la penetrai. Non era la prima volta che praticava il sesso anale e me ne accorsi dal fatto che si adattò presto oltre alle sue frasi decisamente eccitate con cui mi confermava quanto quell'atto le piacesse.
Da ragazza molto contenuta ed educata si trasformò in una furia dalla quale le uscivano frasi oscene. Arrivò a conficcarmi le unghie nella carne tanto da lasciarmi il segno per giorni. Le venni dentro e in quel momento alcune lacrime di piacere solcavano il suo viso scendendole lungo le guance. Ci prendemmo qualche decina di minuti di pausa avvolti in un abbraccio. Andammo fuori per prendere un po' d'aria e per rinfrescarci perchè nonostante fosse settembre la temperatura era ancora alta e dentro si sudava. Fu a quel punto che mi venne l'ispirazione. Presi una corda che avevo visto in precedenza dentro il suo armadio e la passai attorno ai suoi polsi e alla ringhiera del balcone in modo da impedirle ogni movimento. Marie lasciò fare, aveva certamente intuito le mie intenzioni, e una volta fatto in modo che non potesse muoversi le ordinai di allargare le gambe. Era oramai notte, ma malgrado l'ora c'era ancora molto movimento sotto di noi, di auto ma anche di persone che camminavano lungo la via, chi a passo veloce, chi piano. Qualche volta passavano gruppi di ragazzi schiamazzanti e ognuno poteva scorgerci se avesse alzato lo sguardo oltre il terzo piano. Ma a noi non importava. O meglio, era proprio quello ad eccitarci: il rischio che ci scoprissero. Io stavo scopando Marie da dietro e aiutato dal fatto che fosse il mio secondo round l'approssimarsi dell'orgasmo era più lento. Non so quanto tempo eravamo intenti a farlo, forse un quarto d'ora, fatto sta che ad un certo punto lei mi chiese espressamente di metterglielo nuovamente nel culo.
Non me lo feci ripetere e poco dopo l'accontentai. Fu proprio da quel momento che il rischio di essere scoperti aumentò notevolmente in quanto Marie prese a gemere forte. L'eccitazione però ci annebbiò i sensi e la vista, francamente non so se qualche passante si accorse di noi, in ogni caso non sentimmo alcun urlo provenire dalla strada.
Poco prima di venire decisi di uscire da lei e le venni sulla schiena e sul culo. Le liberai i polsi e lentamente rientrammo in camera.
Il giorno dopo tutto all'apparenza proseguì come prima facendo finta che non fosse successo nulla. Rompemmo gli indugi solo aver terminato la cena, io le proposi di rientrare in albergo, lei si mostrò perplessa. Si leggeva dalla sua espressione che da una parte voleva ma dall'altra no. Insistetti e alla fine accettò.
Appena in camera fummo travolti dalla passione e ci spogliammo nel giro di poche decine di secondi. Lei fremeva per ripetere il sesso della notte precedente, in pochi minuti fui nuovamente dentro di lei accompagnato dai suoi gemiti di piacere.
Quando finimmo, su sua richiesta tornai in camera ed il giorno seguente tornammo in Italia come nulla fosse successo, tranne che per un ultimo bacio in attesa di imbarcarci. All'arrivo un uomo venne a prenderla ed in breve tempo ci congedammo con dentro il nostro segreto. Da quel pomeriggio uggioso in aeroporto non ho più visto nè saputo nulla di Marie.
Io e lei siamo entrati subito in sintonia e avevamo instaurato un rapporto di confidenza. Lei era originaria della periferia della capitale francese così era in grado di farmi anche da guida per il dopo fiera. Il distributore invece era di Lione e la sera preferiva ritirarsi con la moglie, la quale veniva di tanto in tanto durante l'orario di apertura a darci una mano. Quindi io e Ann-Marie, che chiamavo sempre semplicemente Marie, eravamo soli la sera. Liberi di visitare un pezzo di città e di andare dove desideravamo.
Le prime sere trascorsero in semplice amicizia e in qualche modo in un clima pur sempre di formalità, ma la domenica sera già scattò la prima scintilla al momento di congedarci in albergo per recarci nelle rispettive camere. Ci fu un bacio che, a differenza delle volte precedenti, non fu sulle guance ma proprio sulle labbra. Un bacio casto, rapido, cinematografico, ma pur sempre rivelatore. La ragione fu probabilmente una bella passeggiata effettuata lungo gli Champs Elysees in un caldo tardo pomeriggio con un sole tramontante di settembre e una successiva cena romantica in uno dei lussuosi ristoranti lungo il grande viale, a dispetto delle sere precedenti trascorse nelle brasserie. Lei quella sera era deliziosamente affascinante, dall'aspetto che ricorda l'attrice Penelope Cruz: alta, mora, fisico slanciato, gambe lunghe e affusolate ancora abbronzate. Durante la cena c'è stato un intenso scambio di sguardi che già erano in qualche modo rivelatori.
Dopo quel bacio andai in camera frastornato e feci fatica ad addormentarmi. La mattina dopo quando scesi per fare colazione, Marie era già seduta al nostro tavolo sorseggiando del tè e mi accolse con un sorriso che fece breccia nella mia mente. Per tutto il giorno non feci altro che pensare a lei, a fissarla, ad osservare i lineamenti del suo volto, le forme sinuose del suo corpo, i movimenti delle sue labbra mentre traduceva i dialoghi tra me ed i clienti, dei quali in quel momento avrei fatto volentieri a meno. Non vedevo l'ora che quella giornata in fiera finisse per rimanere finalmente da solo con lei.
Finalmente arrivò quel momento e saliti sul treno assieme ai pendolari francesi facemmo rientro in centro città per raggiungere il nostro albergo. Ci ritrovammo poco dopo e lei quella sera era vestita casual, un po' ne rimasi deluso ma in fondo quello che mi interessava era stare con lei, da solo. Paradossalmente, e in gran parte a causa del fatto che non avevamo appetito, cenammo in un modesto ristorante ma comunque discreto e caratteristico. Le proposi di andare in qualche locale a divertirci, lei però disse che si sentiva un po' stanca e che preferiva tornare in albergo, ma disponibile comunque a fare prima una passeggiata.
Io rimasi deluso, mi prefiguravo uno scenario diverso, in quel momento ero sicuro che tutte le mie aspettative sarebbero sfumate. Immaginavo oramai un tenero ma innocente bacio di commiato e via in camera.
Ma mi sbagliavo.
Una volta fatto rientro in albergo, Marie mi disse se volevo salire da lei (la sua camera era al piano sopra alla mia) per darmi un libro che aveva finito di leggere e del quale avevamo parlato in precedenza. Io accettai volentieri, sebbene come scusa, non certo perchè mi interessasse quel libro che poteva darmi anche in seguito, e andai con lei in camera sua.
Una volta dentro me lo consegnò e ci fermammo a commentare la storia del libro, cercai poi argomenti per proseguire la conversazione e trovai con successo quello della vista che dal piccolo balcone si aveva sulla strada. Ci mettemmo fianco a fianco e parlammo per un po' di tutto mentre ammiravamo lo scorcio che quel balcone ci offriva su un pezzo di città, fino a quando decisi di rompere gli indugi e afferrandole un braccio l'attirai verso di me accennando la volontà di darle un bacio. Lei avvicinò il suo viso al mio in segno di accettazione e quello fu l'inizio.
Ci spogliammo tra abbracci, carezze e baci sempre più passionali. Sentii un desiderio oramai incontrollabile di possederla. Quando passai dolcemente un dito attorno all'ano lei mi fece intendere di gradire particolarmente. La spinsi sul letto con decisione e un attimo dopo le fui sopra. Scesi tra le sue gambe e iniziai a leccarla. Le infilai due dita nella figa mentre la lingua si concentrava sul clitoride. Lei iniziò a gemere sempre più intensamente fino a raggiungere il suo primo orgasmo. Lasciai che si riprendesse e mi misi le sue gambe sulle mie spalle, puntai il mio cazzo proprio al suo ingresso e lentamente la penetrai. Dopo un primo rapporto usuale decisi per il grande passo, lubrificai con abbondante saliva l'altro orifizio e con attenzione la penetrai. Non era la prima volta che praticava il sesso anale e me ne accorsi dal fatto che si adattò presto oltre alle sue frasi decisamente eccitate con cui mi confermava quanto quell'atto le piacesse.
Da ragazza molto contenuta ed educata si trasformò in una furia dalla quale le uscivano frasi oscene. Arrivò a conficcarmi le unghie nella carne tanto da lasciarmi il segno per giorni. Le venni dentro e in quel momento alcune lacrime di piacere solcavano il suo viso scendendole lungo le guance. Ci prendemmo qualche decina di minuti di pausa avvolti in un abbraccio. Andammo fuori per prendere un po' d'aria e per rinfrescarci perchè nonostante fosse settembre la temperatura era ancora alta e dentro si sudava. Fu a quel punto che mi venne l'ispirazione. Presi una corda che avevo visto in precedenza dentro il suo armadio e la passai attorno ai suoi polsi e alla ringhiera del balcone in modo da impedirle ogni movimento. Marie lasciò fare, aveva certamente intuito le mie intenzioni, e una volta fatto in modo che non potesse muoversi le ordinai di allargare le gambe. Era oramai notte, ma malgrado l'ora c'era ancora molto movimento sotto di noi, di auto ma anche di persone che camminavano lungo la via, chi a passo veloce, chi piano. Qualche volta passavano gruppi di ragazzi schiamazzanti e ognuno poteva scorgerci se avesse alzato lo sguardo oltre il terzo piano. Ma a noi non importava. O meglio, era proprio quello ad eccitarci: il rischio che ci scoprissero. Io stavo scopando Marie da dietro e aiutato dal fatto che fosse il mio secondo round l'approssimarsi dell'orgasmo era più lento. Non so quanto tempo eravamo intenti a farlo, forse un quarto d'ora, fatto sta che ad un certo punto lei mi chiese espressamente di metterglielo nuovamente nel culo.
Non me lo feci ripetere e poco dopo l'accontentai. Fu proprio da quel momento che il rischio di essere scoperti aumentò notevolmente in quanto Marie prese a gemere forte. L'eccitazione però ci annebbiò i sensi e la vista, francamente non so se qualche passante si accorse di noi, in ogni caso non sentimmo alcun urlo provenire dalla strada.
Poco prima di venire decisi di uscire da lei e le venni sulla schiena e sul culo. Le liberai i polsi e lentamente rientrammo in camera.
Il giorno dopo tutto all'apparenza proseguì come prima facendo finta che non fosse successo nulla. Rompemmo gli indugi solo aver terminato la cena, io le proposi di rientrare in albergo, lei si mostrò perplessa. Si leggeva dalla sua espressione che da una parte voleva ma dall'altra no. Insistetti e alla fine accettò.
Appena in camera fummo travolti dalla passione e ci spogliammo nel giro di poche decine di secondi. Lei fremeva per ripetere il sesso della notte precedente, in pochi minuti fui nuovamente dentro di lei accompagnato dai suoi gemiti di piacere.
Quando finimmo, su sua richiesta tornai in camera ed il giorno seguente tornammo in Italia come nulla fosse successo, tranne che per un ultimo bacio in attesa di imbarcarci. All'arrivo un uomo venne a prenderla ed in breve tempo ci congedammo con dentro il nostro segreto. Da quel pomeriggio uggioso in aeroporto non ho più visto nè saputo nulla di Marie.
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