Dora l'esploratrice

di
genere
etero

Dora era stata un’esploratrice fin da bambina, fin da bambina era sempre stata affamata di scoprire e di trasmettere quello che sapeva.
Una piccola Indiana Jones ispanica, accompagnata da una scimmietta simpatica e carina.

Anche vent’anni dopo, Dora era rimasta un’esploratrice, non era più una bambina, ma una giovane donna latina, dai capelli scuri e la pelle bruna, gli occhi vivi, la schiena scolpita e un fisico mozzafiato. Crescendo aveva iniziato a preferire la compagnia degli uomini a quella delle scimmie; e per quella avventura aveva voluto che fosse Diego ad accompagnarla.
Dora tuttavia non era mai andata oltre il mero rapporto di lavoro con i suoi assistenti, Diego però era diverso…
Un metro e novanta di fascino messicano, di corporatura longilinea ma tonica, capelli di corvo e un paio di baffetti impertinenti.

I due esploratori si trovavano da qualche parte nei pressi di Atacama in Cile, avevano scalato: Ojos del Salado; il vulcano più grande al mondo, e nel paese dove avevano preso il loro alloggio, si erano liberamenti sentiti liberi di aggradare l’ambiente per renderlo simile a casa loro.
Dora viveva a Los Angeles, abituata alle comodità della città e ai suoi servizi, non che non fosse a suo agio in mezzo alla natura, dopotutto si era abituata a condizioni estreme, per via dei viaggi che faceva.
Qualche giorno prima di prendere l’areo per tornare in California, Diego pensò che era arrivato il momento dell’ultima esplorazione.
Lui sapeva che anche Dora voleva questo, certo lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, ma il suo comportamento, il suo continuo provocare e le sue frecciatine per stuzzicare, la tradivano.


Dora era appena uscita dalla doccia, solo un asciugamano addosso, quando Diego decise che era il momento: si avvicinò a lei e subito iniziarono a parlare della loro avventura sulla montagna.
“È stato un bel viaggio” asserì lui.
“sì lo è stato.” Confermò Dora, che aveva intuito la piega che avrebbe preso la situazione.
“Dove andremo la prossima volta?” Chiese Diego.
“Tu dove vorresti andare?” Dora in quel momento pareva l’incarnazione di una dea Azteca, e Diego si sentiva ardito come non mai.
“Io un’idea ce l’avrei…” Disse lui, con un rapido movimento strappò via l’asciugamano di Dora e la baciò con energia, lei si lasciò andare completamente.
Diego le baciò e leccò il collo, mentre le sue mani correvano: dai seni prosperosi, ai glutei sodi, dai fianchi alla vagina…
Dora si sentì avvampare, sotto il tocco latino dell’ardore di Diego, per una volta non era lei l’esploratrice…
Poco dopo si esplorarono a vicenda sulla cigolante branda dell’albergo, la grotta di Dora era stretta, impervia, in pochi erano riusciti ad esplorarla, anche lo speleologo più coraggioso avrebbe avuto le sue difficoltà.
Diego fu fiero di se stesso, era riuscito in un’impresa ardua.
Dora non voleva accontentarsi e decise che era tempo che tutti i suoi anfratti venissero esplorati, e così ogni scanalatura, ogni cunicolo, tutto… Diego passò attraverso tutto.
La montagna più impervia d’America era stata scalata.
E per l’esploratrice, sentirsi esplorata fu il piacere più grande, tanto che venne copiosamente, ben due volte…

Quella fu l’avventura più incredibile di Dora, ora so che è tornata a svolgere la sua attività consueta, non mi ha più parlato di Diego, chissà quali altri avventure vivrà.
scritto il
2022-02-17
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