Mia cugina era esibizionista
di
Screamandahout
genere
esibizionismo
- Giorgio, sbrigati! Devi passare a prendere tua cugina alla stazione!- mia mamma urlò oltre la porta del bagno, -Sto cagando!- fu la mia risposta per zittirla, anche se a dir il vero ero semplicemente appoggiato al lavandino con l'Iphone in mano. Stavo sbirciando il profilo Facebook di questa mia cugina, d'altra parte era da circa 4 anni che non la vedevo e, se non l'avessi riconosciuta? -Ma dai, una così non te la dimentichi per tutta la vita- dico tra me e me. A quanto pare faceva la fotomodella, ma credo come secondo lavoro perché tra le informazioni c'era scritto che studiava all'università di Roma. Più le sue foto scorrevano davanti ai miei occhi e più laggiù mi si intorpidiva tutto -Cazzo, se iniziamo così...- dissi guardandomi il cavallo dei blue jeans. Chiusi Facebook e uscii dal bagno. - Oh ma finalmente! Cos'hai mangiato: spaghetti?- mi fissò irritato mio fratello più piccolo. Ah, se avessi saputo, piccola pulce. Presi le chiavi e mi diressi verso la porta quando ad un tratto una vocina alle mie spalle mi fermò -Gio, mi raccomando!- disse mia madre in tono dissertatorio, -Tranquilla- risposi fra i denti chiudendomi la porta alle spalle. Il dubbio mi sorse: che abbia capito tutto dal principio? In effetti, salito in auto, mi venne in mente un episodio successo tempo fa che poteva averle fatto intuire qualcosa. Eravamo al sud a fare le vacanze e c'era anche lei accompagnata dalla sua famiglia. Mi ricordo che già a quei tempi mi attizzava non poco. La trovai nel tardo pomeriggio che schiacciava un pisolino nella camera di mia nonna, era talmente bella... Ma di una bellezza difficile da descrivere a parole. Ricordo che, spinto dall'istinto, le accarezzai il fianco sontuoso, andai oltre... Le alzai il tulle della gonna e, mi fermai a godere di quella visione sublime. In quel preciso istante mia madre entrò nella stanza al che, velocemente feci finta di metterle una coperta addosso giustificandomi dicendo -Aveva i brividi e quindi...- mia madre con una riso bizzarro stampato sul viso che, a guardarlo ben da vicino sembrava nervoso, replicò -Strano, siamo in agosto!- dopodiché se ne uscii imbarazzata dalla stanza, dimenticandosi perfino il motivo per il quale era entrata disturbandomi. Io per non destar sospetto la seguii. Allora pensavo di essermela scampata perchè non aveva mai più accennato a quell' episodio tornati a Milano, ma quella frase mi aveva fatto intuire che aveva mentito sin dall'inizio ed, aveva capito quello che stava accadendo quel giorno. Forse aveva capito tutto... E qualsiasi cosa avesse capito non mi avrebbe di certo fermato a raggiungere il mio intento, d'altronde non siamo legati da una parentela troppo stretta, in realtà lei sarebbe la figlia del cugino di mio papà e, quindi di fatto non siamo neanche cugini... -Non siamo neanche cugini- ripetevo all'infinito nella mia testa e ciò mi faceva eccitare in un modo assurdo.
Arrivai alla stazione. Una voce meccanica mi avvisò subito che il treno con il quale avrei rivisto Celeste avrebbe ritardato di una mezz'ora abbondante. Mi sedetti comodo, del buon rap nelle orecchie ed ero io a partire questa volta. Una mano urtò delicatamente la mia spalla, dopodiché sentii che le stesse dita affusolate e lunghe mi tolsero un auricolare dall'orecchio -Giorgio!- esclamò una voce, incredibilmente soave, dal tono scherzoso. Sobbalzai e, la vidi davanti. Era lei. -Celeste!- dissi sorpreso -Come stai?- era la prima cosa che mi venne in mente di dire -Beh dai, non posso lamentarmi! Studio, lavoro ma non ti nascondo che trovo sempre il tempo per divertirmi. E tu cosa mi dici?- -La solita vita, sai...- afferrai le sue valigie e ci dirigemmo verso l'esterno -Mio dio! Quanto tempo è che non ci vedevamo?- aggiunse guardandosi intorno come per scrutare l'ambiente milanese -Troppo, credimi- risposi - Ma cosa ti porta qui a Milano, oltre il desiderio di rivedere quel gran figo di tuo cugino?- lei esplose in una risata fragorosa -Uno servizio fotografico... Ma devo ammettere, che son venuta principalmente per te, sicché- rideva ancora. Quella risata irresistibile, mi veniva voglia di strapparle tutti i vestiti di dosso e di possederla proprio qui, in mezzo ad una strada. - Non ti ricordavo così spiritoso, da piccoli ero io quella che faceva ridere, ricordi?- disse lei entrando in macchina, chiusi il bagagliaio e corsi ad accendere il motore -E come faccio a dimenticare? Eri ridicola...- azzardando ad un'innocente risata, lei- Ah sì? E' così che la pensavi allora?- dandomi un schiaffetto affettuoso sull'avambraccio. Tra parole e risate , ci avviamo verso casa. Stava per imbrunire. Chiamata dalla mamma, -Che palle!- dissi pigiando sul tasto del vivavoce -Gio, ma state arrivando? E' successo qualcosa?- -Il treno ha fatto ritardo, nulla per cui allarmarsi...- -Ah bene! Io stavo per cucinare, avete preferenze?- stavo per rispondere quando Celeste mi tolse la parola -Ciao zia, per me va bene anche una bella pizza... Non ti fare problemi!- -Va bene, tesoro, allora la ordino così quando arrivate ceniamo- -Okay!- chiuse la conversazione con mia madre in modo molto dolce -Dai, mà ci vediamo dopo che sto guidando...- al contrario mio, -Va bene, a dopo, Gio- disse con tono un po' preoccupato. Chiusa la chiamata, in macchina calò un silenzio piuttosto imbarazzante. Celeste guardava fuori dal finestrino, sembrava stesse pensando a qualcosa di molto bello, chissà se non fossi io a procurarle quel sorriso stupendo che le illuminava tutto il viso facendola apparire una Dea. Il suo nome la rispecchiava in pieno: una donna così bella non poteva essere di questo mondo. Ormai bastava soltanto il suo profumo, di cui era satura la macchina, a farmelo diventare duro come il marmo.
Girammo l'angolo e, vedemmo mia mamma affacciata al balcone. -Che bello! Siamo arrivati!- a Celeste scappò un urletto gioioso, dopodiché sguizzò fuori dalla macchina. Scesi con molta cautela dall’auto, sperando che lei non si accorgesse della mia erezione. Salimmo. Era già tutto pronto in tavola, dovevamo soltanto sederci. Fu una delle cene più piacevoli a cui abbia mai assistito. Veder muovere quelle sue labbra sensuali era una sensazione unica: sorrideva, sorrideva e poi quando parlava, arricciolandosi quei boccoli dello stesso color del fuoco vivo con l’indice, era la fine del mondo… E quei seni prosperosi, quasi volessero evadere dalla canotta bianca che indossava… Provavo invidia per la sedia su cui appoggiava le sue natiche sode e, tutte da mangiare. Mi sentivo morire. Di fatto andai in bagno a masturbarmi, per alleviare la tensione.
Poco dopo andarono tutti a letto. Era l’una di notte. Ne approfittai per guardare un po’ di televisione. Il canale era fisso su un talk show, dei tizi parlavano di droghe. Ad un tratto mi venne in mente che avrebbero dovuto rendere illegale anche la presenza di Celeste, con le controindicazioni che avrebbe potuto provocare forte dipendenza fisica, invasione di pensiero e numerose seghe, nonostante fosse passato qualche anno dall’assunzione, per così dire. La droga più potente, insomma. Un suono repentino proveniente dalla porta che divide la cucina al salotto mi fece sobbalzare –Non credevo ti piacessero le mature- sghignazzò, mi voltai di scatto: era avvolta da un asciugamano rosa che le arrivava a mezza coscia, i capelli bagnati le ricadevano lungo le spalle e poi ricoprivano il succulento seno, le cosce lunghe, tornite e leggiadre…Era perfetta! –Hey, cosa ci fai ancora sveglia?- risposi cercando di allietare i bollenti spiriti che mi si erano accesi tutto ad un tratto –Tu piuttosto! Ti stai eccitando per una signora di circa 60 anni…Cosa dovrei pensare?- ero confuso, non sapevo cosa risponderle poi, abbassai lo sguardo un attimo e…Porca troia, l’erezione! Ero in mutande, si vedeva tutto!!! Cercai di trovare una giustificazione, ma in casi come questo cosa ci si inventa? Venni interrotto bruscamente- Io non sono di certo al livello della Bindi, però mi trovi almeno un po’ attraente?- si era posizionata davanti alla poltrona su cui sedevo mentre parlava. –Ma certo che sì, cazzo!- non esitai a risponderle in modo molto liberatorio –Non ci posso credere che tu me lo stia chiedendo per davvero! Sei l’ottava meraviglia del mondo ecco cosa sei!- a stento finii di parlare che lasciò cadere l’asciugamano a terra. PIETRIFICATO. Non riuscivo a muovere muscolo davanti a cotanta bellezza. Tutto all’interno del suo corpo fantasticamente nudo era in perfetta armonia, non c’era un singolo errore. Sentivo le palpitazioni e soprattutto, l’uccello mi stava esplodendo. D’istinto mi alzai e mi tolsi le mutande, in quel momento preciso lei si portò una mano alla bocca –Ah però! Cuginetto…- , mi venne spontaneo dire-Non siamo cuginetti…Lo saremo domani, se vorrai, ora no- mi resi conto che il mio tono era diventato più fermo, quasi autoritario. Lei mi guardava mordendosi il labbro inferiore, al che non resistetti: mi fiondai su di lei, iniziai a baciarla intensamente sulla bocca, poi sul collo, morsi delicatamente il seno, poi anche l’altro, mi fermò poco sotto l’ombelico… Mi fece alzare e mi spinse sulla poltrona dopodiché si mise a cavalcioni su di me, l’ingresso nella sua vagina era semplicemente l’accesso al paradiso. Iniziò a saltellare appoggiando le mani sul mio petto, i capelli volavano, qualche ciocca di tanto in tanto si poggiava sui seni ballerini. Gemeva, la sentivo gemere forte e, temevo che ci sentissero dall’altra stanza quindi le tappai la bocca con una mano. Ero certo che quello sarebbe stato il momento più bello della mia intera vita. Iniziai a sentire di star raggiungendo il culmine del piacere, lei se ne accorse dalla mia espressione, si discostò di poco dal mio corpo quanto basta da far uscire il pene dalla vagina e posizionarlo in mezzo alle natiche, appoggiò la testa sulla mia spalla e attese il momento in cui le sborrai dietro. Rimanemmo in quella posizione per circa 5 minuti durante la quale lei mormorò –Contento?- io ancora in estasi – Contentissimo-. Accennando ad un sorriso si alzò, riprese l’asciugamano da terra e tornò in camera…
Arrivai alla stazione. Una voce meccanica mi avvisò subito che il treno con il quale avrei rivisto Celeste avrebbe ritardato di una mezz'ora abbondante. Mi sedetti comodo, del buon rap nelle orecchie ed ero io a partire questa volta. Una mano urtò delicatamente la mia spalla, dopodiché sentii che le stesse dita affusolate e lunghe mi tolsero un auricolare dall'orecchio -Giorgio!- esclamò una voce, incredibilmente soave, dal tono scherzoso. Sobbalzai e, la vidi davanti. Era lei. -Celeste!- dissi sorpreso -Come stai?- era la prima cosa che mi venne in mente di dire -Beh dai, non posso lamentarmi! Studio, lavoro ma non ti nascondo che trovo sempre il tempo per divertirmi. E tu cosa mi dici?- -La solita vita, sai...- afferrai le sue valigie e ci dirigemmo verso l'esterno -Mio dio! Quanto tempo è che non ci vedevamo?- aggiunse guardandosi intorno come per scrutare l'ambiente milanese -Troppo, credimi- risposi - Ma cosa ti porta qui a Milano, oltre il desiderio di rivedere quel gran figo di tuo cugino?- lei esplose in una risata fragorosa -Uno servizio fotografico... Ma devo ammettere, che son venuta principalmente per te, sicché- rideva ancora. Quella risata irresistibile, mi veniva voglia di strapparle tutti i vestiti di dosso e di possederla proprio qui, in mezzo ad una strada. - Non ti ricordavo così spiritoso, da piccoli ero io quella che faceva ridere, ricordi?- disse lei entrando in macchina, chiusi il bagagliaio e corsi ad accendere il motore -E come faccio a dimenticare? Eri ridicola...- azzardando ad un'innocente risata, lei- Ah sì? E' così che la pensavi allora?- dandomi un schiaffetto affettuoso sull'avambraccio. Tra parole e risate , ci avviamo verso casa. Stava per imbrunire. Chiamata dalla mamma, -Che palle!- dissi pigiando sul tasto del vivavoce -Gio, ma state arrivando? E' successo qualcosa?- -Il treno ha fatto ritardo, nulla per cui allarmarsi...- -Ah bene! Io stavo per cucinare, avete preferenze?- stavo per rispondere quando Celeste mi tolse la parola -Ciao zia, per me va bene anche una bella pizza... Non ti fare problemi!- -Va bene, tesoro, allora la ordino così quando arrivate ceniamo- -Okay!- chiuse la conversazione con mia madre in modo molto dolce -Dai, mà ci vediamo dopo che sto guidando...- al contrario mio, -Va bene, a dopo, Gio- disse con tono un po' preoccupato. Chiusa la chiamata, in macchina calò un silenzio piuttosto imbarazzante. Celeste guardava fuori dal finestrino, sembrava stesse pensando a qualcosa di molto bello, chissà se non fossi io a procurarle quel sorriso stupendo che le illuminava tutto il viso facendola apparire una Dea. Il suo nome la rispecchiava in pieno: una donna così bella non poteva essere di questo mondo. Ormai bastava soltanto il suo profumo, di cui era satura la macchina, a farmelo diventare duro come il marmo.
Girammo l'angolo e, vedemmo mia mamma affacciata al balcone. -Che bello! Siamo arrivati!- a Celeste scappò un urletto gioioso, dopodiché sguizzò fuori dalla macchina. Scesi con molta cautela dall’auto, sperando che lei non si accorgesse della mia erezione. Salimmo. Era già tutto pronto in tavola, dovevamo soltanto sederci. Fu una delle cene più piacevoli a cui abbia mai assistito. Veder muovere quelle sue labbra sensuali era una sensazione unica: sorrideva, sorrideva e poi quando parlava, arricciolandosi quei boccoli dello stesso color del fuoco vivo con l’indice, era la fine del mondo… E quei seni prosperosi, quasi volessero evadere dalla canotta bianca che indossava… Provavo invidia per la sedia su cui appoggiava le sue natiche sode e, tutte da mangiare. Mi sentivo morire. Di fatto andai in bagno a masturbarmi, per alleviare la tensione.
Poco dopo andarono tutti a letto. Era l’una di notte. Ne approfittai per guardare un po’ di televisione. Il canale era fisso su un talk show, dei tizi parlavano di droghe. Ad un tratto mi venne in mente che avrebbero dovuto rendere illegale anche la presenza di Celeste, con le controindicazioni che avrebbe potuto provocare forte dipendenza fisica, invasione di pensiero e numerose seghe, nonostante fosse passato qualche anno dall’assunzione, per così dire. La droga più potente, insomma. Un suono repentino proveniente dalla porta che divide la cucina al salotto mi fece sobbalzare –Non credevo ti piacessero le mature- sghignazzò, mi voltai di scatto: era avvolta da un asciugamano rosa che le arrivava a mezza coscia, i capelli bagnati le ricadevano lungo le spalle e poi ricoprivano il succulento seno, le cosce lunghe, tornite e leggiadre…Era perfetta! –Hey, cosa ci fai ancora sveglia?- risposi cercando di allietare i bollenti spiriti che mi si erano accesi tutto ad un tratto –Tu piuttosto! Ti stai eccitando per una signora di circa 60 anni…Cosa dovrei pensare?- ero confuso, non sapevo cosa risponderle poi, abbassai lo sguardo un attimo e…Porca troia, l’erezione! Ero in mutande, si vedeva tutto!!! Cercai di trovare una giustificazione, ma in casi come questo cosa ci si inventa? Venni interrotto bruscamente- Io non sono di certo al livello della Bindi, però mi trovi almeno un po’ attraente?- si era posizionata davanti alla poltrona su cui sedevo mentre parlava. –Ma certo che sì, cazzo!- non esitai a risponderle in modo molto liberatorio –Non ci posso credere che tu me lo stia chiedendo per davvero! Sei l’ottava meraviglia del mondo ecco cosa sei!- a stento finii di parlare che lasciò cadere l’asciugamano a terra. PIETRIFICATO. Non riuscivo a muovere muscolo davanti a cotanta bellezza. Tutto all’interno del suo corpo fantasticamente nudo era in perfetta armonia, non c’era un singolo errore. Sentivo le palpitazioni e soprattutto, l’uccello mi stava esplodendo. D’istinto mi alzai e mi tolsi le mutande, in quel momento preciso lei si portò una mano alla bocca –Ah però! Cuginetto…- , mi venne spontaneo dire-Non siamo cuginetti…Lo saremo domani, se vorrai, ora no- mi resi conto che il mio tono era diventato più fermo, quasi autoritario. Lei mi guardava mordendosi il labbro inferiore, al che non resistetti: mi fiondai su di lei, iniziai a baciarla intensamente sulla bocca, poi sul collo, morsi delicatamente il seno, poi anche l’altro, mi fermò poco sotto l’ombelico… Mi fece alzare e mi spinse sulla poltrona dopodiché si mise a cavalcioni su di me, l’ingresso nella sua vagina era semplicemente l’accesso al paradiso. Iniziò a saltellare appoggiando le mani sul mio petto, i capelli volavano, qualche ciocca di tanto in tanto si poggiava sui seni ballerini. Gemeva, la sentivo gemere forte e, temevo che ci sentissero dall’altra stanza quindi le tappai la bocca con una mano. Ero certo che quello sarebbe stato il momento più bello della mia intera vita. Iniziai a sentire di star raggiungendo il culmine del piacere, lei se ne accorse dalla mia espressione, si discostò di poco dal mio corpo quanto basta da far uscire il pene dalla vagina e posizionarlo in mezzo alle natiche, appoggiò la testa sulla mia spalla e attese il momento in cui le sborrai dietro. Rimanemmo in quella posizione per circa 5 minuti durante la quale lei mormorò –Contento?- io ancora in estasi – Contentissimo-. Accennando ad un sorriso si alzò, riprese l’asciugamano da terra e tornò in camera…
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