Simona
di
assuntina
genere
prime esperienze
Ammetto di non essere stata una santarellina, ma si trattava di cose veloci, sbrigative, come quella volta al mare dentro la tenda da campeggio di un mio compagno vicino di camper, durante le vacanze estive al mare. Insisteva nel cercare di prendermi la mano e mettersela fra le gambe. Io resistevo anche se sentivo i capezzoli scoppiarmi e la patatina sciogliersi. Contemporaneamente mi ficcava la lingua in bocca e si strusciava sulle mie cosce. Ero in bikini e complice le mie goffe resistenze e probabilmente il suo eccitamento, il suo costume scivolò e sentii un pezzo di carne calda e liscia sulle cosce. Man mano, complice la stanchezza dello sforzo nello resistergli, la mia resistenza si affievolì e lui riuscì a portarmi la mano giù. Che piacevole sensazione! Avevo 15 anni appena compiuti e quell’ affare lo stringevo caldo e pulsante mentre ci esploravamo la bocca con le lingue attorcigliate. Mossi la mano su e giù un paio di volte, sempre stringendo forte, come mi aveva consigliato la mia amica, quella che faceva le seghe al prof di matematica, quello bono, e mi venne sulla mano, sulla pancia, raggiunse perfino il top del bikini. Spruzzi lunghi, copiosi e caldi. Ricordo che un po’ mi arrivò sulle labbra. Lui si voltò sul dorso e continuò a menarselo. Io guardavo quella scena mentre ancora qualche schizzo gli cadeva sulla pancia. Dopo ci pulimmo alla bell’e meglio ed uscimmo a fare un bagno. La sera a letto nella mia cameretta, ripensai al tutto e mi sorpresi a pensare che era finito troppo presto. Desiderai di baciarlo, di esplorarlo, sì, glielo avrei leccato ed ingoiato persino. Fu un ditalino feroce ed appagante, mi aiutavo sempre con una candelina lunga e fine. Ma siccome avevo paura di sverginarmi da sola, me la infilavo sempre nel culetto mentre facevo andare il dito. Non contenta, quando venni, infilai il dito dentro con cautela e leccai il mio stesso aroma.
Dopo quell’episodio promisi a me stessa di controllarmi, ma a scuola iniziata, come far smettere la mia amica Laura sul come, dove, quando e quante volte segava il prof? Me lo descriveva nei minimi particolari, dalla radice all’asta con una grossa vena al centro, fino alla cappella con il suo piccolo filetto che raggiungeva la cima. Si lamentava di non averglielo visto mai moscio, ma i suoi voti erano sempre migliori dei miei.
I loro incontri avvenivano nello studio da geometra del prof, in centro. Una volta mi fece vedere anche un video fatto con il telefonino. Altro che il cazzetto veloce capitato a me! Era enorme, bello, pulsante, vigoroso. Sotto aveva la sacca dei coglioni grossa e scura. Con mia sorpresa vidi che era completamente rasato. La mano di Laura era piccola e doveva tenerlo con tutte e due, con le unghie smaltate di bianco.
Rimasi affascinata nel sentire quanto seme spruzzava mentre quelle manine continuavano, con tecnica a tirarglielo fuori. Si, mi eccitai tantissimo ed anche Laura e quando mi diede un bacio sulla guancia, mi girai e glielo restituii sulle labbra. Ci guardammo imbarazzate, rosse di eccitazione e fu allora che con voce roca mi chiese se fossi stata disposta ad accompagnarla…
Fu così che quell’anno scolastico feci le prime seghe e fatte bene ad un uomo adulto. Lui era molto preciso ed onesto. Sposato con una donna un poco arida, a sentire lui, non voleva scoparci, poiché aveva una figlia della nostra stessa età, si accontentava di venire sulle nostre manine e qualche volta sulle labbra e sui seni che noi scoprivamo. Ripensando a quel periodo, chi si divertiva realmente eravamo noi. Ci specializzammo a farlo arrapare facendo gli spogliarelli ed inventando storie nelle quali facevamo i pompini al preside…
Solo una volta volle sfregare quel bell’uccellone sulle nostre patatine. Ci mettemmo a quattro zampe, a fianco, con i perizoma a mezza coscia. Lui lo strusciava a turno sulle nostre fichette, indugiando sui culetti, così orgogliosamente mostrati. Ci venne naturale, eccitate come eravamo, guardarci, e mentre Laura diceva quanto eravamo troiette, ci avvinghiammo con le lingue. Lui smise, si sedette e si masturbò guardandoci. Fu quella volta che venne sui nostri culetti mentre ci baciavamo. Fu bellissimo, ancora ne porto il ricordo. La mia fica si bagna sempre al ricordo.
Fino al diploma fu un susseguirsi di ragazzi e di esperienze più o meno spinte. La domenica nelle discoteche, col ragazzo di turno davo sfogo alle mie voglie e qualche volta, mentre mi accompagnavano in auto a casa, la sera, e dopo che ci fermavamo in un posticino tranquillo, iniziai a prendere fra le labbra quei meravigliosi uccelli ed ogni tanto a farmela leccare. Era proprio bello pomiciare e far venire abbondantemente quei ragazzi, ed ogni tanto venire anche io. Con Laura, poi, ci raccontavamo tutto ed una volta, nude, mentre guardavamo un film porno di suo fratello, ci siamo sditalinate l’un l’altra.
Sentivo che ero pronta al grande salto ma lo volevo fare con l’uomo che avrei amato. Fino ad allora avevo visto, maneggiato e qualche volta succhiato almeno una trentina di cazzi, ma il più bello restava quello del prof, peccato che era anziano. Infatti avevo sviluppato una predilezione per i ragazzi un po’ più giovani di me, quelli quasi senza peli sul pube e addosso, quelli inesperti, da insegnare, che sapevano solo ficcare la lingua in bocca alle ragazzine, palparle il culo e la fica succhiando i loro seni, ma quando li masturbavi o li leccavi, venivano come fontanelle e provavo una sorta di orgoglio ad avere contribuito alla loro felicità.
Adesso a 29 anni, sposata, una bella casa ed un ottimo lavoro, mi sento appagata, ma non completamente sotto il profilo sessuale. Non nego che con Marco non ci sia il sesso oltre l’amore, quello vero, da sfinirci. Lunghe ed intense scopate, il sabato, arricchite anche da giochini con uccelli di gomma, vibratori e film porno.
A sentire Marco ho un meraviglioso seno, ed un corpo da far invidia alle sedicenni. A conferma di ciò nel supermercato dove lavoro certe volte sento che i giovanotti mi spogliano nuda quando con noncuranza mi inchino a mettere la merce a posto negli scaffali.
Con Marco si parla di tutto e lui tra un giochino e l’altro insisteva a voler sapere le mie esperienze.
Titubante, a poco a poco gli raccontai. Gli dissi del prof e dei ragazzi che avevo sfinito a seghe, in alcuni casi descrivendogli le loro verghe, i primi pompini . Si eccitava tantissimo ed una sera lo feci venire tre volte!
In vena di confidenze, gli svelai la mia passione segreta per i ragazzini. Al culmine della eccitazione, mentre mi chiavava ed io venivo sul suo uccello mi disse che gli sarebbe piaciuto vedermi all’opera con uno o due di loro. Ci ricomponemmo e mezz’ora dopo quando gli ripresi in bocca il cazzo, mi disse che mi amava e che non stava scherzando.
Le settimane dopo ci calmammo un poco anche perché pianificavamo la nostra vacanza. Decidemmo di andare a Tenerife.
Era metà settembre quando arrivammo all’hotel e subito ci cambiammo d’abito e andammo in città per acquisti. Il reggiseno in estate mi da’ fastidio e per quella occasione non misi il tanga. Ero eccitatissima. Portavo con naturalezza un paio di calzoncini molto corti ed aderenti che lasciavano intravedere la fica come fossi nuda coi piedi che calzavano delle scarpe da tennis. Mi sentivo bellissima e sexi. Non vedevo l’ora di tornare in camera e dire a Marco che sotto ero nuda. Chissà come si sarebbe eccitato! Comprai anche due cetrioli, uno piccolo ed uno grosso.
Era decisamente eccitante notare gli occhi e le espressioni dei giovani per la strada, quando con noncuranza mi mostravo in modo che vedessero che sotto non indossavo niente. In quei momenti sentivo che avrei potuto sedurre chiunque. Volevo fortissimamente fare una esperienza diversa, volevo una esperienza con un ragazzo. Avrei voluto con tutta me stessa avere per le mani un giovane corpo abbronzato, liscio e glabro e armonioso, inesperto, da maneggiare a piacimento. Mi sentivo troia dentro, ma Il problema era Marco….
Mentre attraversavamo la piazza principale per portarci sul lungomare vicino all’albergo, notai un uomo in costume che prendeva il sole su una panchina. Il “pacco” in mezzo alle muscolose gambe era in evidenza e lo fissai per un paio di secondi. Fui sorpresa sentire Marco che mi sussurrava all’orecchio: “E’ di tuo gradimento?” Mi sorpresi ancora di più sentire dire dalla mia bocca: “non è tanto giovane però, mi piacerebbe un sedicenne”. “ti amo anche per questo porcella” fu la sua risposta.
Mi sentii imbarazzata una volta in camera. Marco era stranamente silenzioso ed allora presi l’iniziativa. Mi sfilai i pantaloncini e la minuscola maglietta. La mia fica depilata perfettamente era umida di umori mentre entravo nel locale doccia indugiando lentamente con l’apertura. Mentre l‘acqua iniziava a scorrere Marco mi raggiunse e mi penetrò in piedi dicendomi parole oscene. Mi avvinghiai con le cosce al suo corpo da atleta facendomi penetrare fino in fondo ed ammettendo in un sussurro nelle sue orecchie: “sono una troia, voglio chiavarmi un ragazzo, fammi questo regalo, mi farò inculare se lo desideri, lo vuoi anche tu, potrai assistere se vuoi, ti prego, ti amo, fammi felice”. Mi sborrò dentro, mi sfilai e glielo lavai per bene dentro la mia bocca.
Dopo, a letto, sfiniti, mi sussurrò :”prendi tu la iniziativa, non so se mi piacerà o no, ma voglio soddisfare questo tuo desiderio. Ma prometti che mi racconterai tutto”.
Quella prima notte dopo un 69 magistrale durato tantissimo ci addormentammo felici.
La mattina Marco andò in spiaggia, a scuola di surf. Io mi preparai meticolosamente e avendo scoperto che i ragazzi passavano il tempo a giocare a pallone lì vicino, andai ad osservarli meglio.
“Buongiorno lady Sandra”. Mi voltai e davanti a me era il fattorino delle commissioni dell’albergo. Ricordai che il portiere ci aveva informato che per ogni nostro bisogno in città sarebbe stato a nostra disposizione. Pizze, commissioni, spesa ed altro. “Ciao bello” risposi mentre lo valutavo. Jeans stretti elasticizzati, camicia bianca aperta, colorito abbronzatissimo e abbastanza muscoloso per la sua età che non avrebbe dovuto essere superiore ai diciotto. Ma il bello era senza un pelo, nemmeno i baffetti e la sua pelle era di ebano, liscia senza nessuna deformazione cutanea. Il suo viso era solare, due occhi luminosi ed un sorriso spontaneo e simpatico con dei denti bianchissimi e regolari. Non volevo aggredirlo subito e gli dissi “sai controllare il telefono della doccia in camera nostra? Non funziona perfettamente. Stavo giusto andando a chiedere al portiere”. “Non c’è problema Lady, verrò subito tra mezz’ora” mi rispose felice di essere utile. “Sai però non mi piace far sapere all’ingresso dell’albergo che ricevo in camera da sola, perciò ti pregherei di non farti notare. Ti aspetto”. “OK signora, capisco. A fra poco”.
Non so come riuscii a rientrare in Hotel. Ero talmente emozionata che mi girava la testa. Ero consapevole di aver fatto il primo passetto da puttana…
Appena in camera mi denudai, indecisa cosa mettermi. Optai per il micro bikini che non avevo mai messo in Italia ma che ero ben decisa a sfoggiare a Tenerife. Ero talmente arrapata che sdraiata sula poltrona iniziai a toccarmi la fichetta.
Non tardai a sentire un ticchettio alla porta. Aprii col cuore in tumulto e Eddy era là, con la borsa degli attrezzi e con gli occhi sgranati. “Entra, non stare impalato, che ti succede?” Allora capii. Il triangolino del bikini si era slacciato e la mia fica era bella in mostra. Lo dovetti prendere per la mano per farlo entrare, farlo accomodare e dargli un bicchiere di succo d’arancia perché stava sudando di brutto guardandomi la fica ed il culo che non avevo ricoperto. “Non scandalizzarti, non hai mai visto una donna nuda? Quanti anni hai? “se-sedici e mezzo” Aveva la gola riarsa e notavo già il rigonfiamento nei pantaloni. “Hai mai fatto l’amore?” . Dovetti ripeterglielo una altra volta, mentre mi sfilavo anche il piccolissimo reggiseno che copriva solo i capezzoli rosa. Lui deglutì e disse in un sussurro “una volta una ragazza mi ha fatto una sega”.
Era tenerissimo. Lo aiutai ad alzarsi, a togliersi la camicia mentre lui si abbassava in pantaloni. Non portava mutande, non aveva un solo pelo all’inguine, lo invitai a girarsi e gli lisciai per bene le sue chiappe dure come marmo con la fica che nel frattempo si era bagnata. Lo baciai con la lingua umida e fu piacevolissimo. La sua era di zucchero. Lo feci sdraiare sul letto, sfilandogli i pantaloni. Era tutto nudo, un cioccolatino da mangiare. Lo leccai in tutto il corpo, soffermandomi sui piccoli coglioni duri come il marmo, il suo buchetto del culo rosa che ad ogni mia leccata palpitava. Lo rivoltai ammirando quel cazzetto. Era lunghetto, ma dritto, duro e fine. Sdraiatolo, mi misi a cavalcioni sulla sua faccia, strusciando la fica sulle labbra, guidandolo verso una bella leccata. Mi dedicai contemporaneamente al cazzo. Come era liscio e morbido e caldo. Stava tutto, completamente in bocca. Che bello, Mentre mi leccava senza esperienza, io inghiottivo quel delizioso arnese. Fu un attimo. Sentii fiotti caldi di sperma fino in gola. Mi costrinsi a chiudere la bocca ed inghiottii senza pensarci. Era la prima volta che bevevo la sborra e che delizia. Si ammosciò un poco ma continuò a leccare la fica umida e vischiosa.
Prendendolo per l’uccello, lo accompagnai sotto la doccia e lo lavai col sapone profumato. Ci lavammo i denti, bevemmo un succo di frutta e notai di nuovo l’eccitazione di lui.
Avrei voluto non uno da almeno due di quei cioccolatini bellissimi. Volevo gustarmelo come di dovere stavolta, più lentamente.
Lo feci mettere sul letto alla pecorina. Aveva un profumo dolce. Mi misi dietro e iniziai ad esplorargli il buchetto con la lingua. Ogni colpo si chiudeva con un brivido dando l’impressione di essere un fiorellino che sbocciava, mentre con la mano stringevo delicatamente i coglioni ed il cazzo. Improvvisamente mi ricordai del cetriolo piccolo comprato il giorno prima. Lasciatolo tutto umido, andai nella piccola cucina e presi dal frigorifero il cetriolo. Era un po’ freddo ma lo inumidii con la lingua e mi dedicai a quel delizioso buchetto. Come avrei voluto che ci fosse stato anche mio marito! Assieme avremmo potuto divertirci da matti! Iniziai con il dito, forzando il forellino. Il ragazzo mugolava e si menava furiosamente il cazzo. Gli allontanai la mano, non volevo che sborrasse subito. Iniziai ad infilare il cetriolo, come avrei voluto uno di quei piccoli cazzi artificiali che io e Marco usavamo! Lui man mano che il cetriolo avanzava molto lentamente, si rilassava. Quando almeno cinque centimetri erano dentro quel paradiso, iniziai a muoverlo avanti ed indietro, e mettendomi con la faccia sotto, potevo osservare il tutto e contemporaneamente mangiarmi il suo uccello. Ora si muoveva anche lui, seguendo il movimento. Avevo la fica completamente bagnata, un lago e allora,tenendogli il cetriolo nel buchetto, avanzai sul letto, gli presi l cazzo e lo guidai nella fica. Fu un attimo. Prima ancora di penetrarmi. Mi sborrò come una fontanella sulle grandi labbra. Cazzo!
Dovetti sditalinarmi furiosamente, mentre mi cacciava la lingua dolcissima in bocca. Venni come una puttanella, ed era come mi sentivo. Ero in parte insoddisfatta mentre lo trascinavo sotto la doccia, lo lavai
per bene indugiando sul cazzo e sul culetto. Mi metteva le mani dappertutto, era di nuovo infoiato. MI premeva i seni nella sua bocca e leccava a più non posso. Dopo andai in cucina, con lui che attaccato a me, mi toccava dappertutto e presi il cetriolo più grosso. Appoggiata al tavolino, con le cosce aperte, lo bagnai con la saliva ed iniziai a penetrarmi con quello. Affascinato, iniziò a masturbarsi. Era paonazzo e gli feci cenno di avvicinarsi, inginocchiarsi e iniziare a lapparmela. Sono sicura che ebbi un altro orgasmo, sulla sua bocca avida ed allora – era passata una buona mezz’ora dall’ultima sborrata, mi sfilai il cetriolo, lo feci alzare e lo guidai su di me Sentii solo caldo e quel piccolo arnese che ciottolava tra i miei umori, ma era lungo e raggiungeva l’effetto, Lo presi fino alla radice, tenendolo dentro me per gustare fino in fondo quello che ritenevo un regalo. Nel mentre gli accarezzavo il buchetto. Tenendolo stretto su di me, non permettendogli di andare su e giù era una sensazione divina e lui nel mentre mi ficcava la lingua in bocca e mi leccava i capezzoli. In quel momento avrei voluto che Marco ci fosse, anche solo per assistere, ma gli avrei raccontato tutto. Gli permisi di muoversi, ora, e dopo alcune stantuffate, mi riempì la fica di deliziosa sborra.
Ci lavammo e osservai quanto era stanco. In una ora era venuto tre volte! Gli chiesi come avrei potuto contattarlo direttamente e ci mettemmo d’accordo. Mi prolungai sulla necessità di essere discreto pena non rivederlo mai più. Lo rivestii io stessa, e quando notai di nuovo che il suo cazzetto era ritto, avrei voluto di nuovo portarmelo a letto, ma Marco sarebbe tornato a breve e quando andò via, salutandomi sulla porta con un bacio e una palpata alla fica, mi dispiacque.
Mi asciugai e mi misi il micro bikini quello comprato al sexi shop in Italia. Era osceno, color carne. Mi ripromisi di aspettare Marco. Mi rimiravo nello specchio, toccandomi e cercando di capire cosa mi era mancato con quel ragazzo. Lo avevo segato, spompinato, avevo bevuto quel delizioso nettare, lo avevo leccato in tutto il corpo ed anche il suo culetto mi aveva fatto arrapare. La scopata frettolosa e la sua sborra dentro mi avevano saziato, ma…..il ricordo, non poteva essere solo nella mia mente. Chissà se Marco ci avrebbe creduto e…gli avrebbe fatto piacere? Per un istante poi, ricordavo di aver desiderato di prenderne due assieme. Ripensandoci sarebbe stato bellissimo…ma ecco! Desideravo un pubblico che avrebbe osservato..e chi meglio di Marco?
Ricordai allora un episodio capitatomi in un separè di una discoteca, a 17 anni. Dopo aver ballato per mezz’ora con un bel ragazzo ed aver sentito il suo rigonfiamento ed averci scambiato due baci, andammo in un separè e lui mi obbligò a masturbarlo. Non ne poteva più poverino. In quel piccolo locale pensavamo di essere soli e quanto lui venne nella mano, sentimmo sospirare. Aguzzammo la vista e un uomo sui quaranta anni aveva appena sborrato sulle labbra di una ragazzina, inginocchiata fra le sue gambe. II tizio era venuto guardando noi che pomiciavamo! La ragazzina si puliva la bocca, si alzò e dalla minigonna sollevata si vedevano le sue chiappe senza mutandine! Andammo via, accettai un passaggio a casa in auto ed eccitata come ero gli feci un gustoso pompino. Non gli chiesi nemmeno il nome!
Ora capivo. La mia eccitazione era provocata da quell’uomo attempato con quella bestia di uccello tutto umido di sborra ed ancora in bocca alla ragazzina, che mi guardava avido mentre masturbavo il ragazzo.
Marco rientrò in camera e si vedeva che era ansioso di sapere se avevo combinato o meno. All’inizio non gli dissi nulla, ma notai..sembrava un poco deluso. “allora il tuo fascino sensuale non ha funzionato, eh?” disse, toccandomi il culetto. Lo lasciai fare mentre mi toccava le tette e mi baciava il collo. Ero seduta sulle sue gambe nella poltrona e sentivo via via che il cazzo gli si induriva. “se mi permetti di farti una sega ti racconto tutto e dopo ti permetterò di sborrarmi in faccia”. Glielo dissi con voce roca, sensuale” “ti ricordo la tua promessa, tu mi ami, vero? Ed allora su questa base mi hai accontentato” Era fatta. Lo capii dalla velocità nella quale si denudò il bellissimo arnese, già pronto. Andammo a letto. Io nuda e lui con ancora i pantaloni a mezz’asta. Mi decisi ed iniziai a raccontargli tutto. Piano e dolcemente lo masturbavo. Ogni tanto mi faceva abbassare la testa per farselo baciare. Quando finii il racconto, gli feci notare le macchie di sperma su tutto il letto. Il suo cazzo era acciaio e la sua mano mi frugava la fica. Allora mi girai a pecorina e gli mostrai culo e fica bagnata e come me la toccavo. Lui si alzò, ando’ in cucina. Tornò nudo con un vasetto di burro in mano. Era il nostro patto. Senza parlare, mi spalmò il burro fin dentro il buchetto, prendendomi quasi di brutto. Spingeva senza fermarsi mentre sentivo aprirmi le pareti dell’orifizio, sentendo un poco di male. Quando era dentro me per almeno dieci centimetri, non potendone più diedi un colpo di reni all’indietro e così facendo sentii la sua borsa dei coglioni sbattermi sulle chiappe. Era doloroso, bellissimo, arrapante . Mi ero divertita e lui aveva esaudito il mio desiderio, ora si divertiva lui con la sua troia. Desideravo la sborra dentro cosi’ quel senso di insoddisfazione dopo le mie performance del pomeriggio sarebbe cessato, ma desideravo anche che il ragazzo mi vedesse all’opera. Questo mi colpì. Ero dentro me una vera e propria esibizionista…troia.
La mia razione di sborra me la presi sulla schiena, perché lui dopo iniziò a leccarmi il buchetto tutto arrossato. Fu semplicemente bellissimo.
Dopo quell’episodio promisi a me stessa di controllarmi, ma a scuola iniziata, come far smettere la mia amica Laura sul come, dove, quando e quante volte segava il prof? Me lo descriveva nei minimi particolari, dalla radice all’asta con una grossa vena al centro, fino alla cappella con il suo piccolo filetto che raggiungeva la cima. Si lamentava di non averglielo visto mai moscio, ma i suoi voti erano sempre migliori dei miei.
I loro incontri avvenivano nello studio da geometra del prof, in centro. Una volta mi fece vedere anche un video fatto con il telefonino. Altro che il cazzetto veloce capitato a me! Era enorme, bello, pulsante, vigoroso. Sotto aveva la sacca dei coglioni grossa e scura. Con mia sorpresa vidi che era completamente rasato. La mano di Laura era piccola e doveva tenerlo con tutte e due, con le unghie smaltate di bianco.
Rimasi affascinata nel sentire quanto seme spruzzava mentre quelle manine continuavano, con tecnica a tirarglielo fuori. Si, mi eccitai tantissimo ed anche Laura e quando mi diede un bacio sulla guancia, mi girai e glielo restituii sulle labbra. Ci guardammo imbarazzate, rosse di eccitazione e fu allora che con voce roca mi chiese se fossi stata disposta ad accompagnarla…
Fu così che quell’anno scolastico feci le prime seghe e fatte bene ad un uomo adulto. Lui era molto preciso ed onesto. Sposato con una donna un poco arida, a sentire lui, non voleva scoparci, poiché aveva una figlia della nostra stessa età, si accontentava di venire sulle nostre manine e qualche volta sulle labbra e sui seni che noi scoprivamo. Ripensando a quel periodo, chi si divertiva realmente eravamo noi. Ci specializzammo a farlo arrapare facendo gli spogliarelli ed inventando storie nelle quali facevamo i pompini al preside…
Solo una volta volle sfregare quel bell’uccellone sulle nostre patatine. Ci mettemmo a quattro zampe, a fianco, con i perizoma a mezza coscia. Lui lo strusciava a turno sulle nostre fichette, indugiando sui culetti, così orgogliosamente mostrati. Ci venne naturale, eccitate come eravamo, guardarci, e mentre Laura diceva quanto eravamo troiette, ci avvinghiammo con le lingue. Lui smise, si sedette e si masturbò guardandoci. Fu quella volta che venne sui nostri culetti mentre ci baciavamo. Fu bellissimo, ancora ne porto il ricordo. La mia fica si bagna sempre al ricordo.
Fino al diploma fu un susseguirsi di ragazzi e di esperienze più o meno spinte. La domenica nelle discoteche, col ragazzo di turno davo sfogo alle mie voglie e qualche volta, mentre mi accompagnavano in auto a casa, la sera, e dopo che ci fermavamo in un posticino tranquillo, iniziai a prendere fra le labbra quei meravigliosi uccelli ed ogni tanto a farmela leccare. Era proprio bello pomiciare e far venire abbondantemente quei ragazzi, ed ogni tanto venire anche io. Con Laura, poi, ci raccontavamo tutto ed una volta, nude, mentre guardavamo un film porno di suo fratello, ci siamo sditalinate l’un l’altra.
Sentivo che ero pronta al grande salto ma lo volevo fare con l’uomo che avrei amato. Fino ad allora avevo visto, maneggiato e qualche volta succhiato almeno una trentina di cazzi, ma il più bello restava quello del prof, peccato che era anziano. Infatti avevo sviluppato una predilezione per i ragazzi un po’ più giovani di me, quelli quasi senza peli sul pube e addosso, quelli inesperti, da insegnare, che sapevano solo ficcare la lingua in bocca alle ragazzine, palparle il culo e la fica succhiando i loro seni, ma quando li masturbavi o li leccavi, venivano come fontanelle e provavo una sorta di orgoglio ad avere contribuito alla loro felicità.
Adesso a 29 anni, sposata, una bella casa ed un ottimo lavoro, mi sento appagata, ma non completamente sotto il profilo sessuale. Non nego che con Marco non ci sia il sesso oltre l’amore, quello vero, da sfinirci. Lunghe ed intense scopate, il sabato, arricchite anche da giochini con uccelli di gomma, vibratori e film porno.
A sentire Marco ho un meraviglioso seno, ed un corpo da far invidia alle sedicenni. A conferma di ciò nel supermercato dove lavoro certe volte sento che i giovanotti mi spogliano nuda quando con noncuranza mi inchino a mettere la merce a posto negli scaffali.
Con Marco si parla di tutto e lui tra un giochino e l’altro insisteva a voler sapere le mie esperienze.
Titubante, a poco a poco gli raccontai. Gli dissi del prof e dei ragazzi che avevo sfinito a seghe, in alcuni casi descrivendogli le loro verghe, i primi pompini . Si eccitava tantissimo ed una sera lo feci venire tre volte!
In vena di confidenze, gli svelai la mia passione segreta per i ragazzini. Al culmine della eccitazione, mentre mi chiavava ed io venivo sul suo uccello mi disse che gli sarebbe piaciuto vedermi all’opera con uno o due di loro. Ci ricomponemmo e mezz’ora dopo quando gli ripresi in bocca il cazzo, mi disse che mi amava e che non stava scherzando.
Le settimane dopo ci calmammo un poco anche perché pianificavamo la nostra vacanza. Decidemmo di andare a Tenerife.
Era metà settembre quando arrivammo all’hotel e subito ci cambiammo d’abito e andammo in città per acquisti. Il reggiseno in estate mi da’ fastidio e per quella occasione non misi il tanga. Ero eccitatissima. Portavo con naturalezza un paio di calzoncini molto corti ed aderenti che lasciavano intravedere la fica come fossi nuda coi piedi che calzavano delle scarpe da tennis. Mi sentivo bellissima e sexi. Non vedevo l’ora di tornare in camera e dire a Marco che sotto ero nuda. Chissà come si sarebbe eccitato! Comprai anche due cetrioli, uno piccolo ed uno grosso.
Era decisamente eccitante notare gli occhi e le espressioni dei giovani per la strada, quando con noncuranza mi mostravo in modo che vedessero che sotto non indossavo niente. In quei momenti sentivo che avrei potuto sedurre chiunque. Volevo fortissimamente fare una esperienza diversa, volevo una esperienza con un ragazzo. Avrei voluto con tutta me stessa avere per le mani un giovane corpo abbronzato, liscio e glabro e armonioso, inesperto, da maneggiare a piacimento. Mi sentivo troia dentro, ma Il problema era Marco….
Mentre attraversavamo la piazza principale per portarci sul lungomare vicino all’albergo, notai un uomo in costume che prendeva il sole su una panchina. Il “pacco” in mezzo alle muscolose gambe era in evidenza e lo fissai per un paio di secondi. Fui sorpresa sentire Marco che mi sussurrava all’orecchio: “E’ di tuo gradimento?” Mi sorpresi ancora di più sentire dire dalla mia bocca: “non è tanto giovane però, mi piacerebbe un sedicenne”. “ti amo anche per questo porcella” fu la sua risposta.
Mi sentii imbarazzata una volta in camera. Marco era stranamente silenzioso ed allora presi l’iniziativa. Mi sfilai i pantaloncini e la minuscola maglietta. La mia fica depilata perfettamente era umida di umori mentre entravo nel locale doccia indugiando lentamente con l’apertura. Mentre l‘acqua iniziava a scorrere Marco mi raggiunse e mi penetrò in piedi dicendomi parole oscene. Mi avvinghiai con le cosce al suo corpo da atleta facendomi penetrare fino in fondo ed ammettendo in un sussurro nelle sue orecchie: “sono una troia, voglio chiavarmi un ragazzo, fammi questo regalo, mi farò inculare se lo desideri, lo vuoi anche tu, potrai assistere se vuoi, ti prego, ti amo, fammi felice”. Mi sborrò dentro, mi sfilai e glielo lavai per bene dentro la mia bocca.
Dopo, a letto, sfiniti, mi sussurrò :”prendi tu la iniziativa, non so se mi piacerà o no, ma voglio soddisfare questo tuo desiderio. Ma prometti che mi racconterai tutto”.
Quella prima notte dopo un 69 magistrale durato tantissimo ci addormentammo felici.
La mattina Marco andò in spiaggia, a scuola di surf. Io mi preparai meticolosamente e avendo scoperto che i ragazzi passavano il tempo a giocare a pallone lì vicino, andai ad osservarli meglio.
“Buongiorno lady Sandra”. Mi voltai e davanti a me era il fattorino delle commissioni dell’albergo. Ricordai che il portiere ci aveva informato che per ogni nostro bisogno in città sarebbe stato a nostra disposizione. Pizze, commissioni, spesa ed altro. “Ciao bello” risposi mentre lo valutavo. Jeans stretti elasticizzati, camicia bianca aperta, colorito abbronzatissimo e abbastanza muscoloso per la sua età che non avrebbe dovuto essere superiore ai diciotto. Ma il bello era senza un pelo, nemmeno i baffetti e la sua pelle era di ebano, liscia senza nessuna deformazione cutanea. Il suo viso era solare, due occhi luminosi ed un sorriso spontaneo e simpatico con dei denti bianchissimi e regolari. Non volevo aggredirlo subito e gli dissi “sai controllare il telefono della doccia in camera nostra? Non funziona perfettamente. Stavo giusto andando a chiedere al portiere”. “Non c’è problema Lady, verrò subito tra mezz’ora” mi rispose felice di essere utile. “Sai però non mi piace far sapere all’ingresso dell’albergo che ricevo in camera da sola, perciò ti pregherei di non farti notare. Ti aspetto”. “OK signora, capisco. A fra poco”.
Non so come riuscii a rientrare in Hotel. Ero talmente emozionata che mi girava la testa. Ero consapevole di aver fatto il primo passetto da puttana…
Appena in camera mi denudai, indecisa cosa mettermi. Optai per il micro bikini che non avevo mai messo in Italia ma che ero ben decisa a sfoggiare a Tenerife. Ero talmente arrapata che sdraiata sula poltrona iniziai a toccarmi la fichetta.
Non tardai a sentire un ticchettio alla porta. Aprii col cuore in tumulto e Eddy era là, con la borsa degli attrezzi e con gli occhi sgranati. “Entra, non stare impalato, che ti succede?” Allora capii. Il triangolino del bikini si era slacciato e la mia fica era bella in mostra. Lo dovetti prendere per la mano per farlo entrare, farlo accomodare e dargli un bicchiere di succo d’arancia perché stava sudando di brutto guardandomi la fica ed il culo che non avevo ricoperto. “Non scandalizzarti, non hai mai visto una donna nuda? Quanti anni hai? “se-sedici e mezzo” Aveva la gola riarsa e notavo già il rigonfiamento nei pantaloni. “Hai mai fatto l’amore?” . Dovetti ripeterglielo una altra volta, mentre mi sfilavo anche il piccolissimo reggiseno che copriva solo i capezzoli rosa. Lui deglutì e disse in un sussurro “una volta una ragazza mi ha fatto una sega”.
Era tenerissimo. Lo aiutai ad alzarsi, a togliersi la camicia mentre lui si abbassava in pantaloni. Non portava mutande, non aveva un solo pelo all’inguine, lo invitai a girarsi e gli lisciai per bene le sue chiappe dure come marmo con la fica che nel frattempo si era bagnata. Lo baciai con la lingua umida e fu piacevolissimo. La sua era di zucchero. Lo feci sdraiare sul letto, sfilandogli i pantaloni. Era tutto nudo, un cioccolatino da mangiare. Lo leccai in tutto il corpo, soffermandomi sui piccoli coglioni duri come il marmo, il suo buchetto del culo rosa che ad ogni mia leccata palpitava. Lo rivoltai ammirando quel cazzetto. Era lunghetto, ma dritto, duro e fine. Sdraiatolo, mi misi a cavalcioni sulla sua faccia, strusciando la fica sulle labbra, guidandolo verso una bella leccata. Mi dedicai contemporaneamente al cazzo. Come era liscio e morbido e caldo. Stava tutto, completamente in bocca. Che bello, Mentre mi leccava senza esperienza, io inghiottivo quel delizioso arnese. Fu un attimo. Sentii fiotti caldi di sperma fino in gola. Mi costrinsi a chiudere la bocca ed inghiottii senza pensarci. Era la prima volta che bevevo la sborra e che delizia. Si ammosciò un poco ma continuò a leccare la fica umida e vischiosa.
Prendendolo per l’uccello, lo accompagnai sotto la doccia e lo lavai col sapone profumato. Ci lavammo i denti, bevemmo un succo di frutta e notai di nuovo l’eccitazione di lui.
Avrei voluto non uno da almeno due di quei cioccolatini bellissimi. Volevo gustarmelo come di dovere stavolta, più lentamente.
Lo feci mettere sul letto alla pecorina. Aveva un profumo dolce. Mi misi dietro e iniziai ad esplorargli il buchetto con la lingua. Ogni colpo si chiudeva con un brivido dando l’impressione di essere un fiorellino che sbocciava, mentre con la mano stringevo delicatamente i coglioni ed il cazzo. Improvvisamente mi ricordai del cetriolo piccolo comprato il giorno prima. Lasciatolo tutto umido, andai nella piccola cucina e presi dal frigorifero il cetriolo. Era un po’ freddo ma lo inumidii con la lingua e mi dedicai a quel delizioso buchetto. Come avrei voluto che ci fosse stato anche mio marito! Assieme avremmo potuto divertirci da matti! Iniziai con il dito, forzando il forellino. Il ragazzo mugolava e si menava furiosamente il cazzo. Gli allontanai la mano, non volevo che sborrasse subito. Iniziai ad infilare il cetriolo, come avrei voluto uno di quei piccoli cazzi artificiali che io e Marco usavamo! Lui man mano che il cetriolo avanzava molto lentamente, si rilassava. Quando almeno cinque centimetri erano dentro quel paradiso, iniziai a muoverlo avanti ed indietro, e mettendomi con la faccia sotto, potevo osservare il tutto e contemporaneamente mangiarmi il suo uccello. Ora si muoveva anche lui, seguendo il movimento. Avevo la fica completamente bagnata, un lago e allora,tenendogli il cetriolo nel buchetto, avanzai sul letto, gli presi l cazzo e lo guidai nella fica. Fu un attimo. Prima ancora di penetrarmi. Mi sborrò come una fontanella sulle grandi labbra. Cazzo!
Dovetti sditalinarmi furiosamente, mentre mi cacciava la lingua dolcissima in bocca. Venni come una puttanella, ed era come mi sentivo. Ero in parte insoddisfatta mentre lo trascinavo sotto la doccia, lo lavai
per bene indugiando sul cazzo e sul culetto. Mi metteva le mani dappertutto, era di nuovo infoiato. MI premeva i seni nella sua bocca e leccava a più non posso. Dopo andai in cucina, con lui che attaccato a me, mi toccava dappertutto e presi il cetriolo più grosso. Appoggiata al tavolino, con le cosce aperte, lo bagnai con la saliva ed iniziai a penetrarmi con quello. Affascinato, iniziò a masturbarsi. Era paonazzo e gli feci cenno di avvicinarsi, inginocchiarsi e iniziare a lapparmela. Sono sicura che ebbi un altro orgasmo, sulla sua bocca avida ed allora – era passata una buona mezz’ora dall’ultima sborrata, mi sfilai il cetriolo, lo feci alzare e lo guidai su di me Sentii solo caldo e quel piccolo arnese che ciottolava tra i miei umori, ma era lungo e raggiungeva l’effetto, Lo presi fino alla radice, tenendolo dentro me per gustare fino in fondo quello che ritenevo un regalo. Nel mentre gli accarezzavo il buchetto. Tenendolo stretto su di me, non permettendogli di andare su e giù era una sensazione divina e lui nel mentre mi ficcava la lingua in bocca e mi leccava i capezzoli. In quel momento avrei voluto che Marco ci fosse, anche solo per assistere, ma gli avrei raccontato tutto. Gli permisi di muoversi, ora, e dopo alcune stantuffate, mi riempì la fica di deliziosa sborra.
Ci lavammo e osservai quanto era stanco. In una ora era venuto tre volte! Gli chiesi come avrei potuto contattarlo direttamente e ci mettemmo d’accordo. Mi prolungai sulla necessità di essere discreto pena non rivederlo mai più. Lo rivestii io stessa, e quando notai di nuovo che il suo cazzetto era ritto, avrei voluto di nuovo portarmelo a letto, ma Marco sarebbe tornato a breve e quando andò via, salutandomi sulla porta con un bacio e una palpata alla fica, mi dispiacque.
Mi asciugai e mi misi il micro bikini quello comprato al sexi shop in Italia. Era osceno, color carne. Mi ripromisi di aspettare Marco. Mi rimiravo nello specchio, toccandomi e cercando di capire cosa mi era mancato con quel ragazzo. Lo avevo segato, spompinato, avevo bevuto quel delizioso nettare, lo avevo leccato in tutto il corpo ed anche il suo culetto mi aveva fatto arrapare. La scopata frettolosa e la sua sborra dentro mi avevano saziato, ma…..il ricordo, non poteva essere solo nella mia mente. Chissà se Marco ci avrebbe creduto e…gli avrebbe fatto piacere? Per un istante poi, ricordavo di aver desiderato di prenderne due assieme. Ripensandoci sarebbe stato bellissimo…ma ecco! Desideravo un pubblico che avrebbe osservato..e chi meglio di Marco?
Ricordai allora un episodio capitatomi in un separè di una discoteca, a 17 anni. Dopo aver ballato per mezz’ora con un bel ragazzo ed aver sentito il suo rigonfiamento ed averci scambiato due baci, andammo in un separè e lui mi obbligò a masturbarlo. Non ne poteva più poverino. In quel piccolo locale pensavamo di essere soli e quanto lui venne nella mano, sentimmo sospirare. Aguzzammo la vista e un uomo sui quaranta anni aveva appena sborrato sulle labbra di una ragazzina, inginocchiata fra le sue gambe. II tizio era venuto guardando noi che pomiciavamo! La ragazzina si puliva la bocca, si alzò e dalla minigonna sollevata si vedevano le sue chiappe senza mutandine! Andammo via, accettai un passaggio a casa in auto ed eccitata come ero gli feci un gustoso pompino. Non gli chiesi nemmeno il nome!
Ora capivo. La mia eccitazione era provocata da quell’uomo attempato con quella bestia di uccello tutto umido di sborra ed ancora in bocca alla ragazzina, che mi guardava avido mentre masturbavo il ragazzo.
Marco rientrò in camera e si vedeva che era ansioso di sapere se avevo combinato o meno. All’inizio non gli dissi nulla, ma notai..sembrava un poco deluso. “allora il tuo fascino sensuale non ha funzionato, eh?” disse, toccandomi il culetto. Lo lasciai fare mentre mi toccava le tette e mi baciava il collo. Ero seduta sulle sue gambe nella poltrona e sentivo via via che il cazzo gli si induriva. “se mi permetti di farti una sega ti racconto tutto e dopo ti permetterò di sborrarmi in faccia”. Glielo dissi con voce roca, sensuale” “ti ricordo la tua promessa, tu mi ami, vero? Ed allora su questa base mi hai accontentato” Era fatta. Lo capii dalla velocità nella quale si denudò il bellissimo arnese, già pronto. Andammo a letto. Io nuda e lui con ancora i pantaloni a mezz’asta. Mi decisi ed iniziai a raccontargli tutto. Piano e dolcemente lo masturbavo. Ogni tanto mi faceva abbassare la testa per farselo baciare. Quando finii il racconto, gli feci notare le macchie di sperma su tutto il letto. Il suo cazzo era acciaio e la sua mano mi frugava la fica. Allora mi girai a pecorina e gli mostrai culo e fica bagnata e come me la toccavo. Lui si alzò, ando’ in cucina. Tornò nudo con un vasetto di burro in mano. Era il nostro patto. Senza parlare, mi spalmò il burro fin dentro il buchetto, prendendomi quasi di brutto. Spingeva senza fermarsi mentre sentivo aprirmi le pareti dell’orifizio, sentendo un poco di male. Quando era dentro me per almeno dieci centimetri, non potendone più diedi un colpo di reni all’indietro e così facendo sentii la sua borsa dei coglioni sbattermi sulle chiappe. Era doloroso, bellissimo, arrapante . Mi ero divertita e lui aveva esaudito il mio desiderio, ora si divertiva lui con la sua troia. Desideravo la sborra dentro cosi’ quel senso di insoddisfazione dopo le mie performance del pomeriggio sarebbe cessato, ma desideravo anche che il ragazzo mi vedesse all’opera. Questo mi colpì. Ero dentro me una vera e propria esibizionista…troia.
La mia razione di sborra me la presi sulla schiena, perché lui dopo iniziò a leccarmi il buchetto tutto arrossato. Fu semplicemente bellissimo.
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