Yara

di
genere
etero

Yara non era come le altre.
Me lo ripetevo spesso eppure non riuscivo ad argomentare questa mia convinzione, lo sapevo e basta.
Yara non era come le altre, era… diversa, non era una che parlava molto, ma a letto era un animale! Come gridava!
Nulla di lei poteva suggerire qualcosa di diverso, eppure io sapevo che era diversa, lo leggevo nei suoi occhi scuri, lo intuivo da come si muoveva, da come spostava di lato la testa quando le dicevi qualcosa che non capiva.
Yara si faceva scopare come nessun’altra, era sempre energica, gridava nei cuscini, mordeva le lenzuola, e all’occasione mordeva anche me, ma mi piaceva farmi mordere da lei, avevo sempre la sensazione che lo facesse con rabbia, come se mentre lo facesse pensasse a qualcosa o qualcuno che odiava.
Yara odiava, odiava molte persone, molte cose, non me lo disse mai ma io lo sapevo, lo sentivo, lo percepivo, potevo leggerle i pensieri…
Ogni volta che mi insultava se facevo troppo forte, ogni volta che gridava, che mordeva, che imprecava… io capivo che si sfogava… sfogava un dolore, un odio che covava dentro di essa da chissà quanto tempo…

Yara aveva la bocca vorace, e le tette piccole… non era la classica strafiga ma valeva dieci volte quelle perfette modelle da rivista, fredde come il ghiaccio.
Yara era calda come il suo paese, nera e misteriosa come la notte, feroce come una pantera, mi ripeteva sempre che come la scopavo io non l’aveva mai scopata nessuno.
Yara adorava mettersi a pecora, ricordo che quando lo faceva stringeva i pugni ed ululava, io intanto mi chiedevo se le stessi facendo troppo male, ma era in quei momenti che lei gridava: “più forte! Più forte!”

Yara bramava il dolore, voleva che la prendessi a schiaffi, alle volte mi diceva che voleva sanguinare, ma quando finivamo mi si stringeva sempre e voleva le coccole, mi baciava sul petto con la dolcezza di una madre e ripeteva: “questo lo faccio solo con te.”

Yara non aveva nessuno, sola come me, Yara soffocava il suo dolore nel fumo di troppe sigarette, non parlava mai del suo passato, ogni volta che le chiedevo qualcosa sull’argomento mi baciava o trovava il modo di farmi stare zitto.
“Non bacio mai nessuno.” Mi diceva, lo faceva solo con me.
Yara era una puttana, e me ne innamorai, e lei si innamorò di me.

Fu la stagione del mio amore, non dissi mai a nessuno che mi ero innamorato di una puttana straniera, non so nemmeno a quale dei due aggettivi i miei si sarebbero indignati di più, ma non dovetti preoccuparmene per molto.
Yara morì poco tempo dopo, aveva l’AIDS, da quel momento non andai più a puttane, non so nemmeno cosa né fecero del suo corpo, e non voglio pensarci.
Ancora oggi, che sono sposato con figli, non riesco a smettere di pensare a lei, il mio primo vero amore, una puttana. E non la conoscevo nemmeno bene, chissà cosa si celava nel suo passato, chissà cosa cercasse di dimenticare, alternando le botte alle coccole, chissà cosa l’aveva spinta ad aprire il suo cuore a me, ad innamorarsi.
Nessun’altro sa di questa storia, nemmeno mia moglie, non sa nemmeno come mai ho insistito tanto per chiamare la nostra primogenita: Yara.
scritto il
2022-02-13
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