Settimana bianca a Courmayeur

di
genere
gay

La storia che sto per raccontarvi descrive e riassume un' esperienza realmente accadutami alcuni anni orsono, epoca in cui avevo sedici anni. Tutti gli inverni, la mia famiglia organizzava una settimana bianca presso la splendida località alpina di Courmayeur, vacanza alla quale, da anni, partecipavano anche due carissimi amici di famiglia, Claudia e Giovanni: Claudia, cinquantenne, lavorava in un negozio di tessuti in centro, mentre Giovanni, suo marito, cinquantotto anni, è un imprenditore agricolo ormai prossimo alla pensione. Ai tempi ero molto legato a loro, mi hanno visto crescere ed erano sempre stati presenti nei momenti più importanti; inoltre, non avendo figli, Claudia e Giovanni avevano sempre trattato me e mio fratello minore come figli propri, viziandoci e ricoprendoci di attenzioni e affetto. Da un po di tempo, tuttavia, mi rendevo conto di provare uno strano interesse nei confronti del buon Giovanni che, con il suo corpo robusto (tendende al grasso), i suoi capelli biondi, la carnagione chiara e il suo modo di fare sempre gioviale e gentile, suscitava in me pensieri insoliti.
Anche quell' anno arrivò l' inverno, e com' era ormai da anni tradizione, mia madre chiamò Claudia e Giovanni per organizzare una settimana bianca tutti insiene; I coniugi confermarono subito la loro disponibilità, e così qualche giorno dopo partimmo alla volta di Courmayeur, ove mia madre aveva trovato una splendida casa in prossimità degli impianti sciistici. Arrivati sul posto, dopo aver sistemato le nostre cose e deciso le collocazioni in cui avremmo passato le successive sette notti, uscimmo per raggiungere le piste. Era così, infatti, che spendevamo le nostre giornate: le mattinate le passavamo a sciare, nel pomeriggio ci spostavamo nel vicino paesino per fare compere, e la sera ci riunivamo tutti insieme nel salone, davanti al fuoco, per far due chiacchiere e bere un po. Era proprio Giovanni che tutte le sere, complice forse qualche bicchierino di troppo, animava le nostre serate cimentandosi nel canto o nell' imitazione di personaggi famosi.
La vacanza continuò regolare, finchè, due giorni prima di partire, accadde ciò che non mi sarei mai immaginato potesse realmente succedermi.
Mio padre era tornato a Milano per motivi di lavoro, e mio fratello non perse l' occasione di chiedere a mia madre di passare la notte nel suo lettone, lasciandomi solo nella stanza in cui eravamo stati collocati. (S)fortunatamente, però, quella sera i termosifoni che dovevano scaldare la mia camera e quella occupata da Claudia e Giovanni non avevano intenzione di partire, e, essendo chiaro a tutti che non era possibile trascorrere la notte senza riscaldamento, si optò per una sistemazione inprovvisata: Claudia avrebbe passato la notte nella camera di mia madre, mentre io e Giovanni ci saremmo collocati nel divano-letto posto nel salone davanti al fuoco.
L' idea non mi turbava affatto, Giovanni mi aveva visto crescere, e non provavo imbarazzo all' idea che mi vedesse spogliarmi. Anzi, questa situazione suscitò in me una stranza e piacevole sensazione.
Mia madre, mio fratello e Claudia decisero di coricarsi immediatamente, mentre io e Giovanni, dopo aver preparato insieme il divano-letto, decidiamo di sederci al tavolo del salotto, accendiamo la tv e Giovanni si versa un bicchiere di amaro; quando allungo il braccio verso la bottiglia, lui mi rimprovera, dicendo che non è bene bere superalcolici a sedici anni, dunque apre il frigo e mi offre una birra.
Dopo un po di chiacchiere e due risate, decidiamo di spegnere la tv, Giovanni si beve un altro bicchierino e iniziamo pian piano a coricarci.
-"dai, non dirmi che ti vergogni di me, birbante! Ti ho visto crescere, sai quante volte da piccolo ti ho cambiato il pannolino?" dice Giovanni con il suo fare affettuoso, mentre io gli do le spalle per mettermi in pijama.
-"ma vaa, certo che non mi vergogno di te Giova, è solo che a causa della mia robustezza, sono piuttosto timido quando si tratta di spogliarsi in pubblico" risposi io, mentre, nel voltarmi, mi accorsi che lui già si era messo in mutande, e stava entrando sotto le coperte. Effettivamente, ai tempi pesavo circa ottantacinque kg, e ciò mi rendeva piuttosto cicciottello, con una pancia e un petto piuttosto grassi.
-"eheheheh, la pancia, caro giovane, ci rende più uomini!" rispose lui, mentre si scopre dal lenzuolo e mi indica la sua pancia chiara, adornata da una sottile peluria biondiccia.
Entrambi scoppiammo in una sonota risata, consapevolo del fatto che, pur ridendo, non si sarebbe svegliato nessuno: il salotto, infatti, si trovava nell' altra parte della casa rispetto alle stanze da letto, e nessuno ci avrebbe sentito.
Spenta la luce, mi infilo anche io sotto le coperte e mi metto alla ricerca della posizione più comoda; ben presto, tuttavia, entrambi dovemmo ammettere che io e lui non eravamo proprio comodi in quel divano-letto: eravamo costretti a state appiccicati, e spesso, muovendosi nel letto, le nostre gambe si sfioravano.
Non riuscendo subito a prender sonno, iniziammo a parlare un po, e, dopo aver chiacchierato della scuola, del suo lavoro faticoso e di altri argomenti in generale, la discussione si spostò su argomenti un po più delicati:
-"quando ti trovi una ragazza che ti rompa le scatole tutti i giorni?" mi disse, ridendo. Entrambi scoppiammo una una sonora risata, che poi cercammi di sofficare per non far troppo rumore. Gli risposi che non avevo una fidanzata, che ero troppo impegnato con la scuola e con gli amici, e che trovarmi una ragazza non era uno tra i piani che avevo in mente di realizzare nel breve periodo.
-"fai bene, avrai tempo di trovarne una, ora pensa a divertirti, ancora sei giovane... anche se, come saprai, avere una ragazza è utile, in quanto puoi delegarle compiti che ora svolgi tutto solo soletto, eheheh" aggiunse, sorridendo. Non c' era malizia nelle sue parole, erano semplicemente le parole di una persosa che, avendomi visto diventare ragazzo, voleva per me solo il meglio.
Ma a me questo suo parlare stava iniziando a piacere.
-"a cosa ti riferisci quando dici lavoretti" risposi io, con il tono di chi sa che sta per giocarsi una grossa carta.
"Ehehehe, suvia, non dirmi che non ci arrivi, birbante! Sto parlando del procurarsi piacere, ora lo fai da dolo, un giorno avrai una mano estranea che svolge il lavoro per te!" disse lui, accompagnando il ciò con un sorriso affettuoso e una pacca amichevole sulla coscia.
-"beh, questo è vero, ma non è detto che una mano estranea sappia far meglio della mia, io con la mia spesso mi diverto un mondo". Entrambi ci mettemmo a ridere.
In quel momento, sentii la sua grossa mano poggiarsi sul mio inguine, e la pressione esercitata dalla sua mano sul mio pene mi causò una repentina erezione.
-"da quel che si sente qui sotti, non mi sembra non ti dispiaccia per niente che una mano estranea si soffermi in quelle zone, non è vero?" disse Giovanni, mentre toglieva la mano per tornare al suo posto.
Effettivamente, questo suo giochino mi aveva eccitato, e non poco, ma cercai di non farlo trapelare troppo, e risposi con un semplice sorriso e una risata.
-"credo sia giunto il momento anche per noi di andare a letto, o domani mattina le piste non saranno clementi con noi, ehebebe" mi dda dunque la buona notte, e si volta di spalle per dormire. Risposi alla sua buonanotte, e cercai di rilassarmi, chiudendo gli occhi. Ovviamente, ripensai alla sua grossa ma gentile mano che si posava sul mio pijama,e l' eccitazione tornò veloce, dunque cercai di non pensarci e cercai una posizione per prender sonno. Dopp numerosi spostamenti, mi rassegnai al fatto che non avrei dormito molto, stavo scomodo e avevo dormito alcune ore durante il pomeriggio.
-"non riesci a dormire? Neanche io... devo aver bevuto troppi caffè, poi qua si sta così scomodi..." disse Giovanni emergendo dal silenzio in cui si era calato poco prima.
A questo punto, tentai il tutto per tutto, e decisi di seguire quelle vocine che nella mia mente da tempo mi tormentavano:
-"si, hai ragione Giova, si sta scomodi, poi non è facile dormire quando si ha il coso duro tra le gambe, ehehehe".
Seguì un istante di silenzio, interrotto dalla nostra duplice risata. Provavo un po di imbarazzo, ma ero consapevole che Giovanni era l' unica persona al mondo a cui avrei confessato una cosa del genere.
-"eheheh, avevo dimenticato che a voi ragazzi la cosa dura molto di più, alla mia età certe eccitazioni sono più uniche che rare" disse, sorridendomi in modo caloroso, poi aggiunse "quando ti trovi in queste situazioni, l' unico modo per prender sonno è finire il lavoro!".
-"forse hai ragione, ma credo che salterò... farlo da solo, dopo che ho provato il contatto di una mano estranea, mi sa un po triste". Lo avevo detto realmente.
Seguì del silenzio.
-"dai, realmente non hai mai fatto nulla fino ad ora? Non mentirmi, birbante! Voi ragazzi di oggi crescete in fretta!"
-"sai che a te non dico bugie, Giovanni, e devo ammettere che quello che hai fatto poco fa mi è piaciuto molto".
"Cosa ho fatto, prima? Non ricordo... questo? Disse lui, mentre sentii improvvisamente la sua mano salire lungo la gamba, fermandosi sul pacco e tastandone il contenuto.
-"beh, son orgoglioso di essere io a regalarti per primo queate emozioni, infondo ti ho visto diventare un ometto, meglio che lo faccia io piuttosto che la prima ragazzina in discoteca, ehehehehhehe".
-"significa che mi aiuti a finire il lavoro?"
-"se proprio insisti, si, ti aiuto. Anzi, ti dico di più, fa con il mio corpo tutto quello che credi possa darti eccitazione, io resterò immobile e farò solo quel che mi dirai. Voglio che la tua prima esperienza sia il massimo".
Intanto, avevo iniziato a sentire un po di caldo, e levai da sopra la coperta che ci scaldava.lo guardai per bene, era in mutande, era cicciottello, dolce, e il suo volto, nonostante ciò che stava accadendo, era privo di malizia o perversione, bensì ricco di affetto e gioia.
-"non so Giovanni, magari potrei..."
-"quel che vuoi, senza imbarazzo. Sarò lieto di farti felice" mi interruppe.
Preso dall' eccitazione, mi alzai e andai alla fine del divano-letto; c' era una cosa che mi eccitava molto degli uomini, ma che non avevo il coraggio di confessare a nessuno: I piedi. Iniziai a toccarglieli con timidezza, e lui rise per il solletico provocato, poi passai ad accarezzare le gambe, salii sulla pancia e mi soffermai sul betto, bello e confio, solleticando I capezzoli, che si drizzarono subito. Ma I capezzoli non erano l' unica chesa che di Giovanni si stava indorendo: dalle mutande, si iniziava a notare un piccolo rigonfiamento, prima di allora inesistente.
-"se magari c'è qualcosa che vorresti provare, ma che non avresti il coraggio di fare con una ragazzetta, questo è il momento di togliersi lo sfizio" mi disse con fare affettuoso.
Non persi l' occasione, tornai alla fine del letto, mi tirai fuori il pisello e iniziai a strisciarlo sui suoi piedi, caldi e caratterizzati da una pianta piuttosto larga.
-"perbacco, pur toccandolo con I piedi sento che è durissio, brabo! Aspetta, forse così..." disse, e subito inarcò I suoi piedi intorno al mio pisello durissimo, iniziando a basturbarmi lentamente, poi più velocemente. Ero in estasi.
Poco dopo, cullato dalla piacevole danza dei suoi piedi, mi abbandonai al piacere, e venni copiosamente, con più schizzi, sulle sue piante e sulle sue gambe.
-"accipicchia, sembra che io sia stato bravo, eheheh, mi fa piacere!".
Tornai nel letto, e lo guardai cercando di riprendere fiato.
-"grazie mille Giovanni, credo sia il caso che io ricambi il favore" dissi io, mentre allungo la mia mano verso le sue mutande. Ma mi blocca, il braccio, e mi dice:
-"non sei mica costretto a farlo, io sono felice di esser stato il primo a farti provare certe sensazioni, ma non pretendo nulla in cambio, per cui fallo solamente se ti va, io sarò felice ugualmente".
Ascoltate certe parole, non posso fare a meno di abbracciarlo, per manifestargli l' affetto ed il rispetto che provavo per lui. Tuttavia, mi eccitava l' idea di procurargli piacere, e sapevo che quel gonfiore tra le gambe doveva (e voleva) essere sgonfiato. Dunaue, infilai una mano nelle sue mutande, poi gliele tolsi e lo lasciai totalmente nudo. Notai sul suo viso una smorfia di imbarazzo, ma il suo pisello, piccolo ma durissimo e nodoso, lasciava trapelare tutt' altra emozione. Aveva un pisello di lunghezza media, non enorme, tendente al corto, ma era piuttosto largo e durissimo, e inoltre la cappella era stretta da un prepuzio che quasi la soffocava. Iniziai a giocarci un po, con una mano lo masturbavo lentamente, concentrandomi sulla cappella, mentre con l' altra giocavo con le sue palle. Poco dopo, interpretando le smorfie del suo viso, capii che stava per venire, dunque mi fermai. Intanto, lui mi fece notare che il mio pisello era tornato più diro che mai.
-"ora che hai il pisello nuovamente duro, fa come prima: se c'è qualcosa che ti possa eccitare, falla e basta" mi dice.
-"non ho mai provato neanche il sesso orale, Giovanni... magari..."
-"guarda, forse ci stiamo spingendo un po oltre, non so se sia il caso..." disse lui, rosso in faccia come un peperone.
-"ok, scusami, forse hai raggione, scusami se te l' ho chiesto, ma avevi detto qualsiasi cosa, e io..."
-"no, forse hai ragione te, dicendo qualsiasi cosa, ti ho promesso qualsiasi cosa, ed è giusto che io sia di parola" mi disse, guardandomi con quel sorriso caldo che mai avevo visto tramontare sul suo viso.
-"guarda Giovanni, facciamo una cosa, hai mai fatto un sessantanove? Almeno ci facciamo le stesse cose, e siamo pari... dai, non credo che tu e Claudia non lo abbiate mai fatto" dissi io, e scoppiamo a ridere.
-"con claudia è già tanto se ci baciamo ormai, figurati far queste cose... comunque ok, mostrami cone si fa".
Mi alzai, mi tolsi il pinama e rimasi nudo come lui, poi mi sdraiai sul suo corpo, con la faccia in corrispondenza del pube. Fui io il primo a prenderlo in bocca, e subito lo sentii ansimare dal piacere; successivamente, sentii la sua lingua avvolgere il mio pisello, e.la sua saliva calda scaldava l' intera asta. Poi fu il turno dei testicolo, entrambi ce li siamo succhiati a vicenda, per poi concentrarci nuovamente sul pisello.
-"togliti, togliti, aaaaaaaaaaaah" sentii, prima che la mia bocca si riempisse di un liquido caldo e denso, quasi acidulo, che senza pensarci troppo inghiottii avidamente.
Lui mi guardò con aria sconvolta, si scusava, non sapeva dove guardare, ed era imbarazzatissimo, quasi gli veniva da piangere.
-"ma vaa Giova, tranquillo, me lo aspettavo, e sinceramente non mi è neanche dispiaciuto, anzi... ora, però, per esser pari, te dovresti fare lo stesso, se ti va..."
Vedendo questo come unico modo per "farsi perdonare" subito accetto, e si mise a succhiare il mio pisello in modo avido, molto velocemente, accompagnando il succhiare della bocca con una sega. Forse voleva vedere in quanto poco venissi. Dopo due minuti, infatti, non riuscii più a trattenermi, e esplosi nella sua bocca, tremando dal piacere. Lui ingiottì tutto, e poi mi guardò sorridente, con le sue guanciotte rosse leggermente sporche di sborra.
Finite le danze, ci abbracciammo. Decidemmo di farci una doccia veloce, per poi addormentarci di sasso. La mattina seguente ci svegliammo quasi abbracciati, ci guardammo e ci mettemmo entrambi a ridere. Calorosa pacca sulla spall, e la giornara inizia.
scritto il
2016-05-16
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