La Tata - pt.1

di
genere
etero

Era la prima volta che andavo a casa loro, una villa, grande ed imponente con un prato perfettamente inglese ed una facciata perfettamente americana.
Erano ricchi, ricchi sfondati e mi avevano assunta, sono cose che cambiano la vita, non era sicuramente il lavoro che volevo fare per il resto del mio tempo su questa terra ma per il momento poteva andare bene.
Pochi giorni prima avevo fatto il colloquio con la signora Hill, un’eterea donna di circa 30 anni, con i capelli biondo platino e il fisico longilineo, quasi trasparente tanto era magra.
Al suo confronto mi ero sentita una ragazzina, con i capelli in disordine e i jeans spiegazzati, le forme pronunciate dei seni e del sedere cozzavano con il suo corpo da modella, non ero grassa ma non ero neanche una tavola da surf.
Mi aveva chiesto curriculum e credenziali in un elegante caffè del centro, non era la prima esperienza come baby-sitter ma sicuramente era la prima come tata con vitto e alloggio pagati ed in una casa di quel genere.
Suonai il campanello, con la valigia posata sul portico accanto a me e le mani che si torturavano a vicenda, non fu la signora Hill ad aprirmi la porta ma un uomo, si presentò come il signor Hill, percorrendomi con gli occhi dalla testa ai piedi, mi fece sentire a disagio quell’uomo alto e atletico con gli occhi blu come l’oceano, erano una coppia perfetta, due modelli da rivista, forse lo erano anche stati tempo prima.
“Sono Megan, la tata”
“Entra, io sono Ian, piacere” strinsi la mano forte di quell’uomo ed entrai in casa, in quel momento la signora Hill ci raggiunse.
“Salve signora” la salutai con un sorriso.
“Chiamami June, signora mi fa sentire vecchia, vieni, ti mostro la casa e la tua stanza” la seguii senza spiccicar parola.
Mi fece vedere la casa e la mia camera da letto, era il doppio di quella che avevo a casa e per una diciannovenne fresca di diploma era una sistemazione imperiale, poi finalmente mi fece conoscere la piccola Kate, una bambina di tre anni di uno splendore quasi alieno, gli occhi blu del padre e i capelli biondi della madre, un sorriso da favola e una vocina delicata e gioiosa.
Ero sempre stata brava con i bambini e ben presto mi adattai alla vita della famiglia, June e Ian, a cui, nonostante i loro sforzi, non riuscivo a dare del tu, erano via praticamente tutto il giorno per lavoro, io mi occupavo di Kate, pulivo la casa e cucinavo.
Era notte fonda quando finii di leggere, il libro mi aveva appassionata e non ero riuscita ad abbandonarlo, però dovevo ancora farmi una doccia prima di spegnere le luci.
In punta di piedi raggiunsi il bagno e aprii l’acqua calda in modo che riempisse la vasca.
Mi spogliai lentamente, con i sensi intorpiditi dal sonno e mi feci avvolgere dalla schiuma, appoggiai la testa alla vasca e mi rilassai, il bagnoschiuma scivolò dal lato della vasca, così mi sporsi per prenderlo, proprio in quel momento la porta del bagno si aprì e il signor Hill apparve davanti ai miei occhi con solo un asciugamano addosso.
Mi bloccai per qualche istante e poi mi rituffai in acqua coprendo i seni che prima erano in bella vista.
“Megan... scusa... non credevo che ci fosse qualcuno” si scusò lui veloce tenendo l’asciugamano stretto in vita.
“Mi scusi, ho fatto tardi e...”
“Non devi scusarti, è casa tua e lo sai che devi darmi del tu”
“Se mi lascia due minuti libero il bagno”
“Tranquilla, uso quello di sotto”
Mi sorrise e uscì dal bagno, le mie guance avvampavano per l’imbarazzo, mi aveva vista, era praticamente impossibile che non fosse così.
Non l’avevo mai visto a torso nudo, aveva un corpo scolpito e guizzante di muscoli, la barba incolta e i capelli neri contrastavano con gli occhi blu, la mano raggiunse uno dei seni, sentii il capezzoli turgido sotto le mie dita... ero eccitata, vederlo a torso nudo mi aveva eccitata... un uomo di quindici anni più vecchio di me poteva eccitarmi... era un uomo, non un ragazzino impacciato, era qualcosa di meglio che risvegliava in me un istinto atavico.
Accarezzai i seni e con calma scesi verso la pancia, dischiusi le gambe pensando alle labbra carnose del signor Hill, sfiorai le cosce, le accarezzai, chiusi gli occhi e appoggiai la testa alla vasca, raggiunsi il pube e lo sfiorai piano, scesi sulle grandi labbra, iniziai a toccarmi con più impeto e più a fondo, raggiungendo le piccole labbra, il clitoride si gonfiò sotto il mio tocco, ci girai intorno soffocando i gemiti e mordendomi il labbro inferiore, sentivo i muscoli contrarsi e rilassarsi, i fremiti di piacere avvolgermi lenti ma inesorabili, iniziai a masturbarmi ritmicamente, rimanendo sul clitoride e dopo poco il piacere mi invase facendomi aggrappare alla vasca fra gemiti soffocati.
Uscii dalla vasca e mentre tornavo in camera mia incrociai di nuovo il signor Hill, le mie guance avvamparono di nuovo, mi sembrava di aver scritto in fronte ‘Mi sono toccata pensando a lei’, lo superai balbettando un ‘buona notte’ veloce ed impacciato e mi chiusi in camera.
Non riuscivo a togliermela dalla testa, era a casa nostra da tre settimane e poche sere prima ero entrato in bagno e lei era nella vasca, nuda, con quelle splendide tette al vento, quella ragazzina aveva un corpo da favola, ci erano volute una doccia fredda e una sega per non tornare a letto con un’erezione.
“A che pensi?”
“A nulla amore” risposi distratto posando la cravatta sul letto.
Non potevo sicuramente dirle che ogni volta che vedevo la tata di mia figlia l’unica cosa a cui pensavo era come me la sarei scopata, non sarebbe stato gentile verso mia moglie.
Arrossiva ogni volta che incrociava il mio sguardo e quel rossore non faceva altro che eccitarmi, era così innocente, così soda e formosa, un fantastico fisico a clessidra, gambe lunghe, seno polposo, culo alto e pieno.
Scossi la testa per toglierci quei pensieri da dentro.
“Sicuro che te la caverai?” mi chiese June, doveva andare via per lavoro, una settimana intera.
“Non ti preoccupare”
“Se fossi da solo mi preoccuperei eccome, ma c’è Megan per fortuna, di lei mi fido ciecamente” disse mia moglie.
Eh già... Megan... così diversa da mia moglie, June era alta, magrissima e bionda, un fisico da modella, un paio di tettine stuzzicanti ma quasi inesistenti, era bella, stupenda, ma pelle ed ossa.
La seguii in cucina per fare colazione insieme, il caffè era già pronto, sentimmo gli schiamazzi di Kate in salotto, June si appoggiò alla porta e guardò nostra figlia giocare con Megan.
Lei indossava un abito leggero, iniziava a fare veramente caldo, potevo vedere qualche perla di sudore sulla sua schiena, le tette ballavano una danza loro mentre correva dietro a Kate.
“E’ proprio brava con Katy” disse June tornando in cucina.
“Si...” ammisi io rimanendo sulla porta.
Megan si sdraiò per terra, non si era accorta che la guardavamo o meglio, io la guardavo, June era presa dal giornale.
Kate le salì sulla pancia, le ginocchia erano serrate e potevo vedere solo le gambe nude, Megan posizionò Katy sopra le sue ginocchia e iniziò a fare il rumore di una macchina piegando le gambe a destra e a sinistra poi si fermò di colpo.
“E ora giù!” esclamò la ragazza spalancando le gambe, Kate atterrò sulla sua pancia ridendo come una matta ma i miei occhi non si erano mossi da Megan, le cosce tornite, le mutandine nere, sentii di nuovo l’eccitazione salire.
Raggiunsi mia moglie con impeto la girai verso di me e la spinsi contro il ripiano della cucina, le infilai la lingua in bocca, esplorandola.
“Ehi... che impeto... ci sono le ragazze di là...”
“Non me ne frega un cazzo, voglio scoparti” ansimai nei suoi capelli, la sollevai di peso e la portai nello dispensa, chiusi la porta alle nostre spalle e spinsi June contro la parete.
Il cazzo mi pulsava nei pantaloni, avevo l’immagine di Megan sdraiata a gambe aperte, tolsi gli slip a June alzandole la gonna, lei si piegò dandomi libero accesso e io la penetrai con forza, sbattendola contro la parete, la tenni per i capelli mentre lei uggiolava, le afferrai le tette inesistenti da sopra la camicia, c’era praticante solo reggiseno, ma io pensavo alle tette gonfie e sode di Meg, affondai il mio cazzo dentro di lei con forza, l’orgasmo arrivò veloce ed esplosivo.
Ritornai in cucina allacciandomi la patta dei pantaloni, mentre June saliva al piano di sopra per sistemarsi, non ero soddisfatto, non mi bastava, volevo Megan.
scritto il
2010-10-06
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