La mia piccola amichetta (2)

di
genere
etero

In qualità di padroncino, come veniamo definiti noi camionisti possessori del mezzo, non mi potevo lamentare dei guadagni, ma non potevo certamente seguire il mio istinto che mi voleva sempre là con la piccola e dolce Ginetta. Ho fatto ugualmente qualche rapida visitina di cortesia allo scopo di mantenere vivo quel meraviglioso rapporto. In questi miei raid, mi limitavo a parlottare con tutte e due del più e del meno anche se la figuretta della bambina occupava totalmente il mio cuore, il mio cervello e sopratutto lui, il mio amico che come un cane da tartufo pareva sentisse l'odore della fichettina e non voleva stare fermo.
Ho lamentato alla madre questa mia limitatezza finanziaria e lei, che conosceva bene la sua figlioletta non volle correre rischi di un suo ripensamento e mi parlò chiaro invitandomi a frequentarle e che avrei potuto pagare anche in un secondo tempo.
Mio Dio, quella passerina che era diventata la mai ossessione a quell'offerta mi si è aperto il cielo.
Erano già passati 60 / 80 giorni dalla prima volta e non stavo più nella pelle dal desiderio.
-   Vieni giovedì pomeriggio che salterà la lezione di musica e potrai restare con noi per un bel pò.
Alle quattro in punto ero da loro. La madre da abile conoscitrice dell'animo umano, mi ha fatto trovare la piccola Ginetta vestita con un grembiulino candido, al collo un ricco fiocco rosa, calzette bianche appena sotto le ginocchia e con un paio di scarpette di vernice nera con la fibbietta da scolaretta delle prime classi elementari; La ciliegina sulla torta, fu le cinse i capelli con un nastrino bianco. Se non fosse che conoscevo già cosa nascondeva quell'abbigliamento avrei avuto qualche remora a pensarla come oggetto sessuale.
-  So che ti piacciono le bambine, eccoti la mia bimba...ti piace? dimostra meno dei suoi undici anni verò? Che ne dici...ti piace? Come potevo negarlo, Ginetta era un fiore, io ne avevo già odorato il prufumo e ora mi si offriva di saziarmene a piacimento.
Le mie mani, lì sotto gli occhi della madre, la circondarono ai fianchi, me la sbaciucchiai a lungo. Che freschezza quelle guanciotte, che levigatezza, che morbidezza. Rapito da tanto splendore sarei rimasto lì in eterno, troppo bello quello che provavo, troppo forte batteva il mio cuore stringendo quella creatura al mio petto. Mamma mia una fanciulla undicenne era mia, la stringevo e lei felice mi lasciava fare senza dubbio felice di quell'amore che sprizzava da tutti i miei pori.
Poi, come se il mondo non esistesse più, andai con ambedue le mani sotto quel grambiulino bianco, simbolo di castità, e tenendomela sempre aderente, risalii palpando le gambette liscie e perfette. Su, su, su ecco ero arrivato al paffuto culetto. Sbarrai gli occhi dalla sorpresa cercando quelli della madre. Rimasi muto e senza fiato, Ginetta era senza mutandine, il mio cuore che viaggiava a 100 all'ora, ebbe un notevole impulso, roba da infarto. In un attimo capiiche,  fu la madre a prepararla anche sotto il vestiario. Non dissi alcuna parola, ma le mie espressioni e il mio pallore, confermarrono alla mamma che quella sorpresa aveva avuto successo.
Mamma mia, palpavo i sodi glutei di quel culettino, impastandoli delicatamente per cinque minuti con qualche incursione nella valletta che conduce al vergine buchettino. Per non scoppiare, abbandonai quel paradiso e alzandomi in piedi le bloccai il visino annegando il mio desiderio nella succulenta bocchina incollandomi. Siamo in piedi, ma non mi accorgo, credevo di essere nell'Eden terrestre perchè sento una mano che mi tocca la patta; E' la madre che, mentre bacio languidamente la figlia, mi apre la cerniera e fa uscire il mio uccello che rigidissimo come non mai punta in alto.
Ginetta forse non si è accorta, ma quando staccandosi dalla mia bocca, guarda in giù, vede la bocca della sua mammina che imboccato il mio sesso inizia ad andare avanti e indietro con la testa nel rituale andarivieni del pompino. La piccola mi da un'occhiata d'intesa, evidentemente ne avevano parlato e ora mi sto godendo un bocchino super. Spinto dalla frenesia, slaccio i pochi bottoncini che sono sulla schiena del grembiule e alzandolo da sotto, glielo sfilo passandolo da sopra la  testa. La tengo lì qualche attimo in più del dovuto per gustarmi la visione delle morbide braccine, delle ascelle ancora prive di peluria, e le meravigliose tettine che spingono le punte come a voler forare la candida canottierina.
Troppo invitante quel petto in formazione ed ecco la mia destra che lo palpeggia, riunisce la ciccia con il pollice e l'indice e frullando dolcemente le scure ciliegine dei capezzoli. L'eccitazione è alle stelle, non le ho ancora sfiorato la micina, che godo. Nonriesco a trattenermi e ingolfo la bocca della nadre sborrando a schizzi che mi fanno curvare ad ogni getto. Inutile dire che la mamma si è bevuto tutto il mio miele e questo mi ha fatto rilassare dandomi il tempo di trascinarle nella stanza matrimoniale e deporre il mio gioiello. Che spettacolo eccitante il vedere questa bimba undicenne stesa nel letto nuda ad eccezzione delle calzettine bianche e della scarpette fanciullesche nere. Avevo svuotato completamente i testicoli che si ricaricarono parzialmente nell'ora che impiegai e che mi è volata via, nel leccare la piccola da tutte le parti: Mi ero aggrappato al suo corpicino come il vischio e mentre mi beavo nel giocare con il taglietto della fichetta, sua madre con acrobazie mi ha spogliato completamente.
Ginetta si godette tre bei orgasmi che dissetarono in parte la sete che avevo di lei. Mi ero incollato ad una tettina succhiandola forse anche troppo; Frullando  l'altro capezzolino con l'altra mano le cercavo anche la rosetta del culetto.
-  Mario...ma cosa mi fai? Noooo... - Si lamentava la piccola quando sentì ilo dito che le avevo infilato dentro il buchetto, ma poi quando la madre prendendomi il cazzo lo fece scorrere sue giù, su e giù fra le labbra della sua patatina, si mise quieta a gioire del piacevole solletico.
Anche Ginetta volle prendermelo in mano. Era ancora molliccio e lei si godeva a tastarmelo per bene;Anche la sua manina si riempì delle mie palle. Lei se le impastava quasi come facevo io con i suoi senini.
Ginetta, dopo aver dato un significativo sguardo alla sua mammina, me lo prese in bocca. Gioie indescrivibili, la mamma, al mio fianco, mi accarezzava il torace, il ventre e qualche furtiva palpata al mio culo e la figlioletta mi prendeva nella sua rosea boccuccia la mia cappella, ogni tanto la linguetta usciva e mi dava celestiali lappatine da impazzire. La madre la guardava compiaciuta, quasi come me, vedeva la sua creatura che mi spompinava e, orgogliosa mi ava un'occhiata come per dire - è brava la mia piccolina vero porcello -
Erano momenti che se mi avesse chiesto tutto il mio avere, avrei ceduto, troppo bello era sentire la linguetta della bambina che a tratti dimostrando la sua inesperienza mi leccava ma che appunto il sapere che erano i suoi primi bocchini, faceva aumentare al massimo il mio piacere. Poco dopo.
- Eccoooo vengo....vengoooo.....sborro sborro....-
- Ginetta, amore bevilo...bevilo...bevi amore mio bevi...- La incitava la mamma e io ormai scevro da rimorsi, lasciai colare il mio piacere chiudendo gli occhi estasiato e rapito.
 Mario, non ti preoccupare, non voglio niente  - mi disse nell'accomiatarsi - Però la prossima volta devi venire il giorno che ti dirò io, intesi? -
  Lo capii dopo molto tempo  il motivo di tanta generosità...(to be continued??)
scritto il
2011-01-10
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