Quella notte

di
genere
dominazione

Il fatto che fossi appena entrata volontariamente nel suo studio a quell'ora, faceva capire molto delle mie intenzioni.
Non ero lì per un rifiuto e non lo avrei accettato.
Chiusi la porta a chiave nonostante eravamo soli, si scostò dalla scrivania sorridendo ed esortandomi a continuare.
Slacciai la camicetta di seta viola quel poco che bastava a fargli intravedere i capezzoli già turgidi per quello che sarebbe avvenuto.
Alzai la gonna facendogli vedere gli autoreggenti, e sciogliendomi i capelli mi abbassai mettendomi a carponi sul pavimento, continuai il mio cammino come una gatta, gli sfiorai le caviglie risalendo fino alle ginocchia che allontanai per potermi inserire nel mezzo.
Mi strinse i capelli con una presa ferrea e senza troppi complimenti iniziò a sbottonarsi la patta dei pantaloni.
Che meravigliosa visione, già eretto me lo spinse in gola per farmi finire il lavoro.
Lo sentii fino a soffocarmi, ma a lui non importava e a me piaceva così, irruento e stronzo fino all'esasperazione.
Leccai la punta ormai gonfia e pulsante per l'eccitazione, usai la saliva per lubrificarlo e leccai sempre più giù: fino alle palle, nel mezzo e lo sentii soffocare un ansimo.
Non riuscì a trattenersi per molto, ed infatti dopo poco mi alzò, strattonandomi per i capelli, un dolore lancinante mi contorse il viso ma fortunatamente lui lo premette sulla scrivania in legno davanti a noi.
Strappò la gonna e per un istante si fermò, meravigliato e compiaciuto che abbia indossato il perizoma che egli stesso mi comprò settimane prima.
Passò il suo cazzo lentamente tra le mie labbra "Ti prego..." mormorai con il viso ancora schiacciato sulla scrivania.
Sentii il suo peso sulla schiena e il suo fiato caldo "Non azzardarti a muoverti" sembrava incazzato ma poco importava.
Aprì un cassetto e dopo poco ritornò.
Mi sollevò sulla scrivania, schiena inarcata cosicché il mio culo possa essere ben esposto, ma non troppo in alto.
Mi coprì gli occhi con una benda, mi alzò il mento e mi diede un bacio famelico, la sua lingua esigente circondò la mia come un serpente e prima di allontanarsi mi morse, come a voler sottolineare chi comandava.
Sorrisi, finalmente ebbi ciò che volevo.
Era dietro di me, mi accarezzava i glutei con quella che credo sia stata una frusta, e nello stesso momento che schioccò il primo colpo sentii qualcosa entrare nella mia fica con irruenza.
Che piacevole intrusione.
Pulsava dentro di me, ma non si muoveva il bastardo.
Mossi il bacino per creare quel movimento che tanto avevo desiderato, ma il silenzio che regnava fu distrutto dal suono dell'impatto della sua mano contro una mia natica.
E non si era fermato al primo, ma gli succedettero altri ancora fino a quando potevo sentire solo le mie urla nelle orecchie e immaginare il suo viso contorto dal piacere.
Stronzo ma divino, ecco com'era.
Le sue mani si aggrapparono ai miei fianchi e la nostra danza iniziò.
Si percepiva la soddisfazione nei suoi colpi secchi, ed io lo accompagnavo con il bacino, facendomi riempire totalmente dal suo cazzo, tirò i miei capelli all'indietro, non voleva certo che godessi troppo a lungo.
"Tira più forte, sono qua per te tesoro"
Risi, nonostante i colpi diventarono più veloci e forti, lo feci incazzare così tanto che mi scopava come una puttana, quale volevo essere trattata.
Uscì furioso dalla mia fica grondante di umori, mi ordinò di scendere e lo feci.
Era bellissimo, il viso arrabbiato e la camicia divenne come una seconda pelle per via del sudore, che si tolse in un solo gesto.
"Inginocchio sul tappeto" così feci, mi legò le mani dietro la schiena e quando me lo ritrovai davanti ebbi un po' di paura.
Mi sorrise cattivo e accese una candela, la posò sulla scrivania e ritornò a guardarmi, passò una mano sugli occhi, li tenni chiusi.
Uno schiaffo, due, tre... mo fecero voltare il viso una volta a destra una a sinistra, le guance bruciavano, ma me lo aspettavo.
"Aprì gli occhi" si divertiva, eccome se gli piaceva, ma non lo feci, non volevo dargli la soddisfazione di vedere lacrime calde solcarmi il viso.
Lo sentii dietro di me, passò le mani ovunque soffermandosi sul collo, stringendolo e con l'altra mano mi sciolse i polsi.
Mi fece sedere tra le sue gambe, e quella dolcezza mi spaventò più dello sguardo che aveva.
Mi baciò gli occhi ma sapevo che non era finita li: si alzò e prese con sé la cera ormai sciolta della candela.
Ne versò qualche goccia sul mio ventre, inarcai la schiena per il bruciore ma tutto fu attutito dalle sue dita che mi massaggiavano la fica.
Gemevo di piacere e dolore.
Più aumentava la cera che colava sulla mia pelle più lui entrava nella mia fessura zuppa di umori.
Sublime agonia.
E quando la cera finì, mi inginocchiai e accolsi il suo cazzo nella mia bocca.
Succhiai come se fosse stata la prima volta, volevo sentirlo godere della mia bocca come io avevo goduto di lui.
La saliva colava fino a bagnargli tutta l'erezione, usavo una mano a massaggiargli le palle, e fu quello il momento che lo guardai: gli occhi come due fiamme mi guardavano impazienti, le labbra strette per non darmi soddisfazione.
Mi tirò i capelli all'indietro, sbattendomi sul tappeto, in un colpo mi fu dentro, mi tirava i capelli e torturava il collo mentre mi scopava come se quella fosse stata l'ultima notte.
Venne dentro di me per poi uscire per sporcarmi sul viso e la pancia del suo sperma.

Raccolsi ansimante il suo sperma con due dita e me le portai alla bocca: "salato, non mi aspettavo diversamente".
Rise.

Quella notte fu l'inizio di tutto.



scritto il
2016-12-07
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