Soggiogato - Il Ritorno Alle Proprie Vite
di
Alexamante
genere
dominazione
“Spero di non aver esagerato con te questa sera. E spero che tu non ti sia spaventato nel vedermi così. E’ da tempo che ho scoperto un lato di me stessa che non credevo potesse esistere, e si può dire che tu sia stato decisivo nel mostrarmelo. Ti odierò/ti ringrazierò a vita per questo: un giorno capirai queste parole, e forse quel giorno sarà l’ultimo in cui mi vedrai; o forse sarà l’ultima volta che vorrai rivolgermi la parola. In ogni caso, sono contenta per quello che è successo, si può dire che hai cominciato ADESSO a conoscere una parte di me. Ora devo andare… vorrei fermarmi con te per spiegarti tutto, ma devo proprio andare. (devo chiederti di non ripetere A NESSUNO, e per nessuno intendo N E S S U N O questa prima parte del messaggio. Capirai, forse).
Segui attentamente queste istruzioni:
- Da oggi in poi in mia presenza sarai Carolina; non più Alessio, ma Carolina; come la vacca, buona, fedele e ubbidiente Carolina.
- Da oggi in poi io sarò la Padrona, e dovrai darmi dal lei come si addice a una divinità.
- Potrò concederti di non renderti ridicolo mostrando ciò che veramente sei quando siamo in pubblico, ma dovrà partire da me. A te nulla è più concesso: come ben sai, hai smesso di essere una persona.
- Non contattarmi. Il mio tempo è prezioso, non puoi sprecarlo. Sarò io a farmi viva, e se per caso non risponderai alla mia chiamata, avrai i 10minuti di tempo successivi per scrivermi un sms e spiegarmi perché non hai risposto. Prega che sia una motivazione valida.
- Ogni mattina alle ore 8 a partire da domani manderai una mail a questo indirizzo “amante_deipiedi@libero.it” , col messaggio del buongiorno-firmato col tuo nuovo nome- ; stessa cosa a mezzanotte per la buonanotte.
Potrai decidere in qualunque momento di non rispettare più queste regole: tornerai ad essere Alessio, e sarai riabilitato come persona, perdendo ovviamente la possibilità e il privilegio di ricevere la mia attenzione.
Per far questo dovrai portare questa lettera sempre con te, in qualsiasi momento, e quando vorrai, dovrai strapparla di fronte a me dicendo “Rinuncio”. Attento però: con questo gesto torneremo ad essere estranei, io dimenticherò chi sei e cesserò anche di salutarti, perciò valuta bene cosa fare.”
“Firmato: la Padrona di Carolina, Samantha” – finii di leggere il testo del foglietto lasciato sul comodino. Di Lei nessuna traccia, la stanza vuota come fosse stata una tranquilla serata, una come tante. Dovevo fare mente locale, dovevo capire che cazzo fosse successo e quali fossero le possibili implicazioni.
Mi misi seduto sul letto e accesi la luce: avevo ancora il sapore dei suoi piedini in bocca, e sentivo la mia saliva appiccicata e incrostata sulle mia guance scendermi fino a sotto la clavicola – “certo che, a pensarci bene, nemmeno il porno più perverso poteva ridurmi in questo stato” – pensai, con un leggero sorriso. Avevo ancora la maglia con cui avevo accolto in casa Padrona Samantha…”Padrona?!?! Samantha!?!? Oh Alè, che cazzo ti prende adesso?! Ora tu ti alzi, molli quel biglietto e di quella pervertita non avrai più notizia!! Non esiste ricevere un trattamento del genere, ma siamo impazziti?!” – pensai, alzandomi di scatto e chiedendomi perché avevo così tanta voglia di ficcarmi in situazioni del genere. Una volta in piedi però notai che la metà inferiore del mio corpo doleva in una maniera incredibile: le gambe erano ancora contratte dallo sforzo recente, mi sentivo stanco e per di più avevo ancora il cazzo parzialmente turgido, dolente, appicicaticcio (probabilmente sporco ancora di sperma). Il glande era ancora scoperto a metà: potevo vederlo spiccare lucido, violaceo e pul…VEDERLO?! “Cavolo, devo essermi tolto i pantaloni in qualche momento della serata, anche se ancora non ricordo; dev’essere per lo svenimento” – pensai, un po frastornato. Ma che cazzo mi prendeva, farmi ridurre cosi?!
Eppure, avvertii uno strano formicolio nel basso ventre.. eppure, parte di ciò che mi era successo, dovevo ammettere che lo aspettavo/speravo da tempo. Perché ora, perché?? Come?? Che cosa faccio adesso?? Furono le prime domande a cui dovevo dare una risposta. Dovevo, ma decisi di pensarci più tardi; a pensarci bene, la cosa che desideravo fare adesso era…toccarmi; toccarmi e pensare alla serata passata.
E lo feci: mi masturbai febbrilmente per 3volte di fila, finchè non caddi in preda alla stanchezza, addormentandomi nudo come un verme e col cazzo ancora in mano, sporco dalle 4sborrate precedenti.
….NEL FRATTEMPO, POCHI ISOLATI PIU’ IN LA, QUELLA STESSA NOTTE….
“Non sei ancora a casa”. Samantha lesse velocemente il testo del messaggio, e infastidita accellerò il passo. Non era semplice camminare con un piede ancora impastato di saliva. “Però, che storia folle: se me l’avessero detto un anno fa che tutto questo sarebbe successo, avrei denunciato il mio interlocutore per il semplice fatto di avermi immaginato in queste situazioni. E adesso eccomi qui. Ma comunque, ora è meglio che mi sbrighi; spero solo che quel coglione non faccia parola della parte del messaggio che ho aggiunto… non voglio nemmeno pensare a cosa possa accadere se dovesse decidere di parlare”.
I passi rimbombavano nella notte, del resto era tardi, e la piccola città universitaria era pressochè svuotata da tutti gli studenti residenti, tornati a casa per le vacanze. Ogni passo si traduceva in un susseguirsi di leggere frizioni tra le cosce. “Cazzo, posso ridurmi in questo stato ogni volta??” – “esatto..DEVI” – pensava. E doveva anche toccarsi. “Ok, devo. Ma dove? E quando?? Non posso fare tardi anche questa volta, so cosa potrebbe succedermi”. “Ok, qui c’è un vicolo mezzo illuminato e più in la delle panchine: farò in fretta altrimenti sono guai”, e di nuovo, il pensiero delle conseguenze del suo ritardo le provocarono una scossa a livello inguinale. Si avviò in un vicolo che conduceva a un parchetto che conosceva bene, si sedette sulla panchina più in ombra che ci fosse, si sistemò comoda e cominciò quella lenta, dolce agonia. “Come hai imparato Samantha, da sopra hai pantaloni, senza penetrazione! E ricorda di penetrare soltanto da dietro!” Perché continuava a fare così, anche quando era sola, questo ancora non lo capiva; ma forse, la spiegazione risiedeva nel suo bisogno di adempire alle regole imposte. E forse in fondo era quella la chiave per raggiungere il piacere. Ad ogni modo, fu una cosa molto veloce; bastò pensare a quella sera, a ciò che stava facendo lì, sola come una vera e propria puttana da 4 soldi (e di basso bordo, a dirla tutta), cagna bisognosa di godere. Inarcò lievemente la schiena, non troppo dato che quella panchina era piuttosto scomoda, divaricò le gambe per bene infilandosi una mano dietro all’interno del suo sfintere mentre l’altra strofinava con forza il suo pantalone all’altezza del clitoride. Pensò a quanto fosse stato bello quella sera: appagata nel veder godere fino allo svenimento e al crollo fisico una persona insignificante che venerava il suo corpo, ma appagata soprattutto dall’aver adempito ai suoi compiti; si, forse era quest’ultimo fattore che contribuì maggiormente al suo orgasmo….orgasmo che, come immaginerete, non tardò ad arrivare.
Samantha cominciò ad ansimare, inarcò ulteriormente schiena e gambe, fino quasi a sollevare le natiche dalla panchina; la sua bocca si contorceva e si apriva ad un ritmo frenetico, quasi seguendo la mano che tintinnava la stoffa, per non parlare dell’altra che roteava ed esplorava l’antro anale. Cominciò ben presto ad ansimare, prima piano e poi sempre più forte, finchè la sua gamba sinistra non fu presa da spasmi violenti e incontrollati. “SONO TROIA SONO TROIA CHE CAGNA GUARDATE CHE PUTTANA CHE SONO” – pensava – “GUARDATEMI TUTTI GODERE QUI COME UNA LURIDA SGUALDRINA! NON POSSO SMETTERLA, NON MI FERMO, NON POSSO ABBANDONARE TUTTO, NE HO BISOGNO, SONO SCHIAVA DI TUTTO QUES…” – ma i pensieri si fecero confusi, le parole nella sua mente definite e confusionarie allo stesso tempo finchè, d’un tratto, non cadde in ginocchio per strada, contorcendosi per via degli spasmi dovuti all’orgasmo devastante. Un breve attimo per riprendersi e , mentre continuava a sobbalzare, si rialzo velocemente in piedi, con le gambe ancora tremanti e il sorriso stampato in faccia e si avvio verso casa.
Arrivata sotto al portone si fermò, frugò nella borsa cercando il telefono, e quando lo trovò vide altri sms non letti - “cazzo” - fu il suo primo pensiero. In agitazione e tremante mandò l’sms: il portone si aprì, così da poter entrare; stessa procedura per la porta d’ingresso. Le aprì la porta la sua nuova coinquilina, Clara; indossava infradito rosse e pigiama, che in quelle calde serate estive era rappresentato da una maglietta bianca molto abbondante e slip rosa chiaro. “Ciao Clà, tutto ok?? Spero di non aver svegliato nessuno”. La coinquilina si limito ad abbassare lo sguardo, mentre chiudeva la porta dopo averla fatta entrare. Samantha la baciò sulla guancia destra, notando la sua espressione stanca, occhi lucidi e volto arrosato, i lunghi capelli neri che le ricadevano liberi sulla schiena. Senza altro da aggiungere, si ritirò velocemente nelle sue stanze, non prima di essersi svestita, lavata le mani in bagno e aver salutato Clara, la quale come consuetudine si era sistemata sul divano in soggiorno. Entrò senza fiatare in stanza; per non fare alcun rumore si era assicurata di togliersi anche le scarpe fuori. Si adagiò sul lato non occupato del suo letto a una piazza e mezzo, sperando che Marco non si fosse svegliato. Tuttavia, proprio mentre era sul punto di addormentarsi, lui parlò, la sua voce calma e profonda risuonò nella stanza buia “Hai fatto tardi” – disse l’uomo al suo fianco – “Poi mi spieghi che cazzo fai fino a quest’ora”. Fu una pugnalata al cuore; la solita, costante pugnalata al cuore avvertita ogni volta che lui le rivolgeva la parola. Eppure, quando era in sua presenza e in quelle occasioni, il suo corpo era come se tradisse la sua mente e rispondeva al richiamo del suo uomo: sentì il classico e immancabile formicolio al basso ventre, seguito dalla sensazione di umido li sotto e dalla voglia irrefrenabile di essere posseduta. “Lo so, chiedo perdono per averti svegliato: la serata è andata un po per le lunghe”. “Bene, ma sai cosa devi fare adesso” – disse Marco, girandosi supino nel letto. Samantha sapeva cosa doveva fare, gli ultimi mesi era stata addestrata a questo: si mise seduta su di lui, scoprendo solo allora che aveva deciso di dormire nudo; lo bacio, prima sulla guancia, poi pian piano scese al collo e ai pettorali. Poteva avvertire con la lingua e con tutto il suo corpo i muscoli scolpiti dell’uomo, duri e sodi come mai nessuno dei suoi ex; e il bello era che, pur conoscendo ogni centimetro di quel corpo possente, ogni volta che lo toccava si bagnava e si eccitava come solo una puttana può fare. “Si, sono una vacca, ne sono consapevole. Ma è così irresistibile, non posso resistergli.. il mio posto è questo” – pensava mentre scendeva da suoi pettorali al suo pube. Scendendo in basso si accorse della sua erezione clamorosa; se il corpo di quell’uomo era tutto muscoli e prestanza, il suo cazzo certo non era da meno: 26cm in lunghezza, 18 in diametro (misurati da lei stessa in persona!), grosso e bello, con molte nervature lungo l’asta e la forma ricurva che puntava all’insù; la cappella era grande, grossa e pulsante, da far venire voglia di attaccarsi costantemente a quel cazzo mostruoso e nutrirsi di esso per tutto il resto della vita.
Ed è proprio ciò che lei fece, come del resto faceva da quando Marco era entrato a far parte della sua vita: scese fino a trovarsi quel bastone in faccia “Dio come sei bello” pensò lei, ma non volle dirlo per non sprecare altro tempo. Lo attaccò spalancando la bocca come meglio poteva; i primi tempi era stato molto difficile farlo entrare nel suo corpo, ma adesso che ogni centimetro di esso era stato esplorato era diventata una vera esperta nel dargli piacere. Prese quella bestia con una mano alla base (notando e stupendosi come sempre che non riusciva nemmeno a chiuderla per quanto quel cazzo fosse enorme), mentre l’altra accompagnava i movimenti della bocca, facendo su e giù ed eseguendo ogni tanto qualche piccolo movimento rotatorio, come lui le aveva insegnato tempo addietro. Ogni tanto le piaceva usare una delle 2mani per accarezzargli le gambe piene di muscoli, passarle poi sopra gli addominali scolpiti e infine scendere giù per massaggiargli le palle. Anche se in realtà la parte complicata di quel lavoro era proprio staccare le mani da quello scettro di potere, quella verga possente da cui mai avrebbe voluto separarsi.
Mentre accadeva tutto ciò lui, bastardo e calcolatore nell’animo, mosse una caviglia quel tanto che bastava per posizionarla proprio sotto il corpo della ragazza. Bastò quel gesto per far si che Samantha cominciasse a strusciarcisi contro. Nel giro di poco tempo, lei cominciò a muoversi come una forsennata facendo su e giù lungo la caviglia, sena però mollare la prese dal cazzo; ansimava, si contorceva e tossiva, ma non mollò la sua verga. D’altro canto lui, col sorriso stampato in faccia cominciò a sentire che l’orgasmo arrivava: tolse la caviglia da quella posizione ed annunciò “Adesso fammi godere puttanella”. Samantha così aumentò il ritmo di pompata e prese a massaggiargli lo scroto sempre più forte, sempre di più, finchè non avvertì le contrazioni che avrebbero annunciato l’orgasmo. Si preparò così ad accogliere lo sperma proprio come le era stato insegnato: per metà lo avrebbe dovuto ingoiare, l’altra metà doveva finire sul suo corpo. E così fu.
Alla fine, ripulito il cazzo da ogni residuo di liquido e datogli il bacio della buonanotte come consuetudine, si rimise a letto mentre Marco si girava su un fianco, dandole le spalle. “Che cazzo, ho bisogno di godere, come cazzo faccio a dormire adesso?!” – pensava, evitando di parlare o di fare alcun gesto per non svegliare di nuovo Marco.
E infatti non chiuse occhio per tutta la notte; ma questa, cari lettori, è un’altra storia…
.
Segui attentamente queste istruzioni:
- Da oggi in poi in mia presenza sarai Carolina; non più Alessio, ma Carolina; come la vacca, buona, fedele e ubbidiente Carolina.
- Da oggi in poi io sarò la Padrona, e dovrai darmi dal lei come si addice a una divinità.
- Potrò concederti di non renderti ridicolo mostrando ciò che veramente sei quando siamo in pubblico, ma dovrà partire da me. A te nulla è più concesso: come ben sai, hai smesso di essere una persona.
- Non contattarmi. Il mio tempo è prezioso, non puoi sprecarlo. Sarò io a farmi viva, e se per caso non risponderai alla mia chiamata, avrai i 10minuti di tempo successivi per scrivermi un sms e spiegarmi perché non hai risposto. Prega che sia una motivazione valida.
- Ogni mattina alle ore 8 a partire da domani manderai una mail a questo indirizzo “amante_deipiedi@libero.it” , col messaggio del buongiorno-firmato col tuo nuovo nome- ; stessa cosa a mezzanotte per la buonanotte.
Potrai decidere in qualunque momento di non rispettare più queste regole: tornerai ad essere Alessio, e sarai riabilitato come persona, perdendo ovviamente la possibilità e il privilegio di ricevere la mia attenzione.
Per far questo dovrai portare questa lettera sempre con te, in qualsiasi momento, e quando vorrai, dovrai strapparla di fronte a me dicendo “Rinuncio”. Attento però: con questo gesto torneremo ad essere estranei, io dimenticherò chi sei e cesserò anche di salutarti, perciò valuta bene cosa fare.”
“Firmato: la Padrona di Carolina, Samantha” – finii di leggere il testo del foglietto lasciato sul comodino. Di Lei nessuna traccia, la stanza vuota come fosse stata una tranquilla serata, una come tante. Dovevo fare mente locale, dovevo capire che cazzo fosse successo e quali fossero le possibili implicazioni.
Mi misi seduto sul letto e accesi la luce: avevo ancora il sapore dei suoi piedini in bocca, e sentivo la mia saliva appiccicata e incrostata sulle mia guance scendermi fino a sotto la clavicola – “certo che, a pensarci bene, nemmeno il porno più perverso poteva ridurmi in questo stato” – pensai, con un leggero sorriso. Avevo ancora la maglia con cui avevo accolto in casa Padrona Samantha…”Padrona?!?! Samantha!?!? Oh Alè, che cazzo ti prende adesso?! Ora tu ti alzi, molli quel biglietto e di quella pervertita non avrai più notizia!! Non esiste ricevere un trattamento del genere, ma siamo impazziti?!” – pensai, alzandomi di scatto e chiedendomi perché avevo così tanta voglia di ficcarmi in situazioni del genere. Una volta in piedi però notai che la metà inferiore del mio corpo doleva in una maniera incredibile: le gambe erano ancora contratte dallo sforzo recente, mi sentivo stanco e per di più avevo ancora il cazzo parzialmente turgido, dolente, appicicaticcio (probabilmente sporco ancora di sperma). Il glande era ancora scoperto a metà: potevo vederlo spiccare lucido, violaceo e pul…VEDERLO?! “Cavolo, devo essermi tolto i pantaloni in qualche momento della serata, anche se ancora non ricordo; dev’essere per lo svenimento” – pensai, un po frastornato. Ma che cazzo mi prendeva, farmi ridurre cosi?!
Eppure, avvertii uno strano formicolio nel basso ventre.. eppure, parte di ciò che mi era successo, dovevo ammettere che lo aspettavo/speravo da tempo. Perché ora, perché?? Come?? Che cosa faccio adesso?? Furono le prime domande a cui dovevo dare una risposta. Dovevo, ma decisi di pensarci più tardi; a pensarci bene, la cosa che desideravo fare adesso era…toccarmi; toccarmi e pensare alla serata passata.
E lo feci: mi masturbai febbrilmente per 3volte di fila, finchè non caddi in preda alla stanchezza, addormentandomi nudo come un verme e col cazzo ancora in mano, sporco dalle 4sborrate precedenti.
….NEL FRATTEMPO, POCHI ISOLATI PIU’ IN LA, QUELLA STESSA NOTTE….
“Non sei ancora a casa”. Samantha lesse velocemente il testo del messaggio, e infastidita accellerò il passo. Non era semplice camminare con un piede ancora impastato di saliva. “Però, che storia folle: se me l’avessero detto un anno fa che tutto questo sarebbe successo, avrei denunciato il mio interlocutore per il semplice fatto di avermi immaginato in queste situazioni. E adesso eccomi qui. Ma comunque, ora è meglio che mi sbrighi; spero solo che quel coglione non faccia parola della parte del messaggio che ho aggiunto… non voglio nemmeno pensare a cosa possa accadere se dovesse decidere di parlare”.
I passi rimbombavano nella notte, del resto era tardi, e la piccola città universitaria era pressochè svuotata da tutti gli studenti residenti, tornati a casa per le vacanze. Ogni passo si traduceva in un susseguirsi di leggere frizioni tra le cosce. “Cazzo, posso ridurmi in questo stato ogni volta??” – “esatto..DEVI” – pensava. E doveva anche toccarsi. “Ok, devo. Ma dove? E quando?? Non posso fare tardi anche questa volta, so cosa potrebbe succedermi”. “Ok, qui c’è un vicolo mezzo illuminato e più in la delle panchine: farò in fretta altrimenti sono guai”, e di nuovo, il pensiero delle conseguenze del suo ritardo le provocarono una scossa a livello inguinale. Si avviò in un vicolo che conduceva a un parchetto che conosceva bene, si sedette sulla panchina più in ombra che ci fosse, si sistemò comoda e cominciò quella lenta, dolce agonia. “Come hai imparato Samantha, da sopra hai pantaloni, senza penetrazione! E ricorda di penetrare soltanto da dietro!” Perché continuava a fare così, anche quando era sola, questo ancora non lo capiva; ma forse, la spiegazione risiedeva nel suo bisogno di adempire alle regole imposte. E forse in fondo era quella la chiave per raggiungere il piacere. Ad ogni modo, fu una cosa molto veloce; bastò pensare a quella sera, a ciò che stava facendo lì, sola come una vera e propria puttana da 4 soldi (e di basso bordo, a dirla tutta), cagna bisognosa di godere. Inarcò lievemente la schiena, non troppo dato che quella panchina era piuttosto scomoda, divaricò le gambe per bene infilandosi una mano dietro all’interno del suo sfintere mentre l’altra strofinava con forza il suo pantalone all’altezza del clitoride. Pensò a quanto fosse stato bello quella sera: appagata nel veder godere fino allo svenimento e al crollo fisico una persona insignificante che venerava il suo corpo, ma appagata soprattutto dall’aver adempito ai suoi compiti; si, forse era quest’ultimo fattore che contribuì maggiormente al suo orgasmo….orgasmo che, come immaginerete, non tardò ad arrivare.
Samantha cominciò ad ansimare, inarcò ulteriormente schiena e gambe, fino quasi a sollevare le natiche dalla panchina; la sua bocca si contorceva e si apriva ad un ritmo frenetico, quasi seguendo la mano che tintinnava la stoffa, per non parlare dell’altra che roteava ed esplorava l’antro anale. Cominciò ben presto ad ansimare, prima piano e poi sempre più forte, finchè la sua gamba sinistra non fu presa da spasmi violenti e incontrollati. “SONO TROIA SONO TROIA CHE CAGNA GUARDATE CHE PUTTANA CHE SONO” – pensava – “GUARDATEMI TUTTI GODERE QUI COME UNA LURIDA SGUALDRINA! NON POSSO SMETTERLA, NON MI FERMO, NON POSSO ABBANDONARE TUTTO, NE HO BISOGNO, SONO SCHIAVA DI TUTTO QUES…” – ma i pensieri si fecero confusi, le parole nella sua mente definite e confusionarie allo stesso tempo finchè, d’un tratto, non cadde in ginocchio per strada, contorcendosi per via degli spasmi dovuti all’orgasmo devastante. Un breve attimo per riprendersi e , mentre continuava a sobbalzare, si rialzo velocemente in piedi, con le gambe ancora tremanti e il sorriso stampato in faccia e si avvio verso casa.
Arrivata sotto al portone si fermò, frugò nella borsa cercando il telefono, e quando lo trovò vide altri sms non letti - “cazzo” - fu il suo primo pensiero. In agitazione e tremante mandò l’sms: il portone si aprì, così da poter entrare; stessa procedura per la porta d’ingresso. Le aprì la porta la sua nuova coinquilina, Clara; indossava infradito rosse e pigiama, che in quelle calde serate estive era rappresentato da una maglietta bianca molto abbondante e slip rosa chiaro. “Ciao Clà, tutto ok?? Spero di non aver svegliato nessuno”. La coinquilina si limito ad abbassare lo sguardo, mentre chiudeva la porta dopo averla fatta entrare. Samantha la baciò sulla guancia destra, notando la sua espressione stanca, occhi lucidi e volto arrosato, i lunghi capelli neri che le ricadevano liberi sulla schiena. Senza altro da aggiungere, si ritirò velocemente nelle sue stanze, non prima di essersi svestita, lavata le mani in bagno e aver salutato Clara, la quale come consuetudine si era sistemata sul divano in soggiorno. Entrò senza fiatare in stanza; per non fare alcun rumore si era assicurata di togliersi anche le scarpe fuori. Si adagiò sul lato non occupato del suo letto a una piazza e mezzo, sperando che Marco non si fosse svegliato. Tuttavia, proprio mentre era sul punto di addormentarsi, lui parlò, la sua voce calma e profonda risuonò nella stanza buia “Hai fatto tardi” – disse l’uomo al suo fianco – “Poi mi spieghi che cazzo fai fino a quest’ora”. Fu una pugnalata al cuore; la solita, costante pugnalata al cuore avvertita ogni volta che lui le rivolgeva la parola. Eppure, quando era in sua presenza e in quelle occasioni, il suo corpo era come se tradisse la sua mente e rispondeva al richiamo del suo uomo: sentì il classico e immancabile formicolio al basso ventre, seguito dalla sensazione di umido li sotto e dalla voglia irrefrenabile di essere posseduta. “Lo so, chiedo perdono per averti svegliato: la serata è andata un po per le lunghe”. “Bene, ma sai cosa devi fare adesso” – disse Marco, girandosi supino nel letto. Samantha sapeva cosa doveva fare, gli ultimi mesi era stata addestrata a questo: si mise seduta su di lui, scoprendo solo allora che aveva deciso di dormire nudo; lo bacio, prima sulla guancia, poi pian piano scese al collo e ai pettorali. Poteva avvertire con la lingua e con tutto il suo corpo i muscoli scolpiti dell’uomo, duri e sodi come mai nessuno dei suoi ex; e il bello era che, pur conoscendo ogni centimetro di quel corpo possente, ogni volta che lo toccava si bagnava e si eccitava come solo una puttana può fare. “Si, sono una vacca, ne sono consapevole. Ma è così irresistibile, non posso resistergli.. il mio posto è questo” – pensava mentre scendeva da suoi pettorali al suo pube. Scendendo in basso si accorse della sua erezione clamorosa; se il corpo di quell’uomo era tutto muscoli e prestanza, il suo cazzo certo non era da meno: 26cm in lunghezza, 18 in diametro (misurati da lei stessa in persona!), grosso e bello, con molte nervature lungo l’asta e la forma ricurva che puntava all’insù; la cappella era grande, grossa e pulsante, da far venire voglia di attaccarsi costantemente a quel cazzo mostruoso e nutrirsi di esso per tutto il resto della vita.
Ed è proprio ciò che lei fece, come del resto faceva da quando Marco era entrato a far parte della sua vita: scese fino a trovarsi quel bastone in faccia “Dio come sei bello” pensò lei, ma non volle dirlo per non sprecare altro tempo. Lo attaccò spalancando la bocca come meglio poteva; i primi tempi era stato molto difficile farlo entrare nel suo corpo, ma adesso che ogni centimetro di esso era stato esplorato era diventata una vera esperta nel dargli piacere. Prese quella bestia con una mano alla base (notando e stupendosi come sempre che non riusciva nemmeno a chiuderla per quanto quel cazzo fosse enorme), mentre l’altra accompagnava i movimenti della bocca, facendo su e giù ed eseguendo ogni tanto qualche piccolo movimento rotatorio, come lui le aveva insegnato tempo addietro. Ogni tanto le piaceva usare una delle 2mani per accarezzargli le gambe piene di muscoli, passarle poi sopra gli addominali scolpiti e infine scendere giù per massaggiargli le palle. Anche se in realtà la parte complicata di quel lavoro era proprio staccare le mani da quello scettro di potere, quella verga possente da cui mai avrebbe voluto separarsi.
Mentre accadeva tutto ciò lui, bastardo e calcolatore nell’animo, mosse una caviglia quel tanto che bastava per posizionarla proprio sotto il corpo della ragazza. Bastò quel gesto per far si che Samantha cominciasse a strusciarcisi contro. Nel giro di poco tempo, lei cominciò a muoversi come una forsennata facendo su e giù lungo la caviglia, sena però mollare la prese dal cazzo; ansimava, si contorceva e tossiva, ma non mollò la sua verga. D’altro canto lui, col sorriso stampato in faccia cominciò a sentire che l’orgasmo arrivava: tolse la caviglia da quella posizione ed annunciò “Adesso fammi godere puttanella”. Samantha così aumentò il ritmo di pompata e prese a massaggiargli lo scroto sempre più forte, sempre di più, finchè non avvertì le contrazioni che avrebbero annunciato l’orgasmo. Si preparò così ad accogliere lo sperma proprio come le era stato insegnato: per metà lo avrebbe dovuto ingoiare, l’altra metà doveva finire sul suo corpo. E così fu.
Alla fine, ripulito il cazzo da ogni residuo di liquido e datogli il bacio della buonanotte come consuetudine, si rimise a letto mentre Marco si girava su un fianco, dandole le spalle. “Che cazzo, ho bisogno di godere, come cazzo faccio a dormire adesso?!” – pensava, evitando di parlare o di fare alcun gesto per non svegliare di nuovo Marco.
E infatti non chiuse occhio per tutta la notte; ma questa, cari lettori, è un’altra storia…
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