E poi, ancora lui

di
genere
prime esperienze

Vi direte. Va bene Sanna, avrai cambiato parrocchia dopo aver provato un signor cazzo.
È no!
La figa continuava a piacermi!
E la situazione tra me e lui erano rimaste pressoché simili, lui continuava ad essere il responsabile del locale ed io una cameriera.
Passavano così i mesi, dove io continuavo a ricercarmi l'avventura, finché non ho conosciuto lei.
Bella, due occhi azzurri da perdersi, un seno generoso, labbra sottili, capelli castani, per me una dea, magari lei non l'ha mai creduto e mai accettato ma i suoi chili io li adoravo, dal primo all'ultimo.
Era scontrosa, antipatica, stronza. Ma non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso.
Ci ho messo un po', mi sono fatta aiutare dal web, e da alcuni conoscenti in comune, sono riuscita a starle simpatica, prima di affondare il colpo.
Riuscivo a parlarle solo la mattina, tramite i social, la vedevo poche volte a locale, ma quelle volte cercavo di servirla al meglio. Me ne ero innamorata? Non lo so, ma di sicuro mi piaceva da matti.
- Beh, sei riuscita a fartela?
La confidenza, ovviamente, era normale dopo quella prima volta. Avevo persino dormito a casa sua, lui sul divano io nel suo letto. Quello che voleva l'aveva ottenuto, quindi non vedo perché infierire sul cadavere, così aveva concluso riaccompagnandomi a casa.
- Non ancora, ci sto lavorando.
Li feci un occhiolino e Lui mi rispose con un sorrisetto.
La cosa andò avanti per parecchio, mesi, poi arrivò il fatidico sì.
- Domani sera hai la giornata libera, ti va di uscire?
- Certo, ti passo a prendere?
- Ok, a domani!
Ho passato la sera in perenne estasi, lavoravo come se fossi drogata, non mi stancava niente, neanche una tavolata di 50 persone del tutto senza controllo.
- Da quel che vedo ci sei riuscita!
- Perché dubitavi?
- Assolutamente no!
Diremmo come due scemi, poi d'un tratto si fece serio.
- Poi mi racconti?
Ricomincia a ridere più forte.
- Perché non sai cosa succede tra due donne?
- Si, lo immagino, ma sapendo che hai provato altro, mi chiedo ancora come riesci ad accontentarti.
- Accontentarmi? Non mi accontento, mi prendo ciò che voglio e voglio una figa bagnata, da succhiare e leccare, un seno florido da mordere, un culo… non mi guardare così!
- Come ti guardo?
- Come se mi volessi scopare. Non eri tu quello che “ho avuto ciò che voglio, non voglio infierire sul cadavere”?
Lo sguardo cambiò, da voglioso ad incazzato.
Mi prese per un braccio strascinandomi nel magazzino, una volta lanciata dentro si è voltato chiudendo la porta.
- Ma ti sei ammattito! Che cazzo ho detto?
- Ripetilo!
- Cosa!
- Cosa avrei detto?
- Che non volevi infierire sul cadavere! E quindi? Non ti ho mai rinfacciato niente, non mi sono mai lamentata, non ti ho mai cercato. Ma che cazzo vuoi?
Non mi rispose, mi costrinse contro il muro schiacciandomi contro la parete.
- Forse avrei voluto che mi cercassi, come una cazzo di donna qualunque, invece no! Mi hai lasciato in pace, mi hai sbattuto il culo in faccia, senza ritegno, facendomelo desiderare, si questo culo!
Mi voltò contro la parete abbassandomi i pantaloni quasi strappandomeli.
- Oh! Fermati! Non vorrai incularmi adesso?
- Si!
- Ascoltami, te lo do, promesso, non adesso, non qui. Finiamo la serata, e te lo do!
Pregai con tutto il cuore che ragionasse, che si rendesse conto che non era il momento, per non parlare del dolore immane che mi avrebbe procurato.
- Ok, dopo.
Mi lasciò, il tempo di voltarmi ed era sparito dal magazzino.
Dio ti ringrazio.
La serata continuò con un altro spirito. Ero terrorizzata, sempre il sorriso sulle labbra per carità ma sapevo cosa mi aspettava dopo.
Quando cominciammo a sbarazzare e i camerieri ad andarsene io rimasi, contro ogni logica rimasi, speravo che gli fosse passata, non volevo continuare questa farsa, volevo che finisse li e subito, non credevo di provocare questo astio.
- Allora? Ti sei calmato?
- Un po'.
- Possiamo parlare?
- Di cosa?
- Del perché?
- È cosa vorresti sapere? Che ricordo ogni dettaglio maledetto di quel pomeriggio? Eh! Che averti tolto la verginità è stato appagante? Che ogni volta che ci ripenso mi sego come un adolescente?
- Ma, tu sapevi che è stato un momento?
- Ok, ora però voglio il resto.
- Con calma?
- Con calma.
Fortunatamente si era calmato, si avvicinò cauto e leggero, anche se i suoi baci erano rudi ed esigenti, mi sollevò da terra appoggiandomi sul bancone facendomi sentire quanto l'aveva duro contro la figa, e mentre mi baciava si strofinava sempre più forte, fino a farmi scappare un lungo gemito.
- Lo vuoi?
- Si!
- È io voglio la tua bocca.
Si allontanò abbassandosi pantaloni e slip in un unico movimento.
- Dai, succhiamelo.
La stessa sensazione che provai la prima volta si ripresentò, quella salivazione a sentirne l'odore. Stavolta però sapevo cosa fare, lo presi alla base con una mano e le palle con l'altra e cominciai a scappellarlo, ci sputai sopra per bagnarmi la mano e cominciai a pomparlo, scendeva sulla lingua liscio e caldo, mi riempiva le guance e poi la gola.
- O dio continua…così.. .
La sensazione di potere, avevo il suo cazzo che mi scivolava tra le mani e nella bocca, le sue palle strette a pugno e mi sentivo potente, la salivazione incontrollata come il lago che si stava espandendo tra le mie pieghe. Lo sentivo, il clitoride che pulsava a ritmo della mia lingua intorno al suo cazzo.
Mi prese la testa e mi fece alzare ricominciando a baciarmi e a spogliarmi, mi tolse la camicia con calma, lasciandomela aperta abbassandomi le coppe del seno per poterle prendere in bocca una ad una. Mentre lui tirava il capezzolo non riuscivo a controllare la figa, pulsava e reclamare ciò che aveva assaporato solo una volta.
Sbottonò i pantaloni facendoli scendere con le mutande, quando li tolse mi girò facendomi appoggiare al bancone.
- Solleva la gamba, fammela assaggiare.
Non ero mai stata leccata a pecora, la sensazione era fantastica, il suo naso tra le chiappe e la lingua che entrava e raccoglieva ciò che trovava, mentre lo faceva il pensiero non so perché volò a lei. Devo provare anche questa posizione. Poi mi prese a leccare il buco del culo. Allargando le chiappe ci spuntava sopra per poi raccogliere e ricominciare.
Il terrore si impossessò di me, contrassi muscoli e, ovviamente, culo.
- Rilassati!
- Ho paura…
- Fidati, rilassati…
Continuò a leccare entrando con la lingua, intanto con le mani si dedicava alla figa, al clitoride massaggiandolo e schiacciandolo. Quando si sollevò ero convinta che sarebbe affondato nel culo a tradimento.
- Te lo voglio far ricordare prima.
Lentamente, dopo esserselo bagnato, entrò in me, piano piano, fino alla fine. Ho trattenuto il fiato, la sensazione di pienezza mi fece raggiungere un orgasmo inaspettato, venni urlando.
- Alla fine ti piace il cazzo, ammettilo!
- Si! Mi piace!
Lo tirò e lo rimise lentamente. Era un supplizio, un piacevole supplizio, lento, inesorabile e per dio bellissimo.
Solo che volevo di più, lo volevo più forte più a fondo. Così mi mossi.
- Cosa c'è?
- Dai!
- Cosa?
- Più veloce!
- No, mia cara piano piano.
Continuò con la tortura, lentamente, con un controllo impressionante, nel frattempo che andava e veniva lentamente le sue dita continuavano a frugare il mio ano, ma la percezione del suo cazzo era più importante delle dita.
- Ce ne sono tre lo sai?
- Cosa?
- Le senti? Come te l'ho allargato?
Solo allora mi resi conto del fastidio, perché non era dolore era fastidio, pizzicare, ma il suo cazzo era molto più di tre dita.
Lo tolse lentamente e lentamente cominciò a spingere, sovrastandomi con il corpo.
- Queste te le ho messe nel culo, succhia.
Mi avvicino le dita alla bocca e l' altra mano andò dritta sulla mia figa, cominciò a torturati in clitoride mentre lentamente spingeva. Quando la cappella superò l'entrata tirai un urlo.
- Piano, ora esco.
Si sollevò e tenendomi le chiappe allargate uscì, ci sputò sopra e rientrò. Fu un andirivieni lento, come lento mi possedeva, quando entrò finalmente tutto si fermò.
- Ti piacerà, promesso.
Mi abbraccio, stringendomi un seno e con l'altra mano cominciò a massaggiarmi velocemente il clitoride, in quella posizione mi sembrava di sentirlo anche in figa, lento inesorabile, colpiva un punto che mi stava mandando lentamente in estasi. Faceva male, si, ma era il punto giusto, nella posizione giusta e cazzo mi stava piacendo.
- Dai, più veloce.
- Oh si!
Sembrava che lo aspettasse, con le spinte andò la mano e di nuovo senza alcun controllo mi scappò la pipì e con lei anche un urlo liberatorio.
- Dai ancora!
Rallentò appena per farmi riprendere poi mi fece appoggiare sul bancone e cominciò a darmi colpi forti e decisi, io incontrollata mi cominciai a masturbare, e il secondo orgasmo arrivò più violento del primo, seguito dal suo. Si riversò in me senza ritegno alcuno, per poi collassare.
- Mio dio… mio dio…
- Ti ho fatto male?
- Abbastanza…
- Non ti è piaciuto?
- Si, da morire.
- E allora?
- Mi sei venuto nel culo, stronzo.
Cominciò a ridere, una risata incontrollata che gli fece scivolare il cazzo fuori.
- Dai, sistemiamoci, ti riporto a casa.
di
scritto il
2017-08-26
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