La sveltina
di
pervert70
genere
incesti
Valentina era una 20enne mozzafiato: 175cm, gambe slanciate e affusolate, seno di media misura perfettamente a coppa con i capezzoli che puntavano impertinenti all’insù e un culetto alto, sporgente e a mandolino che catalizzava gli sguardi al suo passaggio. I lineamenti del viso erano graziosi, le labbra carnose e lo sguardo vivace e birichino. I capelli biondi e lunghi con i boccoli le conferivano un aspetto a metà tra l’angelico e il lussurioso. Tutta questa straripante avvenenza, non lasciava indifferente neanche Gino, il padre 48enne. Infatti era da diverso tempo che l’uomo guardava la figlia con occhi non proprio paterni, anche se si guardava bene dal mostrare o lasciar intendere i suoi insani pensieri. Ma Valentina era una ragazza sveglia e furbetta, e aveva percepito gli insistenti sguardi che Gino le lanciava di sottocchio. Un pomeriggio la ragazza si stava preparando per uscire, e si stava stirando la mini gonna che doveva indossare. Non aveva perso tempo nel mettere un altro indumento, e stava all’asse da stiro con la mogliettina e le mutandine. Gino non potè fare a meno di soffermarsi con lo sguardo sul quello stupendo culetto, e Valentina sbuffò con tono ironico e un tantino sfottente “papà! Ma la smetti di fissarmi il culo?!”. Il padre rispose anche lui ironico, cercando di mascherare le sue reali intenzioni “la colpa è tua che giri per casa mezza nuda. Con un culetto come il tuo, te lo devi aspettare che te lo guardano!”. I due andarono avanti con battutine sempre più piccanti, dove lei diceva al padre che era un porco e che non si guardava il culo alla figlia, e lui ribatteva che se la figlia si comportava da puttanella, il padre era autorizzato a guardarglielo. Sempre ironicamente la ragazza disse “sì, ma vedere e non toccare è cosa da crepare”. A quel punto Gino si fece più audace, e dandole ragione le palpeggiò il culetto. La figlia gli spostò la mano, ma non mostrò irritazione per quel gesto. Poi, finito di stirare, si infilò la mini gonna e andò via come se niente fosse. Il risultato di quel dialogo, fu che Gino, rimasto solo, si sparò una gran sega in onore di sua figlia. Ma quell’episodio lo aveva incoraggiato, e cominciò a scherzare sempre più spesso con la figlia ritornando su quegli argomenti. Valentina, almeno verbalmente sembrava stesse al gioco, ma appena il padre si spingeva oltre e cercava di allungare le mani, lei lo bloccava. Ma non lo bloccava mai bruscamente, sempre mantenendo il tono scherzoso e dandogli ironicamente e affettuosamente del porco. Ma Gino ormai non poteva più. Il desiderio sessuale nei confronti di sua figlia si faceva sempre più prepotente, al punto che ormai anche con la moglie in casa cercava di circuire Valentina. Lei dal canto suo, pur non concedendosi, continuava a stare al gioco visibilmente divertita. Un sabato pomeriggio che la moglie di Gino era dal parrucchiere e la figlia era al telefono con un’amica, lui le arrivò alle spalle e le palpeggiò il sederino. Velentina gli spostava la mano senza poter parlare per non far capire alla amica quel che stava succedendo, e il padre ne approfittò intensificando i palpeggiamenti: le toccava il culo e le accarezzava le cosce all’interno. La ragazza serrò le gambe per impedirgli di arrivare alla figa, ma lui non si diede per vinto e forzò fino ad arrivare con i polpastrelli a lambire il leggero tessuto che copriva il monte di venere, e non contento portò l’altra mano alle tette. Valentina cominciò ad avere il respiro pesante, allora liquidò l’amica, riabbassò la cornetta e disse al padre “papà, ma sei un vero porco! E poi a momenti arrivano i miei amici a prendermi per uscire, mica vuoi farti trovare a fare il maiale con tua figlia?”. Gino, ormai fuori di se dall’eccitazione, si slacciò i pantaloni e mostrando alla figlia l’arnese dritto e duro disse “allora non perdiamo tempo, fammi fare qualcosa perché non resisto più. Sto impazzendo dal desiderio”. La figlia gli sorrise e rispose “allora sbrigati”. Così dicendo si sfilò le mutandine, si alzò la mini gonna e si mise con il sedere sul tavolino aprendo le gambe e ribadendo “fai in fretta che stanno arrivando”. Il padre entusiasta, si posizionò tra le gambe aperte di sua figlia e senza preamboli le infilò tutto il cazzo nella fica. Cominciò a sbatterla con vigore chiedendo “ti piace? Ti piace il cazzo di papà? Ti piace come ti scopo?”. Lei rispondeva “si, mi piace ma fai in fretta, sbrigato a venire”. La ragazza accompagnava con i movimenti del bacino la scopata per far godere prima suo padre, e per aumentarne il piacere lo baciò infilandogli la lingua in bocca. Suonò il citofono che indicava l’arrivo degli amici di Valentie, e il padre accelerò il ritmo della scopata e finalmente sborrò nel ventre di sua figlia. La ragazza si ricompose e disse “vai ad aprire e di che arrivo subito. Devo darmi una lavata altrimenti andrò in giro con la tua sborra che gocciola. Mica posso dire che mio padre mi ha scopata!”
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