Io e lei 4
di
Anonimo
genere
trio
La storia che sto per raccontarti caro professore è la seconda ed ultima
avvenuta dopo quella del pastore perché non siamo degli esibizionisti né ci
piace farlo (entrambi siamo dei bei ragazzi: lei l’hai vista in foto anche se
per la somiglianza mancano solo i capelli ricci, io sono alto, fisico atletico,
un bel tipo … insomma non mi manca chi mi gira attorno!) ma la vita ci pone a
volte innanzi a delle situazioni per cui magari e soprattutto presi dall’
eccitazione, ma comunque sicuri del nostro anonimato, ci si lascia andare.
Come ben sa io e lei abbiamo frequentato la parrocchia del nostro quartiere.
In tutto nel nostro paese ce ne sono tre perché piccolo. La storia che sto per
riportare è avvenuta esattamente l’anno scorso. Era luglio-agosto quando con
alcuni ragazzi della parrocchia partimmo per il classico campo scuola. Partimmo
il 27 luglio e ritornammo il giorno 13 agosto. 15 giorni di riposo. In realtà
non fu proprio così perché chi ha fatto tali campeggi sa che di riposo non se
ne vede neanche l’ombra in quei giorni poiché i ragazzi ti fanno impazzire.
Eravamo un gruppo di circa 20 persone: 5 accompagnatori (io, la mia lei, due
ragazzi ed una ragazza nostri coetanei), il parroco Don Carlo di anni 70 ma
ancora in buon stato, più una quindicina di ragazzi di entrambi i sessi. Misti.
Mara aveva un borsone che non finiva mai tanto pesante che lo portavamo in due.
Le chiesi cosa avesse portato: ci fermammo per strada, appoggiammo il borsone
su una panchina non ti dico … al campeggio si portò anche la biancheria intima
sexy perché si voleva sentire a suo agio da sotto anche se per tutto il giorno
avrebbe indossato una tuta. Dimmi tu le donne?! L’orario di partenza era
stabilito per le ore 6.00 di mattina. Caricammo tutta la roba sul minibus di 25
posti e partimmo il 27 diretti in un paesino dell’Abruzzo di cui non ricordo
sinceramente il nome.
Arrivammo verso le 13.00, scaricammo la roba, borsoni, mangiare, pentole, di
tutto. La ditta traslochi. Beh è così perché non alloggiavamo in un albergo ma
in un rifugio a circa 700m s.l.m. che si può affittare proprio per questi casi.
Ci vanno anche i boy-scout. Quei 15 giorni invece la struttura era desinata
solo a noi. Ci accolse il proprietario. Gli pagammo l’affitto ci caricò il
bombolone di gas e riparti per il suo paese. La struttura era isolata rispetto
al paese che distava circa 8 km. Intorno non c’era nessuno. Solo fitta boscaia.
La struttura era nostra. Il pullman ripartì. Ci sistemammo in camera. Mara ed
un’altra ragazza in una camerata con le ragazzine. I due ragazzi accompagnatori
con i ragazzini in un’altra camerata. E io? Beh con Don Carlo perché non era
abituato a dormire da sole in quanto al nostro paese lui condivide la casa con
altri due preti in un appartamento messo a disposizione del vescovo.
Ripulimmo la struttura, ci demmo tutti una rinfrescata, celebrammo messa,
cenammo, poi il bivacco, canti, chitarra, giochi e poi a letto.
La giornata-tipo era organizzata in questo modo: preghiera mattutina,
colazione, attività di pulizia e riordino stanze, attività di formazione,
pranzo, pulizia cucina, riposo pomeridiano, svago, doccia, messa, cena e
intrattenimento vario.
Solo tre giorni erano interamente dedicati ad escursioni nei boschi
circostanti. Vicino la struttura c’era un lago artificiale per cui ogni tanto
solo noi accompagnatori ci davamo una rinfrescatina.
Una mattina mentre don Carlo recitava le sue preghiere io e mara ci mettemmo a
riordinare la camera mia e di don Carlo. Nello spostare il borsone di don Carlo
nello sollevare dal tasca porta scarpe non chiusa uscì una rivista porno. La
presi. Io e mara rimanemmo di ghiaccio.
Non sapevamo che dire, che fare, soprattutto perché era il nostro parroco,
quello di una vita, ci aveva battezzato, prima confessione, comunione, cresima!
In quel momento entrò don Carlo e rimase sorpreso del fatto che avessi in mano
la sua rivista. Ci ordinò di uscire e di farci gli affari nostri.
Non ne parlammo più per tutta la giornata. Alla sera, mentre gli altri si
recavano a letto, don Carlo chiese a me e a mara di restare per fare due passi.
Ci fermammo ad una panchina non molto lontano dal rifugio in modo tale che
nessuno potesse sentirci.
Ora consentimi ma riporto testualmente il dialogo tra noi.
Don Carlo ci disse: “Sapete il motivo per cui vi ho chiesto di restare. Non è
facile per me darvi delle spiegazioni ma quello che posso dirvi è che sono un
prete e sono anche un uomo.” Io e mara non parlavamo affatto. Eravamo un po’
delusi, se non completamente delusi. Don Carlo riprese:”Sono diventato parroco
a 25 anni negli anni sessanta. Ero contento. Certo della mia vocazione e lo
sono ancora. Le donne prima neanche le guardavo. Erano diverse da ora: più
coperte, anche le forme non erano così ben delineate come lo sono le donne di
oggi. Erano altri tempi. In chiesa oggi arrivano donne che chissà quale santo
mi trattiene, provocanti. Per non dire la domenica a messa: per la comunione le
vedi che lungo il corridoio centrale sfilano su quei trampoli, scollate… e
ditemi voi come un uomo deve trattenersi anche se prete?! Sono rimasto sempre
al mio posto, educato anche se sofferente. Non mi sono mai avvicinato a nessun
donna. Ora ho settant’anni. Navigo in internet, ho imparato. Guardo immagini,
filmati. Ma ditemi voi cosa devo fare? Soffrire? È un piacere personale. Non
do’ fastidio a nessuno e fino ad oggi pensavo che non ne avrei parlato mai con
nessuno ad esclusione del mio padre spirituale.” Si fermò. Poi riprese:” Ditemi
voi se è bello vedere due figure e un film e non aver mai provato nella vita il
piacere di avere una donna avanti, vederla in carne e ossa, accarezzarla,
sentire il profumo della sua pelle!” Scoppio a piangere. Io e mara gli
rispondemmo di non preoccuparsi e che non avremo mai raccontato niente a
nessuno. Poi lo incoraggiammo, gli dicemmo che comunque era stato ed era ancora
un buon prete a differenza di tanti che oggi ci sono in giro.
Ci avviammo verso la struttura e andammo a letto augurandoci la buonanotte.
L’indomani vedemmo don Carlo triste, stanco. Tutti gli chiedevano cosa fosse
successo. Lui gli rispondeva di stare tranquilli e che aveva solo qualche
doloretto.
A pranzo ci comunicò che non avrebbe potuto sostenere il peso delle tre
escursioni. Istintivamente sapendo il motivo gli dissi che sarei rimasto lì a
fargli compagnia e di conseguenza anche mara si propose nel restare per
prepararci qualcosa di buono a pranzo e far trovare la cena pronta per il
rientro alla sera del gruppo.
Il giorno dopo il gruppo si avviò verso le ore otto dopo le preghiere
mattutine. Io e mara invitammo don Calo a venire con noi al lago per fare un
bagno e rilassarci dopo giorni di chiasso dei ragazzi. Accettò. Mara mi disse
che avrebbe messo il micro costume tanto non c’era nessuno e avrebbe fatto
sicuramente piacere a don Carlo.
Arrivammo al lago.
Io avevo il costume a mutande così come don Carlo. Aveva un fisico piuttosto
atletico per la sua età anche se mingherlino.
Mara si spogliò. Detto così sembra tutto normale. Ma come si spogliò?
Io e don Carlo eravamo sui nostri teli. Lei mise il suo telo ai piedi del
nostro e non a fianco. Guardavamo il lago e davanti avevamo mara. Lei era di
spalle guardava anche lei il lago. Si tolse la maglietta poi con molta calma
si chinò in avanti a 90 gradi e si tolse il pantaloncino. Il suo culo spuntava
pian piano da quei pantaloncini. Aveva solo un filo tra i suoi glutei. Don
carlo non gli spiaccicava gli occhi da addosso e si godette tutto quel ben di
dio. Era imbambolato. Poi mara si girò e mise in bella mostra le sue tette con
un reggiseno che copriva solo i suoi capezzoli. Si sdraiò davanti a noi a
pancia in giù e disse che avrebbe dormito un po’. Don carlo non toglieva gli
occhi di dosso da quella creatura, poi si riprese e mi invitò a fare un bagno.
Si alzò, aveva un gonfiore nelle mutande. Si era eccitato.
In acqua mi fece i complimenti per aver scelto mara come mia donna. Mi disse
che ero fortunato.
Poi aggiunse:”ora anche se dovessi uscire dal sacerdozio cosa faccio? Mi trovo
una donna settantenne che alla sera deve riporre la sua dentiera nel bicchiere
pieno d’acqua sul comodino?” Poi proseguì:”da uomo a uomo… scopitela bene fino
a quando è così bella”.
Ritornammo a teli, ci asciugammo poi ritornammo tutti e tre alla struttura per
il pranzo. Lui andò in cucina. Io e mara restammo un po’ fuori e le raccontai
ciò che don carlo mi disse in acqua. Mi diressi poi in camera, aprì la porta
del bagno senza bussare perché pensavo non ci fosse e trovai don carlo seduto
al contrario sul water (di faccia al muro) che si masturbava. Chiesi scusa.
Uscì ormai non più di tanto scandalizzato e raccontai a mara l’effetto che
aveva provocato a don carlo e che si stava masturbando come un ragazzino.
Al pomeriggio dopo pranzo restammo sul terrazzino a parlare. Mara indossava un
vestitino estivo leggero senza mutande. Eravamo seduti su tre diverse panchine
che formavano un cerchio. Mara rivolta verso don carlo apriva e chiudeva le
gambe per stuzzicarlo.
Arrivò il gruppo. Mara si cambiò. Cenammo e andammo a letto per la
stanchezza.
Passarono altri tre giorni normalmente. Poi il giorno della seconda
escursione.
Il gruppo si avviò. Io e don carlo restammo in cucina a tavola per fare il
punto della scorta di mangiare per magari recaci al paese per compere.
Arrivò mara. Con ai piedi dei tacchi a spillo vertiginosi e sopra un
accappatoio lungo bianco. Si avvicinò a noi che eravamo seduti uno di fronte
all’altro con in mezzo una panca piuttosto larga. Sapevo cosa aveva in mente.
Aprì l’accappatoio e sotto: tacchi a spillo, calze sorrette da un bustier nero
a balconcino con il seno completamente a vista. Non indossava le mutande. I
capelli completamente raccolti. Rosseto.Non volva essere toccata da don carlo
ma voleva solo che la guardasse. Ordinò a don carlo di allontanarsi e mettersi
su una poltrona poco distante. Lui si sedette. Lei si portò tra le sue gambe e
inizio a spogliarsi: si slaccio le calze e le sfilò molto lentamente. Si rimise
le scarpe e di spalle al prete si tolse il bustier mettendo in bella mostra il
culo. Poi si avvicinò a me: mi tolse la maglietta, i pantaloncini. Rimasi in
mutande. Mi risedetti sulla sedia. Poi le inginocchiò tra le mie gambe. Eravamo
di profilo a don carlo che vedeva tutto. Iniziò a d accarezzarmi il pene da
sopra le mutande. Poi me le sfilò: si rimise in piedi e piegata verso di me e
con il culo verso don carlo iniziò a segarmi. Poi si inginocchiò e mi spompinò
per bene. Con il pene in bocca ogni tanto guardava don carlo. Poi si sedette a
cavalcioni su di me, si infilò il pene nella figa e iniziò a cavalcare come
una matta guardando don Carlo. Cavalcava di brutto. Poi si alzò, si appoggiò al
tavolo a 90 gradi e la penetrai per molto tempo. Don carlo per tutto quel tempo
rimase imbambolato a guardare. Lo spettacolino durò per circa 30 minuti. Poi
venni. Le era stanca. Raccolse la sua roba. Diede un bacio sulla guancia a don
carlo e si diresse verso la sua camera per ricomporsi. Don carlo mi disse:”
Grazie”. Andò in bagno.
Non ne parlammo più della cosa fino al giorno dell’ultima escursione. Quel
giorno decidemmo di ritornare al lago. Appena arrivati andammo a farci un
bagno. Don carlo era felice. Facemmo un bel bagno. Sulla cima dei monti lontani
c’era un po’ di neve.
Uscimmo dall’acqua. Mara ci chiese se secondo noi ci potesse essere qualcuno
nei paraggi. Noi le rispondemmo di no. Con grande naturalezza e velocità si
sfilò il reggiseno e il perizoma e con grande stupore di don carlo rimase nuda.
Mi fece sdraiare sul telo, mi sfilò il costume, si mise a cavalcioni su di me:
io ero già arrapato, lei si infilò il mio pene nella figa e iniziò a saltare.
Sul telo a fianco a lunghezza di braccio c’era don carlo incredulo. Rimanemmo
in quella posizione pe un buon 15 minuti. Poi ci alzammo, lei sul telo si mise
a pecora mentre io da dietro la penetravo. Gridava da impazzire anche perché
non ci avrebbe sentito nessuno.
Inaspettatamente, mara gli disse a don carlo:
“Cosa aspetti” e lui “A far cosa”. E lei “non ti azzardare sia ben chiaro che
non ti devi avvicinare e ne mi devi toccare”. E lui ”e quindi?”. Lei “togliti
il costume e masturbarti così dopo non vai in bagno!”. Lui disse di no. Lei:”
fallo, muoviti”. Durante questo discorso io ero lì dietro che pompavo come un
forsennato. Don carlo si tolse il costume. Era ben messo. Iniziò a masturbarsi
e venne dopo due minuti. Schizzò lo sperma a terra. Poi si ripulì. Dopo poco
stavo per venire anch’io: mara si girò e inginocchiata e con me in piedi mi
spompinò bevendo tutta lo sperma mio con meraviglia di don carlo.
Fino al rientro non abbiamo avuto più contatti con don carlo se non con gli
altri ragazzi presenti. Anche in camera non parlavamo più dell’accaduto.
Oggi in parrocchia a andiamo solo per la messa ma non ci avviciniamo più a
lui. Tramite i nostri amici ci ha fatto sapere che ci vorrebbe parlare per l’
organizzazione di alcune attivit?.
avvenuta dopo quella del pastore perché non siamo degli esibizionisti né ci
piace farlo (entrambi siamo dei bei ragazzi: lei l’hai vista in foto anche se
per la somiglianza mancano solo i capelli ricci, io sono alto, fisico atletico,
un bel tipo … insomma non mi manca chi mi gira attorno!) ma la vita ci pone a
volte innanzi a delle situazioni per cui magari e soprattutto presi dall’
eccitazione, ma comunque sicuri del nostro anonimato, ci si lascia andare.
Come ben sa io e lei abbiamo frequentato la parrocchia del nostro quartiere.
In tutto nel nostro paese ce ne sono tre perché piccolo. La storia che sto per
riportare è avvenuta esattamente l’anno scorso. Era luglio-agosto quando con
alcuni ragazzi della parrocchia partimmo per il classico campo scuola. Partimmo
il 27 luglio e ritornammo il giorno 13 agosto. 15 giorni di riposo. In realtà
non fu proprio così perché chi ha fatto tali campeggi sa che di riposo non se
ne vede neanche l’ombra in quei giorni poiché i ragazzi ti fanno impazzire.
Eravamo un gruppo di circa 20 persone: 5 accompagnatori (io, la mia lei, due
ragazzi ed una ragazza nostri coetanei), il parroco Don Carlo di anni 70 ma
ancora in buon stato, più una quindicina di ragazzi di entrambi i sessi. Misti.
Mara aveva un borsone che non finiva mai tanto pesante che lo portavamo in due.
Le chiesi cosa avesse portato: ci fermammo per strada, appoggiammo il borsone
su una panchina non ti dico … al campeggio si portò anche la biancheria intima
sexy perché si voleva sentire a suo agio da sotto anche se per tutto il giorno
avrebbe indossato una tuta. Dimmi tu le donne?! L’orario di partenza era
stabilito per le ore 6.00 di mattina. Caricammo tutta la roba sul minibus di 25
posti e partimmo il 27 diretti in un paesino dell’Abruzzo di cui non ricordo
sinceramente il nome.
Arrivammo verso le 13.00, scaricammo la roba, borsoni, mangiare, pentole, di
tutto. La ditta traslochi. Beh è così perché non alloggiavamo in un albergo ma
in un rifugio a circa 700m s.l.m. che si può affittare proprio per questi casi.
Ci vanno anche i boy-scout. Quei 15 giorni invece la struttura era desinata
solo a noi. Ci accolse il proprietario. Gli pagammo l’affitto ci caricò il
bombolone di gas e riparti per il suo paese. La struttura era isolata rispetto
al paese che distava circa 8 km. Intorno non c’era nessuno. Solo fitta boscaia.
La struttura era nostra. Il pullman ripartì. Ci sistemammo in camera. Mara ed
un’altra ragazza in una camerata con le ragazzine. I due ragazzi accompagnatori
con i ragazzini in un’altra camerata. E io? Beh con Don Carlo perché non era
abituato a dormire da sole in quanto al nostro paese lui condivide la casa con
altri due preti in un appartamento messo a disposizione del vescovo.
Ripulimmo la struttura, ci demmo tutti una rinfrescata, celebrammo messa,
cenammo, poi il bivacco, canti, chitarra, giochi e poi a letto.
La giornata-tipo era organizzata in questo modo: preghiera mattutina,
colazione, attività di pulizia e riordino stanze, attività di formazione,
pranzo, pulizia cucina, riposo pomeridiano, svago, doccia, messa, cena e
intrattenimento vario.
Solo tre giorni erano interamente dedicati ad escursioni nei boschi
circostanti. Vicino la struttura c’era un lago artificiale per cui ogni tanto
solo noi accompagnatori ci davamo una rinfrescatina.
Una mattina mentre don Carlo recitava le sue preghiere io e mara ci mettemmo a
riordinare la camera mia e di don Carlo. Nello spostare il borsone di don Carlo
nello sollevare dal tasca porta scarpe non chiusa uscì una rivista porno. La
presi. Io e mara rimanemmo di ghiaccio.
Non sapevamo che dire, che fare, soprattutto perché era il nostro parroco,
quello di una vita, ci aveva battezzato, prima confessione, comunione, cresima!
In quel momento entrò don Carlo e rimase sorpreso del fatto che avessi in mano
la sua rivista. Ci ordinò di uscire e di farci gli affari nostri.
Non ne parlammo più per tutta la giornata. Alla sera, mentre gli altri si
recavano a letto, don Carlo chiese a me e a mara di restare per fare due passi.
Ci fermammo ad una panchina non molto lontano dal rifugio in modo tale che
nessuno potesse sentirci.
Ora consentimi ma riporto testualmente il dialogo tra noi.
Don Carlo ci disse: “Sapete il motivo per cui vi ho chiesto di restare. Non è
facile per me darvi delle spiegazioni ma quello che posso dirvi è che sono un
prete e sono anche un uomo.” Io e mara non parlavamo affatto. Eravamo un po’
delusi, se non completamente delusi. Don Carlo riprese:”Sono diventato parroco
a 25 anni negli anni sessanta. Ero contento. Certo della mia vocazione e lo
sono ancora. Le donne prima neanche le guardavo. Erano diverse da ora: più
coperte, anche le forme non erano così ben delineate come lo sono le donne di
oggi. Erano altri tempi. In chiesa oggi arrivano donne che chissà quale santo
mi trattiene, provocanti. Per non dire la domenica a messa: per la comunione le
vedi che lungo il corridoio centrale sfilano su quei trampoli, scollate… e
ditemi voi come un uomo deve trattenersi anche se prete?! Sono rimasto sempre
al mio posto, educato anche se sofferente. Non mi sono mai avvicinato a nessun
donna. Ora ho settant’anni. Navigo in internet, ho imparato. Guardo immagini,
filmati. Ma ditemi voi cosa devo fare? Soffrire? È un piacere personale. Non
do’ fastidio a nessuno e fino ad oggi pensavo che non ne avrei parlato mai con
nessuno ad esclusione del mio padre spirituale.” Si fermò. Poi riprese:” Ditemi
voi se è bello vedere due figure e un film e non aver mai provato nella vita il
piacere di avere una donna avanti, vederla in carne e ossa, accarezzarla,
sentire il profumo della sua pelle!” Scoppio a piangere. Io e mara gli
rispondemmo di non preoccuparsi e che non avremo mai raccontato niente a
nessuno. Poi lo incoraggiammo, gli dicemmo che comunque era stato ed era ancora
un buon prete a differenza di tanti che oggi ci sono in giro.
Ci avviammo verso la struttura e andammo a letto augurandoci la buonanotte.
L’indomani vedemmo don Carlo triste, stanco. Tutti gli chiedevano cosa fosse
successo. Lui gli rispondeva di stare tranquilli e che aveva solo qualche
doloretto.
A pranzo ci comunicò che non avrebbe potuto sostenere il peso delle tre
escursioni. Istintivamente sapendo il motivo gli dissi che sarei rimasto lì a
fargli compagnia e di conseguenza anche mara si propose nel restare per
prepararci qualcosa di buono a pranzo e far trovare la cena pronta per il
rientro alla sera del gruppo.
Il giorno dopo il gruppo si avviò verso le ore otto dopo le preghiere
mattutine. Io e mara invitammo don Calo a venire con noi al lago per fare un
bagno e rilassarci dopo giorni di chiasso dei ragazzi. Accettò. Mara mi disse
che avrebbe messo il micro costume tanto non c’era nessuno e avrebbe fatto
sicuramente piacere a don Carlo.
Arrivammo al lago.
Io avevo il costume a mutande così come don Carlo. Aveva un fisico piuttosto
atletico per la sua età anche se mingherlino.
Mara si spogliò. Detto così sembra tutto normale. Ma come si spogliò?
Io e don Carlo eravamo sui nostri teli. Lei mise il suo telo ai piedi del
nostro e non a fianco. Guardavamo il lago e davanti avevamo mara. Lei era di
spalle guardava anche lei il lago. Si tolse la maglietta poi con molta calma
si chinò in avanti a 90 gradi e si tolse il pantaloncino. Il suo culo spuntava
pian piano da quei pantaloncini. Aveva solo un filo tra i suoi glutei. Don
carlo non gli spiaccicava gli occhi da addosso e si godette tutto quel ben di
dio. Era imbambolato. Poi mara si girò e mise in bella mostra le sue tette con
un reggiseno che copriva solo i suoi capezzoli. Si sdraiò davanti a noi a
pancia in giù e disse che avrebbe dormito un po’. Don carlo non toglieva gli
occhi di dosso da quella creatura, poi si riprese e mi invitò a fare un bagno.
Si alzò, aveva un gonfiore nelle mutande. Si era eccitato.
In acqua mi fece i complimenti per aver scelto mara come mia donna. Mi disse
che ero fortunato.
Poi aggiunse:”ora anche se dovessi uscire dal sacerdozio cosa faccio? Mi trovo
una donna settantenne che alla sera deve riporre la sua dentiera nel bicchiere
pieno d’acqua sul comodino?” Poi proseguì:”da uomo a uomo… scopitela bene fino
a quando è così bella”.
Ritornammo a teli, ci asciugammo poi ritornammo tutti e tre alla struttura per
il pranzo. Lui andò in cucina. Io e mara restammo un po’ fuori e le raccontai
ciò che don carlo mi disse in acqua. Mi diressi poi in camera, aprì la porta
del bagno senza bussare perché pensavo non ci fosse e trovai don carlo seduto
al contrario sul water (di faccia al muro) che si masturbava. Chiesi scusa.
Uscì ormai non più di tanto scandalizzato e raccontai a mara l’effetto che
aveva provocato a don carlo e che si stava masturbando come un ragazzino.
Al pomeriggio dopo pranzo restammo sul terrazzino a parlare. Mara indossava un
vestitino estivo leggero senza mutande. Eravamo seduti su tre diverse panchine
che formavano un cerchio. Mara rivolta verso don carlo apriva e chiudeva le
gambe per stuzzicarlo.
Arrivò il gruppo. Mara si cambiò. Cenammo e andammo a letto per la
stanchezza.
Passarono altri tre giorni normalmente. Poi il giorno della seconda
escursione.
Il gruppo si avviò. Io e don carlo restammo in cucina a tavola per fare il
punto della scorta di mangiare per magari recaci al paese per compere.
Arrivò mara. Con ai piedi dei tacchi a spillo vertiginosi e sopra un
accappatoio lungo bianco. Si avvicinò a noi che eravamo seduti uno di fronte
all’altro con in mezzo una panca piuttosto larga. Sapevo cosa aveva in mente.
Aprì l’accappatoio e sotto: tacchi a spillo, calze sorrette da un bustier nero
a balconcino con il seno completamente a vista. Non indossava le mutande. I
capelli completamente raccolti. Rosseto.Non volva essere toccata da don carlo
ma voleva solo che la guardasse. Ordinò a don carlo di allontanarsi e mettersi
su una poltrona poco distante. Lui si sedette. Lei si portò tra le sue gambe e
inizio a spogliarsi: si slaccio le calze e le sfilò molto lentamente. Si rimise
le scarpe e di spalle al prete si tolse il bustier mettendo in bella mostra il
culo. Poi si avvicinò a me: mi tolse la maglietta, i pantaloncini. Rimasi in
mutande. Mi risedetti sulla sedia. Poi le inginocchiò tra le mie gambe. Eravamo
di profilo a don carlo che vedeva tutto. Iniziò a d accarezzarmi il pene da
sopra le mutande. Poi me le sfilò: si rimise in piedi e piegata verso di me e
con il culo verso don carlo iniziò a segarmi. Poi si inginocchiò e mi spompinò
per bene. Con il pene in bocca ogni tanto guardava don carlo. Poi si sedette a
cavalcioni su di me, si infilò il pene nella figa e iniziò a cavalcare come
una matta guardando don Carlo. Cavalcava di brutto. Poi si alzò, si appoggiò al
tavolo a 90 gradi e la penetrai per molto tempo. Don carlo per tutto quel tempo
rimase imbambolato a guardare. Lo spettacolino durò per circa 30 minuti. Poi
venni. Le era stanca. Raccolse la sua roba. Diede un bacio sulla guancia a don
carlo e si diresse verso la sua camera per ricomporsi. Don carlo mi disse:”
Grazie”. Andò in bagno.
Non ne parlammo più della cosa fino al giorno dell’ultima escursione. Quel
giorno decidemmo di ritornare al lago. Appena arrivati andammo a farci un
bagno. Don carlo era felice. Facemmo un bel bagno. Sulla cima dei monti lontani
c’era un po’ di neve.
Uscimmo dall’acqua. Mara ci chiese se secondo noi ci potesse essere qualcuno
nei paraggi. Noi le rispondemmo di no. Con grande naturalezza e velocità si
sfilò il reggiseno e il perizoma e con grande stupore di don carlo rimase nuda.
Mi fece sdraiare sul telo, mi sfilò il costume, si mise a cavalcioni su di me:
io ero già arrapato, lei si infilò il mio pene nella figa e iniziò a saltare.
Sul telo a fianco a lunghezza di braccio c’era don carlo incredulo. Rimanemmo
in quella posizione pe un buon 15 minuti. Poi ci alzammo, lei sul telo si mise
a pecora mentre io da dietro la penetravo. Gridava da impazzire anche perché
non ci avrebbe sentito nessuno.
Inaspettatamente, mara gli disse a don carlo:
“Cosa aspetti” e lui “A far cosa”. E lei “non ti azzardare sia ben chiaro che
non ti devi avvicinare e ne mi devi toccare”. E lui ”e quindi?”. Lei “togliti
il costume e masturbarti così dopo non vai in bagno!”. Lui disse di no. Lei:”
fallo, muoviti”. Durante questo discorso io ero lì dietro che pompavo come un
forsennato. Don carlo si tolse il costume. Era ben messo. Iniziò a masturbarsi
e venne dopo due minuti. Schizzò lo sperma a terra. Poi si ripulì. Dopo poco
stavo per venire anch’io: mara si girò e inginocchiata e con me in piedi mi
spompinò bevendo tutta lo sperma mio con meraviglia di don carlo.
Fino al rientro non abbiamo avuto più contatti con don carlo se non con gli
altri ragazzi presenti. Anche in camera non parlavamo più dell’accaduto.
Oggi in parrocchia a andiamo solo per la messa ma non ci avviciniamo più a
lui. Tramite i nostri amici ci ha fatto sapere che ci vorrebbe parlare per l’
organizzazione di alcune attivit?.
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