La mano della Padrona
di
Miss Opal
genere
dominazione
"Sei solo un giocattolo" disse la giovane donna perquotendo i glutei della ragazzina con una bacchetta di legno.
Piccolina e rannicchiata, diciannove anni a stento, la fanciulla tratteneva le lacrime a malapena.
Il corpo nudo e sudato era scosso dagli spasmi.
"Non oserai mai più controbbatere ai miei ordini né utilizzerai brutte parole come Io, Mio o No."
La ragazzina annuì.
"Ho fatto un acquisto incauto con te.
Straniera e figlia di schiavi.
Nemmeno più vergine.
Dovresti mostrare gratitudine e invece non fai altro che darmi dispiaceri."
La fanciulla scoppiò in lacrime.
"Padrona io non ho altro che voi.
Sono orfana e schiava.
Gli uomini che mi hanno venduta hanno rubato la mia virtù e mai riuscirò a guardarne più uno in volto.
Vi prego rendetemi la vostra ancella.
Accoglietemi e tenetemi con voi."
La donna si fece più vicina.
La veste porpora scendeva morbida fasciando i fianchi mentre il fregio della famiglia di origine,,la stessa dell'imperatore spiccava sulla spalla in mezzo ai boccoli scuri.
Con un solo gesto gelido la donna afferrò i capelli della ragazza per poi colpirla con un ceffone.
"Non esiste nessun io per te.
Ti rivolgerai a te stessa in terza persona."
"La schiava della padrona è devota alla padrona,vive per la padrona, morirà per la padrona consacrando ogni respiro alla felicità della padrona."
"Così va meglio."
La voce della donna era ora più suadente.
"Dici che gli uomini non ti piacciono.
Bene allora voglio proprio vedere come te la cavi con le donne".
Dicendo questo la donna fece sdraiare sul pavimento la ragazzina e dopo aver scostato la veste si sedette sulla sua faccia.
"Lecca."
Dopo un istante di perplessità la schiavetta iniziò a leccare la padrona cercando di darle piacere.
Bagnata e calda la padrona ansimava ormai prossima all'orgasmo.
"Voglio venire.Datti da fare e forse alla fine verrai premiata."
La fanciulla senza rispondere fece cenno di aver compreso.Aumento' quindi la velocità delle stimolazioni lasciando scivolare due dita nella vagina della padrona massaggiandola dolcemente.
L'orgasmo fu violento ed esplosivo.Languido di umori il corpo continuava a fremere.
"Mi hai fatta godere puttanella, adesso apri bene la bocca".
Prima di finire la frase un fiottodi urina calda veniva spruzzata nella bocca della giovane.
"Bevi tutto."
La ragazzina mandò giù.
"Ti ho promesso un premio giusto?
Sai quanto io sia di parola."
La donna si alzò trascinando per un braccio la fanciulla.
Attraversarono la casa fino a raggiungere il telaio.
Accanto ad esso un grosso agofaceva bella mostra.
"In ginocchio puttana."
La fanciulla esegui, la padrona in un gesto veloce le buco' entrambi i capezzoli fissandoci degli anelli in oro.
"Rivendendoli potresti comprare un biglietto e fuggire in barca dalla città guadagnando la libertà.
Se domani ti troverò ancora qui saprò che sei una serva fedele e ti inizierò ad insegnare cosa mi aspetto da una vera ancella."
Una volta assicurati gli anelli, la padrona si avviò verso la Camera patronale per abbandonarsi al sonno.
L'alba giunse dorata a illuminare la casa.
La padrona si alzò per recarsi nel salone.
Davanti all'uscio della camera la ragazzina giaceva addormentata.
Ancora nuda.
Il corpo sottile scosso dai brividi a causa del contatto col pavimento gelido.
La padrona la fissò qualche istante per poi dedicarle una sola fuggevole carezza.
La scavalco'quindi, lasciando che dormisse ancora per un po'.
Piccolina e rannicchiata, diciannove anni a stento, la fanciulla tratteneva le lacrime a malapena.
Il corpo nudo e sudato era scosso dagli spasmi.
"Non oserai mai più controbbatere ai miei ordini né utilizzerai brutte parole come Io, Mio o No."
La ragazzina annuì.
"Ho fatto un acquisto incauto con te.
Straniera e figlia di schiavi.
Nemmeno più vergine.
Dovresti mostrare gratitudine e invece non fai altro che darmi dispiaceri."
La fanciulla scoppiò in lacrime.
"Padrona io non ho altro che voi.
Sono orfana e schiava.
Gli uomini che mi hanno venduta hanno rubato la mia virtù e mai riuscirò a guardarne più uno in volto.
Vi prego rendetemi la vostra ancella.
Accoglietemi e tenetemi con voi."
La donna si fece più vicina.
La veste porpora scendeva morbida fasciando i fianchi mentre il fregio della famiglia di origine,,la stessa dell'imperatore spiccava sulla spalla in mezzo ai boccoli scuri.
Con un solo gesto gelido la donna afferrò i capelli della ragazza per poi colpirla con un ceffone.
"Non esiste nessun io per te.
Ti rivolgerai a te stessa in terza persona."
"La schiava della padrona è devota alla padrona,vive per la padrona, morirà per la padrona consacrando ogni respiro alla felicità della padrona."
"Così va meglio."
La voce della donna era ora più suadente.
"Dici che gli uomini non ti piacciono.
Bene allora voglio proprio vedere come te la cavi con le donne".
Dicendo questo la donna fece sdraiare sul pavimento la ragazzina e dopo aver scostato la veste si sedette sulla sua faccia.
"Lecca."
Dopo un istante di perplessità la schiavetta iniziò a leccare la padrona cercando di darle piacere.
Bagnata e calda la padrona ansimava ormai prossima all'orgasmo.
"Voglio venire.Datti da fare e forse alla fine verrai premiata."
La fanciulla senza rispondere fece cenno di aver compreso.Aumento' quindi la velocità delle stimolazioni lasciando scivolare due dita nella vagina della padrona massaggiandola dolcemente.
L'orgasmo fu violento ed esplosivo.Languido di umori il corpo continuava a fremere.
"Mi hai fatta godere puttanella, adesso apri bene la bocca".
Prima di finire la frase un fiottodi urina calda veniva spruzzata nella bocca della giovane.
"Bevi tutto."
La ragazzina mandò giù.
"Ti ho promesso un premio giusto?
Sai quanto io sia di parola."
La donna si alzò trascinando per un braccio la fanciulla.
Attraversarono la casa fino a raggiungere il telaio.
Accanto ad esso un grosso agofaceva bella mostra.
"In ginocchio puttana."
La fanciulla esegui, la padrona in un gesto veloce le buco' entrambi i capezzoli fissandoci degli anelli in oro.
"Rivendendoli potresti comprare un biglietto e fuggire in barca dalla città guadagnando la libertà.
Se domani ti troverò ancora qui saprò che sei una serva fedele e ti inizierò ad insegnare cosa mi aspetto da una vera ancella."
Una volta assicurati gli anelli, la padrona si avviò verso la Camera patronale per abbandonarsi al sonno.
L'alba giunse dorata a illuminare la casa.
La padrona si alzò per recarsi nel salone.
Davanti all'uscio della camera la ragazzina giaceva addormentata.
Ancora nuda.
Il corpo sottile scosso dai brividi a causa del contatto col pavimento gelido.
La padrona la fissò qualche istante per poi dedicarle una sola fuggevole carezza.
La scavalco'quindi, lasciando che dormisse ancora per un po'.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Commenti dei lettori al racconto erotico