Il profumo di uno sconosciuto
di
Juliet
genere
etero
"Che giornata!" ripeté tra sé. "Non vedo l'ora di tornare a casa e farmi una doccia!".
Erano appena passate le 18.00 e aveva finito il turno. Da circa tre mesi, lavorava nel salone di Madame Léonie, come manicure e truccatrice. Era un bellissimo salone, sulla strada principale della città, Madame Léonie, la proprietaria, una signora sulla sessantina, oltre ad essere ancora una bella donna, era anche di indole affettuosa e socievole, così non le era stato difficile inserirsi in quell'ambiente frequentato per lo più da gente facoltosa e snob. Lei era brava nel suo lavoro, aveva le mani d'oro e lo sapeva molto bene! Un'altra giornata era trascorsa, tra mille appuntamenti, adesso, finalmente, poteva rilassarsi. Prima di uscire, salutò, Madame Léonie e le sue colleghe: "A domani, ragazze belle!".
Stava camminando sul marciapiede, a testa bassa, il sole era ancora caldo e le scaldava il viso, quando incrociò un tipo alto e prestante, che passandole di fianco, l'aveva leggermente urtata: "Scusi..." le disse con un sorriso e proseguì. Una scia intensa e inebriante di profumo le accarezzò le narici; all'improvviso, sentì un forte desiderio, si voltò e lui era lì che la fissava, con un sorriso e uno sguardo maliziosi. Si guardarono per un istante, lui le si avvicinò, la prese per mano e la condusse dentro l'androne di un magnifico palazzo antico, scesero i tre gradini accanto alle scale, arrivarono a una porta verde, che lui aprì ed entrarono. Si trattava di uno scantinato grande e ben tenuto, dove mobili accatastati erano coperti da teli bianchi, per via che la polvere non li mangiasse, contro il muro, sotto una finestrella, da dove entrava uno spiraglio di luce c'era un ampio divano rosso. Lui le era dietro, le si appoggiò, il suo respiro era calmo e caldo, cominciò a baciarle il collo, mentre con le mani le palpava i seni che uscirono sobbalzando dal reggiseno...i capezzoli erano duri, sentiva le sue mani e la sua lingua calda, era stordita...la girò, le alzò la gonna, la premette contro di sé e lei sentì il suo membro turgido, pronto a saltar fuori...le aprì le cosce, si abbassò, le tolse le mutandine e cominciò a leccarla...un godimento struggente e penetrante le faceva tremare le gambe...un fremito di piacere le correva lungo il corpo...si sentiva come in balia di un incantesimo, un meraviglioso incantesimo...lui salì, le leccò le labbra, le baciò e succhiò i seni...allora, lei toccò il suo membro che spingeva dai pantaloni, aprì la cerniera e lo strinse. Era corposo, pieno, dritto, eccitante...scivolò giù, aveva un buon profumo, lo prese in bocca, lo leccò, lo succhiò, lo baciò, lo assaporò, sentiva sussultare il "suo" sconosciuto sotto i colpi della sua lingua. Ad un tratto si staccò, si tolse i pantaloni e andò a sedersi sul divano, a gambe aperte, teneva il suo splendido uccello in mano e la fissava...l'uccello era ritto e ancora madido di saliva, luccicava al sole...lo sconosciuto continuava a guardarla provocante...le offriva il suo meraviglioso fallo e lei lo voleva...lo voleva dentro...sentì un desiderio irrefrenabile di montarlo e farsi montare...era bagnata...si mise a cavalcioni e si sedette su quella verga sfolgorante, iniziò a dondolarsi piano, a muoversi lentamente, poi sempre più veloce, lui intanto le succhiava i seni e le schiaffeggiava le natiche...con il dito medio, le stuzzicava l'ano ed entrò, godeva...godeva come non aveva mai goduto prima...sentiva il suo cuore battere forte, era disinibita, completamente travolta dai sensi e da quel godimento inarrestabile...poi, lui le andò dietro e con la lingua cominciò a leccarle la figa, poi l'ano...lo inumidì per bene, accostò il suo membro e lo sentì aprirsi un varco, sentì il suo ano dilatarsi, desideroso di accoglierlo, lo voleva dentro tutto, lo bramava, lo desiderava e lui cominciò a spingere lentamente...dava colpi leggeri, poi sempre più forti e ritmici, lei gemeva di piacere, di un piacere furibondo e bastardo...scopava il suo culo con foga e maestria, le prendeva i capelli e glieli tirava, entrava e usciva, schiaffeggiando a più riprese le sue chiappe che con il loro "ciaf ciaf" risuonavano nella stanza...le venne dentro e mentre si rivestiva sentì ancora il suo profumo.
Erano appena passate le 18.00 e aveva finito il turno. Da circa tre mesi, lavorava nel salone di Madame Léonie, come manicure e truccatrice. Era un bellissimo salone, sulla strada principale della città, Madame Léonie, la proprietaria, una signora sulla sessantina, oltre ad essere ancora una bella donna, era anche di indole affettuosa e socievole, così non le era stato difficile inserirsi in quell'ambiente frequentato per lo più da gente facoltosa e snob. Lei era brava nel suo lavoro, aveva le mani d'oro e lo sapeva molto bene! Un'altra giornata era trascorsa, tra mille appuntamenti, adesso, finalmente, poteva rilassarsi. Prima di uscire, salutò, Madame Léonie e le sue colleghe: "A domani, ragazze belle!".
Stava camminando sul marciapiede, a testa bassa, il sole era ancora caldo e le scaldava il viso, quando incrociò un tipo alto e prestante, che passandole di fianco, l'aveva leggermente urtata: "Scusi..." le disse con un sorriso e proseguì. Una scia intensa e inebriante di profumo le accarezzò le narici; all'improvviso, sentì un forte desiderio, si voltò e lui era lì che la fissava, con un sorriso e uno sguardo maliziosi. Si guardarono per un istante, lui le si avvicinò, la prese per mano e la condusse dentro l'androne di un magnifico palazzo antico, scesero i tre gradini accanto alle scale, arrivarono a una porta verde, che lui aprì ed entrarono. Si trattava di uno scantinato grande e ben tenuto, dove mobili accatastati erano coperti da teli bianchi, per via che la polvere non li mangiasse, contro il muro, sotto una finestrella, da dove entrava uno spiraglio di luce c'era un ampio divano rosso. Lui le era dietro, le si appoggiò, il suo respiro era calmo e caldo, cominciò a baciarle il collo, mentre con le mani le palpava i seni che uscirono sobbalzando dal reggiseno...i capezzoli erano duri, sentiva le sue mani e la sua lingua calda, era stordita...la girò, le alzò la gonna, la premette contro di sé e lei sentì il suo membro turgido, pronto a saltar fuori...le aprì le cosce, si abbassò, le tolse le mutandine e cominciò a leccarla...un godimento struggente e penetrante le faceva tremare le gambe...un fremito di piacere le correva lungo il corpo...si sentiva come in balia di un incantesimo, un meraviglioso incantesimo...lui salì, le leccò le labbra, le baciò e succhiò i seni...allora, lei toccò il suo membro che spingeva dai pantaloni, aprì la cerniera e lo strinse. Era corposo, pieno, dritto, eccitante...scivolò giù, aveva un buon profumo, lo prese in bocca, lo leccò, lo succhiò, lo baciò, lo assaporò, sentiva sussultare il "suo" sconosciuto sotto i colpi della sua lingua. Ad un tratto si staccò, si tolse i pantaloni e andò a sedersi sul divano, a gambe aperte, teneva il suo splendido uccello in mano e la fissava...l'uccello era ritto e ancora madido di saliva, luccicava al sole...lo sconosciuto continuava a guardarla provocante...le offriva il suo meraviglioso fallo e lei lo voleva...lo voleva dentro...sentì un desiderio irrefrenabile di montarlo e farsi montare...era bagnata...si mise a cavalcioni e si sedette su quella verga sfolgorante, iniziò a dondolarsi piano, a muoversi lentamente, poi sempre più veloce, lui intanto le succhiava i seni e le schiaffeggiava le natiche...con il dito medio, le stuzzicava l'ano ed entrò, godeva...godeva come non aveva mai goduto prima...sentiva il suo cuore battere forte, era disinibita, completamente travolta dai sensi e da quel godimento inarrestabile...poi, lui le andò dietro e con la lingua cominciò a leccarle la figa, poi l'ano...lo inumidì per bene, accostò il suo membro e lo sentì aprirsi un varco, sentì il suo ano dilatarsi, desideroso di accoglierlo, lo voleva dentro tutto, lo bramava, lo desiderava e lui cominciò a spingere lentamente...dava colpi leggeri, poi sempre più forti e ritmici, lei gemeva di piacere, di un piacere furibondo e bastardo...scopava il suo culo con foga e maestria, le prendeva i capelli e glieli tirava, entrava e usciva, schiaffeggiando a più riprese le sue chiappe che con il loro "ciaf ciaf" risuonavano nella stanza...le venne dentro e mentre si rivestiva sentì ancora il suo profumo.
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