Nel mio culo è entrato di tutto, anche il cane Parte 3 (Incontro con Varenne - 2)

di
genere
gay

Io e Mauro -quello che ho conosciuto in chat con il nome di Varenne, perché in mezzo alle gambe ha una mazza che sembra quella di un cavallo- ce la siamo spassata alla grande quel weekend. Ho perso il conto di tutte le volte che me l'ha sbattuto nel culo e degli orgasmi che ho provato. Mi sembrava di essere in paradiso e avevo proprio l'impressione di piacergli. Nel senso che non si limitava a gradire le prestazioni sessuali, ma c'era qualcosa di più e pure a me quell'uomo piaceva un casino. Mi disse di avere trentacinque anni, molti più di me perciò, che avevo da poco passato i diciotto, ma la differenza di età lo rendeva ancora più appetibile.
La posizione che mi piacque maggiormente era da sopra, seduto su quel badile d'acciaio che aveva in mezzo alle gambe, largo quasi quanto una lattina di coca cola, che mi dilatava completamente.
Lui è molto forte e reggendomi per i fianchi, mi ha guidato nei movimenti, arrivando ad alzarmi per poi farmi precipitare su quell'uccellone possente, facendomelo sentire fino alle tonsille. He he. Inutile a dire quante urla mi sono uscite dalla gola, ma erano urla di piacere. Adoro sentirmi trivellare l'ano e più mi riempie, maggiormente mi piace. Quello di Mauro è il primo cazzo che provo, a eccezione di quello di Ben, il mio cane, ma credo fermamente che non avrei potuto essere più fortunato. Immagino non siano tanti gli uomini che possiedono cotanta grazia, pur essendo di corporatura imponente.
Devo dire che ci siamo proprio trovati: lui ama il culo e io amo farmelo riempire, non potevamo essere più affiatati.
La domenica sera, prima di riaccompagnarmi alla piazza del paese per prendere l'autobus, ci accordammo per vederci anche la settimana successiva e gli confessai che non osavo sperarci.
“Ci siamo divertiti, no?” mi disse con semplicità.
“Oh, sì, credo che avrò difficoltà a sedermi per il resto della settimana, ma per me sarà un prolungamento del piacere. Il bruciore mi fa ripensare al rapporto.”
“Ecco, a proposito di questo” si schiarì la voce, tirando fuori una scatola. “Mi ero ripromesso che, se ti fossi dimostrato all'altezza delle aspettative, ti avrei dato questo regalo che ho preso per te.”
Non riuscivo a crederci, mi aveva comprato persino un regalo.
“Mi avevi confessato questa tua fantasia e ho pensato che mi sarebbe piaciuto immaginarti a usarlo.”
Quando scartai il pacco, mi illuminai dalla gioia, sentendomi come alla vigilia di Natale.
“Un tappo per il culo!” Urlai.
“Sì, beh, si chiama Plug o tappo anale. Dalle storie che mi avevi raccontato, ho scelto il modello più grande e, dopo averti provato, credo di aver fatto bene.” Rise.
Lo tirai fuori dalla scatola e mi rigirai quel cuneo di silicone nero tra le mani, era grande. Non potevo aspettare di sentirlo dentro di me e Mauro era dello stesso avviso.
“Non è il solo fatto di avere un oggetto estraneo nel corpo, che ti dilata, a provocare piacere.” Spiegò. “Usa il sistema delle palline cinesi, se ne hai sentito parlare. In pratica, ha delle sfere interne che reagiscono al movimento, stimolando la prostata.”
“Oddio, meraviglioso, più di quello che immaginavo. Perciò si può indossare, come volevo io. Anche per girare per strada. Sarà come venir scopato in continuazione.”
La mia gioia era incontenibile e Mauro era felice di avermi fatto un regalo così azzeccato.
“Sì, beh, la stimolazione dovrebbe variare a seconda del ritmo della camminata. Perciò sì, è studiato per venir indossato anche per strada. Che ne dici di provarlo nel tragitto fino a casa?”
Mauro mi fece sdraiare nuovamente supino sul letto, con il culo all'aria, portando le ginocchia ai lati della testa. Mi mostrò di bagnare il giocattolo con il lubrificante e me lo infilò lentamente nell'ano, fino alle alette di ancoraggio. Era sicuro, niente più paure che qualche oggetto mi sparisse nell'intestino.
Era una sensazione bellissima, il solo sentirmi pieno. Ma passeggiando per la stanza capii la sua spiegazione: era veramente come venir continuamente scopato. Meraviglioso!
In macchina accanto a Mauro, non riuscivo a stare fermo, sfregavo il sedere avanti e indietro sul sedile per sentire le palline che sbattevano nelle mie viscere.
“Attento a non fare così sull'autobus o qualcuno potrebbe intuire qualcosa.”
Ancora più eccitante, la possibilità che qualcuno potesse capire quanto fossi perverso. Ovviamente, non avrei mai voluto essere scoperto, ma il solo fatto che qualcuno potesse capire, mi eccitava ancora di più.
Il tappo divenne il mio migliore amico: non uscivo più senza e riuscii ad avere orgasmi a scuola e anche per strada, stando attento a non far vedere la mia espressione a chi mi stava accanto.
La sera in chat, con Mauro, usavo il Plug come un dildo, per mostrargli la gioia del mio buco, che sembrava il traforo del Monte Bianco, quando estraevo l'amato giocattolino. Ma gli assicuravo che il suo cazzo era mille volte meglio e lui si segava per me, per farmelo vedere in tutta la sua maestosità.
Ben si sentiva un po' trascurato, allora lo portavo a fare lunghe passeggiate e, nei posti più nascosti, mi concedevo a lui. In fondo ero stato la sua cagna per troppo tempo per sottrarmi così. E, anche se il sex toy era favoloso, un cazzo di carne, anche se di un cane, dava delle sensazioni più intime.
Il sabato successivo, marinai la scuola e arrivai al paese di Mauro già al mattino, così avremmo avuto più tempo per divertirci.
“Lo indossi?” Mi chiese malizioso appena ci incontrammo.
“Certo, non resisto senza. Ma non vedo l'ora che tu lo sostituisca con qualcosa di meglio.”
Adoravo sentirlo ridere.
Quando arrivammo a casa sua, Mauro mi sorprese con un altro regalo e, come sempre, colpì nel segno. Quell'uomo cominciava a capirmi meglio di chiunque altro. Si trattava di un completino intimo di pizzo: reggiseno e mutandine, molto elegante.
“Pizzo bianco, molto virginale.” Ponderai.
“Beh, è vero che sei una troia sfondata, ma sei anche la mia ragazza.”
La risposta mi piacque e indossai subito quel completino e la bozza del mio cazzo coperta di pizzo candido era uno spettacolo. Ero eccitante da morire, una bella puttanella sexy.
Anche lui la pensava così, perché mi mise a testa in giù sulle sue ginocchia e mi diede un paio di sculacciate sulle chiappe che gradii molto, poi mi sfilò il plug e iniziò a masturbarmi in culo, senza mettere nemmeno una goccia di lubrificante su quei tronchi ruvidi che aveva per dita.
Bellissimo, sì, altro che giocattoli di gomma, quello era il vero piacere: venir rigirato, prevaricato e frugato nel culo, senza complimenti.
Dopo il mio orgasmo, mi fece inginocchiare fra le sue gambe e tirò finalmente fuori l'arnese che gli valeva il nominativo di Varenne e io iniziai a leccare e succhiare, dedicandogli più attenzione possibile, sempre tentando di farmelo entrare in bocca più possibile. Si alzò in piedi e mi bloccò il capo fra le manone, iniziando a scoparmi in bocca e lui non si curò molto del fatto che la sua cappella rischiasse di soffocarmi. Ma anche questo assalto fu piacevole: amavo venir trattato come un oggetto. Il primo schizzo di sborra mi andò di traverso, ma recuperai subito, per evitare di sprecare tutto quel ben di Dio e mi attaccai come un assetato, con le labbra aperte, al suo glande, ciucciando avidamente dalla fonte.
Purtroppo, mi fece staccare, perché voleva sborrarmi in faccia, ma trovai eccitante anche quello. Ormai Mauro aveva capito come trattarmi: volevo sentirmi una lurida cagna e lui mi assecondava.
Quel giorno continuammo a toccarci ed eccitarci. Mi scopò tre volte e tutte e tra furono memorabili. Lasciavo sempre guidare il ritmo a lui perché sapeva come rallentare al massimo per far durare il più possibile il rapporto.
Non mancò di leccarmi il culo, continuando ad allargarmi le chiappe con le mani e a ravanare con le dita nel retto, slabrandolo il più possibile.
“Ma quanto è aperto, guarda quanto riesco ad allargartelo.” Diceva, mentre io godevo sia per gli assalti che per le parole. “Quante cose si possono fare con questo bel culo.”
Non chiedevo altro, ogni volta gli ripetevo che poteva farmi tutto quello che voleva, che poteva usarmi a suo piacimento.
La domenica mattina ci svegliammo tardi e lui cominciò subito a toccarmi, infilando le dita al calduccio, mentre mi baciava. Era sensuale, ma sapeva anche essere dolce.
Mi rivoltò le gambe oltre la testa e mi sbattè così, per sfogare la sua erezione mattutina, mentre io mugolavo, sentendomi in paradiso. Avrei voluto svegliarmi così ogni mattina.
Dopo che ebbe svuotato i coglioni nella mia cavità anale, prese ad accarezzarmi distrattamente, continuando a spalmare la sborra dentro e fuori dal buco, facendomi godere ancora.
“Ricordi quando chattando ti proposi di provare qualcosa di più del tuo cane? Molto di più.”
“Oh siii” ansimai. “E me l'hai fatto provare, più e più volte.”
“Veramente, io avevo in mente qualcos'altro. Credo che il tuo culetto sia pronto per l'idea che mi frullava in mente.”
Non capivo, ma ero pronto a qualsiasi cosa. Mauro non mi aveva mai deluso, ero sicuro che qualsiasi cosa avesse in mente mi avrebbe portato a godere ancora di più.
Mi prese per mano, così com'ero, nudo, e mi guidò fuori. La fattoria di Mauro era in aperta campagna, molto isolata dalle altre abitazioni e fuori dalla strada principale. Andammo dietro la casa, verso una delle stalle e lui mi portò al suo interno, dove c'era un bellissimo cavallo.
“Vedi” spiegò. “In chat, ho assunto il nome di Varenne perché amo i cavalli. Lui è Mistero.”
Era una bestia bellissima, tutto nero con il pelo lucidissimo. Mauro fece strada all'interno del recinto e ci avvicinammo al cavallo.
“Guarda, piccola troia, cosa c'è qui per te!”
Il mio accompagnatore aveva scostato una zampa posteriore di Mistero per mostrarmi il suo pene, abbastanza rilassato, ma di una misura già considerevole.
“Vuoi prenderlo in bocca?”
“Posso sul serio?” Mi illuminai, tutto eccitato. La mia eccitazione era visibile e lui mi accarezzò il pisello, ridacchiando.
Seguii le indicazioni del mio accompagnatore e mi accucciai sotto la pancia di Mistero, iniziando a menargli il cazzo, che cominciò a emergere e prendere vigore. La mia bocca andò a cercare la cappella enorme e baciai e leccai quella nerchia dall'odore animalesco.
Quanto mi piaceva sentirlo ingrossare tra le mani.
“Voglio che mi scopi!” Fremetti d'eccitazione.
“Aspetta, prima c'è un'altra cosa che devi provare. Continua così, non te ne pentirai!”
La mia lingua e le mie labbra continuarono a lavorare, ciucciando e leccando la mazza di Mistero, finché iniziò a fremere e, dopo un attimo, la sborra cominciò a uscire. Prima uno schizzo, poi, fu come un idrante. Lo sperma di cavallo mi colpì alla bocca, ma dovetti distoglierla per non soffocare letteralmente e mi feci massaggiare il viso da quel getto che mi ricoprì. Io e Mauro ridevamo e io godevo, completamente ricoperto di quel latte vischioso che sapeva di erba e di selvatico.
“È da un po' che non ha una puledrina” spiegò Mauro, compiaciuto dalla visione. “Non dovresti metterci molto per farlo tornare in tiro, così che possa sfondarti.”
Seguii il suo consiglio e ricominciai a coccolare quel pene scuro ed enorme, mentre mi masturbavo infilando le dita impiastricciate del suo succo dentro al mio culo. Ero come un ossesso: cercavo di riempirmi il più possibile la bocca, pompando il cazzone del cavallo, mentre ondeggiavo, facendo dentro e fuori con le dita nell'ano, in un ditaculo con i fiocchi.
“Credo che sia pronto, puoi voltarti, io lo tengo per evitare che ti dia un calcio.”
Mauro mi fece accomodare contro delle balle di fieno e fece salire Mistero contro la mia schiena, aiutandomi a posizionare l'enorme cappella sul mio buco. Provai il dolore più grande mai sentito, quando iniziò a perforarmi, già all'inizio, quando entrò la punta. Ma non mi tirai indietro, anzi, iniziai a spingere, per accoglierlo dentro di me. Il mio compagno frenava un po' il cavallo, per evitare che mi squarciasse di brutto, mentre io ero accecato dalla lussuria.
L'uccello del cavallo scivolò lentamente dentro di me e io lo sentii in profondità, come se riempisse tutto l'intestino. Quando iniziò a pompare di brutto, nitrendo, fu terribile e meraviglioso. Faceva male, ma era anche eccitante. Ero ansioso di ricevere tutta la sborra nel culo: un clistere come quello non si era mai visto.
Raggiunsi presto l'orgasmo, ma il cavallo continuò a pompare, galoppava su di me. Avevo l'impressione che mi sarebbe uscito da un momento all'altro dalla bocca. Poi, quello che avevo tanto aspettato: un nitrito più stridulo e tutta quella massa bianca cominciò a entrare nel mio retto, riempiendomi tutto. Lo schizzo del cane non era niente in confronto a quella cascata calda che si riversava tutta nel mio sfintere.
Non so quanto durò, ma fui squassato da un altro orgasmo.
Poi, sporco com'ero, Mauro volle prendermi, facendomi sedere sulla sua mazza ritta ma, dopo il cavallo, sembrava uno stuzzicadente in un bicchiere.
“Mi sa che proveremo qualcos'altro!” Meditò ad alta voce e io sentii una stretta di piacere al basso ventre perché le idee di Mauro erano sempre superlative e mi facevano godere un sacco.
Dopo quell'esperienza, stetti a casa da scuola per una settimana perché il culo ci mise un po' a tornare a posto e non volevo rischiare di apparire incontinente ma, dopo quel periodo, ero pronto a tornare in sella, per così dire.
Ormai mi ero fatto sfondare, non solo da un cane, ma anche da uno stallone poderoso. Ormai la mia priorità era godere e il godimento più grande lo ottenevo da quel misto di dolore e piacere che provavo facendomi allargare il culo a dismisura. Sì, ero pronto per altre esperienze estreme.
scritto il
2016-08-24
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