Il maledetto

di
genere
gay

Squillo del telefono. Un sms...ebbene si, un sms, siamo nel 2002, prima dell’avvento di whatsapp, degli smartphone e di un internet dove ogni idiota può dire la sua. Prendo svogliato il mio indistruttibile e immmortale nokia (non ricordo quale modello), leggo il nome del mittente...sussulto. Milo. Si, Milo, il mio Milo (magari!). Lui è Mattia, colui che cattura ogni mio sguardo,ogni mia attenzione, ogni mio senso. Sarà la mia giovane età, sarà la stagione estiva in entrata o forse sarà lui, ai miei occhi un dio greco sceso in terra. Poco più alto di me (forse 1,70), capelli gelatinati fatti a puntine (erano molto in auge), occhi scuri e un sorriso sempre un po' malizioso dai denti bianchissimi e dai canini appuntiti (non so perché mi è rimasto questo dettaglio in mente). Ritorno in me, leggo il messaggio: giornata al mare domani?
Rispondo di si, senza pensarci due volte, non vedevo l’ora che iniziasse la “tortura”. Si, la tortura, tutto quel ben di dio, esposto, a un braccio di distanza, gli ormoni in subbuglio, i desideri che esplodono dentro di me e fuori la faccia di cemento, la scena già sfilava nella mia testa, era sempre così...senza contare le fastidiose e ambigue provocazioni...come tutte quelle volte che bastardamente mi prende la mano e mi accarezza il palmo col suo dito medio, delicatamente, con lentezza, guardandomi sempre con quel sorriso strafottente (vuole essere stuprato con violenza,ecco cosa vuole, lo so che lo vuole!!), pensieri violenti che ricaccio nel buco nero della mia mente per fare in modo che lui non si accorga di nulla. O quella volta in cui ero sedeuto un macchina col braccio fuori dal finestrino, parlavo con Nicola seduto al mio fianco...Milo, il genio, fuori dalla macchina, afferra la mia mano e la mette proprio sopra il suo pacco rivestito con i suoi jeans un po' larghi, quelli che gli stavano bene di brutto (vuole proprio far saltare fuori la scimmia che è in me allora!). Comunque, scambiammo ancora qualche messaggio di circostanza, parlando del più e del meno, ma non si dilungò molto, non era un tipo troppo attaccato al telefono e definimmo alcuni dettagli per il giorno dopo (io vaneggiando). Così fù, ci vedemmo il giorno dopo, io, lui e Nicola, questo era il nostro trio e non nego che qualche volta trovavo la presenza di Nicola un po' invasiva, non che avessi qualche speranza con Milo, ma certe volte avrei davvero gradito che sparisse, si dissipasse, vaporizzasse, disintegrasse, affogasse e chi più ne ha più ne metta. Passai a prenderli entrambi con la mia macchina(guidavo sempre io, sgrunt), prima Nicola poi davanti a casa di Milo...e lo vidi uscire dal portone:CHE LA TORTURA ABBIA INIZIO.
Una semplice canotta, pantaloni da mare fino al sopra il ginocchio e ciabatte, un abbigliamento easy che lasciava facilmente intendere il fisico che ricopriva. Collo taurino, spalle larghe, braccia e petto segnati da madre natura (il maledetto non faceva palestra), un po' di pancettina che io trovavo immensamente sexy e le gambe...oddio, adoravo quelle gambe, coscie forti e polpacci possenti con quella peluria scura...le avrei accarezzate per ore...e anche di più. Aveva quella pelle un po' scura, durante tutto l’anno, ma in estate diventava scurissimo, adoravo quella pelle e il suo profumo. Lo avvertii dal primo secondo in cui salì in macchina, non so come definirlo, di quelli che ti fanno salire l’ormone a mille in pochi secondi (ODORE DI MASCHIO!). Ci salutammo, partimmo per la spiaggia e passamo la giornata sparando cazzate o giocando a pallone...e i tuffi...le solite cose che gli amici fanno al mare, con la sola differenza che io dovevo gestire LA TORTURA. Ogni suo più piccolo movimento suscitava il mio interesse, dal togliersi la canotta (o my gosh), al calciare il pallone (o myyy gooosh) al fare il morto nell’acqua (OOOOO MYYYY GOOOOSH). Hanno aperto la fiera del manzo e non me l’hanno detto? In più ovviamente, il maledetto, non ha perso occasione per provocarmi (ce l’ha con me!), si abbassò il costume facendo vedere le sue chiappe perfette (mi vuole morto), e mettendomi la mano tra le gambe(divenni subito duro e credo se ne accorse). Ma questi sono i giochi che fanno agli scout?(lui era uno scout)forse dovrei iscrivermi…qualche volta mi è saltata all’occhio la peluria pubica scurissima, proprio sopra il “frutto proibito”, vista quando si sdraiava e il costume non proprio fatto su misura si discostava dalla sua pelle perfetta. Come fa a non accorgersi di nulla??non posso essere così bravo a fingere...allora è uno stronzo!si è proprio uno stronzo provocatore!La giornata passò, riportai Nicola a casa e poi Milo. Mi salutò e stava per scendere, ma si bloccò, guardandomi con quel suo sorriso tipico che odiavo e amavo allo stesso tempo.
-”Tutto bene?” chiesi
-”si si tutto bene...è solo che...” silenzio
“che…?...cosa??” ok, mi stava davvero imbarazzando, il maledetto
“nulla, ti scrivo dopo, grazie della bella giornata”
“tu e le tue stranezze, ok Milo, scrivimi dopo”
Scese dall’auto, lo seguii con lo sguardo finche non sparì dietro il portone, io col cuore a mille, più del solito, senza capire il perché. Si fece sentire qualche ora dopo, oh si che lo fece, mi scrisse un messaggio:
Lui: hey
Io:hey tu
silenzio. Mi spazientisco
Io:si può sapere che hai?
Qualche minuto di silenzio
Lui: Nulla, domani pomeriggio verresti a casa?magari guardiamo un film
Io: ok, mi metto d’accordo con Nicola e veniamo da te
Lui: no, ho già chiesto io ad n, Nicola non può venire
Io:ok, ti farai bastare la mia presenza
Lui:ok, verso le 15 da me, a domani.

Insolito. Parecchio insolito. Troppo insolito. Ero già andato altre volte a casa sua, quasi sempre con Nicola, a parte una volta in cui mi capitò di cenare con Milo e i suoi genitori, guardammo un film anche quella volta, in camera sua. Insolito, ma nulla di troppo strano.
Così feci, il giorno dopo mi preparai per andare da Milo, già pronto all’idea DELLA TORTURA, con tutti i miei soliti vaneggi e le mie solite fantasie da durello istantaneo. Mi ritrovai davanti a casa sua, suonai e il portone si aprì col solito scatto secco. Entrai...silenzio nelle scale...strano… “Milo???Ndo stai??” in genere ci accoglieva nelle scale, ma oggi nulla. Salii e trovai la porta di casa socchiusa, per educazione bussai. Niente, ancora silenzio, entrai. “C’è nessuno?si può?” ancora silenzio, superai l’ingresso ed entrai nel corridoio, scorgendo il salone a sinistra (vuoto) e la cucina a destra (vuota), doveva essere solo, ma perché non risponde???guardai in fondo al corridoio, tutte le camere avevano la porta aperta tranne la sua, che era socchiusa. Mi avvicinai alla porta e la dischiusi lentamente “Milo sei qu...”. Mi bloccai, totalmente congelato, studiando a fatica la scena che mi si parava davanti.
Lui era lì davanti a me, sulla poltroncina messa al centro della stanza, sbragato in modo estremamente lascivo con solo in dosso degli slip rossi estremamente aderenti, mi guardava. Non con il suo solito sorriso da bastardo, era serio. Avevo paura ad emettere un qualunque suono e nel silenzio osservavo, lo studiavo da testa a piedi. Salivo lentamente con lo sguardo, i piedi, le caviglie dove cominciava quella bellissima peluria scura, le gambe abbronzate, gli slip pienissimi (era la prima volta che potevo valutare con tanta chiarezza l’entità della sua dote), la peluria leggera sotto l’obellico e i suoi fianchi con la leggera pancetta, il petto vigoroso e dall’aspetto morbido, con i capezzoli che scuri troneggiavano su di esso, perfettamente liscio, le spalle e le braccia muscolose distese nei braccioli della poltrona...il suo viso, sempre serio. Mi avvicinai a circa un metro da lui, sentivo il profumo di maschio della sua pelle scura, percepivo quasi il suo calore (o forse erano le mie vampate). Trovai il coraggio per parlare “dimmi, che vuoi?”. La sua espressione cambiò, tornò quel sorriso malizioso, ma non disse nulla. Mosse leggermente il bacino verso l’alto, puntando i piedi a terra, facendo svettare quel bellissimo pacco rosso sotto al mio naso. Non dissi nulla, mi inginocchiai davanti a lui, e feci quello che avrei sempre voluto fare: allungai le braccia per prendere ciò che volevo. Poggiai le mani sulle sue cosce e le strinsi con vigore, scivolando giù verso i polpacci e le caviglie, sentivo la sua muscolatura soda e la sua peluria tra le mie dita, stavo andando su di giri. Gli sollevai una gamba dalla caviglia e avvicinai il suo piede al mio viso...respirai profondamente per riempire i miei polmoni col profumo della sua pelle, così facendo risalii lentamente lungo la gamba calcando il mio viso su di essa per odorare meglio. Arrivai fino alle coscie e fermai il mio viso proprio davanti allo slip pieno, circondandolo con le mani incastrat nei suoi inguini. Affondai letteralmente la faccia in quel pacco rosso, carpendone gli odori, le forme sempre più turgide e inspirando profondamente per fare mio quel profumo. Guardai verso l’alto e vidi la faccia di milo, il sorriso era smorzato, gli occhi socchiusi, voleva di più. Afferrai il pacco con una mano piena, palpandolo e facendolo ondeggiare, lo leccai sentendo la durezza crescere, salii verso l’alto senza mai staccare lingua e mani dal suo corpo e percorsi il suo ventre arrivando al petto che si gonfiava e sgonfiava a ritmo con la sua eccitazione. Mi soffermai ai capezzoli, da prima leccandoli con delicatezza e poi succhiandoli e mordicchiandoli con vigore, una mano sul pacco rosso e l’altra stretta sul pettorale libero, morbido e caldo. Rimasi non so quanto tempo sul suo petto, forse gli lasciai pure il segno...poi salii ulteriormente fino al collo arrivando all’orecchio che leccai e mordicchiai con delicatezza. Milo emise un verso di eccitazione e cominciò a muovere lentamente il bacino su e giù, mi mise una mano sopra la testa e spinse verso il basso, ma opposi resistenza. Dopo tutto il tempo che avevo atteso per averlo in quel modo, volevo conquistarlo pezzo per pezzo, renderlo indelebile nella mia mente, lo volevo mio ai miei tempi, il maledetto. Gli presi il polso e glielo misi dietro la nuca, scoprendo l’ascella e mettendo in evidenza il bicipite vigoroso che palpai con energia prima di affondare la faccia nell’ascella e leccarla lento e inesorabile. Nel mentre la mia mano, che non si era mai staccata dal pacco, continuava a godersi il cambio di forme, che divennero decisamente più consistenti e meno malleabili, mi staccai dall’ascella e lo guardai bene: lo slip completamente in tiro, il membro sotto di esso messo di lato, una macchiolina umida in punta. Il maledetto godeva! Il momento è giunto, tornai col viso davanti al pacco rosso,gli misi le mani alla vita, sotto gli slip e lentamente tirai. Il cazzo partì verso l’alto come spinto da una potente molla, qualche goccia di liquido volò letteralmente sul mio volto e finalmente lo vidi. Un cazzo non lunghissimo (17, forse 18 cm), ma veramente grosso, con una grossa cappella turgida in punta, perfettamente dritto, accompagnato da delle grosse palle pelose, pronte da spremere. Non capii più nulla, quel profumo mi fece perdere la testa, afferrai con forza il cazzo alla base con una mano, con l’altra mi fiondai sulle palle e senza mezze misure mi piantai quella capellona in bocca come non ci fosse un domani. Milo emise un’atro gemito, lo guardai in faccia col suo cazzo nella mia bocca e mi disse “succhialo tutto, non lasciarne nemmeno un centimetro!”, mi spinse la testa con la mano dando contemporaneamente un colpo di bacino e mi ficcò il cazzo in gola fino alle palle. Mi stava per salire un conato, ma resistetti per qualche secondo, col mio naso in mezzo alla sua peluria e le palle che premevano sul mio mento, lasciò la presa e io mi staccai con violenza, per riprendere fiato. Lo guardai, asciugandomi la bocca, quel sorriso da bastardo che solo lui può fare, gli dico “ok, cazzi tuoi”. Ficco le mani sotto le sue chiappe, gliele strizzo con vigore (che culo sodo!!!) e spingo il suo bacino verso di me ingoiando nuovamente il suo cazzo. Questa volta non mi stacco più, lo pompo e lo succhio con forza, bevendo il liquido prespermatico, andando su e giù, avvolgendolo con la lingua, senza dargli tregua, sposto le mani ovunque sul suo corpo (se ne avessi avute cento le avrei usate tutte) , guardo la sua faccia e lui guarda me. Gli occhi sgranati, increduli, la bocca aperta in stupore che emette gemiti, gode come un maiale il maledetto:

-Succhia, succhia forte aaaaaahhh siiii- aiuta le mie spinte con le sue mani
- cazzo siiiii succhialo aaaahhh tutto, fammi sentire la lingua daiiii aaaaahhhh- il ritmo cresce
-aaaahhh siiiii avrei dovuto dartelo molto primaaa aaaahhhh- il respiro si fa più affannoso
-aaaaaaahhh è troppo per me ahhhhh aaaaaahhhh MI VERRÀ UN INFARTOOO CAZZOOOO- urla il maledetto, ben gli sta.
Credo che stia per venire, il cazzo pulsa a più non posso, gli addominali cominciano a contrarsi mentre la schiena si curva leggermente in avanti, lui allunga le gambe e distende i piedi. Me lo sto per tirare fuori dalla bocca per vederlo schizzare, ma no, lui è proprio un bastardo:
-ingoiaaa ahhhhhh INGOIAAAA TUTTO- con estrema forza usa le mani per spingermi la testa verso il cazzo e piantarmelo bene in gola, cerco di opporre resistenza ma lui è troppo forte...quindi artiglio i suoi pettorali ormai durissimi per l’eccitazione e mi lascio andare. Uno schizzo,due, tre, fortissimi, dritti in gola, Milo è come preso da spasmi, si dimena, allarga le cosce possenti, piega la schiena all’indietro e continua a tenermi la testa sul suo cazzo.

-Continua a bere, bevi tutto daiiii- quarto e quinto schizzo più deboli
-pulisci tutto, non deve uscirne nemmeno una goccia- succhio, in modo abbastanza avido.

Rimango stupito della mia ingordigia, continuo a succhiare rumorosamente quel grosso arnese anche dopo gli ultimi schizzi. Il maledetto lascia la presa ma io non mi stacco, il sapore di maschio che pervade ogni mia papilla gustativa mentre lui continua a dimenarsi come un verme, forse per farmi staccare ma senza risultato. Non mi arrendo, afferro entrambe le cosce con le mani e le spalanco con forza, per rendere il frutto ancora semi eretto, più acessibile, totalmente alla mia mercè, voglio succhiargli via anche l’anima. Ansima il maledetto, mi guarda con gli occhi sgranati, impotente davanti al piacere a alla mia avidità:

- aaahh che fai??sei una troia, così mi farai venire un infarto!-
Sfilo il cazzo dalla mia bocca facendo quel tipico rumore di risucchio e lo tengo stretto nella mia mano, finalmente posso parlare:

- per ora il tuo corpo è mio, se la cosa non ti piace, FERMAMI- così dicendo, gli spalancai nuovamente le cosce….

….continua
scritto il
2016-08-02
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