Le donne di famiglia - Capitolo 3 - Colazione

di
genere
etero

La moka mi avvisò che il caffè fosse pronto con quell’aroma inconfodibile e quel gorgoglio unico.
Versai il caffè in due tazze che poggiai sul vassoio, e feci la conta se fosse tutto presente: cornetti caldi alla cioccolata bianca che erano i suoi preferiti, biscotti al burro, caffè, succo di frutta alla pera, marmellata. Tutto pronto, alzai il vassoio e mi avviai verso la sua camera da letto.

La porta era socchiusa, l’avevo sentita svegliarsi poco prima: erano le 8.40 di un sabato di fine estate, giornata nuvolosa e ventosa che non lasciava presagire nulla di buono per il meteo.
“Karen? - dissi entrando e avvicinandomi al suo letto - Ho preparato la colazione”.
Poggiai il vassoio sul letto al suo fianco, aprii le tende con un gesto secco inondando la stanza di luce.
Karen si stiracchio e si strofinò gli occhi: “Buongiorno” disse con un leggero sorriso.
“Buongiorno, dissi sedendomi al suo fianco. Allora ho preparato tutto quello che, se ricordo bene, è di tuo gradimento. C’è il caffè, succo di frutta, cioccolata…”
“Non dovevi disturbarti così” rispose Karen seria e sguardo basso.
Presi il vassoio e lo poggiai sulle sue gambe: “So che stai pensando a ieri…”.
“Certo che sto pensando a ieri. Non doveva succedere, non doveva accadere, tu sei il fidanzato di mia figlia, è stato un errore, non dovevamo nemmeno…”
“BASTA! - dissi io alzando la voce - sono stanco di sentirti dire sempre le stesse cose. Avresti preferito che quello che c’è stato ieri l’avessi fatto con un altra donna, eh? Magari una conosciuta la sera stessa in una discoteca, sarebbe stato meglio?”.
Karen mi guardava in silenzio, abbassò di nuovo lo sguardo.
“O magari era meglio una prostituta, facevo anche prima: in un parcheggio qualunque mi sarei svuotato le palle e sarei tornato a casa a far finta di nulla, eh? - le dissi alzandole il mento per guardarla - E’ quello che volevi?”.
Karen continuava a non dire nulla.
“Se preferivi quello basta che tu me lo dica e io vado via adesso”.
Silenzio.
Dopo una trentina di secondi circa lo interruppi dicendo: “Quello che è successo ieri sera mi sembra abbastanza chiaro, se vogliamo per una volta affrontare la questione senza preconcetti o barriere, te ne sarei grato”.
Karen annuì.
“Tutto quello che c’è stato ieri sera sono un uomo e una donna che, attratti l’uno dall’altro, hanno fatto l’amore, la cosa più semplice dell’universo”.
“Si ma mettiti nei miei panni, sono la mamma della tua fidanzata, ho quasi 30 anni più di te, sono…”
La interruppi con un bacio.
“Te l’ho detto, se proprio devi trovare un senso a tutto questo, diciamo che tu sostituisce Molly quando lei non c’è, e ti prendi cura di me” dissi ridendo.
Karen sorrise cercando di aggiustarsi i capelli: “Dai, facciamo colazione che si fredda tutto”.

Cominciammo a mangiare e bere ridendo e scherzando sulle mie capacità culinarie non proprio eccelse. Nonostante Karen non fosse preparata in alcun modo, mi attirava da morire: indossava semplicemente una sottoveste in seta color avorio che non lasciava nulla all’immaginazione.
Ogni tanto durante la chiacchierata ci baciavamo, proprio come due adolescenti ai primi appuntamenti.
“Devo farti una domanda - dissi dopo aver concluso la colazione e spostando il vassoio su una poltrona - ma che misura hai di reggiseno? Da quando ti ho vista la prima volta che me lo chiedo, e non ho mai avuto il coraggio di chiederlo a Molly”.
Karen rise: “Porto una quinta, però il mio seno è frutto di un intervento di riduzione”.
“Davvero?” dissi io a bocca aperta.
“Sisi - rispose Karen - se vedi le foto di quando Karen era piccola il mio seno era ancora più grande. Fin da giovane ho sempre avuto un seno molto prosperoso e la gravidanza lo fece diventare enorme, arrivai ad avere una sesta. Quando poi Molly si fece un po’ più grande decisi di ridurlo un po’, giusto di una taglia per non rivoluzionare completamente, quel tanto che bastava per riprendere tonicità”.
“Ecco svelato il mistero che mi porto dietro da anni” dissi ridendo.
Karen sorrise.
“Ieri sera eravamo talmente presi che non ho avuto modo di rendergli il giusto omaggio - dissi accarezzandole una guancia e baciandole - mi meraviglio di come non si sia consumato con i miei sguardi”. Le baciai il collo.
“Qualche volta mi sono accorto che mi guardavi il decolletè, ma non credevo che ne fossi così attratto” rispose Karen.
“Oh ma io non ne sono attratto - risposi portando le mie dita sulla spallina sinistra - io ne sono proprio ossessionato”.
Le baciai con foga il collo mentre spostai piano la spallina; Karen mi spinse la testa su sul collo tenendomi per i capelli. Ci scambiammo un lungo bacio mentre spostai anche la seconda spallina.
La sottoveste poggiava solo sul suo magnifico seno.

Mi fermai un secondo a guardare la linea dei suoi seni, la sua pelle liscia: con il dito partii dalle sua labbra e lentamente accarezzai il suo mente, poi il suo collo, l’attaccatura delle scapole, fino ad arrivare al suo seno e alla sottovesto. Karen mise le braccia all’indietro appoggiandosi, il seno fiero e prosperoso che svettava.
Infilai il dito ad uncino tirando giù lentamente la sottoveste: faceva resistenza, il seno sodo non lasciava arretrare il tessuto di un centimetro. Feci più forza, e dopo qualche secondo la sottoveste cadde giù e i seni saltarono fuori ballonzolando. Non dimenticherò mai quella scena.
Per la prima volta avevo il seno di Karen davanti ai miei occhi: dopo anni a vederlo coperto da magliette, maglioni, vestiti, bikini, adesso era lì di fronte a me, a pochi centimetri.
Deglutii a fatica, rimasi bloccato, e l’unica cosa che riuscii a dire fù: “E’ bellissimo”.
Allungai una mano sul seno, lo toccai: era caldo, morbido, lo accarezzai. Karen guardava la mia mano muoversi. Con l’altra mano toccai l’altro seno, adesso lo palpavo con entrambe le mani.
Karen ridacchiò: “Sembri un bambino di fronte al suo giocattolo preferiti, sembri in trance”.
Quasi non sentii quello che disse, avevo gli occhi fissi sul suo seno e sui suoi capezzoli, di un colore rosa scuro.
Mi abbassai e diedi un bacio a quello destro. Mi spostai poi su quello sinistro, diedi un altro bacio, poi un altro, e un altro ancora.
Cominciai a palpare con più forza, Karen chiuse gli occhi spostando la testa all’indietro: con la mano destra comincia a sfiorare piano il capezzolo, lo sentivo irrigidirsi sotto le mia dita. Aprii la bocca e cominciai a leccare il capezzolo sinistro.
Karen emise un gemito di piacere. Cominciai a succhiarle i capezzoli con foga, pizzicarli con le dita, a stringere il seno, leccarlo con decisione.
Feci stendere Karen sul letto, mi stesi di fianco a lei: il suo seno enorme giaceva morbido davanti a me, ricominciai a leccarlo e succhiarlo. Karen mi teneva la testa mentre succhiavo.
Non ricordo quanto tempo passai così, forse dieci minuti, forse più, sembrava non bastarmi mai sentire il sapore del suo seno sulla mia lingua, la morbidezza delle sue tette che mi stringeva quando immergevo la mia testa tra di loro, i gemiti di piacere.
Mi alzai e le diedi un bacio: “Abituati perchè passerò più tempo con il tuo seno in bocca che senza” le dissi baciandola.
Karen rise accarezzandomi il viso.
“Adesso però - le dissi guardando in basso- devi dirmi una cosa”: mi avvicinai e sussurai: “Lingua o mano?”.
Karen mi guardò chiudendo gli occhi: “Ecco, io…”
“Lingua o dita” ripetei la domanda, comincia a sfiorarle i fianchi. Le diedi un lungo bacio, poi Karen sussurò “Lingua”.
Mi abbassai all’altezza dei suoi fianchi, Karen prese la sottoveste e se la sfilò.
Indossava un paio di slip di pizzo bianchi: “Io adoro il pizzo - dissi sfiorandolo e ammirando la bellezza del motivo - ma immagino che tu già lo sappia, Mollì ti ha raccontato tutto, vero?”.
Karen annuì, io tirai giù con decisione gli slip e li gettai a terra: la sua vagina era completamente glabra, niente peli o altro.
“Ed immagino che tu sapessi anche che io adoro quando è completamente depilata” dissi accarezzandola.

Karen allungò la mano tra le sue gambe, le allargò: io mi gettai tra di loro, cominciando a leccare avidamente.
Avevo già dipendenza dal sapore della sua figa: le leccavo voracemente il clitoride, le labbra, sentivo il suo fluido caldo uscire. Karen allargò ancora di più le gambe, spingendo la mia testa.
Gemeva forte, mentre con l’altra mano si toccava il seno. Misi le mia mani sui suoi fianchi, li afferrai e leccai sempre più forte e velocemente, spingendo la mia lingua nella sua figa.
“Se continui coì mi fai venire” disse ansimando.
Presi i suoi seni nelle mie mani, li strinsi con forza, continua a leccare fino a sentire Karen emettere un urlo e tremare di piacere.
Diedi un bacio alla sua figa e presi un fazzoletto dal comodino per pulirmi il viso, e mi stesi di fianco a lei.
Karen si girò verso di me abbracciandomi piano, le diedi un bacio.
“Sai che erano più di 15 anni che non avevo un orgasmo?” mi disse ridendo.
Risi a mia volta accarezzandole i fianchi.
“Il problema - mi disse baciandomi - è che adesso non so come ho fatto a starne senza”.
“Ah, beninteso una cosa - le sussurai piano all’orecchio - io sarò l’unico con cui potrai fare l’amore, ok?”.
Karen sorrise.
“Comunque hai ragione quando dici che Mollì mi ha detto tutto, con mia figlia c’è sempre stato un rapporto molto intimo e senza tabù. Credo di sapere molte più cose su di te di quanto tu non immagini” mi rispose.
“Ah quindi l’idea della tua figa completamente liscia lo devo vedere come un regalo” le dissi toccandola piano.
“Bé diciamo che ho sempre preferito la depilazione totale, il fatto che a te piaccia è un cogliere due piccioni con una fava” e mi diede un bacio.
“Inoltre so un’altra cosa che mi ha detto Molly, e cioè che tu pretendi che ogni mattina lei ti dia il buongiorno con del sesso orale, vero?”.
Risi di gusto: “Oh mio Dio, ma quindi ti ha raccontato proprio tutto”.
“Tutto” rispose Karen accarezzandomi il petto.
La baciai, poi mi alzai sul letto sulle ginocchia: il pantaloncino era gonfio, non riuscivo più a trattenerlo.
Si alzò sulle ginocchia anche Karen, mi poggiò le mani sui fianchi, mi diede un bacio.
“La prima volta che tu e Molly faceste sesso ricordo che lei tornò a casa entusiasta, ma una cosa la colpì in particolare. Mi disse che avevi il cazzo così largo che non riusciva a fare sesso orale in maniera decente” disse Karen abbassando piano il mio pantaloncino con annesso boxer.
“Vediamo se la madre è meglio della figlia a questo punto” le dissi.
Karen tirò giù completamente il pantaloncino, il mio cazzo scattò come una molla dritto e duro come il marmo.
Karen lo accarezzo piano, scendendo dalla cappella fino alle palle gonfie. Lo afferrò con una mano e cominciò a muoverla lentamente.
“E quindi ogni mattina?” mi chiese lei ridendo.
Io annuii ridendo: “Ogni mattina, senza se e senza ma”.
Karen cominciò ad accelerare: “Accidenti quanto è duro, scometto che stavi per esplodere prima”.
Le presi il viso tra le mani e la baciai con foga. Emisi un gemito, Karen non smetteva di muovere la mano.
“Aspetta un attimo - le dissi staccandomi. Mi misi in piedi di fianco al letto, la presi per mano e la feci sedere proprio di fronte a me - così sei più comoda, no?”.
Karen mi guardò sorridendo, per poi tornare a concentrarsi sul mio cazzo. Con la mano destra continuava a masturbarmi lentamente, con la sinistra cominciò a massaggiare le palle.

Mi baciò l’addome, poi sempre più giù: si abbassò e cominciò a leccarmi le palle mentre continuava a masturbarmi. Le teneva in bocca mentre con la lingue le accarezzava piano. Dopo un paio di minuti cominciò a leccarmi il cazzo, lentamente, partendo dal basso, fino ad arrivare alla punta, come un gelato. me lo bagnò completamente della sua saliva, poi piano prese in bocca la cappella.
La stuzzicava, la ricopriva con la lingua, la teneva nella sua bocca calda.
Gemevo di piacere, Karen mi stava facendo impazzire: un po’ alla volta cominciò a prendere sempre più il cazzo nella sua bocca, muovendosi avanti e dietro ritmicamente.
“Oddio - dissi gemendo - sei meravigliosa”.
Karen continuò a prenderlo in bocca, poggiò le mani sui miei fianchi.
“Non fermarti, non fermarti Karen” le dissi prendendola per i capelli e spostandoglieli da davanti al viso e mentendoli raccolti in una coda.
Karen aumentò il ritmo, sentivo il cazzo che le scivolava sempre più in bocca, completamente avvolto dalla sua saliva e dalla sua lingua.
La presi i capelli con entrambe le mani: “Prendilo tutto in bocca” le dissi spingendo tutto il cazzo dentro di lei.
Karen ebbe un sussulto mentre per una seconda volta glielo spinsi tutto dentro.
“Non solo sei più brava di tua figlia, ma sei una vera macchina del pompino” le dissi spingendo il mio cazzo dentro.
Karen accompagnava questi colpi spingendomi i fianchi, e la sentivo quasi strozzarsi con la bocca completamente piena.
Dopo qualche minuto lo tirai fuori dalla sua bocca, un lungo filo di saliva che dalla mia cappella arrivava alla sua lingua.
“Un’altra cosa che non posso fare con tua figlia sai qual è?” le chiesi facendola stendere sul letto.
Karen fece di no mentre si puliva la bocca.
Allargai le gambe per mettermi sopra le sue tette: “Molly non ha abbastanza tette per farmi venire con una bella spagnola, tu invece…”.
Misi il cazzo tra le sue tette, Karen le prese e le strinse intorno, in un abbraccio caldo. Cominciò a muovere le tette a ritmo alternato, sembrava proprio una mano calda mi stesse masturbando.
“Ti piace così?” mi chiese.
“Lo amo, non fermarti” le dissi.
Continuò così per un paio di minuti, poi le dissi: “Tienile ferme”.
Mi appoggiai con le mani sul letto, e cominciai a muovere il mio bacino: il cazzo scivolava tra le sue tettone calde, a ritmo sempre maggiore, con colpi sempre più forti.
“Sto per venire Karen, sto per….”
Diedi un ultimo colpo, poi un fiotto di sperma schizzò sulla faccia di Karen, seguito da altri che le riempirono faccia, collo e seno.
Dopo qualche secondo, affannosamente dissi: “Come cazzo ho fatto a stare tutto questo tempo senza di te?”.
Lei sorrise mentre cercava di pulirsi il viso: “Adesso è meglio che io vada a fare una doccia, che dici?”.
Mi stesi sul letto mentre Karen nuda si dirigeva in bagno.


Racconto di fantasia - fatti e riferimenti a persone reali sono puramente casuali -
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scritto il
2016-10-08
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