31 dicembre 2016

di
genere
zoofilia

Da alcuni giorni non sopportavo più l’ambiente di casa. Consentitemi di presentare la mia reale situazione. Ho 38 anni, da dodici sono sposata con un uomo che ha tutto di positivo, ma una negatività che si è fatta sempre più pesante e difficile da sopportare: è rimasto legato al cordone ombelicale della madre. Fin dai primissimi anni tutte le nostre scelte sono state poste all’attenzione della madre, donna che merita per molti aspetti considerazione e rispetto, ma questi ultimi tempi la situazione è andata un po’ deteriorandosi. Mette il naso in tutte le nostre cose e non mi meraviglierei se venissi a conoscenza che il figlio, mio marito, chiedesse a lei il permesso di fare sesso con me!
Alcuni giorni fa esposi il mio desiderio di trascorrere l’ultimo dell’anno a casa nostra, noi soli, Me ne venne la solita risposa: “devo chiedere a mamma” A tale espressione, questa volta mi ribellai e con buone maniere lo scongiurai di provvedere affinché il nostro vivere non fosse così tanto legato ai modi di vedere della madre. Fu parecchio sorpreso e, pur senza dir parola, capii che non aveva gradito e senza neppure salutare o dir parola uscì di casa. Non diedi peso alla cosa, avveniva spesso e allora me ne uscii anche io portando il nostro bestione a passeggio. Il nostro bestione in causa è Vulcan, un alano grosso tanto da sembrare un vitellino, era il mio compagno di passeggiate. Ci conoscevano tutti in giro, eravamo la coppia che girava per alcune strade del paese e poi in parco, avendo piena libertà di scorrazzare ovunque anche a caccia di qualche cagnetta da coprire.
Di Vulcan mi ero sempre interessata io, l’avevo chiesto ed ottenuto per un po’ di compagnia perché mio marito, per lavoro, mi lasciava spesso sola. Era in casa nostra da circa due anni e si dimostrava pienamente a suo agio. Si stava anche dimostrando valido come guardiano della casa. A lui dedicavo un po’ del mio tempo curando l’alimentazione, la pulizia e lo svago che consisteva nelle lunghe passeggiate che ci conducevano sempre nella villa comunale. Passarono un paio di giorni ed ecco mio marito mi dichiarò quanto lui e sua madre avevano stabilito dicendomi:
- Giada, mamma vuole assolutamente che l’ultimo dell’anno stiamo da lei, ci sarà anche mia sorella.
- Guarda che forse avrei malvolentieri accetto, ma sapere che ci sarà anche tua sorella…..
Non disse nulla, ma comprese che mi riferivo al bisticcio avuto tra sua sorella e me lunedì in albis dello scorso anno, ed anche al fatto che sua madre doveva sempre decidere per noi e ciò da tempo non accettavo più.
Andò da solo per le spese ed ebbe l’accortezza di comprare anche per me in pescheria, convinto forse che questo mi avrebbe rabbonita. La mia idea rimase la stessa e, infatti la sera dell’ultimo dell’anno mi son trovata sola in casa con l’unico essere vivente il mio cane. Non mi lascio prendere dallo sgomento né dalla tristezza, sperava solo che ciò avrebbe fatto maturare una decisione definitiva. Preparai da mangiare per Vulcan e lo gratificai di tante leccornie. In breve la scodella fu subito vuota e prese poi il posto vicino al camino. Mi accontentai di consumare qualcosa, ma la mia cena fu inferiore a quella del mio cane. Mi arricchii solo di speranza…….
IL camino carico di legna che ardeva, la tv accesa sul programma nazionale ed io desiderosa solo di riposare un po’ e stare in attesa. Quel che non si fece attendere fu il sonno, ne rimasi presa essendo distesa sul divano con la vestaglia che avevo indossata dopo essermi liberata degli abituali indumenti. Dovevo essere stata presa da un sonno tanto forte che solo, credo, dopo un certo periodo mi sentii come toccata delicatamente da una carezza. Mi svegliai e presi il quadro della situazione: la mia vestaglia aperta, le mie gambe completamente aperte, di nulla mi ero accorta e per il forte assopimento e per il bel tepore diffuso in casa. Chi mi sfiorava non era un uomo ma la mia cara bestia, Vulcan che ancora cercava di lambirmi con la sua rugosa lingua la parte superiore della gamba destra procurandomi un lieve fastidio, ma contemporaneamente un gradevole piacere.
- Vulcan, ma cosa fai? Ma cosa ti viene in mente? Dove hai visto o fatto tali cose?
La bestia avvertì il mio parlare non come rimprovero, ma un qualcosa di scherzoso, infatti anziché desistere continuò con vigore a leccare la mia epidermide. Mi alzai, allontanai Vulcan e mi ricomposi la vestaglia. In me era subentrata una situazione singolare, mai avvertita prima, arrivai a vergognarmi di me per i pensieri che mi assalirono, tuttavia sentii quasi necessità di accarezzare il mio cane che in quel momento di abbandono da parte di tutti, solo lui stava con me e sembrava volermi consolare dell’angoscia che mi stava assalendo.
Gli diedi del latte in una ciotola che gradì tanto, difatti subito dopo lo sentii a me vicino quasi a volermi dare un po’ di calore. Lo accarezzai e nel farlo fui presa dal senso di solitudine e pensai che tutto il mondo si apprestava a festeggiare e solo io e il mio cane intristiti da una non volontaria solitudine ce ne stavamo senza poter assaporare quello che tutti vivevano, la gioia della festa. Mi distesi nuovamente sul divano sistemando bene il mio vestiario, Vulcan mi venne vicino e forse in segno di riconoscenza o di affetto si mise a leccarmi il viso. Non lo distolsi, mi sembrava di dover dare io a lui riconoscenza. Quella lingua ruvida che leccava il mio viso, il mio collo e il tutto cominciava ad apparirmi gradevole. Avvertì un consenso forse nel sentirsi accarezzare e cosa mai fatta prima saltò sul divano ove io ero distesa e ne sentii tutto il peso. Afferrai il suo testone tra le mani e lo bloccai un attimo: avvertii una sensazione assurda, sdraiato su di me forse vero o semplice sensazione sentii qualcosa di duro in corrispondenza alla mia figa. Sobbalzai e con una forte spinta lo feci cadere a terra. Notai che quello che avevo avvertito come sensazione era un fatto vero, il suo membro fuori dalla guaina. Vulcan aveva manifestato tutto quello che aveva sentito in sè e i vari progressivi passaggi erano per portarlo a qualcosa che giammai avrei io immaginato.
Piombai dapprima nel terrore, poi lentamente, considerando la mia situazione in cui mi aveva lasciato mio marito, sentii una ribellione che mi portò ad una decisione, passare l’ultima notte dell’anno in piacevole compagnia con il mio caro amico di sempre. Cominciai a grattare il suo sottopancia, sfiorai il suo membro, era già duro e bagnato: non l’avevo mai toccato, ora lo stavo menando e mi piaceva in quanto sentivo svilupparsi in me un desiderio che mai avrei immaginata di provare, mi sentii tra le gambe un umido caldo. Ero sempre più sconvolta, ma ad un tempo presa dal desiderio di provare quello che avevo qualche volta visto in siti di sesso estremo.
Allentai la vestaglia, Vulcan non mi diede tempe e lo sentii con la testa intrufolarsi tra le mie gambe; allentai lo slip, il muso del mio amico mi fece sentire la sua lingua che mi sviluppò un forte e inconsueto desiderio….. concedermi a Vulcan….
Mi svestii, il camino caldo per la tanta legna ad ardere, presi una grossa coperta e la stesi a terra, Vulcan aveva compreso tutto, mi girava intorno nervoso, forse voglioso, ma lo era anche io e ripetutamente cercava di saltarmi addosso, io volevo un qualcosa che seppur priva di esperienza volevo vivere intensamente. Mi liberai dei miei indumenti intimi, accarezzai il cane perché un po’ si calmasse, la sua lingua era avida, ma anche io volevo sentirla dentro di me e sentirla leccarmi il culetto, mai profanato da mio marito. Mi distesi a terra con sulle spalle una coperta per ridurre il rischio di graffi che non avrei potuto spiegare poi a mio marito; Vulcan mi girava attorno, l’orologio segnava le ore 23 e10. Si avvicinava l’ora. Volevo sentirlo dentro di me per il tempo che si chiudeva il 2016 e l’inizio del nuovo anno. Non avrei neppure risposto se in quel momento avesse squillato il telefono, avevo con me un piacere insolito, brutto per molti forse, non mi importava. Gli uomini, mio marito meritava questo sfregio ed io questo piacere. Distesa a terra, chiamai Vulcan, si affiancò a me con il suo membro indurito che dichiarava tutto il suo desiderio di montare la sua cagna , me. Cominciò un intenso leccare, il mio viso, le mie tette che avevo unto con un po’ di miele, si indurirono come mai prima al suo leccare i capezzoli. Mi sentivo presa, non resistevo, ma dovevo ancora attendere e al momento che l’orologio segnava le 23 e 45 mi sdraiai alzando il bacino posteriore. Mi sostenni poggiando la mia parte anteriore sulla sponda della poltrona Vulcan come me non aveva certo esperienza e quando decise di procedere sulla sua cagnetta, fece sentire tutta la sua smania. Lo sentii sopra di me, il suo pene duro inverosimilmente lo sentivo percuotermi sulle natiche. Cresceva in me uno spasmotico desiderio, allungai una mano, riuscii ad afferrare il suo membro e con un po’ di difficoltà riuscii a indirizzarlo verso la mia figa. Non ci volle molto e una spinta poderosa e lo sentii tutto dentro di me. Dolore, bruciore ma dopo qualche attimo il piacere di una monta insistente e forte. Mio marito non è certo un drago sessualmente, ma certo quel che sentivo era un piacere mai provato.In un susseguirsi di emozione venni una prima volta, poi una seconda e in quello stesso istante sentii un emissione di sborra che mai avrei immaginata per quantità e calore. Poco prima avevo sentito ingrossarsi in me il suo nodo, ora dovevo attendere per liberarci tutti e due. Mi distesi e riuscii non senza difficoltà a girarmi ed avere davanti a me il mio straordinario amante che tenni a me stretto anche lui spossato al pari di me. La televisione scandiva il conteggio dei numeri 5/4/3/2/1/0 poi da ogni parte arrivavano i colpi dei fuochi artificiali, tenni il cane a me abbracciato perché non facesse strattoni procurandomi lacerazioni. Fu bravissimo, non si mosse di un centimetro fino a che un rumorino interno non mi significò che si stava sgonfiando. Una quantità di mio e suo liquido bagnò la coperta che avrei poi nascosta prudentemente.
Il telefono aveva squillato a lungo, ma io ero rimasta attaccata al mio amante a quattro zampe più efficace del mio mammone. Guardai con affetto e piacere Vulcan, non era stato il massimo, ma avrei avuto il tempo di abituarlo a me perché vi confesso che quella prima occasione legata alla giornata mi risulterà comunque indimenticabile ma non segnerà l’unica occasione.
Lettori miei giudicatemi come volete, quando un uomo mortifica la propria donna, merita ogni specie di umiliazione.

scritto il
2017-01-02
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