Ricattato (1)

di
genere
dominazione

A luglio ho fatto la cazzata. Avevo passato la giornata in piscina con gli amici ed ero stranamente eccitato. Nessuno di loro ha mai saputo nulla dei miei gusti, anzi, tutti mi usavano sempre per avvicinare nuove ragazze. Dicevano che ero il più carino (sicuramente ero il più imbranato). Comunque il sole, la vista di tanti corpi lucidi e l'ozio, mi avevano acceso il desiderio. Fino ad allora le mie esperienze si limitavano ad un pompino, ore in chat e ad un vibratore in lattice, che mi ero comprato due giorni dopo la maturità ed usavo regolarmente per segarmi. Lo facevo sentendomi vergognosamente in colpa; tenete presente che per mio padre è meglio morto che frocio.
Me ne andai più presto del solito, salutando tutti, e mi diressi con lo scooter verso un boschetto vicino al canale, dove sapevo ci si incontrava. Avevo la testa in palla, non sapevo come fare, ma ero deciso. Temevo però che la mia timidezza mi facesse fare ancora qualche figura di merda, come con le chat. Invece fu tutto semplicissimo, non mi ero ancora fermato che due ragazzi mi fecero cenno di andare verso loro: erano a torso nudo e calzoncini, uno con degli addominali da urlo, appoggiati alla loro auto. Mi fermai davanti a loro col motore in folle e il più grande dei due si massaggiò il pacco: 'Ci fai un pompino?... Vieni!' Li seguii a piedi, fra gli alberi. Si girò e lo tirò fuori, ancora semimoscio: ero ipnotizzato. Mi ritrovai inginocchiato e subito lo assaggiai, carezzandogli le cosce. Minchia!!!!, sentirlo diventare duro in bocca mi fece sentire un dio. Era un vero cazzo, largo e nodoso. E quando mi spinse con forza a nuca, lo stupii prendendolo tutto senza vomitare. Avevo il naso schiacciato contro i suoi peli duri, faticavo a respirare, ma resistetti senza spaventarmi; ne avevo fatte di prove col mio cazzo di plastica!, ma questo era caldo e sapeva di maschio. Rise forte, anche il suo amico di fianco rideva, e disse qualcosa sulla mia fame, e di provare quello dell'altro. Mi spinse indietro, una lunga bava di saliva mi teneva legato al suo cazzo, e mi voltò la testa verso destra: un altro glande mi spinse sulle labbra, le aprii, gli occhi piangevano. Era più sottile, con la cappella a punta, dritto; avrei rivoluto quello del ganzo. Lui stava di fianco, incitandomi ed insultandomi: urlava quasi. Non era italiano, forse albanese. Ero in agitazione, ma leccavo e succhiavo meglio che potevo. Mi sfilò lo zainetto dalle spalle. Mi palpò il culo. Ci siamo, mi dissi, ero pronto. Ma non accadde nulla, tornò di fianco, per osservarci. Era un'ombra nera controluce; non potevo girarmi, l'altro mi teneva ferma le testa con entrambe le mani. S'irrigidì e venne, venne, venne in bocca, sul naso, sugli occhi. Non ci credevo, ero esaltato. Ridevano tutti, io sorridevo e mi leccavo. Improvvisamente una spinta sulle spalle mi fece cadere in avanti e tutto il peso di un toro mi schiacciò il bacino a terra: era sabbia soffice, per fortuna, perché lo avevo ritto e rischiai di inchiodarmi. Era accovacciato su di me, mi stava abbassando i bermuda. 'No ti prego, fa' piano, è la prim volta..., ungilo!' Per tutta risposta il bastardo sputò, mi aprì con due dita e mi si puntò contro. Ero terrorizzato, non aveva nemmeno il preservativo; la pressione aumentò facendomi un male cane, ma sapevo come fare, mi rilassai più che potevo. L'ano cedette facendomi urlare e un peso terribile mi spaccò. Si fermò premendomi a terra: non respiravo, non ci credevo, mi sentivo una merda. Il bastardo ululò nelle mie orecchie e cominciò a pompare; fitte pazzesche mi arrivavano fino alle orecchie. Poi a poco a poco si spensero, non avevo più male, ma speravo che venisse subito. Strinsi i denti per sopportare, le mani aggrappate a ciuffi di erba. Minchia dove ero finito! Cazzo che stronzo! Stavo per piangere. 'E muovi il culo!' Si era puntato con le mani e non mi pesava più addosso. Lo feci, portandomi a gattoni ed inarcando il bacino in alto: stavo godendo! M'afferrò per il cazzo sotto e mi aiutò nel movimento. Fu un istante, non riuscii a trattenermi e venni, a fatica, perché ad ogni schizzata sentivo una fitta che mi stringeva il culo. Gemetti. Poi fu scopata cattiva; ero senza più forze per resistere ai colpi. Quando mi si stese addosso mi sentii invadere dal caldo. Ero strafelice, con le lacrime.
Mi rigirai seduto sulla stranissima sensazione del ventre, sentivo il culo richiudersi, un bruciore fortissimo e dei crampi allo stomaco; sul subito rifiutai disgustato, ma poi leccai il cazzo che mi aveva sverginato. Ci rialzammo, eravamo solo in due, e ci rimettemmo i calzoncini: ma non c'era lo zainetto. 'Ce l'ha Mirko, te l'ha portato in auto.' No cazzo, c'ho dentro documenti e cellulare! Questi mi fottono tutto. Corsi verso il parcheggio: il mio smartphone era sul cofano, aperto, con la batteria fuori. Che cazzo? 'Tranquillo, adesso te lo riprendi, ma guarda qua.' Si fece passare il telefono dell'amico e mi mostrò delle foto. Ero io, mentre spompinavo, una foto dietro l'altra, fino a quando mi montava; mi cedettero le ginocchia, non riuscivo a parlare. 'Ecco, riprenditi il tuo... ah, Mirko ti ha levato la Sim per copiarla...' Ero in panico, volevo solo scappare; nervosamente ricomposi il cellulare. Mi palpò il culo. 'Sei davvero un bocconcino, un culetto bello stretto... se vieni domani da noi, ti faccio cancellare tutte le foto, ma dopo una bella scopata... Vieni?' 'Siete dei bastardi.' Rise maledettamente forte. 'Hai ragione, siamo bastardi... ma se tu stronzetto non ci porti domani l tuo bel culetto, spediamo le foto a papà, mamma, amichetti ed amichette.' Rise ancora: 'Hai una sorella? Le spediamo anche a lei!... tieniti pronto, domani ti dico dove ti aspettiamo.'
Li guardai andarsene, il braccio fuori col medio alzato. Io partii molto dopo, solo quando sentii un'altra auto arrivare: era un ciccione di cinquanta anni che mi squadrò mentre lo incrociavo. Sentivo solo il rumore del motore fuori giri: ero paralizzato. Avevo male dappertutto e stavo colando sul sellino: in bocca ancora quel sapore. Mi fermai e cacciai la testa in una fontana. Non poteva essere vero. Riaccesi whatsapp: tra i messaggi anche Mirko, quel ladro bastardo. Mi stava spedendo tutte le foto, con commenti odiosi. E, per provarmi che non scherzavano, mi inviò anche alcuni dei miei numeri della rubrica. Minchia!
#Cosa volete? #Ma il tuo culo, cucciolo!!!!! #cancella le foto o ti denuncio #sì, fatti accompagnare da papà dai carabinieri #non scherzo! #ahahaha così ti inculano tutti in caserma!!!!!!!!! #Vi prego, non lo avevo mai fatto, dai cancellate tutto, vi pago
Il cellulare divenne muto. Stavo male, avrei pianto o forse stavo piangendo. Non avevo coraggio di tornare a casa, ma era ormai tardissimo.
Mi cacciai sotto la doccia senza rispondere alle accuse di mia madre, ma fui poi costretto a sedermi a tavola. Mi riempii la bocca per non dover rispondere, no, non sto male, dissi soltanto. ?Ecco, sempre quel maledetto cellulare!' Si lamentò.
#sono Pavli, non fare lo stronzo, ci fai incazzare di più #scusa #brava cagnetta - Lo sai che hai un culetto spettacolare? #(che rispondere?) grazie #ora non devi raccontare balle o parte la prima foto – ti è piaciuto?
Avevo le orecchie in fiamme. Ma che cazzo!
#sì
di
scritto il
2016-08-16
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