E poi, lei

di
genere
saffico

Non stavo un fiore il giorno dopo.
E no, cazzo!
Mi sentivo le viscere sconquassate, continuavo ad avere lo stimolo di andare in bagno, ma delle 5 volte al massimo una è uscito qualcosa realmente.
Una cosa incredibile. Mi chiedo se ci si abitua a prenderlo dopo un po' di rodaggio. Ora capisco perché gli uomini hanno la fissa del culo, dopo averlo dato una volta passa un mese finché si convincono a darlo le donne. Hanno ragione e che diamine!
Per non parlare degli uomini, vabbè forse loro hanno solo quello da dare, alla fine diventa peggio di una figa immagino. Boh, sta di fatto che non ho intenzione di farmelo mettere di nuovo. Per carità non lo posso giurare ma che ne so come va a finire qua.
Vabbè ma a parte ciò io avevo un diavolo di appuntamento.
Quindi mi armai di pazienza, presi una bustina per contrastare i dolori e i fastidi e contattai occhioni azzurri.
- Finalmente, pensavo te ne fossi scordata!
- Scordata? Di te? E chi ti scorda a te!
- Non mi hai mandato la buona notte ieri sera, ero convinta che ti fossi scordata.
Ah, ecco cosa intendeva ieri mister. Aveva ragione, ci attacchiamo come le cozze.
- Ma no, e che il telefono si era spento, l'ho messo sotto carica e non ho retto alla stanchezza, mi sono addormentata.
Si, diciamo che almeno non l'ho toccato proprio, figurati se controllava gli ingressi, la balla non se la sarebbe bevuta.
Uomini, comincio a comprendervi!
- Ah, ok.
- Ci vediamo stasera?
- Certo, per le 8?
- Ok, alle 8 sono da te.
Chiusi la comunicazione e andai a farmi un luuuungo bagno. Forse mi addormentai o forse no, ma almeno non avevo più dolori.
Quando arrivò la sera mi preparai a dovere, depilata e profumata.
Quando la vidi scendere già cominciavo a immaginarmela in tutte le posizioni. Le avrei lasciato i tacchi, ma che bei piedini.
- Buona sera…
La vocina timida e la faccetta da cerbiatta, una favola.
- Buona sera!
Passammo la serata a passeggiare e chiacchierare, era vegetariana, che per certi versi è uguale al vegano, me l'ha spiegato lo giuro, ma non ricordo la differenza.
Andammo a mangiare una pizza in una di quelle pizzerie d'asporto, quindi sedute sullo sgabello, io portavo i pantaloni e non c'era problema ma lei aveva una gonna che le si sollevò fino a metà coscia, allungare la mano fu inevitabile.
- Ma che fai?
- Ti accarezzo, posso?
- Mh, si…
Perfetto, almeno aveva capito le mie intenzioni, non dico che sarebbe caduta tra le mie braccia immediatamente, ma con un po' di spinta.
Dopo mangiato si cominciò a fare tardi e la riaccompagnai a casa, ovviamente speravo che la serata non fosse finita li.
- Ci vediamo domani?
- Mh…
- Non ti va?
- Mh.. .
- Posso baciarti?
Sembrava restia, ma non mi rispose, sollevò il mento e mi guardò negli occhi. Mi avvicinai prima cauta, le sfiorati le labbra lentamente, poi le presi i capelli e me la divorai, aveva un sapore buonissimo.
Il portone era aperto la spinsi dentro e continuai a baciarla, labbra, guance, collo. Le mani volarono sotto la gonna mentre lei si aggrappò al mio collo, aveva un perizoma sottilissimo, le grandi labbra non le conteneva neanche, spostarlo ed introdurre prima un dito poi due fu naturale.
- Dove possiamo andare?
- Sopra.
Nell’ascensore mi abbassai e tirandole su la gonna le tolsi quello straccetto, era rasata solo sulle grandi labbra, sul monte aveva un cespuglietto folto e biondo, le sollevati una gamba portandomela sulla spalla e cominciai ad assaporare quel ben di dio, grande e succosa, mio dio com'era bagnata, ci avrebbe dissetato il terzo mondo.
Con le dita giocavo sul clitoride mentre con la bocca mi dissetavo.
Quando arrivammo al piano, lei aveva l’affanno e io avevo persino il collo umido.
- Ma, non ci sono porte.
- Si è il terrazzo, a casa mia ci sono i miei.
- Ah, ok.
Il cancelletto di ferro che aprì rivelò un lastrico solare circondato da un muretto di poco più di un metro, a terra c'erano delle coperte con dei cuscini.
- Aspettavi ospiti?
- Si, te!
Non avevamo più nient'altro da dirci le tolsi di getto la maglia, e con essa volò in fretta il reggiseno, aveva dei capezzoli grandi e scuri, con una mammella che sembrava un ciuccio, succhiare era un piacere e morderlo ancor di più, la lingua che ci girava intorno si divertiva con qualcosa di consistente.
Un flash mi riporto alla sera prima, quando la mia lingua girava sulla cappella di un cazzo, subito mi ripresi ritornando al presente.
La gonna gliela lasciai, così come i tacchi.
- Mettiti sui cuscini, a pecora.
Non se lo fece ripetere, le sollevai la gonna e cominciai a leccare ogni parte, persino il culo, le dita le rivoltato e allargato in quella carne umida per poi prenderle il clitoride e succhiarlo forte, il suo urlo lo fece morire sui cuscini.
Mi sollevai e in fretta mi tolsi i vestiti per poi ritornare da lei e sedermi davanti alla sua faccia con le gambe aperte.
- Te la senti?
Non mi rispose, appoggiò lentamente la bocca, poi diede un colpetto con la lingua.
- Buona?
Con le mani aprì le labbra e con la lingua cominciò a leccare, dal basso verso l'alto, era una bella sensazione ma niente di paragonabile ad una lingua esperta.
- Vienimi sopra
Capì subito come e mentre io mi dedicavo a lei, lei si dedicò a me. Con le dita arrivai dove potevo mentre continuavo a penetrarla con la lingua, cominciai anche ad accarezzarle l’ano, prima intorno poi spinsi delicatamente un dito dentro, la sentii trattenere il fiato ma non lamentarsi, così continuai, succhiavo e leccavo e con le dita penetravo, prima piano, poi a fondo, una, due, tre dita. Cominciai a scoparle il culo mentre con l'altra mano le scopavo la figa e con la bocca le torturavo il clitoride, ad un certo punto cominciò a tremare come una foglia. Le cominciai a muovere velocemente la mano sul clitoride mentre con le dita continuavo a scopare il culo, e venne. Mi inondò la faccia e il collo poi cadde su di me a peso morto.
- Vorrei poterti dire che con te non ho finito, ma non mi va di infierire.
Risi da sola della frase che ho usato, e di chi l'aveva pronunciata prima di me. Quella sera nude ci coccolammo sulla terrazza sotto le stelle.

di
scritto il
2017-08-28
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