Play Station

di
genere
incesti

Domani in pausa pranzo mi devo ricordare di chiamare il meccanico per fare il tagliando dell’auto, pensava tra sé e sé Marianna mentre si stava recando al lavoro, poi finito di lavorare se faccio in tempo vado a prendere un regalo a Mattia! Voglio tirargli su un pò....il morale! Non mi piace affatto che se ne stia sempre per i fatti suoi. Non frequenta mai i suoi compagni di classe, hobby non ne ha...gli ho chiesto se voleva iscriversi alla scuola calcio, ma mi ha risposto che tanto non sarebbe mai diventato un campione. Preferisce essere un campione alla Play Station…!
Marianna e Mattia sono una famiglia. Il papà ha abbandonato la casa quando il piccolo aveva all’incirca 6 anni per dedicare la sua vita alla contemplazione religiosa in un eremo della Toscana. Se ne andò da un giorno all’altro, lasciando la moglie con un semplice biglietto d’addio. I due non hanno mai formalizzato il divorzio e Marianna considera ancora Lorenzo l’unico uomo della sua vita. E’ vero che ormai dopo 10 anni se n’è fatta una ragione, ma sostituire il suo uomo era impossibile.
Qualche corteggiatore l’aveva avuto in questi anni; ad alcuni si era anche concessa, un pò per il bisogno di sentirsi amata, un po’ perché non sempre la masturbazione bastava a saziare quel sinuoso corpo femminile. A 40 anni la voglia era ancora tanta, seppur diversa dall’impeto e dalla curiosità dei vent’anni. A 40 si tratta di passione, di desideri maturi.
Storie iniziate e finite nel giro di poche settimane, troncando quando l’uomo iniziava ad innamorarsi, sedotto dal fascino semplice, ma allo stesso tempo irresistibile di lei.
Marianna a Lorenzo riservava cure affettuosissime, era in fondo l’unica persona con si sentiva in intimità; Lorenzo però, così come era riservato con i compagni, lo era anche con sua madre. Riceveva con piacere le coccole, ma nel ricambiare faceva fatica. Era immerso nel suo mondo fatto di videogames e diciamolo alla fine si ammazzava di seghe, non riuscendo ad incanalare altrove le proprie emozioni. Le coccole alla mamma non gliele faceva perché gli ricordava alcune delle donnine che vedeva su certi siti e le carezze gli facevan venir duro l’uccello. Quanto gli piaceva sentir aderire quelle morbide forme femminee al proprio corpo, odorare il profumo e lasciarsi coccolare da quella forza misteriosa e plasmatrice che scaturisce dalle donne.Tutte quelle emozioni si esprimevano nell’afflusso di sangue ai corpi cavernicoli insiti nel suo pene e il piccolo Mattia non sapeva ancora come gestire questi fenomeni, se non irrigidendosi e divincolandosi da quell’esplosione di forze.
I videogiochi erano il suo anestetico alla vita reale; lo spazio in cui lui, con le sole appendici delle dita, era in grado di controllare ogni cosa. Lì poteva ignorare tutto ciò che lo scombussolava e sentirsi grande.
Marianna le aveva provate tutte: sequestro della Play Station per una settimana, orari prestabiliti per il gioco, invitare a casa gli amici di Mattia per giocare. Ma vuoi che con il lavoro non poteva sempre stare dietro al figlio, vuoi che Mattia era davvero cocciuto, di reali cambiamenti non ne aveva mai ottenuti, se non che il suo Mattia si rinchiudesse ancora di più nel suo guscio.
Una sera, dopo cena, Marianna si buttò sul divano, stanca, Mattia era così preso dai videogiochi che nemmeno si accorse della presenza della mamma. Dai buttala dentro! No, cavolo cosa mi ha preso! Come ho fatto a sbagliare da lì! Marianna non si riusciva a capacitare di come il figlio potesse prendersi bene per un gioco virtuale. Incuriosita dalla cosa, decise di chiedere a Mattia di farle provare il gioco...quella di giocare con lui era un’idea che non le era mai balenata per la testa, ma fin da subito capì che poteva essere un punto di svolta. Sulle prime Mattia rimase un po’ spiazzato, ma un bacio di mamma sul collo lo sciolse come ghiacciolo sotto il sole a luglio. Marianna non era per nulla portata per i videogames, però ora che aveva visto un pertugio per entrare nel mondo di Mattia era determinata ad arrivare a un risultato: ogni sera dopo la cena faceva una partita a PES con il figlio Mattia. Lei giocava sempre con il Real Madrid, lui per favorirla prendeva squadrette, magari anche di serie B. Quello per Marianna era uno dei rari momenti di felicità, dove riusciva ad avere un po’ di spensieratezza e sentire finalmente Mattia più vicino.
Il percepire Mattia più coinvolto nei rapporti con lei, faceva accrescere il desiderio di Marianna di avere finalmente dal figlio quell’affetto che gli altri uomini non riuscivano a darle, affetto che a volte immaginava potesse avere anche dei connotati sessuali. Ma ciò non era così esplicito nella mente di Marianna; erano dei sogni o meglio delle immagini che le si presentavano, certo piacevoli, ma niente di più. Il suo comportamento però pian piano iniziava a trasmettere questi suoi sogni. Ad ogni goal stringeva Mattia al suo seno e lo copriva di baci, per giocare ormai si era fatta una divisa tutta sua...gambaletti neri, shorts corti e aderenti, maglietta con i campioni delle squadre europee più forti.
Mattia a veder la mamma vestita così non capiva più un cazzo, resistere richiedeva uno sforzo enorme. E allora via di seghe dopo ogni partita....
Una sera giocando Marianna era particolarmente contenta per un successo avuto sul lavoro. Dopo tanti anni ricevere un riconoscimento non le sembrava vero. Per la contentezza era così spensierata che quando segnò il goal vittoria contro Mattia gli diede un bacio sulla bocca.
Mattia restò immobile, scioccato. Marianna, si rese conto solo dopo qualche minuto di aver baciato il figlio come gli altri uomini.
I giorni successivi le partite a PES furono sospese, Marianna la sera inventava di avere del lavoro da proseguire a casa. Come si poteva immaginare la situazione non poteva andare avanti così ancora a lungo.
Marianna, quelle sere chiusa nella sua camera riflesse a lungo sul da farsi: come doveva agire? Da persona adulta, da mamma sarebbe stato opportuno ed educativo spiegare a Mattia qualcosa sull’amore, sui rapporti uomo-donna, sui sentimenti delle donne e su quelli degli uomini. Dall’altra parte però Mattia non era solo suo figlio, era anche l’unico uomo che forse l’avrebbe potuta amare in quella maniera totale e incondizionata, come solo Lorenzo era riuscito a fare prima. Di sconosciuti Marianna non ne voleva più e Mattia era l’unico al mondo che non fosse uno sconosciuto.
Decise allora di lasciar prendere alle cose la piega che avevano preso quella sera sul divano. All’istinto non si comanda!
Vestita come quelle sere di giochi, entrò nella camera di Mattia, già sotto le coperte un pò triste. Con le mani dietro alla schiena e nascondendo il viso tra le spalle. sedendosi sul bordo del letto di mattia, come una gattina, iniziò a coccolarlo, cercando poi le sue labbra, immobili, ferme. Marianna iniziò a baciare Mattia con passione, con movimenti lenti e decisi, come se quel ragazzo fosse già un uomo adulto. Le mani si insinuarono sotto le coperte, accarezzando le gambe, il torace e infine il cazzo duro di Mattia. su e giù, su e giù...la sega di mamma...il piccolo era ancora tutto da formare in materia di sesso...bisognava fargli scoprire una cosa alla volta...prima la lingua in bocca e poi giù a succhiargli l’uccello. Mattia riusciva solo a gemere, la mamma ora voleva sentirlo dentro. Mettendosi sotto le coperte riprese a baciarlo e con una mano infilata nelle sue mutande continuava a masturbarlo finché non lo ritenne pronto. A quel punto glielo tirò fuori scappellandolo completamente, lei assunse la posizione dominante. Fece scivolare gli slip e con la mano inserì il pene di Mattia nella sua figa bagnata; con un paio di colpi Mattia venne con un rantolo strozzato.
La mamma accompagnò l’emozione del figlio stringendolo al seno e coprendolo di baci “Mattia con te sono stata bene, sei un bravo ragazzo”; a Mattia non riuscivano proprio parole dalla gola, si sfogò piangendo, finché riuscì a dire: mamma, dentro di te si sta troppo bene!”
Il cazzo di Mattia, dopo essere venuto come un idrante, era nuovamente duro e oscillava nell’aria tirato a più non posso. Marianna se lo sentì che puntava verso il suo buco, la voglia gli risalì. “Mattia ora sai come si fa, non sei più un ragazzino, adesso facciamo sul serio”, glielo prese con la mano e ripose il cazzo nella sua figa umida e come una cavalla impazzita cavalcò Mattia, un poco spaventato della situazione. Se lo sentiva come se si dovesse rompere da un momento all’altro, ma non aveva il coraggio di fermare la mamma che lo stava scopando violentemente: MAT - TIA!!!!!!! E una lacrima le scese sul viso.

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scritto il
2016-11-27
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