Ti voglio - Capitolo 2
di
cruz
genere
incesti
Ero proprio una troietta.
Quando mio padre mi aveva proposto di passare con lui qualche giorno in una casa al mare che aveva affittato per tutto il mese di agosto avevo accettato con entusiasmo, pensando che mi sarebbe servito staccare, anche solo per poco tempo, dalle dinamiche che si stavano creando nella mia vita. Non avevo un fidanzato, non lo volevo nemmeno, ma negli ultimi mesi avevo cominciato a diventare dipendente dal sesso. Non pensavo di essere una ninfomane, semplicemente mi piaceva divertirmi senza pensieri, e mi facevo ancora degli scrupoli sull'andare a letto con certe persone, scrupoli che una persona con una vera dipendenza non avrebbe di certo avuto. Eppure mi piaceva scopare, e lo facevo tutte le volte che potevo, con chi mi pareva. Insomma, avevo 21 anni, la fortuna di un buon lavoro e soprattutto mi ero appena trasferita a vivere da sola: perché non avrei dovuto fare quello che volevo?
La mia educazione sessuale era iniziata relativamente presto, tra i 15 e i 16 anni. Non ero interessata, come le altre ragazzine, a trovare il principe azzurro, mi piaceva sgattaiolare nel cortile dietro la scuola con uno dei miei compagni di classe e stare lì a limonare per il tempo della ricreazione. Alla fine delle scuole superiori non potevo di certo dire di essere un'esperta di sesso, ma l'avevo fatto con diversi maschietti della mia scuola e non mi ero mai pentita di niente. Non capivo perché avrei dovuto chiedere scusa per aver scelto di essere la persona che ero veramente, per non aver indossato la falsa maschera della brava ragazza. Questo mi portò a essere spesso disprezzata dalle altre ragazzine, che non si fidavano di me. Avevo la nomea della troia in effetti, ma forse questa stessa sfortuna fu per me una grande fortuna, dal momento che le amiche con cui strinsi un rapporto sono rimaste tali negli anni, anche dopo la scuola. E sono un'amica leale, io. Non sarò bravissima né interessata alle relazioni stabili, ma per me gli amici sono sempre venuti prima di tutto.
Non avevo gusti particolari in fatto di uomini, partivo dal presupposto che chiunque mi avrebbe potuto sorprendere piacevolmente, perché limitarmi a un "tipo"? Sì, avevo un debole per i ragazzi più grandi, mi piacevano pelati, con la barba, mi piacevano i muscoli, ma soprattutto quello che mi faceva impazzire in un uomo era un grosso, grande cazzo. Può sembrare superficiale, lo riconosco, e riconosco anche il fatto che le dimensioni non contano se si sa usare bene lo strumento; ma è innegabile che a livello psicologico vedere una verga considerevole che mi penetra fino in fondo, sentirla farsi spazio tra le mie labbra e dentro di me, è qualcosa che mi fa semplicemente impazzire.
A soli 21 anni potevo dire di essere stata fortunata da quel punto di vista: erano pochi i ragazzi con cui avevo fatto sesso che potessero essere considerati poco dotati; la maggior parte si situava pressapoco nella fascia medio-grande, ma ero anche soddisfatta del numero di peni decisamente grossi che avevo incontrato sul mio cammino. Mi fa venire da ridere, raccontare queste cose. Mi sento così stupida, eppure solo il pensiero mi eccita.
Tornando a noi, la vacanza con mio padre doveva essere totalmente all'insegna del relax. La prendevo come una sorta di disintossicazione, un qualcosa da fare periodicamente per prendermi cura di me stessa. Mi avrebbe fatto bene anche passare del tempo con lui; dal momento del divorzio con la mamma, con la quale ero rimasta, lo vedevo ovviamente di meno, e anche se adesso che vivevo da sola veniva spesso a farmi visita o andavo io a trovarlo nella casa da scapolo che si era preso, mi mancava avere continuamente attorno una figura maschile. Forse era proprio questo che cercavo nei miei partner sessuali, un surrogato della figura maschile con cui ero cresciuta. Complesso di Elettra? Mmmh, a pensarci bene avevo un rapporto molto libero col sesso anche quando, ancora alle scuole superiori, la mia famiglia era ancora unita. No, probabilmente mi stavo solo giustificando.
Come tutte le bambine, ero cresciuta pensando a mio padre come al mio eroe. Per me, lui, è sempre stato l'uomo più bello del mondo. Non avevo mai pensato a lui dal punto di vista sessuale, ovviamente, era semplicemente mio padre, e spesso i figli dimenticano che dietro un padre o una madre c'è una persona con le sue esigenze e i suoi desideri. Dopo il divorzio - o forse già da prima? - mio padre aveva cominciato a prendersi molta più cura di se stesso. Io non lo notai, ma quando le amiche cominciarono a farmi battute dicendomi che mio padre era diventato proprio un figo, beh, me ne accorsi pure io. Era sempre stato uno sportivo - mia madre si lamentava sempre della sua fissazione per lo sport - ma aveva cominciato ad andare tutti i giorni in palestra ed era in qualche modo diventato più vanitoso. Dopo il divorzio tutto questo ebbe più senso: un uomo di 50 anni, bello, conversatore piacevole, simpatico, non poteva considerarsi finito. E anche se non lo sapevo con certezza, ero abbastanza sicura che le donne non gli mancassero, anche se avevo immaginato che, almeno nel primo periodo, non avrebbe voluto niente di stabile.
Ormai erano quattro anni che mio padre Gaetano e la mamma si erano lasciati, e lui sembrava proprio nel fiore degli anni. Era abbastanza alto, con dei capelli radi e scuri che lui teneva molto molto corti. La fronte alta, dalla quale partiva la stempiatura, tradiva la sua età con le rughe che raccontavano i suoi 54 anni, ma aveva degli occhi scuri molto profondi, una bocca sottile che spesso sorrideva e una linea del viso abbastanza squadrata e accentuata dalla barba che lui teneva sempre visibile ma molto corta. La palestra lo aveva reso solido, muscoloso, con un petto duro come la roccia che lui, per vanità, depilava, e gli addominali disegnavano la loro forma appena accennata sul suo fisico. Le braccia mettevano sicurezza, così come le gambe, scolpite e sinuose. Sì, avevano ragione le mie amiche a dire che mio padre era un figo, e io non potevo che esserne fiera.
Avevo ragione a pensare che le donne non gli mancassero, infatti a metà della nostra vacanza, in spiaggia, aveva conosciuto una donna e quella sera sarebbero andati a cena insieme. Io ero veramente felice per lui, aveva il diritto di distrarsi e divertirsi. Dal canto mio, io sarei rimasta a casa, probabilmente a guardare un film e rilassarmi.
Quella sera, mentre preparavo la cena e aspettavo che l'acqua per la pasta arrivasse a bollore, presi il cellulare, e non sapendo che fare aprii l'app d'incontri, Tinder. Era così che spesso conoscevo i ragazzi con cui poi andavo a letto. Non che quella fosse la mia intenzione; come ho detto, quella vacanza doveva essere rilassante. Cominciai a sfogliare le foto dei ragazzi nelle vicinanze, c'erano in effetti dei tipetti interessanti. Alla fine, uno di loro mi scrisse. Si chiamava Nazario, era di quelle parti. Ventisette anni, molto carino, alto, occhi chiari, barbetta curata. Cominciammo a parlare, presentandoci, raccontando un po' quello che facevamo, "sei fidanzata?" "no, e non sono neanche alla ricerca...". Il tempo passava, avevo finito di cenare, e in un modo o nell'altro Nazario mi convinse a vederci. "Ok, ma vieni tu a casa mia, non ho voglia di uscire stasera", acconsentii. Dal vivo era ancora più carino, e parlare con lui fu piacevole. Lavorava come educatore in un asilo, sembrava intelligente e i suoi modi mi incantarono, o forse volevo rimanere incantata. Sta di fatto che il passaggio dal divano alla mia camera al piano di sopra non fu difficile.
Non voglio dilungarmi su quello che successe quella notte, perché raccontarvi delle mie notti di sesso occasionale non è lo scopo di questa storia. Vi basti sapere che, come una ragazzina innocente, mi feci togliere i vestiti, baciare in ogni punto del corpo, lasciai che mi toccasse dove voleva, gemendo dolcemente, e poi come una troia mi feci scopare per quasi un'ora, in più posizioni e senza mai stancarmi. Aveva pure un bel cazzo e sapeva come usarlo. L'unica cosa che mi preoccupava era l'imminente ritorno di mio padre: come avrei potuto spiegare la presenza di un ragazzo appena conosciuto che faceva con me tutto quello che voleva?
Per fortuna terminammo prima del suo ritorno, e dopo aver congedato Nazario, io andai a riposare, come se niente fosse successo.
Il giorno dopo mi alzai verso le 9. Mio padre era già in piedi, e preparava la colazione in cucina. "Buongiorno!" dissi entusiasta per l'inizio di un giorno nuovo. Il suo buongiorno arrivò con un sorriso accennato. Sembrava stanco, o forse si sentiva un po' giù per qualcosa. L'appuntamento non era forse andato bene? Decisi di indagare.
"Allora, com'è andata ieri alla fine con...si chiamava... Curzia? Che strano nome..."
"Mah, tutto bene, siamo andati a mangiare qualcosa in quel ristorante che abbiamo visto l'altro giorno, quello che ti ho detto avrei voluto provare, devo dire che si mangia bene... Abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare, parlato, è una ragazza tranquilla..."
"E...?"
Riuscii a strappargli un sorriso.
" 'E' cosa??? Signorina, sei mia figlia, non mi sembra il caso di discutere certi dettagli con te! Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, tranquilla, non ho di certo trovato la donna della mia vita".
Risi, ma decisi di lasciar perdere, tanto non mi avrebbe mai detto niente. Dopo colazione cominciai a prepararmi per andare al mare, ma mio padre non sarebbe venuto, voleva riposarsi perché aveva fatto tardi la notte prima e non era riuscito a dormire bene. Prima di uscire gli diedi un bacio sulla guancia barbuta e uscii.
Rimasi a prendere il sole - quel bonazzo del bagnino mi stava fissando per caso? - fino all'incirca alle 17, e poi tornai a casa per una bella doccia, un po' di relax e quella sera sarei infine andata a cena con mio padre Gaetano. Quando entrai vidi che lui non era al piano terra, e immaginandolo in camera sua salii per salutarlo. Arrivai alla porta della sua stanza, aperta solo per metà, dalle scale vidi che lui era seduto alla scrivania di fronte al computer e dava le spalle alla porta, ma non entrai. Rimasi a fissare la scena che si presentava di fronte a me: mio padre si stava masturbando mentre guardava un porno!
Rimasi interdetta tra lo sconvolto e il divertito. Insomma, lo sanno tutti che non c'è uomo sulla terra che non si guardi i porno. Però ovviamente è sempre strano vedere il proprio padre sotto quella luce, c'era un abisso tra il riconoscere che le proprie amiche hanno ragione quando dicono che tuo padre è un figo e averlo davanti agli occhi mentre si mena il pisello di fronte a delle persone che fanno sesso. Con un mezzo sorriso rimasi ancora qualche secondo, cercando di capire cosa succedeva nello schermo. Era una scena di sesso anale; doveva essere una sua fantasia, la mia discreta esperienza mi aveva insegnato che gli eterosessuali sono inspiegabilmente attratti dal sesso anale. "Chissà se la mamma glielo permetteva", pensai, prima di rimangiarmi subito quei pensieri che mi sembrarono immediatamente assurdi. Cercando di non far rumore andai in camera mia, chiusi la porta, e entrai nel mio bagno padronale. Avrei semplicemente aperto l'acqua della doccia e il rumore gli avrebbe fatto capire che ero tornata, dandogli tempo di ricomporsi - o concludere - prima che io potessi finire di prepararmi.
Mi spogliai, entrai nella doccia ancora divertita da quello che avevo appena visto. L'acqua calda mi fece rilassare, e passandomi le mani tra i capelli continuai a pensare alla scena. Quel video mi aveva eccitato, mi ero sempre chiesta cosa si provi a essere una pornostar. Forse avrei avuto la stoffa per fare quel genere di lavoro. Stuzzicata da questo pensiero cominciai a toccarmi le parti intime. Sfregai un po' le labbra del mio organo femminile con le dita e poi poco sopra, all'imboccatura, cominciai a stimolarmi il clitoride. Avevo ancora voglia, sebbene la notte prima fossi stata pienamente soddisfatta. Mentre con la mano sinistra mi stringevo il capezzolo, la mano destra andava a lavorare sulla figa, con il pollice che veloce si muoveva sul grilletto del piacere e indice e medio che insieme si facevano strada tra le grandi labbra. Con gli occhi chiusi cominciai, nella mia mente, a farmi domande che non avrei mai pensato mi sarei fatta, ma che dopo ciò che avevo visto venivano spontanee e non facevano che aumentare la mia eccitazione: chissà com'era mio padre con le donne? Cosa si prova ad andare con un uomo maturo ed esperto come lui? Sarà stato bravo a letto? E il cazzo...chissà se mio padre aveva un bel cazzone? Non ero riuscita a vederlo nella posizione in cui stavo, con lui che mi dava le spalle, avevo solo potuto vedere il suo braccio che andando su e giù muoveva la mano nascosta che menava la sua verga. Cazzo, mi sgrillettavo e pensavo a mio padre, eppure non me ne importava. Era una cosa nuova per me, e a me le novità piacevano molto. Pensai che dovevo essere bagnatissima, lo potevo percepire, ma i miei umori si mescolavano all'acqua calda che scorreva su tutto il mio corpo.
Con tutte quelle domande in testa non ci misi molto ad arrivare all'orgasmo. Ma anche dopo continuavo a pensarci, e mi conoscevo troppo bene per non sapere che da quel momento in poi avrei fatto di tutto per ottenere ciò che volevo.
(Continua...)
Quando mio padre mi aveva proposto di passare con lui qualche giorno in una casa al mare che aveva affittato per tutto il mese di agosto avevo accettato con entusiasmo, pensando che mi sarebbe servito staccare, anche solo per poco tempo, dalle dinamiche che si stavano creando nella mia vita. Non avevo un fidanzato, non lo volevo nemmeno, ma negli ultimi mesi avevo cominciato a diventare dipendente dal sesso. Non pensavo di essere una ninfomane, semplicemente mi piaceva divertirmi senza pensieri, e mi facevo ancora degli scrupoli sull'andare a letto con certe persone, scrupoli che una persona con una vera dipendenza non avrebbe di certo avuto. Eppure mi piaceva scopare, e lo facevo tutte le volte che potevo, con chi mi pareva. Insomma, avevo 21 anni, la fortuna di un buon lavoro e soprattutto mi ero appena trasferita a vivere da sola: perché non avrei dovuto fare quello che volevo?
La mia educazione sessuale era iniziata relativamente presto, tra i 15 e i 16 anni. Non ero interessata, come le altre ragazzine, a trovare il principe azzurro, mi piaceva sgattaiolare nel cortile dietro la scuola con uno dei miei compagni di classe e stare lì a limonare per il tempo della ricreazione. Alla fine delle scuole superiori non potevo di certo dire di essere un'esperta di sesso, ma l'avevo fatto con diversi maschietti della mia scuola e non mi ero mai pentita di niente. Non capivo perché avrei dovuto chiedere scusa per aver scelto di essere la persona che ero veramente, per non aver indossato la falsa maschera della brava ragazza. Questo mi portò a essere spesso disprezzata dalle altre ragazzine, che non si fidavano di me. Avevo la nomea della troia in effetti, ma forse questa stessa sfortuna fu per me una grande fortuna, dal momento che le amiche con cui strinsi un rapporto sono rimaste tali negli anni, anche dopo la scuola. E sono un'amica leale, io. Non sarò bravissima né interessata alle relazioni stabili, ma per me gli amici sono sempre venuti prima di tutto.
Non avevo gusti particolari in fatto di uomini, partivo dal presupposto che chiunque mi avrebbe potuto sorprendere piacevolmente, perché limitarmi a un "tipo"? Sì, avevo un debole per i ragazzi più grandi, mi piacevano pelati, con la barba, mi piacevano i muscoli, ma soprattutto quello che mi faceva impazzire in un uomo era un grosso, grande cazzo. Può sembrare superficiale, lo riconosco, e riconosco anche il fatto che le dimensioni non contano se si sa usare bene lo strumento; ma è innegabile che a livello psicologico vedere una verga considerevole che mi penetra fino in fondo, sentirla farsi spazio tra le mie labbra e dentro di me, è qualcosa che mi fa semplicemente impazzire.
A soli 21 anni potevo dire di essere stata fortunata da quel punto di vista: erano pochi i ragazzi con cui avevo fatto sesso che potessero essere considerati poco dotati; la maggior parte si situava pressapoco nella fascia medio-grande, ma ero anche soddisfatta del numero di peni decisamente grossi che avevo incontrato sul mio cammino. Mi fa venire da ridere, raccontare queste cose. Mi sento così stupida, eppure solo il pensiero mi eccita.
Tornando a noi, la vacanza con mio padre doveva essere totalmente all'insegna del relax. La prendevo come una sorta di disintossicazione, un qualcosa da fare periodicamente per prendermi cura di me stessa. Mi avrebbe fatto bene anche passare del tempo con lui; dal momento del divorzio con la mamma, con la quale ero rimasta, lo vedevo ovviamente di meno, e anche se adesso che vivevo da sola veniva spesso a farmi visita o andavo io a trovarlo nella casa da scapolo che si era preso, mi mancava avere continuamente attorno una figura maschile. Forse era proprio questo che cercavo nei miei partner sessuali, un surrogato della figura maschile con cui ero cresciuta. Complesso di Elettra? Mmmh, a pensarci bene avevo un rapporto molto libero col sesso anche quando, ancora alle scuole superiori, la mia famiglia era ancora unita. No, probabilmente mi stavo solo giustificando.
Come tutte le bambine, ero cresciuta pensando a mio padre come al mio eroe. Per me, lui, è sempre stato l'uomo più bello del mondo. Non avevo mai pensato a lui dal punto di vista sessuale, ovviamente, era semplicemente mio padre, e spesso i figli dimenticano che dietro un padre o una madre c'è una persona con le sue esigenze e i suoi desideri. Dopo il divorzio - o forse già da prima? - mio padre aveva cominciato a prendersi molta più cura di se stesso. Io non lo notai, ma quando le amiche cominciarono a farmi battute dicendomi che mio padre era diventato proprio un figo, beh, me ne accorsi pure io. Era sempre stato uno sportivo - mia madre si lamentava sempre della sua fissazione per lo sport - ma aveva cominciato ad andare tutti i giorni in palestra ed era in qualche modo diventato più vanitoso. Dopo il divorzio tutto questo ebbe più senso: un uomo di 50 anni, bello, conversatore piacevole, simpatico, non poteva considerarsi finito. E anche se non lo sapevo con certezza, ero abbastanza sicura che le donne non gli mancassero, anche se avevo immaginato che, almeno nel primo periodo, non avrebbe voluto niente di stabile.
Ormai erano quattro anni che mio padre Gaetano e la mamma si erano lasciati, e lui sembrava proprio nel fiore degli anni. Era abbastanza alto, con dei capelli radi e scuri che lui teneva molto molto corti. La fronte alta, dalla quale partiva la stempiatura, tradiva la sua età con le rughe che raccontavano i suoi 54 anni, ma aveva degli occhi scuri molto profondi, una bocca sottile che spesso sorrideva e una linea del viso abbastanza squadrata e accentuata dalla barba che lui teneva sempre visibile ma molto corta. La palestra lo aveva reso solido, muscoloso, con un petto duro come la roccia che lui, per vanità, depilava, e gli addominali disegnavano la loro forma appena accennata sul suo fisico. Le braccia mettevano sicurezza, così come le gambe, scolpite e sinuose. Sì, avevano ragione le mie amiche a dire che mio padre era un figo, e io non potevo che esserne fiera.
Avevo ragione a pensare che le donne non gli mancassero, infatti a metà della nostra vacanza, in spiaggia, aveva conosciuto una donna e quella sera sarebbero andati a cena insieme. Io ero veramente felice per lui, aveva il diritto di distrarsi e divertirsi. Dal canto mio, io sarei rimasta a casa, probabilmente a guardare un film e rilassarmi.
Quella sera, mentre preparavo la cena e aspettavo che l'acqua per la pasta arrivasse a bollore, presi il cellulare, e non sapendo che fare aprii l'app d'incontri, Tinder. Era così che spesso conoscevo i ragazzi con cui poi andavo a letto. Non che quella fosse la mia intenzione; come ho detto, quella vacanza doveva essere rilassante. Cominciai a sfogliare le foto dei ragazzi nelle vicinanze, c'erano in effetti dei tipetti interessanti. Alla fine, uno di loro mi scrisse. Si chiamava Nazario, era di quelle parti. Ventisette anni, molto carino, alto, occhi chiari, barbetta curata. Cominciammo a parlare, presentandoci, raccontando un po' quello che facevamo, "sei fidanzata?" "no, e non sono neanche alla ricerca...". Il tempo passava, avevo finito di cenare, e in un modo o nell'altro Nazario mi convinse a vederci. "Ok, ma vieni tu a casa mia, non ho voglia di uscire stasera", acconsentii. Dal vivo era ancora più carino, e parlare con lui fu piacevole. Lavorava come educatore in un asilo, sembrava intelligente e i suoi modi mi incantarono, o forse volevo rimanere incantata. Sta di fatto che il passaggio dal divano alla mia camera al piano di sopra non fu difficile.
Non voglio dilungarmi su quello che successe quella notte, perché raccontarvi delle mie notti di sesso occasionale non è lo scopo di questa storia. Vi basti sapere che, come una ragazzina innocente, mi feci togliere i vestiti, baciare in ogni punto del corpo, lasciai che mi toccasse dove voleva, gemendo dolcemente, e poi come una troia mi feci scopare per quasi un'ora, in più posizioni e senza mai stancarmi. Aveva pure un bel cazzo e sapeva come usarlo. L'unica cosa che mi preoccupava era l'imminente ritorno di mio padre: come avrei potuto spiegare la presenza di un ragazzo appena conosciuto che faceva con me tutto quello che voleva?
Per fortuna terminammo prima del suo ritorno, e dopo aver congedato Nazario, io andai a riposare, come se niente fosse successo.
Il giorno dopo mi alzai verso le 9. Mio padre era già in piedi, e preparava la colazione in cucina. "Buongiorno!" dissi entusiasta per l'inizio di un giorno nuovo. Il suo buongiorno arrivò con un sorriso accennato. Sembrava stanco, o forse si sentiva un po' giù per qualcosa. L'appuntamento non era forse andato bene? Decisi di indagare.
"Allora, com'è andata ieri alla fine con...si chiamava... Curzia? Che strano nome..."
"Mah, tutto bene, siamo andati a mangiare qualcosa in quel ristorante che abbiamo visto l'altro giorno, quello che ti ho detto avrei voluto provare, devo dire che si mangia bene... Abbiamo fatto una passeggiata sul lungomare, parlato, è una ragazza tranquilla..."
"E...?"
Riuscii a strappargli un sorriso.
" 'E' cosa??? Signorina, sei mia figlia, non mi sembra il caso di discutere certi dettagli con te! Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, tranquilla, non ho di certo trovato la donna della mia vita".
Risi, ma decisi di lasciar perdere, tanto non mi avrebbe mai detto niente. Dopo colazione cominciai a prepararmi per andare al mare, ma mio padre non sarebbe venuto, voleva riposarsi perché aveva fatto tardi la notte prima e non era riuscito a dormire bene. Prima di uscire gli diedi un bacio sulla guancia barbuta e uscii.
Rimasi a prendere il sole - quel bonazzo del bagnino mi stava fissando per caso? - fino all'incirca alle 17, e poi tornai a casa per una bella doccia, un po' di relax e quella sera sarei infine andata a cena con mio padre Gaetano. Quando entrai vidi che lui non era al piano terra, e immaginandolo in camera sua salii per salutarlo. Arrivai alla porta della sua stanza, aperta solo per metà, dalle scale vidi che lui era seduto alla scrivania di fronte al computer e dava le spalle alla porta, ma non entrai. Rimasi a fissare la scena che si presentava di fronte a me: mio padre si stava masturbando mentre guardava un porno!
Rimasi interdetta tra lo sconvolto e il divertito. Insomma, lo sanno tutti che non c'è uomo sulla terra che non si guardi i porno. Però ovviamente è sempre strano vedere il proprio padre sotto quella luce, c'era un abisso tra il riconoscere che le proprie amiche hanno ragione quando dicono che tuo padre è un figo e averlo davanti agli occhi mentre si mena il pisello di fronte a delle persone che fanno sesso. Con un mezzo sorriso rimasi ancora qualche secondo, cercando di capire cosa succedeva nello schermo. Era una scena di sesso anale; doveva essere una sua fantasia, la mia discreta esperienza mi aveva insegnato che gli eterosessuali sono inspiegabilmente attratti dal sesso anale. "Chissà se la mamma glielo permetteva", pensai, prima di rimangiarmi subito quei pensieri che mi sembrarono immediatamente assurdi. Cercando di non far rumore andai in camera mia, chiusi la porta, e entrai nel mio bagno padronale. Avrei semplicemente aperto l'acqua della doccia e il rumore gli avrebbe fatto capire che ero tornata, dandogli tempo di ricomporsi - o concludere - prima che io potessi finire di prepararmi.
Mi spogliai, entrai nella doccia ancora divertita da quello che avevo appena visto. L'acqua calda mi fece rilassare, e passandomi le mani tra i capelli continuai a pensare alla scena. Quel video mi aveva eccitato, mi ero sempre chiesta cosa si provi a essere una pornostar. Forse avrei avuto la stoffa per fare quel genere di lavoro. Stuzzicata da questo pensiero cominciai a toccarmi le parti intime. Sfregai un po' le labbra del mio organo femminile con le dita e poi poco sopra, all'imboccatura, cominciai a stimolarmi il clitoride. Avevo ancora voglia, sebbene la notte prima fossi stata pienamente soddisfatta. Mentre con la mano sinistra mi stringevo il capezzolo, la mano destra andava a lavorare sulla figa, con il pollice che veloce si muoveva sul grilletto del piacere e indice e medio che insieme si facevano strada tra le grandi labbra. Con gli occhi chiusi cominciai, nella mia mente, a farmi domande che non avrei mai pensato mi sarei fatta, ma che dopo ciò che avevo visto venivano spontanee e non facevano che aumentare la mia eccitazione: chissà com'era mio padre con le donne? Cosa si prova ad andare con un uomo maturo ed esperto come lui? Sarà stato bravo a letto? E il cazzo...chissà se mio padre aveva un bel cazzone? Non ero riuscita a vederlo nella posizione in cui stavo, con lui che mi dava le spalle, avevo solo potuto vedere il suo braccio che andando su e giù muoveva la mano nascosta che menava la sua verga. Cazzo, mi sgrillettavo e pensavo a mio padre, eppure non me ne importava. Era una cosa nuova per me, e a me le novità piacevano molto. Pensai che dovevo essere bagnatissima, lo potevo percepire, ma i miei umori si mescolavano all'acqua calda che scorreva su tutto il mio corpo.
Con tutte quelle domande in testa non ci misi molto ad arrivare all'orgasmo. Ma anche dopo continuavo a pensarci, e mi conoscevo troppo bene per non sapere che da quel momento in poi avrei fatto di tutto per ottenere ciò che volevo.
(Continua...)
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