Sogno o son desta (2)
di
Fabiola1990
genere
etero
Era da poco passato mezzogiorno quando i due si sono dati appuntamento in palestra. Così, finita la doccia, Fabiola decide di incamminarsi verso il luogo designato; è agitata, non ha mai tradito Luca prima d’ora, ma non ha saputo resistere alla calamita di Matteo. Il percorso dalla palestra fino in piazza è breve, nemmeno dieci minuti, ma non può fare a meno di sperare che Matteo non si presenti, anche se in fondo la sua parte più carnale spera che ci sia, ha immaginato così tante volte quell’incontro che ora che sta per viverlo davvero quasi non ci crede. Ad ogni modo, quando lei arriva in Piazza, lui è già lì ad osservarla da lontano; lei non riesce a fare finta di niente, sente un fuoco dentro, e non vede l’ora di essergli vicino, ma non fa nulla che faccia trasparire questa sua impazienza, continua a camminare in modo lento, e a fissarlo negli occhi. Quando gli è vicina abbastanza da poter assaporare il profumo della sua pelle, lo saluta con un sorriso, ma lui non riesce a fare a meno di attrarla a sé, sollevarle il viso e baciarla. Non riesce proprio ad opporgli resistenza. Di comune accordo decidono di prendere un panzerotto di fronte al palazzo del Bò e di mangiarlo per strada, chiacchierando allegramente e senza mai staccarsi gli occhi di dosso. Tra chiacchiere, risate e baci rubati, Fabiola chiede: “Scusa ma dove stiamo andando?” e lui, con un sorriso sornione, le dice che la stava portando a casa sua.
Matteo abita con dei ragazzi che abitano nelle vicinanze e durante il fine settimana sono soliti ritornare a casa, quindi ha casa libera. Fabiola non può fare a meno di pensare a quante altre ragazze abbia portato con sé in quell’abitazione, e viene colta da una sgradevole sensazione, che però le passa non appena Matteo le si avvicina per baciarla. Entrano in casa senza che abbiano avuto la capacità di allontanarsi l’uno dalle labbra dell’altro. La casa non è grande, ma è molto carina; appena entrati sulla sinistra c’è la cucina, immediatamente dopo il salotto con un divano a due posti e due poltrone. Fabiola lascia cadere il suo zaino con l’abbigliamento della palestra, mentre Matteo aveva lasciato la sua sacca nell’ingresso. Matteo guida Fabiola proprio verso il divano, si distende e la attira a sé. Fabiola ha paura, ma non riesce a fermarsi, non riesce a dire di no a quel ragazzo che ha così tanto desiderato, e che ora sta per essere suo realmente. Matteo la guarda, sembra leggerle nell’animo quell’incertezza, sta per dirle qualcosa, ma poi lei inizia a sollevargli la maglietta e allora ci ripensa, non le dice nulla. I due si tolgono i vestiti lentamente, assaporano ogni attimo – e ogni centimetro di pelle – di quel rito che entrambi hanno per lungo tempo atteso. Lui è bello, lei lo sapeva; quando sono quasi completamente nudi, Fabiola ha paura a farsi vedere da lui, non lo conosce, e ha paura che possa giudicarla, ma Matteo non si fa cogliere impreparato da quella situazione, si avvicina a lei e la bacia, prima in bocca, poi piano si sposta fino ad arrivare all’orecchio sinistro e le sussurra: “Ti ho desiderata dal primo momento in cui ti ho visto in palestra, con i tuoi pantaloni neri e la maglietta con su scritto che se vuoi qualcosa devi fare di tutto per ottenerlo.” Cazzo. Metteva quella maglietta apposta per lui, e lui aveva addirittura imparato cosa c’era scritto su. Non poteva crederci. Questo tolse l’ultimo freno – se mai ci fosse stato – ad ogni sua inibizione. Fecero l’amore a lungo, in ogni punto della casa, con le tapparelle rigorosamente chiuse, e in qualunque posizione. Sembravano non stancarsi mai. Era ormai tardi quando i due, madidi della loro passione, guardarono l’ora. Fabiola chiese a Matteo di poter fare una doccia, e lui le indicò dov’era il bagno, ma non appena lei ebbe aperto l’acqua, eccolo lì, ancora di fronte a lei pronto per darle ancora piacere. Fabiola sapeva che aveva sbagliato, e che stava sbagliando ma non avrebbe potuto fermarsi neanche se lo avesse voluto. Così fecero l’amore anche sotto la doccia, dopodiché Fabiola chiese a Matteo di riaccompagnarla a casa perché ormai fuori era buio, e lei aveva paura a tornare da sola, anche perché non aveva fatto caso alla strada che avevano percorso qualche ora prima. Lui non si tirò indietro, ma lungo la strada non si dissero nulla, solo lui ad un certo punto la prese sotto braccio e così arrivarono sotto casa di Fabiola. Si baciarono ancora una volta e poi lui andò via.
Matteo abita con dei ragazzi che abitano nelle vicinanze e durante il fine settimana sono soliti ritornare a casa, quindi ha casa libera. Fabiola non può fare a meno di pensare a quante altre ragazze abbia portato con sé in quell’abitazione, e viene colta da una sgradevole sensazione, che però le passa non appena Matteo le si avvicina per baciarla. Entrano in casa senza che abbiano avuto la capacità di allontanarsi l’uno dalle labbra dell’altro. La casa non è grande, ma è molto carina; appena entrati sulla sinistra c’è la cucina, immediatamente dopo il salotto con un divano a due posti e due poltrone. Fabiola lascia cadere il suo zaino con l’abbigliamento della palestra, mentre Matteo aveva lasciato la sua sacca nell’ingresso. Matteo guida Fabiola proprio verso il divano, si distende e la attira a sé. Fabiola ha paura, ma non riesce a fermarsi, non riesce a dire di no a quel ragazzo che ha così tanto desiderato, e che ora sta per essere suo realmente. Matteo la guarda, sembra leggerle nell’animo quell’incertezza, sta per dirle qualcosa, ma poi lei inizia a sollevargli la maglietta e allora ci ripensa, non le dice nulla. I due si tolgono i vestiti lentamente, assaporano ogni attimo – e ogni centimetro di pelle – di quel rito che entrambi hanno per lungo tempo atteso. Lui è bello, lei lo sapeva; quando sono quasi completamente nudi, Fabiola ha paura a farsi vedere da lui, non lo conosce, e ha paura che possa giudicarla, ma Matteo non si fa cogliere impreparato da quella situazione, si avvicina a lei e la bacia, prima in bocca, poi piano si sposta fino ad arrivare all’orecchio sinistro e le sussurra: “Ti ho desiderata dal primo momento in cui ti ho visto in palestra, con i tuoi pantaloni neri e la maglietta con su scritto che se vuoi qualcosa devi fare di tutto per ottenerlo.” Cazzo. Metteva quella maglietta apposta per lui, e lui aveva addirittura imparato cosa c’era scritto su. Non poteva crederci. Questo tolse l’ultimo freno – se mai ci fosse stato – ad ogni sua inibizione. Fecero l’amore a lungo, in ogni punto della casa, con le tapparelle rigorosamente chiuse, e in qualunque posizione. Sembravano non stancarsi mai. Era ormai tardi quando i due, madidi della loro passione, guardarono l’ora. Fabiola chiese a Matteo di poter fare una doccia, e lui le indicò dov’era il bagno, ma non appena lei ebbe aperto l’acqua, eccolo lì, ancora di fronte a lei pronto per darle ancora piacere. Fabiola sapeva che aveva sbagliato, e che stava sbagliando ma non avrebbe potuto fermarsi neanche se lo avesse voluto. Così fecero l’amore anche sotto la doccia, dopodiché Fabiola chiese a Matteo di riaccompagnarla a casa perché ormai fuori era buio, e lei aveva paura a tornare da sola, anche perché non aveva fatto caso alla strada che avevano percorso qualche ora prima. Lui non si tirò indietro, ma lungo la strada non si dissero nulla, solo lui ad un certo punto la prese sotto braccio e così arrivarono sotto casa di Fabiola. Si baciarono ancora una volta e poi lui andò via.
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