Puttanella lesbica per una notte sola
di
lucciolaluce
genere
dominazione
il contenuto potrebbe risultare forte.
La vidi non appena entrai nel bar. Capii subito che aveva appena fatto coming out dal modo in cui si guardava intorno e dal modo in cui guardava le altre lesbiche. Da una parte sembrava così timida…ma il suo abbigliamento diceva il contrario: indossava un vestito aderente con una cerniera che partiva dal petto e arrivava fino alla fine della gonna, sulle cosce. Autoreggenti nere, e tacco 12. Tutto ciò racchiudeva un corpo da favola.
Il desiderio di sentirla gemere mi fece rabbrividire, e mi colpì una fitta al ventre. Mi avvicinai al bancone dove lei era seduta, attaccai bottone e le pagai da bere per tutta la sera – ma non troppo. Avevo in mente qualcosa di speciale… e lei ci stava, eccome.
Mi disse di essere single da parecchio tempo – aveva lasciato il suo storico ragazzo non appena capito e accettato di essere gay. Era in vacanza dalla madre, ma quella sera lei era uscita, così lo aveva fatto anche Tessa (così si chiamava quell’angelo).
Le chiesi se volesse venire a casa mia, e lei accettò. La portai via da quel bar più in fretta che potevo.
Non appena entrammo in casa la spinsi contro il muro e la baciai. Salimmo a fatica in camera da letto, e quando mi richiusi la porta alle spalle, lei capì ciò che volevo farle. Mi guardò spaventata, e poi osservò tutti i giocattoli racchiusi in quella stanza – era finita nella stanza di una Dominatrice. Non fece in tempo a parlare, che io la spinsi di nuovo contro il muro, riprendendo a baciarla, mentre armeggiavo con la cerniera del vestito, fino ad aprirlo completamente. Feci un passo indietro, ammirando quel corpo spettacolare. Il seno straripava dal reggiseno di pizzo, e riuscivo a intravedere la sua figa attraverso le mutandine.
- Togliti tutto, da brava. – le dissi, accarezzandole dolcemente un fianco.
Lei scosse la testa – n-no, i-io…! – smise di parlare quando le arrivò un mio schiaffo sulla guancia.
- Non ti ho detto di parlare, puttanella. Ti ho detto di toglierti i vestiti. –
Molto più docilmente e con le lacrime agli occhi si tolse il vestito ormai aperto e il reggiseno, ma rimase con le mutandine, le calze e le scarpe. Decisi che per il momento mi bastava.
Mi avvicinai e la baciai ancora, per poi scendere e iniziare a giocare con il suo seno.
Le morsi un capezzolo mentre con le dita stringevo l’altro, e subito un lieve gemito mi arrivò alle orecchie, nonostante venne soffocato subito.
Mi rialzai, sogghignando – tutto questo ti piace, ti piace essere trattata da troia, non è vero? Vediamo se ho ragione.
Infilai una mano nelle sue mutandine, e le sfiorai la figa, vedendola sussultare. Stava già iniziando a bagnarsi…
Con l’altra mano le presi i capelli e li tirai con violenza, avvicinandomi al suo orecchio e sussurrando.
- Per stasera sarai la mia puttana. Lo voglio io e lo vuoi anche tu, lo sappiamo entrambe. Dimmi di sì. Dì che vuoi essere la mia puttana. – nel mentre, la sentivo ansimare ogni volta che le toccavo il clitoride.
Dopo poco annuì, ma io le strinsi il clitoride tra due dita, e lei gridò.
- Parla, troietta.
- I-io… ah… voglio… v-voglio essere la t-tua… ah! Voglio essere la tua puttana!
Risi, soddisfatta, e la lasciai andare, andando a sedermi su una poltrona e incrociando le gambe – indossavo un corsetto di pizzo rosso, con una minigonna nera e degli stivali di pelle nera alti fino alla coscia, chiusi da laccetti incrociati.
- Ora vieni qui a quattro zampe e strofina la figa sul mio stivale, come fanno le cagnette in calore come te.
Lei esitò, ma dopo qualche attimo si mise a quattro zampe e si avvicinò, sistemandosi un po’ a fatica sulla mia gamba incrociata. Aggrappandosi ai braccioli della poltrona iniziò lentamente a sfregare la sua figa bagnata contro i laccetti di cuoio dello stivale, gemendo ogni volta, e andando sempre più veloce. L’espressione sul suo viso era paradisiaca – la sua mente ed il suo corpo avevano già accettato quella sottomissione al piacere.
La fermai prima che potesse venire, e la portai sul letto al centro della stanza. Prima le legai le braccia, verso l’alto, esponendo così i capezzoli duri come marmo.
Poi le tolsi le mutandine fradicie, ammirando il suo corpo quasi completamente libero, e le legai le caviglie. Non poteva più muoversi. Mi guardava ansimando, come aspettando di vedere cosa sarebbe successo dopo.
Le sorrisi, e presi una gag ball che prima le infilai nella figa, e poi gliela feci indossare.
- Senti il tuo sapore, troia. Senti quanto sei già bagnata. Poi assaggerai anche il mio, di sapore.
Con un frustino a più code iniziai ad accarezzarle le tette, il ventre, la figa. Sicura che non se lo aspettasse, la frustai su un capezzolo, e lei gridò. Un’altra frustata, sull’altro capezzolo. Un’altra ancora, stavolta sul clitoride.
Si agitava, ma mugolava per il dolore e il piacere insieme.
- Questo è quello che si meritano le cagnette cattive come te.
Abbassai il frustino e provai ad infilarle dentro due dita – ci passavano eccome. Aveva la figa sfondata, la troietta… poco a poco, in mezzo ai suoi mugolii, arrivai ad infilarle con piacere tutta la mano, muovendola senza riguardo. Con l’altra mano le tolsi la gag ball, per sentirla urlare, e così fu.
- T-ti prego, m-mi fai… AH! M-mi fai male! AH, sì! O-oddio…!
Era bello, vederla tentare di resistere. Sempre con scarsi risultati.
- Il tuo ragazzo ti ha scopata per bene, eh? Mi fa eccitare sentirti così slabbrata…
Tirai fuori la mano ormai fradicia dei suoi umori, e gliela feci leccare tutta. Poi mi tolsi il perizoma e mi sistemai sopra di lei, sopra la sua faccia, aggrappandomi alla testiera del letto per non cadere.
- Leccami la figa fino a farmi venire. Vediamo se puoi essere una brava cagnetta.
Non se lo fece ripetere due volte, e iniziò a leccarmi le piccole labbra, penetrandomi con la punta della lingua e succhiandomi il clitoride. Ben presto chiusi gli occhi, prendendo a muovermi sopra di lei e gemendo.
- Oh sì, cazzo… sì, cazzo se sei brava… penetrami, AH! Succhiamela puttana, SUCCHIAMELA!
Venni, lasciando che i miei umori scivolassero sul suo viso; quando mi tolsi, era tutta sporca, e questo mi faceva eccitare ancora di più.
- Sei stata brava, è l’ora della tua ricompensa.
Le dissi, e andai a prendere un doppio strap-on, e mi infilai nella figa uno dei due cazzi. Le avvicinai l’altro, strofinandolo contro quel lago che erano le sue parti intime. Subito lei si spinse contro di esso, lamentandosi – mettimelo dentro, lo voglio tutto!
La guardai piacevolmente sorpresa; avevo scelto proprio una gran bella zoccola.
Lentamente le infilai il grosso cazzo di gomma tra le piccole labbra, ed entrò tutto senza problemi.
Iniziai a scoparla selvaggiamente, volendo sfondarla più di quanto già non fosse, mentre con il frustino di nuovo in mano le colpivo il seno turgido.
- Godi, puttana! Fammi vedere quanto sai essere troia!
- SCOPAMI, SONO UNA PUTTANA! SONO LA TUA PUTTANA, AH!
Si agitava e mi veniva incontro con i fianchi, facendo muovere anche il cazzo che era dentro di me, così che mi eccitassi anche io.
La scopai con ancora più forza, fino a quando non si irrigidì, urlando dal piacere mentre veniva. Venni anche io, di nuovo. E mi accasciai contro di lei, prendendole il viso tra le mani e soffocando le sue urla con la mia bocca; sulla sua, sentii il mio e il suo sapore.
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