L'erba di Susanna

di
genere
feticismo

Quella mattina, non appena sveglio, Mirko notò subito intorno a sé qualcosa d’insolito. Una volta aperti gli occhi gli sembrò che la sua stanza fosse diventata enorme. Di più ancora, mastodontica! Il lampadario pendente dal soffitto, le sedie, gli armadi e tutti i soprammobili sparsi per la stanza gli parvero non molto più grandi di lui. Alzandosi in piedi, finalmente cominciò a realizzare cos’era accaduto. Cosa gli era accaduto, in particolare!
Camminò sopra le lenzuola del suo letto come se stesse attraversando una prateria. Fu allora che si decise a stropicciare gli occhi, pensando stesse che ancora sognando. Ma niente, quando li riaprì tutto attorno a sé era esattamente che lo aveva riscoperto quella mattina; ritentò in seguito dandosi prima un pizzicotto e poi uno schiaffo in piena faccia, pur di uscire al più presto da quello che aveva tutta l’aria di essere un incubo, ma ancora una volta ebbe solo la conferma che il mondo intorno a sé era mutato e si era letteralmente ingigantito. O forse, più semplicemente, era lui ad essersi miniaturizzato! Non c’era altra possibilità; durante il sonno, quell’uomo si era misteriosamente ridotto. Già! E a giudicare dalle proporzioni che aveva assunto la sua stanza, non doveva essere più alto di 5 o 6 centimetri in tutto. Realizzato questo, subito si spaventò e cominciò a gridare aiuto, ma nessuno poteva sentirlo poiché anche la sua voce aveva ora un volume ridottissimo rispetto la normalità, quella da cui improvvisamente pareva essere stato strappato senza nemmeno accorgersene.
Del resto, provate a immaginarvi voi, nella stessa precisa identica situazione. Converrete che, per quanto fantastico possa sembrare questo risvolto, sulle prime è a dir poco tragico che un essere umano sia protagonista di un evento del tutto simile e provare a mettersi nei suoi panni è cosa assai dura, se si pensa alle difficoltà e ai pericoli a cui improvvisamente un uomo sarebbe soggetto, una volta vittima di questa incredibile circostanza. La fragilità può diventare insostenibile in un istante e talvolta fino a cessare il battito cardiaco; non si può più parlare di semplice fragilità mentale, di mancanza d’equilibro psichico, nemmeno forse di una malattia tanto grave da portare un uomo al calvario e talvolta alla morte. No, non era questo il caso! Mirko in fondo si sentiva in piena salute come il giorno prima, non era febbre o malattia ciò che l’aveva colpito nel corso della notte passata; era invece qualcosa d’inimmaginabile, d’inspiegabile, tanto magico quanto orribile al tempo stesso.

Per circa mezzora restò fermo immobile sul proprio letto come una statuina, fra il cuscino e le coperte, e a vedersi somigliava a uno di quei soldatini con cui i ragazzini giocano a fare la guerra sul pavimento di casa. Ebbe allora la tentazione di nascondersi sotto le coperte, perché quel nuovo mondo che si trovava ad affrontare era divenuto un luogo terribile e da cui scappare al più presto. Sì... ma come?
Appena si rifugiò sotto le coperte, anche il buio divenne feroce e cominciò a fargli una paura tale da credere di esserne divorato. “No, meglio tornare subito alla luce” pensò. Così fece e dopo un’ora trascorsa interamente nella paura più nera, provò finalmente a riflettere. Come prima cosa, guardò giù verso il pavimento e comprese che arrivare fin là, saltando giù dal letto, sarebbe stata un’impresa troppo grande per lui, che sarebbe certamente morto come un uomo normale quando cade da una finestra di un palazzo al terzo o quarto piano. Inoltre, che razza d’incontri avrebbe potuto fare una volta laggiù? Quanti insetti avrebbero potuto uscire alla scoperto e considerarlo una preda appetitosa? Persino una formica, per quanto ancor più piccola e non di poco rispetto lui, poteva diventare pericolosa quanto un cane arrabbiato. Ringraziò allora il cielo di non possedere animali domestici, gatti in particolare! Capì una volta per tutte che non c’era altra possibilità se non restarsene lì buono sopra il letto ad attendere che qualcuno venisse ad aiutarlo, a salvarlo! “Già -pensò- ma poi che cosa mi accadrà? E se fossi destinato a rimanere così per il resto dei miei giorni, che ne sarà di me?”
Come detto, Mirko aspettava solo che qualcuno tornasse a casa e lo proteggesse. Questo qualcuno era una persona in particolare, l’unica che dividesse quell’appartamento con lui. Si chiamava Susanna. Non era la sua fidanzata e nemmeno una sorella, una cugina; era per così dire un’amica, una vecchia compagna di scuola per la precisione, con cui all’età di trent’anni egli si ritrovò a dividere l’affitto di quella casa, non potendocela fare da solo con il misero stipendio di un lavoratore a progetto. Anche lei si trovava nella stessa identica situazione lavorativa; ma così come l’unione fa la forza, anche due stipendi precari possono formarne uno sufficiente per ottenere quel minimo d’indipendenza necessaria. Così era nata la loro convivenza e per quanto in precedenza i due non fossero stati certo due grandi amici, molto diversi caratterialmente e talvolta litigiosi fra loro.
Va detto però che Susanna si era invaghita di Mirko già da molto tempo, ma lui aveva sempre ostinatamente rifiutato le sue avances e questo perché lei era semplicemente grassa, molto grassa. Un metro e sessanta d’altezza per centotrenta chili di peso. A vedersi, pareva più larga che alta. Ciononostante era una bella donna, molto intelligente e colta, nonché dotata di un fascino e di una sensualità travolgente solo a guardarla negli occhi. Solamente uno stupido avrebbe rifiutato di uscirci insieme, fosse stato anche solo per portarsela a letto. La donna, dal canto suo, le aveva provate davvero tutte pur di conquistare Mirko, anche a costo di umiliarsi. Solo una settimana prima, di ritorno dal lavoro, lui se l’era ritrovata tutta nuda nel proprio letto e con le gambe spalancate; aveva un seno enorme e morbidissimo, con due grossi capezzoli puntati contro di lui come proiettili pronti ad essere esplosi, circondati da una grande aureola rossa e tutta la ciccia a livello addominale che pendeva giù fino ad appoggiarsi comodamente sulle lenzuola, con una sensualità che rendeva quell’obesità qualcosa d’infinitamente desiderabile! Inoltre, lo guardava con un’espressione talmente erotica da lasciargli intendere quanto fosse una donna facilmente eccitabile e senza nessun tabù, pronta a mangiarselo vivo con tutta la passione che riusciva sinceramente a esprimere in quel momento. Sulle prime, lui, pur non riuscendo a dire una sola parola, si eccitò tanto nel vederla e a lei non ci volle molto per accorgersene, tanto che già assaporava l’idea di fare sesso con lui per tutta la notte, di lasciarsi cavalcare e cavalcarlo a sua volta... Ma poi, in un istante, lui era ritornato a guardarla com’era solito fare, con i suoi occhi neri ma freddi, uno sguardo di ghiaccio che non lasciava spazio all’emozione; così aveva trovato delle parole da dire, rifiutando di calarsi sotto le coperte in sua compagnia e al punto di deriderla; di più ancora l’aveva umiliata, invitandola a rivestirsi in fretta e ad abbandonare la sua stanza e tutto questo dandosi delle grandi arie da moralista deficiente, solamente perché realizzò, in quel stesso frangente, di quanto si sarebbe dovuto vergognare nei giorni seguenti davanti ai propri amici, nel presentargli Susanna come la sua nuova fidanzata. Figurarsi; già lo prendevano in giro per il fatto che avesse accettato di convivere con quella montagna di carne umana, com’erano soliti apostrofarla. Proprio dei begli amici, non c’è che dire... E tutti degni di lui, del resto!
“Chissà” si domandò l’uomo (pardon, l’omino!), “forse questa è una punizione per tutte le cattiverie che le ho detto, per la mia ipocrisia e meschinità e perché non ho mai avuto le palle di fare quello che desideravo davvero per conto mio, per il mio star bene. E questo succede perché sono un insicuro cronico e temo più il giudizio degli altri piuttosto che ascoltare la voce della mia natura”. Già, la Natura! Quella stessa natura che ora, dopo essere stata trascurata per lunghi anni, gli remava contro al punto di volersi vendicare della sua mentalità idiota, della sua minutezza interiore, decidendo di portarla allo scoperto, alla luce del sole e magari un domani sotto gli occhi di tutti, compresi quelli dei suoi stupidi amici!
Intanto era suonato mezzogiorno e Susanna, che quando faceva il turno mattutino usciva di casa molto presto e quando Mirko ancora dormiva, sarebbe rientrata dal suo lavoro di erborista alle tredici in punto. “Fortuna che fra un’ora sarà qua” pensò, “in fondo lei mi vuole bene e se anche il mio destino fosse quello di rimanere in questo stato per sempre, lei mi tratterà a dovere e non mi farà mancare mai niente”. Pensato questo, finalmente trova la forza di rilassarsi e si appisolò su di un angolo del gigantesco cuscino del suo letto.

Quando riaprì gli occhi, le tredici erano passate già da un quarto d’ora abbondante. Nello svegliarsi, stranamente non rinvenne più il cuscino sopra cui si era adagiato, bensì si ritrovò sopra una superficie di colore roseo, liscia come la pelle e gonfia di venature che lo sosteneva. Fece in tempo a sentire un respiro caldo e forte poco lontano da lui e non dovette neanche guardarsi in giro nello scoprire due enormi occhi verdi che lo guardavano incuriositi. “Susanna!” gridò un istante, mentre indietreggiava. La superficie sopra cui si trovava, altro non era che la mano della donna. Subito Susanna chiuse la mano a pugno dolcemente, tenendo il corpo dell’omino stretto attorno ma curandosi di non fargli alcun male. “E così infine sono riuscita ad averti tutto per me!” disse allora soddisfatta, emettendo una risata talmente forte da risuonare in ogni angolo del loro appartamento. “Vedi Mirko” proseguì, “è merito mio se ti sei ridotto a queste dimensioni! Lascia che ti spieghi, perché è giusto che tu sappia come ci sono riuscita”.
La donna cominciò il suo racconto. Gli spiegò, cosa di cui lui non era mai stato a conoscenza, di essere divenuta nel tempo una vera e propria strega, capace di creare filtri magici grazie alle sue conoscenze erboristiche. In passato, pur di farlo innamorare, disse di aver anche provato con un filtro d’amore, ma che quello non aveva proprio funzionato con lui. “Devi avere un cuore di pietra tu, perché quel filtro non abbia avuto nessun effetto su di te. Così ho pensato che ti servisse una lezione esemplare! Inoltre, l’idea di averti tutto per me era sempre dominante nei miei pensieri e ho cominciato a domandarmi seriamente come avrei potuto fare per riuscire in questo intento; allora ho capito che il solo modo possibile e comodo era renderti la mia presenza indispensabile in ogni piccolo momento della giornata, in modo che senza di me ti sentiresti perso; e dunque era necessario che preparassi un filtro in grado di renderti così minuscolo e indifeso da non potermi più dire di no ed essere succube di me per il resto della tua vita!”
Così, la sera prima, Susanna aveva mischiato la composizione chimica di alcune erbe nella marjuana che Mirko era solito fumare prima di andare a dormire. Solo che l’effetto della pozione si sarebbe manifestato dopo diverse ore. “Oggi, prima di uscire” continuò la donna, “tu dormivi e io intanto controllavo se il filtro cominciasse a dare i suoi frutti. Se fossi stato sveglio verso le cinque di stamattina, avresti potuto constatare di come ti eri già ridotto alle dimensioni di un neonato. Ma io avevo fatto in modo che la quantità del filtro ti riducesse alle dimensioni in cui ti trovi ora e questo perché avevo deciso che dovevi essere non piccolo, ma piccolissimo! Così, sono andata tranquilla al lavoro sapendo bene come ti avrei ritrovato al mio ritorno. Ed eccoti ora. Adesso sei mio!” terminò di dire, ridendo ancora più forte di prima e mentre tenendolo in pugno lo fissava avidamente.
L’uomo, dopo aver ascoltato incredulo tutto il racconto, tremava letteralmente di paura. Altro che la paura del buio provata prima sotto le coperte! Quegli occhi verdi e grandi piantati su di lui, per la prima volta in vita sua, gli sembrarono freddi più dei propri e magari con qualche altra cattiva intenzione da realizzare... Susanna non si era certo rivelata una strega buona, era altresì perfida, vendicativa, e pareva che la sua vendetta fosse solo all’inizio. “Bene bene, dai che adesso finalmente ci divertiamo tu ed io!” Da un sacco che aveva portato con sé dal lavoro, la donna tirò fuori una gabbia per uccelli e vi rinchiuse dentro l’omino. Poi, lì davanti a lui, cominciò a spogliarsi di tutti i suoi vestiti sino a rimanere completamente nuda. “La scorsa settimana hai detto che il mio corpo non ti piaceva. Peggio per te, ora non ne potrai più fare a meno e sarai costretto a camminarci sopra in lungo e in largo”. E proseguì: “Ricorda, d’ora in avanti io sarò la tua dea e tu crederai in me solamente e finirai per venerarmi come tale. E se solo proverai a ribellarti una volta, giuro che ti stritolerò con le mie stesse mani! Hai capito bene?” L’omino, con le lacrime agli occhi e la disperazione assoluta e ben visibile alla donna su quel pur minuscolo volto che si ritrovava ancora, annuì. Così Susanna riaprì la gabbia e lo afferrò, poi si sdraiò sul letto e lo lasciò cadere dolcemente sulla superficie morbidissima della sua pancia. Mirko, nel tentativo di rimanere in piedi, perse subito l’equilibrio inciampando fra le pieghe della sua carne, sino a rotolare con la faccia sull’ombelico. “Ecco bravo” disse la gigantessa, “comincia proprio da lì e vedi di leccarmelo bene!” Così l’omino non ebbe altra scelta che quella di obbedire all’ordine della dea e cominciò a passare la sua lingua infinitamente piccola su quella cavità, mentre rischiava continuamente di restare soffocato, tanto era assorbito dalle pieghe della carne di lei. “Mmmm, che solletico delizioso” affermò la gigantessa sempre più divertita, prima di afferrarlo nuovamente e dire: “Vedrai che questo adesso ti piacerà”. Così disse e lo appoggiò sopra i suoi enormi seni. Già parevano incredibilmente grandi prima, quando l’uomo era ancora nelle sue originarie fattezze, ma averci a che fare adesso era come attraversare le alpi! Susanna lo fece giungere fino a un capezzolo, che per lunghezza era poco meno della metà di lui; Mirko lo afferrò con ambo le mani per rimanere aggrappato, finché non riuscì a sedercisi sopra, come se si trovasse su di un puff. Fu allora che si sorprese per la prima volta a sorridere eccitato, finalmente felice di quella nuova situazione che aveva travolto letteralmente la sua vita.
Nonostante le sue dimensioni, fissandolo bene la donna si accorse subito di quella gioia improvvisa. “Vuoi vedere che adesso mi ami...” disse, con dolcezza ma altrettanta ironia. “Se non fossi stato così stupido, la scorsa settimana avremmo l’amore per davvero. E invece guardati ora... hai un pisellino tanto microscopico che ci vuole una lente d’ingrandimento per vederlo!” Rise forte, così da ferirlo per sempre nel suo orgoglio di maschio. Mirko ci restò molto male e ritornò a tremare. “Non preoccuparti, piccolino, quello che è stato è stato” lo rassicurò la donna accarezzandolo sul basso ventre con un polpastrello, fino a fargli rizzare il membro. Così Mirko si riebbe e prese a baciarle il capezzolo al punto tale da colmarlo della sua saliva. “Oh sì” gemette la gigantessa, “così mi fai godere almeno un po’...”. Poi proseguì: “Visto che ti piace così tanto, d’ora in avanti le mie tette saranno la tua nuova casa”. Allora si alzò leggermente, prese il reggiseno d’ottava misura che aveva appoggiato su una sedia e se lo allacciò fino a farci stare dentro ambo i seni, poi riafferrò l’omino e lo infilò proprio lì nel mezzo. “Forse suderai un po’ a furia di stare lì dentro, ma ho la sensazione che la cosa non ti dispiacerà affatto”. Al ché si alzò dal letto e cominciò a camminare per casa, mentre i suoi grossi seni ballavano letteralmente su e giù, con il corpicino di Mirko compresso lì dentro e la testa e la braccia che appena riuscivano a restare in superficie. “Ti stai divertendo un mondo, scommetto” disse Susanna, “altro che le montagne russe, vero?”
D’un tratto la donna si fermò: “Ah, dimenticavo una cosa. Oltre ad avere una nuova casa in città, ora ne hai anche una al mare volendo...” Così dicendo, si mise addosso gli slip e tirò fuori l’omino dai propri seni per infilarlo dentro le sue mutande. “Mi raccomando” ordinò, “vedi di leccare bene, che mi sono lavata e depilata apposta!” Così Mirko, racchiuso nella penombra degli slip e a totale contatto con quella vagina morbida e grande quanto se stesso cominciò a leccare con tutte le proprie forze. Frattanto la gigantessa si era sdraiata nuovamente. “Uh, che solletico fantastico siiiiiì!” riuscì a dire eccitata. L’omino andò avanti a leccare finché non si bagnò completamente degli umori che fuoriuscivano da lì, allora la donna si sfilò le mutande e con le dita spalancò la grandi labbra della vagina fino a mostrargliele bene. “Hai visto com’è profonda? Forza, voglio che ci entri dentro e ci rimani finché non raggiungo un orgasmo completo!” L’omino era oramai così stordito e inebriato dal corpo della sua dea che obbedì all’istante, infilandosi interamente in quella caverna buia e spaventosa, ma anche così invitante e irrinunciabile. La gigantessa strinse allora le cosce e col passare dei minuti godeva sempre più forte; finché non venne! E venendo, Mirko fu sommerso da una cascata vera e propria di umori che lo fece saltar fuori dalla caverna sino a rituffarsi sulla superficie del letto. Era esausto e respirava a malapena tanto là dentro gli era mancato l’ossigeno, ma in breve tempo tornò a respirare normalmente; era completamente fradicio da sentirsi come ubriaco, drogato, e ancora più eccitato di prima. Altro che fumarsi uno spinello! Susanna allora lo afferrò per avvicinarlo alla bocca e con la lingua cominciò a leccarlo per tutto il corpo ripulendolo dei suoi stessi umori.
“Hai un buon sapore, sai?” disse, così cominciò a succhiarlo per intero con le sue labbra. “Sì” confermò, “sei proprio gustoso! E si dà il caso che io non abbia ancora pranzato e abbia una gran voglia di farmi uno spuntino succulento”.
“Che cosa?” gridò allora l’omino, come riavutosi all’improvviso.
“Ehi sì piccoletto, mi dispiace tanto ma credo sia giunto il momento che la mia vendetta si compia. Perciò avrai l’onore di essere il mio pasto, di nutrire una dea e placarle la fame” disse con una calma agghiacciante, mentre lo teneva fra due dita e già si preparava a spalancare la bocca...
“Ah, dimenticavo” disse ancora, “non ti preoccupare per la tua parte di affitto, ho già trovato una soluzione. Devi sapere che qualche giorno fa ho conosciuto un uomo, uno che non ha paura di amare una donna in sovrappeso come me. Gli ho chiesto se veniva a vivere qui e lui ha accettato. Sarà qua fra un’ora con le sue cose e stasera faremo l’amore in questo stesso letto. Ma ci pensi a quanto sono fortunata? Sii felice anche tu per la tua dea e se ti sei pentito per come mi hai trattato in passato, sappi che io ti perdono; anche se questo non cambierà il tuo destino. E poi, col fatto che qui vivrà un altro uomo, è bene che tu sparisca per sempre se non vuoi finire anche nelle sue mutande. Prova a immaginare cosa ti aspetterebbe una volta lì dentro, sarebbe come montare un cavallo imbizzarrito!” disse ormai pienamente soddisfatta, prima di emettere la risata più forte dell’intera giornata. E concluse: “Ma sappi che per me mangiarti ora rappresenta un segno inequivocabile del mio amore; perché io ti ho amato davvero! E se ora ti divoro è perché ti trovo veramente buono ed è per questo che ti perdono!”
Ciò detto, la gigantessa spalancò la bocca. Come prima cosa, volle mostrare bene al suo prossimo pasto la strada buia che lo aspettava una volta là dentro; poi gli diede un ultimo bacio d’amore, prima di appoggiarlo teneramente sulla propria lingua che fece poi rientrare gradatamente nel palato e altrettanto gradatamente andava richiudendo le fauci. Per rendere più sadico ed eccitante quel momento inoltre, la donna afferrò una specchio rivolgendolo a se stessa; voleva vedere il corpo dell’omino, il suo sguardo terrorizzato, dentro la sua bocca. Di più ancora, voleva che Mirko vedesse se stesso dentro la bocca di una gigantessa. Lui però, capendo che oramai non c’era più nulla da fare, piuttosto che urlare decise invece di morire da vero uomo e di accettare fino in fondo la sua fine, prima che la bocca di Susanna si richiudesse del tutto; tornò allora a provare un’immensa eccitazione, condizione ideale per abbandonare il mondo e magari un giorno rinascere nuovo, diverso, con un’anima finalmente grande e forte, rigenerata per seguire finalmente la propria natura.
Fu allora che Susanna se lo mangiò!


FINE
scritto il
2017-04-12
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