La mattina dopo - 2 -

di
genere
tradimenti

Gli occhi di Cristina si riempirono di lacrime.
- Ho fatto un errore terribile. Ho immediatamente rimpianto di aver aperto bocca appena terminata quella frase. Speravo di averlo detto talmente sottovoce che tu non avessi sentito.
- Invece l'ho sentito. E non mi è piaciuto per niente.
- Sono mortificata.

Giovanni prese la mano della moglie tra le sue e la strinse, in un gesto rassicurante.
- Lo so. Ma non è finita. Quando t'ha scopata la seconda volta mi è piaciuto ancora meno. Ti ricordi come faceva? Ti puntava il cazzo all'entrata della passera e poi te lo schiaffava dentro di colpo, fino in fondo. Poi lo tirava fuori e ricominciava da capo. Tu smaniavi, mugolavi, emettevi gridolini e gli dicevi che provavi qualcosa di incredibile. Quando in passato ci ho provato io m'hai detto di smetterla. Un'altra cosa che hai fatto di gusto con lui che a me non permetti.
- Mi spiace tanto, Giovanni. Scusa.
- La terza volta che t'ha trombata, t'ha presa alla pecorina. Ti ha afferrata per i capelli, ti ha smanacciato le tette e ti ha addirittura sculacciata. Tutte cose che a me non consenti più da molto tempo. Poi la quarta scopata l'avete fatta con lui seduto sul divano e tu accucciata sul suo cazzo, guardandolo in faccia. E lui ancora una volta ti ha morsicato i capezzoli.

Cristina se ne stette zitta, ma lo fissò con gli occhi arrossati e lo sguardo colpevole.
- E poi la quinta volta lui si è sdraiato sul letto e tu ti sei impalata sul suo uccello, volgendogli la schiena, come a smorzacandela, e t'ha ficcato un dito nel culo! Una cosa che a me è assolutamente proibita! E non è tutto: facendolo, mi ha rivolto un altro di quei suoi sorrisi sprezzanti, di superiorità...
Cristina piangeva.
- Poi t'ha attirata al suo fianco e ha continuato con il dito nel culo, mentre tu gli carezzavi l'uccello sperando di riuscire a farglielo tirare ancora. Quante volte t'ho supplicata di lasciarmi giocare con il tuo buchetto? L'abbiamo fatto una sola volta sei anni fa, al mio compleanno, e poi mai più. E tu, non contenta, mentre lo masturbavi lentamente, ti sei avvicinata con la bocca e hai cominciato a leccargli le palle. Da quando siamo sposati le mie le hai leccate solo tre volte, malgrado abbia supplicato in tutti i modi. Lui invece non ha avuto bisogno di chiedere: l'hai fatto tu, volontariamente e con piacere. E anche quando t'ha trombata per la sesta volta ho visto che ti strizzava e torceva i capezzoli con cattiveria. Vedevo che a te non piaceva e che provavi dolore, ma non l'hai fermato, non gli hai detto di smettere... L'hai lasciato fare.
- Lo so... Che dire? Mi spiace molto.
- T'ha fatta inginocchiare davanti a lui perché gli facessi un altro pompino, e mentre ti davi da fare ha estratto l'arnese dalla tua bocca e con quello ha cominciato a schiaffeggiarti sulle guance, te l'ha passato sul viso, sugli occhi... ha cercato persino di mettertelo su per il naso prima di rimettertelo in bocca. Una mattina, anni fa, per scherzare t'ho svegliata appoggiandoti il mio pisello sulla guancia e non solo ti sei incazzata, ma m'hai lasciato a secco per un mese. Lui invece ti schiaffeggia col suo e tu, ubbidiente, te lo riprendi in bocca come se niente fosse.
- Non è che mi piacesse, ma...
- Sì, ho capito: volevi “vivere l'esperienza fino in fondo”. Grazie tante. E poi, quando è venuto, t'ha schizzato tutto il suo sperma in faccia. Io non mi sono mai sognato di farti niente del genere: mi hai sempre detto che era una cosa disgustosa e che ti faceva schifo. Con lui non hai avuto nessun problema, invece. E immediatamente dopo t'ha trombata per la settima volta. È stato rapido, brutale, violento. Io non ho gradito, ma almeno è terminato in fretta. Quindi ti ha sistemata a quattro zampe e t'ha scopata per l'ottava e ultima volta, prendendosi tutto il tempo necessario e facendoti cose che non mi sono piaciute per niente, come sculacciarti ripetutamente con violenza e ficcarti il suo pollice destro nel culo. Ammetto che a quel punto non è stato del tutto stronzo e non se n'è andato subito, ma è rimasto a letto a riprendersi per un po', anche se non t'ha quasi rivolto la parola e non ha fatto nemmeno il gesto di abbracciarti quando ti sei rannicchiata contro di lui. Solo è rimasto lì, con quella sua espressione soddisfatta e mi ha rivolto, per la terza volta, quel suo sorriso strafottente. Finalmente si è alzato, ha fatto una breve doccia, si è vestito e se n'è andato. Senza dirti niente, senza chiederti se t'era piaciuto, senza ringraziare. A me, poi, non ha mai rivolto la parola, neanche un momento durante tutto il tempo. Guarda, la parte migliore di tutta la nottata è stata quando ho sentito la porta di casa chiudersi alle sue spalle.

Cristina si asciugò le lacrime e guardò il marito dritto negli occhi.
- Ti ha fatto tutto quel male e nonostante ciò ha permesso che accadesse?
- Beh, sì... eravamo d'accordo... ne avevamo parlato... ti eri accordata con lui perché vi incontraste, in nessun momento hai detto di no, così non mi sono opposto, malgrado sia stato male da morire a restarmene lì seduto a guardarvi, ma l'ho fatto perché era quello che volevi.
- Oh, tesoro! Non avevo idea che tu soffrissi tanto! Ti ho guardato diverse volte durante la notte e la tua faccia era senza espressione, così non ho capito... Se avessi anche solo sospettato cosa stessi passando mi sarei sbrigata molto più in fretta. Non mi sarei certo lasciata scopare otto volte! Sono desolata!
- Già. Pazienza. Spero solo che ti sia tolta il capriccio e che non abbia più intenzione di ripetere l'esperienza.
- Certo che no, tesoro! All'inizio ero in dubbio, ma ora che so cos'hai passato non ci penso neanche a farlo di nuovo!
- Sei sicura? Sei assolutamente sicura che potrai fare a meno di tutto il piacere che Lucio ti ha fatto provare?
- Giovanni, - disse Cristina rabbrividendo - mi spiace molto di aver fatto con Lucio cose che a te non lascio fare mai o molto raramente. Da oggi sarò completamente aperta e disponibile per te. Se vorrai ficcarmi l'alluce nel culo ti sorriderò e ti dirò che è fantastico. Ti amo, Giovanni, e voglio che tu sia completamente felice dal punto di vista del sesso con me. Non sai quanto io ti sia riconoscente per avermi permesso questa trasgressione, questa esperienza. Non solo, ma di essere stato tutto il tempo vicino a me a guardarmi, a proteggermi, senza mai dire una parola, senza un'occhiataccia, una smorfia di disappunto, in modo che potessi apprezzare la mia nottata con Lucio fino in fondo. Non credo di essermi meritata un sacrificio così grande, ma ho intenzione di meritarmelo a partire da ora, a posteriori, facendomi perdonare per tutto ciò che hai dovuto sopportare. Mi hai dimostrato un amore immenso. E voglio che tu sia felice, a cominciare da ora.

Così dicendo Cristina allungò la mano a raggiungere il membro di suo marito ancora fasciato dai jeans. Ma lui le prese la mano e delicatamente la scostò.
- No, Cristina... non sono pronto. Ci vorrà un po' prima che riesca a pensare di fare l'amore con te. Vediamo tra una settimana, come mi sentirò, va bene?
- Vuoi dire che non... non ce la fai?
- No, funziona ancora, almeno credo. È che... dopo averti vista con lui... solo poco fa... Credo che dovresti fare una doccia.
- L'ho appena fatta, Giovanni.
- Fanne un'altra. Anche un bagno, magari. Devo convincermi che tu non abbia niente di suo in nessuna parte del corpo e ci vorrà un po'.
- Va bene, Giovanni. Mi strofinerò bene la pelle con la spugna vegetale. Lo farò spesso, così quando vorrai mi troverai pronta.
Cristina lasciò il marito e si diresse di nuovo nel bagno. Spogliandosi notò una macchiolina all'interno dell'accappatoio in corrispondenza del bacino. “Cavolo” pensò “Giovanni ha ragione, porto ancora tracce di Lucio dentro di me”.
Si ficcò sotto la doccia e questa volta si lavò molto più scrupolosamente, soprattutto le parti intime.

Durante i successivi undici giorni Cristina si lavò tutte le mattine, tutte le sere al ritorno dall'ufficio e ancora una volta prima di andare a letto.
Il dodicesimo giorno, anzi la dodicesima sera, uscì dalla doccia nuda e cercò in un cassetto un pigiama pulito per la notte. Giovanni la aspettava a letto.
- No, lascia perdere il pigiama stasera.
Cristina lo guardò, dubbiosa. Poi le spuntò un mezzo sorriso di sollievo.
- Sicuro?
- Sì, sono pronto, credo.
Cristina saltò sul letto, i seni sballonzonanti. Si sdraiò sopra suo marito, cominciando a baciarlo con passione, tenerezza, ardore e frenesia sulla bocca, sulla faccia, sul collo, sulla fronte.
- Diosanto, quanto ti voglio bene!
- Te ne voglio anch'io - rispose Giovanni.
scritto il
2016-11-18
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