La cugina in catene
di
Nick Carraway
genere
pulp
Quando D si svegliò sentì qualcosa di freddo a contatto con i suoi polsi, guardò meglio: erano ceppi, era incatenata alle sbarre della testiera del letto, la finestra era aperta ed entrava aria fredda, il cielo fuori era grigio e la nebbia densa.
D notò di essere completamente nuda, anche le sue caviglie erano incatenate, la ragazza si scosse nel tentativo di liberarsi ma fu tutto inutile, gridò ma a quanto pareva nessuno era a portata della sua voce, la stanza era spoglia, la torre doveva essere molto alta.
D interruppe le sue grida quando sentì dei passi sulle scale, si facevano sempre più vicini, qualcuno la stava per salvare?
Ma chi l’aveva incatenata lì? Ricordava solamente di essersi addormentata nelle sue stanze la notta prima, ricordava lo sguardo perverso del cugino quando lei lo aveva accusato di aver brutalmente assassinato il suo fidanzato spingendolo giù dalle scale, forse l’aveva rinchiusa lui?
I passi terminarono, quando la porta si aprì.
Apparve S ghignante come suo solito, i capelli castani erano schiacciati sulla fronte, e le braccia conserte mentre si godeva lo spettacolo.
“Figlio di puttana lo sapevo!” esclamò D ma S sembrava non accusare, anzi allargò ancora di più il sorriso.
***
S si gettò su D penetrandola con forza e gridando, D gridò a sua volta ma nessuno la poteva sentire, ed era solo l’inizio, S prese a violenti schiaffi il viso della cugina, non sarebbe stato soddisfatto finché non l’avrebbe visto rosso, e così la prese a schiaffi ridendo mentre continuava a penetrarla a secco.
Le catene tintinnavano, D gridava e grosse lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi, pregava, supplicava il cugino di smettere ma lui si stava godendo quel momento, i suoi occhi brillavano di una luce diabolica…
D conosceva le perversioni del cugino e sapeva che tra non molto sarebbe stata violata anche altrove, e così fu, S sprofondò il suo membro nella gola della cugina che quasi rimase soffocata, intanto pesanti schiaffi seguitavano a pioverle sul viso umido di lacrime.
S le tolse le catene alle caviglie così da poterla penetrare anche da dietro e a nulla valsero i tentativi di D di dimenarsi.
S rideva sadico, e più la cugina supplicava più lui ripeteva: “dillo ancora! Ancora!” Adorava quando le donne lo pregavano di smettere, sentirsi insultare, sentirsi supplicare, sentire grida e pianti lo rendevano solo più arrapato e feroce.
D però sapeva che il momento peggiore sarebbe arrivato quando il cugino avesse estratto il coltello.
S estrasse il coltello dal fodero che teneva dietro la schiena, e con il piatto di esso colpì forte i glutei della cugina, rise di nuovo, ma non era abbastanza…
Con un rapido movimento le fece due tagli, uno per guancia, poi prese a leccarli, il sapore ferreo del sangue unito a quello salato delle lacrime, lo fecero esplodere sul viso della cugina, e con un ultimo poderoso schiaffo la rovesciò sul letto.
S si rialzò i pantaloni e fece per andarsene ma prima inferse un ulteriore taglio sui glutei di D, e diede una rapida leccata anche ad esso, solo in quel momento uscì, sbattendo la porta e ridendo con fragore.
D notò di essere completamente nuda, anche le sue caviglie erano incatenate, la ragazza si scosse nel tentativo di liberarsi ma fu tutto inutile, gridò ma a quanto pareva nessuno era a portata della sua voce, la stanza era spoglia, la torre doveva essere molto alta.
D interruppe le sue grida quando sentì dei passi sulle scale, si facevano sempre più vicini, qualcuno la stava per salvare?
Ma chi l’aveva incatenata lì? Ricordava solamente di essersi addormentata nelle sue stanze la notta prima, ricordava lo sguardo perverso del cugino quando lei lo aveva accusato di aver brutalmente assassinato il suo fidanzato spingendolo giù dalle scale, forse l’aveva rinchiusa lui?
I passi terminarono, quando la porta si aprì.
Apparve S ghignante come suo solito, i capelli castani erano schiacciati sulla fronte, e le braccia conserte mentre si godeva lo spettacolo.
“Figlio di puttana lo sapevo!” esclamò D ma S sembrava non accusare, anzi allargò ancora di più il sorriso.
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S si gettò su D penetrandola con forza e gridando, D gridò a sua volta ma nessuno la poteva sentire, ed era solo l’inizio, S prese a violenti schiaffi il viso della cugina, non sarebbe stato soddisfatto finché non l’avrebbe visto rosso, e così la prese a schiaffi ridendo mentre continuava a penetrarla a secco.
Le catene tintinnavano, D gridava e grosse lacrime iniziarono a sgorgarle dagli occhi, pregava, supplicava il cugino di smettere ma lui si stava godendo quel momento, i suoi occhi brillavano di una luce diabolica…
D conosceva le perversioni del cugino e sapeva che tra non molto sarebbe stata violata anche altrove, e così fu, S sprofondò il suo membro nella gola della cugina che quasi rimase soffocata, intanto pesanti schiaffi seguitavano a pioverle sul viso umido di lacrime.
S le tolse le catene alle caviglie così da poterla penetrare anche da dietro e a nulla valsero i tentativi di D di dimenarsi.
S rideva sadico, e più la cugina supplicava più lui ripeteva: “dillo ancora! Ancora!” Adorava quando le donne lo pregavano di smettere, sentirsi insultare, sentirsi supplicare, sentire grida e pianti lo rendevano solo più arrapato e feroce.
D però sapeva che il momento peggiore sarebbe arrivato quando il cugino avesse estratto il coltello.
S estrasse il coltello dal fodero che teneva dietro la schiena, e con il piatto di esso colpì forte i glutei della cugina, rise di nuovo, ma non era abbastanza…
Con un rapido movimento le fece due tagli, uno per guancia, poi prese a leccarli, il sapore ferreo del sangue unito a quello salato delle lacrime, lo fecero esplodere sul viso della cugina, e con un ultimo poderoso schiaffo la rovesciò sul letto.
S si rialzò i pantaloni e fece per andarsene ma prima inferse un ulteriore taglio sui glutei di D, e diede una rapida leccata anche ad esso, solo in quel momento uscì, sbattendo la porta e ridendo con fragore.
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