The world of women

di
genere
incesti

Il mondo delle donne è meraviglioso.
Lo scoprii in età molto giovane, quando frequentavo ancora la terza elementare, imparando a conoscerlo da chi per me è donna su tutte le altre: mia madre.
La sua bellezza, che solo la divina Natura poteva eguagliare e il suo spirito, forte e indipendente la condannarono a far si che per me fosse la figura più straordinaria e importante della mia vita; almeno per tutto il tempo che una persona possa apprezzare un genitore.
Fin dalla mia nascita, come più di una volta mi disse, il suo obiettivo era quello di stimolarmi ad essere curioso e spingere la mia mente nei luoghi più oscuri della conoscenza. Leggendomi libri, portandomi a fare passeggiate nei boschi e attività culturali di vario genere alla portata della mia età fece di me un bambino appasionato alla vita.
Era così determinata che non si sottraeva mai a nessuna domanda che le ponevo che non mi sorprese mai  il suo modo di affrontare un argomento delicato quando un giorno gli feci una domanda a riguardo.
“Come sono nato?”
Quando gli posi questa domanda mi stava facendo il bagnetto strofinandomi i capelli con lo shampo.
Avevo gli occhi chiusi per non farmici entrare la schiuma, una volta pronuncia la mia domanda sentii che me la tolse passandoci delicatamente i pollici. Li riaprii e la vidi intimorita.
“Come mai questa domanda?”
“Così”
Continuava a strofinarmi la testa con veemenza. Quando faceva in quel modo la detestavo e mi veniva d'istinto di chiudere gli occhi ma continuai a fissarla in attesa di risposta. Ci mise un po'.
Solo crescendo potei capire quanto l'avessi messa in crisi con quella domanda.
Mi guardò, concentrandosi nel cercare le parole più appropriate.
“I maschietti. Con i loro pisellini – mise le mani in acqua afferò e scosse il mio piccolo membro con  fare giocoso facendomi scappare un sorrisino- Mettono il semino nella buchino delle femminuccie. Nelle loro pancie il bambino cresce e poi dopo nove mesi nasce”
Rimasi in silenzio, mentre lei incominciava a mandarmi via il sapone con l'erogatore della doccia.
Era complicato da capire.
“Ma come fanno i maschietti a mettere il semino nelle femmine?”
Si era alzata a prendere degli asciugamani lasciando scorrere via l'acqua dalla vasca. Ero rimasto li seduto fissandola.
“Non saprei spiegarti bene come. Il pisellino diventa più grande, si indurisce, lo mettono un po' di volte nel buchino ed esce il semino”
“S'indurisce?” pensai guardandomelo cercando di capire come poteva essere possibile.
Mi alzi e sforzandomi cercai di indurirlo; facendo dei versi strani nel farlo. Mia madre si voltò e rise.
“Ma che fai? ancora sei troppo piccolo.” mi fece cenno di uscire.
“E quanto ci vorrà ancora?”
“Aspetta qualche anno e qualche pelino in più è vedrai che arriverà”
Ero in piedi sul tappetino, completamente nudo, con lei davanti a me in ginocchio che mi asciugava i capelli.
“Ma come si fa?”
“Eh! Non lo so, non sono un uomo. So che succede quando si eccitano vedendo una bella ragazza.”
Rimasi un'altra volta in silenzio.
Lei intanto finì di asciugarmi e prese il tagliaunghie e iniziò a tagliarmele.
Aveva finito con la mano sinistra e ancora non avevo riaperto bocca.
“Hai perso la parola?”
“No è che stavo pensando ma le femmine, invece... Come sono fatte?”
Ripensare a quella discussione mi viene da paragonarla a una melodia che parte piano, leggera continuando in un crescendo continuo che raggiune il culmine in un boato di trombe, tromboni e tamburi. Quella domanda aveva dato il via a quella caciara.
Mi madre stava per fare qualcosa che andava contro ogni buon senso.
Lei mi fissò. La vidi imbarazzata, ma determinata nello sguardo.
Posò il taglia unghie sul lavandino alla nostra destra e mi fece: “Vuoi sapere come sono fatte le femmine” annui.
“Vedi tu”
“Cosa?”
Era inginocchiata davanti a me e mi guardava.
“Esplorami”
“Non capisco?”
“Sono una femmina?”
“Si”
“Vuoi sapere come sono fatte le femmine?”
“Si”
“Allora procedi”
Capì. Però prima dovetti superare l'ostacolo molto alto dell'imbarazzo.
La squadrai dall'altro ai piedi. Passai in rassegna i suoi capelli dorati legati con un bell'elastico rosa, più in giu il suo ancora giovane viso e continuando sulla stessa strada arrivai alla sua maglietta che metteva in risalto il suo petto non troppo prorompente ma deciso e sostenuto concludendo in vita fissando i suoi jeans chiari che facevano delle sue forme una linea precisa.
Iniziai ad avvicinarmi a lei, intimorito ma deciso ad avventurarmi nel suo mondo.
Lei si sistemò sedendosi a gambe large per far si che potessi avvicinarmi meglio.
Da seduta era alta quanto me e mi ci ritrovai a faccia a faccia. Continuava a sorridermi.
Con entrami le manine accarezzai la pelle liscia del suo volto.
Un istante mi toccò anche lei più in basso.
Mi fermai e le guardai in giu la maglietta. Seguì il mio sguardo per capire cosa cercavo, capì e si tirò indietro appoggiandosi con le mani  per terra facendo si che il suo seno venisse in avanti con più vigore.
Io ne strinsi uno con rapidità ma afferrai solo un pezzo di reggiseno sotto il sottile tessuto della maglia. Mi venne in soccorso. Se la tolse velocemente e poi si slaccio il reggiseno. Le spalline gli cadderò sulle spalle non le raccolse e ne finì di toglierselo lasciando a me quel compito.
Il seno venne fuori come se tutto quel tempo fosse stato soffocato dalla biancheria.
Con delicatezza ne strinsi uno, assaporando la morbidezza e  la delicatezza della pelle. Li presi tutti e due e feci la stessa con entrambi.
Stuzzicai un po' i capezzoli. Ne presi in bocca uno. Tirai tre poppate; mi inginocchiai e mi appoggiai come su un cuscino. Ci rimassi un po. Con un sorriso beato tagliato sulla faccia.
Mi madre intanto mi guardava con dolcezza.
In quella posizione stavo strusciando il mio pene contro il tessuto dei suoi jeans. Quando me ne resi conto   guardai in giu.
“Aspetta” fece.
Si alzò e iniziò a slacciarseli. Fece tutto con molta calma a partire dalla cintura.
I pantaloni erano andati. Rimanevano i suoi slip bianchi bordati di pizzo, si tolse anche quelli.
In piedi le arrivavo poco sotto l'ombelico, una posizione che ogni uomo adulto sognerebbe: faccia a faccia con il paradiso.
Non rimase in piedi a lungo tornò a sederesi davanti a me con la stessa posizione delle gambe che come un sipario si erano aperte mostrandomi la sua vagina.
“Ecco vedi questo è il buchino dove entra il pisellino dei maschietti ed escono i bambini”
“Dove sono uscito anch'io?”
“Si esatto” e mi diede un arruffatina ai capelli.
Per vederla meglio mi sdraiai in terra a pancia in giu e la fissai.
Guardai mia madre che mi fissava dall'alto ed esclamai. “Io il buchino non lo vedo?”
Senza aprire bocca mi prese una mano, e mi chiuse tre dita lasciando aperte solo indice e medio e  poi iniziò a passarle sulle labbra.
Cercando di farmele entrare un poco andò a stuzzicare il clitoride che gli fece fare un piccolo sussulto che trattenne con difficoltà.
“Ecco quello è un punto delle femminuccie che se sai prendere per il verso giusto le rende veramente felici”
Per mostrarmi allargò leggermente le labbra, continuò e spinse di poco le dita dentro la sua vagina.
Mi alzai di scatto sorprendenola e provai a strusciarci il mio piccolo pene.
Lei mi lasciò fare. Sorrideva vedendo che lo strusciavo così a vuoto con una comica ingenuità, cercando di farglielo entrare; senza nascondere qualche gridolino quando andavo a stuzicargli il suo punto sensibile.
Di colpo mi prese, incrociò le ginocchia e mi fece sedere sopra.
“Credo che possa bastare. Allora come sono le femmine”
“Si. Sembrate interessanti”
Sorrise “Tra un po' forse le troverai più che interessanti. Le donne sono un mondo da esplorare. Solo che per capirle veramente non basta esplorarne solo il corpo ma anche l'anima perchè e li che risiede la loro magia”
“Quale magia?”
Lei rispose con un bel bacio sulla guancia, il messaggio era chiaro e da quel giorno compresi che si le femmine sono magiche.
scritto il
2011-01-30
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