Sonia da dietro
di
autentico
genere
etero
La frequentavo ormai parecchi mesi, Sonia fino ad allora non aveva mai voluto sentir ragioni riguardo al sesso anale. Le poche volte che provavo ad avvicinarmici anche prendendo la faccenda alla larga, durante un rapporto orale o anche solo con le dita, immediatamente si ritraeva facendomi intendere di girare alla larga da li, poi mi diceva che non era interessata, che non capiva "perché non mi bastasse la sua passera".
Mi ricordo un pomeriggio, andammo a fare una passeggiata con i cani in una località dell’Appennino e ci imbattemmo in uno splendido torrente con tanto di cascatelle che appariva decisamente rinfrescante, faceva un gran caldo, i cani subito ne approfittarono per darsi refrigerio tuffandosi nel corso d’acqua senza esitare. Io e Sonia, ugualmente accaldati, decidemmo di fare altrettanto visto l’aspetto così invitante dell’acqua e il fatto che il posto fosse parecchio isolato, ci spogliammo restando entrambi in mutande e ci immergemmo ranggiungendo una cascatella che regalava uno splendido massaggio alla schiena. Naturalmente ci provai, farlo all’aperto mi dava sempre quel qualcosa in più, quel pizzico di selvatico che rendeva tutto più intenso, iniziai a baciarla e a toccarla nei suoi punti che sapevo deboli finché Sonia cominciò a cedere alle mie avances sulle prime rifiutate e, nonostante la sapessi non un’amante particolare dell’amore all’aperto, la sentii molto partecipe. Dopo poco, mentre la masturbavo con impeto, iniziò a sussurrarmi porcate con la voce roca e rotta dall’eccitazione, era il segnale di via libera. Continuai la mia opera, solo io a lei, vederla così eccitata e lussuriosa faceva godere un po’ anche me, volevo regalarle piacere e continuando il massaggio appoggiai i polpastrelli dell’altra mano sulla zona “tabù”, dapprima carezzandola per arrivare a premere e strusciare con decisione. La vedevo in visibilio, “Ti piace?” le domandai, “Si…., continua amore, si…. oddio vengo”, venne dopo poco, intensamente, guardandomi con i muscoli del viso completamente contratti in una smorfia quasi spaventata. Nemmeno il tempo di riprendersi che vedemmo Mostro, uno dei nostri cani, allontanarsi nel bosco abbaiando con rabbia, probabile segno che qualcuno stava arrivando, cercammo di ricomporci velocemente. Alla fine non arrivò nessuno, ci asciugammo e finimmo la passeggiata.
In macchina, sulla via del ritorno, non potei fare a meno di fare qualche battutina sul fatto che in un modo o nell’altro quel mio interesse per il suo culetto le era piaciuto ma Sonia, con fare piuttosto indispettito, negò categoricamente e precisò che contrariamente a quanto potessi pensare le aveva dato anche un po’ fastidio. Non era vero, lo sapevo e lei sapeva che lo sapevo, decisi per il momento di non andare oltre per non farla di nuovo chiudere sull’argomento, non fosse altro che per non darmela vinta.
Passarono i giorni, le settimane, non tentai più nessun abbordaggio, volevo che metabolizzasse la cosa e si sentisse più pronta a lasciarsi andare per poter osare un po’ di più.
Successe che ci trovammo un sabato pomeriggio, a casa sua, entrambi con tante ore di sonno arretrate, eravamo appena tornati dalla presentazione di un libro che si era tenuta in una libreria di un’altra città la mattina. Sonia era in bagno a farsi una doccia ed io disteso sul suo letto a guardare il soffitto ripromettendomi di provarci spudoratamente non appena fosse uscita. Uscì, si sdraiò di fianco a me, tentai un approccio forse un po’ troppo irruento che venne subito stroncato sul nascere, Sonia disse di essere troppo stanca e che che l’ultima cosa a cui avrebbe pensato in quel momento era il sesso. Desistetti, sapevo che quando faceva così non c’era verso, più avessi insistito e più lei mi avrebbe rifiutato portando probabilmente tutto ad una bella litigata, ci addormentammo poco dopo.
Mi svegliai per primo dopo un tempo imprecisato e con una sensazione di stordimento, forse più stanco di prima, Sonia continuava beatamente a sonnecchiare a pancia in giù respirando ritmicamente. Vediamo di combinare qualcosa, mi dissi, iniziai a sbaciucchiarla su tutto il corpo, dalla nuca alle piante dei piedi, soffermandomi sui suoi glutei e sulle sue cosce e facendomi via via sempre più prepotente con labbra e lingua. In risposta ebbi solo qualche miagolio infastidito come dire “lasciami dormire” anche se non fece nulla per fermarmi o allontanarmi. Mi facevo strada tra le sue natiche con il naso e la bocca, avvertivo profumo di donna e detergente intimo, iniziai a mordicchiare con le labbra i suoi slip, in corrispondenza dapprima della sua vulva, poi mi spostai un po’ verso l’alto, poi di nuovo in basso. Sonia non dava segni di vita, sentivo la mia eccitazione crescere, continuavo la mia opera di persuasione cercando di non darle l’impressione di voler fare qualcosa in particolare, le scostai gli slip e cominciai a massaggiarle dolcemente il clitoride, tenendole però le chiappe aperte con l’altra mano, con la lingua iniziai a lambire l’apertura della sua vulva e la zona circostante poi, sempre molto lentamente, diedi qualche leccatina distratta al suo ano aspettando un cenno di assenso o di dissenso. Ancora nessuna reazione. Decisi di spingermi un po’ oltre, cominciai a leccarglielo con decisione, ora volevo essere esplicito, volevo che si rendesse conto di quanto sapevo essere spudorato, la leccavo con passione e avidità spingendo a volte dentro la punta della lingua, devo ammettere che il gusto era sublime, quasi dolce. Inaspettatamente Sonia inarcò la schiena e girò la testa verso di me, forse non se lo aspettava, vedevo la sorpresa e la goduria dipinte sul suo volto, di nuovo il segnale di via libera. Ora era tutto ben lubrificato, iniziai pian piano a inserire la punta di un indice e, senza mai dimenticare di coccolarle il clitoride, iniziai a muoverlo dolcemente avanti e indietro nelle sue viscere, la sentivo contrarsi, sentivo che sentiva tutto, Sonia iniziò a gemere sommessamente. Con una rapidità di cui nemmeno mi ritenevo capace mi liberai di pantaloncini e mutande e la penetrai davanti senza dire una parola, sempre nella stessa posizione, era incredibilmente bagnata. Sonia d’istinto sollevò il sedere per permettermi di entrare meglio, le mie spinte erano lente e profonde, il suo ano si ritrovò direttamente a portata di pollice, ricominciai a stuzzicarlo, Sonia apprezzava, cercavo di far corrispondere ogni mio affondo ad un affondo del pollice. Capii che era arrivato il momento, uscii da lei, ripresi a masturbarla lentamente ma con decisione.
“Lo vuoi?” le chiesi. Sonia non rispondeva, sentivo il suo respiro interrompersi come se volesse dire qualcosa ma non le usciva nessuna parola. “Lo vuoi?” chiesi di nuovo, appoggiando il glande contro il suo ano. Ancora nessuna risposta. Iniziai a spingere, la punta stava entrando con discreta facilità, Sonia farfugliò qualcosa di incomprensibile, continuai, ero dentro quasi per metà, feci tutto con molta dolcezza, volevo che per lei fosse il più piacevole possibile, volevo che si abbandonasse completamente nel sentirsi così profondamente in mio potere. Iniziai a muovermi avanti e indietro piano piano, la sensazione che provavo era indescrivibile, mi sentivo unito a lei come non mai, preso dall’eccitazione smisi per un instante di toccarla davanti, Sonia si fece spazio con la sua mano e cominciò a toccarsi da sola in una maniera che non le avevo mai visto fare. Dopo veramente poco la sentii contrarsi ritmicamente, girò di nuovo la testa verso di me come per mostrarmi tutto il suo piacere, di nuovo quell’espressione spaventata e lussuriosa allo stesso tempo, stava venendo, non potei fare a meno di lasciarmi andare anch’io, volevo godere con lei, dentro di lei, eravamo in estasi, un unico corpo in preda al piacere, un piacere lunghissimo, così intimo e così intenso. Ricademmo sfiniti sul letto. Sonia si girò, cominciò a baciarmi freneticamente e con un’incredibile dolcezza tenendomi il volto tra le mani, qualche lacrima le rigava le guance.
Mi ricordo un pomeriggio, andammo a fare una passeggiata con i cani in una località dell’Appennino e ci imbattemmo in uno splendido torrente con tanto di cascatelle che appariva decisamente rinfrescante, faceva un gran caldo, i cani subito ne approfittarono per darsi refrigerio tuffandosi nel corso d’acqua senza esitare. Io e Sonia, ugualmente accaldati, decidemmo di fare altrettanto visto l’aspetto così invitante dell’acqua e il fatto che il posto fosse parecchio isolato, ci spogliammo restando entrambi in mutande e ci immergemmo ranggiungendo una cascatella che regalava uno splendido massaggio alla schiena. Naturalmente ci provai, farlo all’aperto mi dava sempre quel qualcosa in più, quel pizzico di selvatico che rendeva tutto più intenso, iniziai a baciarla e a toccarla nei suoi punti che sapevo deboli finché Sonia cominciò a cedere alle mie avances sulle prime rifiutate e, nonostante la sapessi non un’amante particolare dell’amore all’aperto, la sentii molto partecipe. Dopo poco, mentre la masturbavo con impeto, iniziò a sussurrarmi porcate con la voce roca e rotta dall’eccitazione, era il segnale di via libera. Continuai la mia opera, solo io a lei, vederla così eccitata e lussuriosa faceva godere un po’ anche me, volevo regalarle piacere e continuando il massaggio appoggiai i polpastrelli dell’altra mano sulla zona “tabù”, dapprima carezzandola per arrivare a premere e strusciare con decisione. La vedevo in visibilio, “Ti piace?” le domandai, “Si…., continua amore, si…. oddio vengo”, venne dopo poco, intensamente, guardandomi con i muscoli del viso completamente contratti in una smorfia quasi spaventata. Nemmeno il tempo di riprendersi che vedemmo Mostro, uno dei nostri cani, allontanarsi nel bosco abbaiando con rabbia, probabile segno che qualcuno stava arrivando, cercammo di ricomporci velocemente. Alla fine non arrivò nessuno, ci asciugammo e finimmo la passeggiata.
In macchina, sulla via del ritorno, non potei fare a meno di fare qualche battutina sul fatto che in un modo o nell’altro quel mio interesse per il suo culetto le era piaciuto ma Sonia, con fare piuttosto indispettito, negò categoricamente e precisò che contrariamente a quanto potessi pensare le aveva dato anche un po’ fastidio. Non era vero, lo sapevo e lei sapeva che lo sapevo, decisi per il momento di non andare oltre per non farla di nuovo chiudere sull’argomento, non fosse altro che per non darmela vinta.
Passarono i giorni, le settimane, non tentai più nessun abbordaggio, volevo che metabolizzasse la cosa e si sentisse più pronta a lasciarsi andare per poter osare un po’ di più.
Successe che ci trovammo un sabato pomeriggio, a casa sua, entrambi con tante ore di sonno arretrate, eravamo appena tornati dalla presentazione di un libro che si era tenuta in una libreria di un’altra città la mattina. Sonia era in bagno a farsi una doccia ed io disteso sul suo letto a guardare il soffitto ripromettendomi di provarci spudoratamente non appena fosse uscita. Uscì, si sdraiò di fianco a me, tentai un approccio forse un po’ troppo irruento che venne subito stroncato sul nascere, Sonia disse di essere troppo stanca e che che l’ultima cosa a cui avrebbe pensato in quel momento era il sesso. Desistetti, sapevo che quando faceva così non c’era verso, più avessi insistito e più lei mi avrebbe rifiutato portando probabilmente tutto ad una bella litigata, ci addormentammo poco dopo.
Mi svegliai per primo dopo un tempo imprecisato e con una sensazione di stordimento, forse più stanco di prima, Sonia continuava beatamente a sonnecchiare a pancia in giù respirando ritmicamente. Vediamo di combinare qualcosa, mi dissi, iniziai a sbaciucchiarla su tutto il corpo, dalla nuca alle piante dei piedi, soffermandomi sui suoi glutei e sulle sue cosce e facendomi via via sempre più prepotente con labbra e lingua. In risposta ebbi solo qualche miagolio infastidito come dire “lasciami dormire” anche se non fece nulla per fermarmi o allontanarmi. Mi facevo strada tra le sue natiche con il naso e la bocca, avvertivo profumo di donna e detergente intimo, iniziai a mordicchiare con le labbra i suoi slip, in corrispondenza dapprima della sua vulva, poi mi spostai un po’ verso l’alto, poi di nuovo in basso. Sonia non dava segni di vita, sentivo la mia eccitazione crescere, continuavo la mia opera di persuasione cercando di non darle l’impressione di voler fare qualcosa in particolare, le scostai gli slip e cominciai a massaggiarle dolcemente il clitoride, tenendole però le chiappe aperte con l’altra mano, con la lingua iniziai a lambire l’apertura della sua vulva e la zona circostante poi, sempre molto lentamente, diedi qualche leccatina distratta al suo ano aspettando un cenno di assenso o di dissenso. Ancora nessuna reazione. Decisi di spingermi un po’ oltre, cominciai a leccarglielo con decisione, ora volevo essere esplicito, volevo che si rendesse conto di quanto sapevo essere spudorato, la leccavo con passione e avidità spingendo a volte dentro la punta della lingua, devo ammettere che il gusto era sublime, quasi dolce. Inaspettatamente Sonia inarcò la schiena e girò la testa verso di me, forse non se lo aspettava, vedevo la sorpresa e la goduria dipinte sul suo volto, di nuovo il segnale di via libera. Ora era tutto ben lubrificato, iniziai pian piano a inserire la punta di un indice e, senza mai dimenticare di coccolarle il clitoride, iniziai a muoverlo dolcemente avanti e indietro nelle sue viscere, la sentivo contrarsi, sentivo che sentiva tutto, Sonia iniziò a gemere sommessamente. Con una rapidità di cui nemmeno mi ritenevo capace mi liberai di pantaloncini e mutande e la penetrai davanti senza dire una parola, sempre nella stessa posizione, era incredibilmente bagnata. Sonia d’istinto sollevò il sedere per permettermi di entrare meglio, le mie spinte erano lente e profonde, il suo ano si ritrovò direttamente a portata di pollice, ricominciai a stuzzicarlo, Sonia apprezzava, cercavo di far corrispondere ogni mio affondo ad un affondo del pollice. Capii che era arrivato il momento, uscii da lei, ripresi a masturbarla lentamente ma con decisione.
“Lo vuoi?” le chiesi. Sonia non rispondeva, sentivo il suo respiro interrompersi come se volesse dire qualcosa ma non le usciva nessuna parola. “Lo vuoi?” chiesi di nuovo, appoggiando il glande contro il suo ano. Ancora nessuna risposta. Iniziai a spingere, la punta stava entrando con discreta facilità, Sonia farfugliò qualcosa di incomprensibile, continuai, ero dentro quasi per metà, feci tutto con molta dolcezza, volevo che per lei fosse il più piacevole possibile, volevo che si abbandonasse completamente nel sentirsi così profondamente in mio potere. Iniziai a muovermi avanti e indietro piano piano, la sensazione che provavo era indescrivibile, mi sentivo unito a lei come non mai, preso dall’eccitazione smisi per un instante di toccarla davanti, Sonia si fece spazio con la sua mano e cominciò a toccarsi da sola in una maniera che non le avevo mai visto fare. Dopo veramente poco la sentii contrarsi ritmicamente, girò di nuovo la testa verso di me come per mostrarmi tutto il suo piacere, di nuovo quell’espressione spaventata e lussuriosa allo stesso tempo, stava venendo, non potei fare a meno di lasciarmi andare anch’io, volevo godere con lei, dentro di lei, eravamo in estasi, un unico corpo in preda al piacere, un piacere lunghissimo, così intimo e così intenso. Ricademmo sfiniti sul letto. Sonia si girò, cominciò a baciarmi freneticamente e con un’incredibile dolcezza tenendomi il volto tra le mani, qualche lacrima le rigava le guance.
1
voti
voti
valutazione
9
9
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Michela si svelaracconto sucessivo
Quel, giorno, per caso, in quattro
Commenti dei lettori al racconto erotico