Il diario di Luca
di
Domenico l'Empio
genere
incesti
Cosa fareste se scopriste che vostra madre va a letto con vostro figlio?
Lo so: non ci avete mai pensato. Non sapreste rispondere. E’ una cosa talmente fuori da ogni regola, da ogni convenzione. State pensando che io sia matta.
Ma a volte anche le cose più folli possono capitare. E allora, come reagire? anche se non avresti mai pensato di trovarti in una simile situazione.
Vi racconterò cosa è successo a me, Greta, una donna sposata, abituata (forse rassegnata?) a quella che credevo una fin troppo quieta esistenza borghese, senza slanci e senza sorprese……
Ma prima, devo spiegare come è cominciato tutto.
Ero entrata nella camera di mio figlio Luca per rassettarla. Luca ha quasi 17 anni e come tutti gli adolescenti suoi coetanei è allergico a tutto quel che è ordine. La sua stanza era un casino mai visto, tra vestiti, tute, scarpe, giornali, tutto buttato alla rinfusa un po’ qua e un po’ là. Mi ero arrabbiata di brutto mentre cercavo di far spazio e mettere a posto, e mentre la pazienza se ne andava e mi ripromettevo di sgridarlo non appena fosse tornato da scuola, inciampai in un groviglio di fili e quasi caddi per terra. Questo mi fece vedere rosso. La trappola era rappresentata dall’angolo musicale di mio figlio: due chitarre, un paio di scatole elettroniche dall’utilità a me sconosciuta, una pila di cd e cassette il tutto circondato da matasse arruffate di fili elettrici. Ora ti aggiusto io! pensai. Luca era gelosissimo di quelle cose e non tollerava che qualcuno le toccasse. Ciò nonostante presi a spostarle pretendendo di dare un ordine anche a quella massa. Così facendo, sollevai da terra una delle chitarre per appoggiarla in piedi contro il muro. Quando la misi in verticale, un rumore sordo, però, che veniva da dentro attirò la mia attenzione. Scossi la chitarra e sentii distintamente che dentro c’era qualcosa che si muoveva liberamente. Guardai meglio e scorsi così un quadernetto. Che ci faceva lì dentro? L’idea che fosse nascosto mi passò subito per il cervello e la curiosità mista all’apprensione di mamma mi imposero di tirarlo fuori per capire cos’era. Non fu facile far passare il quaderno attraverso lo stretto foro della chitarra ma ho le mani sottili, le dita lunghe e alla fine riuscì.
Era un normale quaderno scolastico. Sfogliatolo mi resi conto che era un diario. Il diario di Luca. Tutto sommato la mia curiosità era soddisfatta e mi dissi che non era giusto leggerlo e che ero stata già abbastanza impicciona. Stavo per rimetterlo al suo posto, quando lo sguardo mi cadde su una frase al centro di una delle ultime pagine alle quali il quaderno si era aperto. La frase diceva: “ho accarezzato la coscia di nonna. Alla sua età non si direbbe che le ha così sode.”
Ammetterete che parole del genere avrebbero fato sobbalzare chiunque. Cominciai così a leggere. Vi confesserò che all’inizio, man mano che si svelava il contenuto del diario, ho pensato che si trattasse di una fantasia del ragazzo. Poi, via via che i particolari sempre più vividi allontanavano questa possibilità, ho cominciato ad andare indietro, sempre più inorridita, fino all’inizio della storia.
Ecco quel che lessi.
«Venerdi 14.
A scuola, giornata così così. Nonna Enrica a pranzo da noi. Solita, insopportabile menata su di me, che studio poco, che non ordino, che me ne frego, ecc ecc. Solo nonna mi difende. Lasciatelo stare, è un ragazzo, ha diritto di fare come gli pare. Più o meno ha detto questo. Non è che convinca i miei ma fa piacere sapere che c’hai qualcuno dalla tua parte.
Sabato 15
Interrogato a scuola, ho rimediato 4 in filosofia. Di filosofia non capisco un’acca. La prof è una stronza. Non necessario dirlo ai miei. Poi vediamo che viene fuori a fine trimestre.
Pomeriggio al cine con la comitiva. Mi seggo vicino a Giulia. Tento il colpo del braccio sullo schienale per poi sfiorale le tette ma rimedio un pizzicotto sulla gamba che ce l’ho ancora nero. Maledizione. Fa la santerellina con me ma con Adolfo non ha fatto tanto la difficile sabato scorso. Sempre che Adolfo la conti giusta.
Domenica 16
Noia mortale. A un certo punto – pomeriggio – squilla il telefono: è nonna. Rispondo io: che ci fai a casa la domenica pomeriggio? mi fa. Perché non esci, vai a spasso con le ragazze? E’ quello che dico anch’io, vorrei rispondere. Comunque una come nonna sarebbe meglio averla come madre.
Lunedi 17
Che sballo! La prof di fisica in malattia e quello di lingue in assemblea sindacale. Risultato: a casa alle 12 e senza esercitazione in classe di inglese. Mentre torno a casa incontro nonna. Veramente è lei che mi vede, si sbraccia dall’altro marciapiede per chiamarmi. Dice che è in giro per compere. In effetti è carica di buste di negozi. Tutti abbigliamento. Che ci fa con tutti ‘sti vestiti alla sua età? Comunque lei è sempre così gentile con me che offro di aiutarla. Lei non se lo fa dire due volte e mi dice: anzi, ti invito a mangiare una cosa. Entriamo in un locale, uno di questi affollati di impiegati e ci mettiamo in un tavolino minuscolo all’angolo. Devo dire che adesso che la guardo meglio, fuori dal solito ambiente di famiglia, nonna non è male per la sua età. Oddio vista da vicino in viso i suoi 60 ce li ha (o 59, 58, non mi ricordo mai, ma siamo lì). C’ha i capelli una specie di biondo cenere (saranno tinti) raccolti in una crocchia e si lascia una specie di frangetta sugli occhi. C’ha anche gli occhi azzurri, belli, sono gli stessi di mamma, peccato che non li ho presi io. Però si vede che la pelle è un po’ cascante, nelle guance, sotto il collo, poi c’ha anche un po’ di rughe. Nel corpo però se la batte. Non avevo mai notato un petto così grosso. E molto sporgente. Poi porta i tacchi alti, le calze nere e una gonna di quelle che arrivano al ginocchio e che quando ti siedi si tirano su e si vedono un po’ le cosce, come la prof di astronomia che secondo me lo fa apposta quando ci interroga. E poi quando viene a casa nostra non è così truccata e profumata come adesso. Insomma mi è proprio sembrata un’altra persona.
Mercoledi 19.
Oggi la lezione di storia era talmente noiosa che siamo usciti alla spicciolata e poi ci siamo trovati in bagno a chiacchierare, io, Ciccio, Adolfo, Sergio. Si parlava di fighe. A un certo punto non so come mi è venuto di chiedere secondo loro fino a che età una donna è scopabile. Sono saltate fuori cifre a casaccio, Ciccio ha detto 30, Sergio 40, sembravamo tutti d’accordo alla fine a dire 50, poi è saltato su Adolfo a dire che uno di diciottanni che sta nel suo palazzo gli ha detto che si scopa un’amica di famiglia di 55 anni. Non so: Adolfo è uno che racconta un sacco di palle.
Giovedi 20.
Nonna mi ha fatto una sorpresa: mi è venuta a prendermi a scuola. All’uscita me la sono trovata davanti l’ingresso. Aveva la macchina in seconda fila (la nonna s’è comprata un paio di mesi fa una Mercedes Classe A: mia madre ha rotto fino alla nausea, dicendo che non era macchina per la sua età, che cosa ne faceva lei, costava troppo, ecc. Ma dico io, sono soldi suoi, se se la vuole comprare perché darle il tormento, no?). Comunque stava con questa macchina in mezzo al casino che c’è sempre all’uscita da scuola e appena mi ha visto ha cominciato a sbracciarsi finché non l’ho vista anch’io. Vieni con me, salta su, svelto, mi ha detto. Io mi sono girato a salutare i miei amici e sono salito con lei. A dire il vero mi sentivo un po’ figo a essere accompagnato da nonna con la classe A. Per un attimo ho anche pensato di far credere a quei pirla che quella non era nonna ma una tipa da cui mi ero fatto venire a prendere.
Nonna in effetti non sembrava una nonna. Era truccatissima e aveva un maglioncino molto stretto che le faceva notare le tette. Mi ha spiegato che passava di lì e aveva deciso di aspettarmi per darmi un passaggio. L’ho ringraziata e lei mi ha chiesto come andava a scuola. Quando siamo arrivati le ho detto: grazie nonna mi hai fatto fare un figurone. Perché, ha chiesto lei. Perché non è da tutti avere una nonna così in gamba, che gira in Classe A, ho risposto. Lei si è messa a ridere e mi ha dato un bacio sulla guancia. Poi mentre scendevo mi ha avvertito di pulirmi perché mi aveva sporcato di rossetto. E io chissà perché ho sentito che arrossivo.
Sabato 22.
Ieri successa una cosa che mi ha stranito, tanto che non sono nemmeno riuscito a scriverla e ci sono stato a pensare su tutta la notte. Con mia nonna ho detto una cosa che non so da dove mi è venuta in mente ma la sua reazione è stata stupefacente.
Le cose sono andate così. All’uscita da scuola, mi squilla il telefonino, è mia madre che non ho nemmeno capito cosa aveva da fare. Mio padre è fuori città e siccome a 16 anni sono l’unico che ancora non ha le chiavi di casa, porca vacca, non posso ritirarmi e devo andare a pranzo da mia nonna se no resto chiuso fuori. Quando arrivo a casa sua, lei sa già tutto e mi aspetta. Capisce che sono incazzato e mi dice di non prendermela e se sono così dispiaciuto di passare qualche ora con lei. Io dico no di certo.
Nonna si mette a preparare il pranzo. Io sto in cucina con lei a chiacchierare e mentre va su e giù non riesco a fare a meno di osservarla. Ha una maglietta scollata e una gonna con uno spacco sulla gamba. Mi dico che nonna è sempre molto curata e che è proprio un piacere stare in sua compagnia: è sempre allegra, comprensiva, non te la fa pesare. Lì per lì mi sono chiesto anche come mai non si è più risposata dopo che è morto nonno due anni fa. Secondo me se volesse non ci metterebbe molto. Sarà che mi sentivo rilassato con lei o mi ha fatto uno scherzo il vino che lei mi ha offerto come aperitivo, a un certo punto lei mi chiede una cosa tipo: allora i tuoi compagni si sono complimentati con te per ieri? Si riferisce a quello che le avevo detto io. In realtà quasi nessuno mi ha visto salire in macchina con lei. A me però viene in testa di buttarle lì un complimento, facendo finta che glielo ha fatto qualcun altro, così per vedere che reazione c’ha, magari avere un complimento le fa piacere. Insomma l’intenzione era buona. Ma mi viene fuori una cosa pesante. Infatti le dico: Accidenti nonna, hai avuto un grande successo, i miei compagni mi hanno detto: chi era quella gran figa?
Io non so davvero cosa mi sia venuto in mento di usare una parola così. E’ che tra noi tutte le ragazze sono fighe, per cui lì per lì non ci ho pensato su tanto. Appena m’è uscita di bocca però mi sono sentito morire e mi sono detto: qui parte uno schiaffo. Invece nonna non ha fatto una piega. Anzi se ne esce dicendo, più o meno, ah sì? Me lo devi presentare questo tuo amico che pensa queste cose di me!
Per fortuna il pranzo è pronto e ci mettiamo a mangiare, così cambiamo discorso. Vedo che lei non ci torna su e mi dico che l’ho scampata bella. Dopo pranzo nonna mi dice che si stende in salotto. Così fa: si siede in poltrona e prende il giornale per leggerlo. A un certo punto mi dice: Luca, mi faresti un massaggio ai piedi? mi fanno male.
Lì per lì non so cosa fare, ma siccome voglio essere gentile a tutti i costi con lei mi accuccio ai suoi piedi. Lei si toglie prima una scarpa poi facendo leva con il piede si sfila l’altra. Ci credo che le fanno male i piedi con i tacchi alti che porta. D’altra parte sono molto eleganti.
Io i piedi di una donna non li ho mai toccati. Quelli di nonna sono belli. Ha le unghie laccate di rosso. Le dita diritte e affusolate. Anche la caviglia è sottile. Comincio a massaggiarglieli attraverso le calze molto fini che porta, di un bel colore scuro. Le mie dita scivolano facilmente sulle calze. devo dire che la cosa mi piace anche se il cuore ha preso a battere forte. Nonna legge il giornale e non mi degna di uno sguardo. Il problema è che dalla mia posizione se alzo lo sguardo finisce che guardo sotto la sua gonna. La prima volta distolgo gli occhi. Poi però guardo di nuovo. La tentazione di vedere meglio è forte. Lei ha il giornale spalancato e non mi può vedere. Guardo ancora meglio e lei muove la gamba cosicché che lo spacco si apre un po’ di più. Insomma si vede la gamba di nonna con la calza nera, che a un certo punto diventa più scura e poi si vede una striscia chiara. O sono allucinazioni o vuol dire che nonna porta le autoreggenti o addirittura il reggicalze. Io il reggicalze l’ho visto solo in fotografia. A questo punto nonna lascia cadere il giornale e resta a guardarmi. Per fortuna ho già riportato gli occhi sui piedi e così lei non ha visto dove stavo guardando. Lei però si mette a parlare. Che meraviglia, dice, sei bravo. Poi di colpo mi fa: e tu? cosa pensi? cosa penso di che? Sei d’accordo con il tuo amichetto? sul fatto che sono una gran figa?
Cazzo, mi dico, lo sapevo che non la scampavo. Per giunta se lei mi parla a me viene di guardarla, ma se alzo gli occhi so che mi vanno a finire sulle sue gambe e stavolta se ne accorge.
Nonna, cosa dici, era un modo di dire, fra noi si dice così, ecc, ecc. Cerco di svicciare l’argomento ma intanto comincio a sudare. Non è che questo tuo amico non esiste e sei tu che pensi queste cose da maleducato su tua nonna? mi fa. Io mi sento morire, questa mica può leggere nel pensiero. Grazieaddio in quel momento suona il telefonino, è mia madre che si è liberata e mi sta venendo a prendere. Nonna non dice più niente.
Così è finito il pomeriggio. Ma i discorsi di nonna, il massaggio dei piedi e la vista delle sue gambe con il reggicalze mi hanno messo dentro una certa agitazione.
Domenica 23
Mi sono fatto una sega stamattina. C’avevo una rivista mezza porno e a un certo punto c’era una fica con il reggicalze. E’finita che ho cominciato a pensare a nonna e quando sono venuto pensavo alla scena di ieri nel suo salotto. Non va bene.
Domenica 23 – notte
Mi è successo di nuovo. Mi menavo e ho cominciato a pensare alle gambe di nonna con il reggicalze. Sono anche venuto tanto e senza rivista. La devo smettere.
Giovedi 27
Evitata nonna da alcuni giorni. Mi sento in imbarazzo. Se ci ragiono non ce n’è motivo: sarò io che mi faccio film ma la sensazione di disagio mi resta.
Sabato 29
Stasera non posso farne a meno. Cena di famiglia da zio Gianni. Una barba micidiale anche senza il problema-nonna, ma non posso farci niente. E’ una settimana che non la vedo e spero che lei non pensi più a quel che è successo. Io invece è tutta la settimana che non me lo levo dalla mente. Il mio problema è che ancora non sono stato a letto con una ragazza. Devo farmene assolutamente una per togliermi dalla testa il pensiero continuo di scopare. Se Giulia accettasse i miei inviti, ma niente mi ignora, la stronza.
Sabato 29 – notte
Peggio di prima. Tornato dalla cena con un coso duro dentro i pantaloni che sono dovuto correre in bagno a liberarmi appena rincasati. E’ anche colpa di mia nonna che non si rende conto che con certi suoi atteggiamenti mi mette in imbarazzo.
Prima fregatura: da zio Gianni è venuta con noi. In macchina eravamo già in quattro quando s’è saputo che dovevamo passare a prenderla.
Seconda fregatura: non è pronta e siccome mio padre ha sempre fretta hanno la bella idea di mandarmi sopra a dirle di sbrigarsi. Lei poi come tutte le donne ha un senso del tempo tutto suo. Quando mi apre la porta è ancora in vestaglia. Non sono pronta, faccio subito, Luca. E’ papà che ha fretta, nonna – le faccio io – per me puoi metterci tutto il tempo che vuoi. Faccio per andare verso il salotto per aspettarla, ma lei mi chiama: vieni, vieni qui, ci metto veramente un minuto, sono già truccata, devo solo vestirmi, anzi vieni che mi aiuti.
Sento queste parole quando già sono sulla soglia e lei è seduta sul letto, la vestaglia mezza aperta, sotto le si vede una specie di sottoveste e le gambe scoperte su cui pendono due specie di bretelle sottili di pizzo. A me il cuore salta subito in gola.
Come se fossi fatto di ghiaccio mi fa: mi passi le calze, quelle sulla sedia, che le devo mettere. Io prendo in mano queste calze nere, morbidissime, senza peso e gliele porgo, lei le prende e poi, siccome sono lì fermo come uno scemo, mi dice: voltati, non starai mica a guardare mentre mi vesto!
Meno male, invece penso io che già mi sto sentendo agitare tutto. Solo che darle le spalle mentre sto nella stessa stanza con lei che si veste, io che sento i fruscii dei vestiti, lei che a un certo punto borbotta: questo reggicalze che non si vuole allacciare (ecco cosa erano quei ganci), è quasi peggio perché la mia immaginazione sta andando per conto suo. Finalmente la sento dire: ecco fatto! ma quando mi giro lei mi da le spalle e mi chiede di tirarle la zip del vestito. Io eseguo ma questa zip parte dalla chiappe così per fare presa sono costretto a metterle le mani sul culo. Grosso, ma duro.
A questo punto le dico che papà sarà incazzato come una bestia ad aspettare, ma anch’io voglio uscire da lì perché sento il cazzo che mi ha cominciato a tirare e ci manca solo che lei se ne accorga. Si profuma alla grande e finalmente scendiamo. In ascensore continua ad aggiustarsi davanti lo specchio e io posso guardarla: c’ha un vestito blu scuro aderente e scollato e i tacchi alti. In macchina poi la sofferenza continua perché ci dobbiamo stringere dietro in tre, così io e nonna siamo seduti stretti vicino, fianco contro fianco, il vestito di nonna sedendosi si è tirato su, lei non lo ha rimesso a posto e io posso guardarle le ginocchia ricoperte dalle calze che pochi minuti prima avevo in mano io.
Anche il resto della serata è stato un incubo per me perché non riuscivo a non pensare che sotto il vestito nonna aveva il reggicalze, e tutte le volte che ho potuto ho cercato di sbirciarle sotto la gonna. Non solo, siccome anche mia mamma e mia zia erano in tiro ho cominciato a pensare se anche loro portavano le calze come nonna, e a un certo punto non ce l’ho fatta più e son dovuto correre in bagno a farmi un bidè con l’acqua fredda.
La tregua dura poco. Quel pirla di mio zio mette su la musica e qualcuno si mette a ballare. Mia nonna mi invita: mi fai ballare che se no non mi invita nessuno? Che potevo risponderle? Il problema è che appena le metto le mani intorno alla vita lei si avvicina a me. Sento le sue tette contro il mio petto. Sono proprio dure. Il mio pisello preme sul suo fianco e lei se ne accorge. Mi guarda negli occhi. Io devo essere diventato rosso come un peperone e le ho chiesto subito scusa scostandomi da lei. E lei invece non solo mi ha stretto di nuovo, intrecciandomi le braccia dietro le spalle ma mi ha anche detto all’orecchio: non ti preoccupare, non se ne accorge nessuno, sono lusingata che alla mia età sono capace ancora di farti questo effetto!
Quando siamo tornati a casa siamo capitati di nuovo seduti vicino in macchina e le gambe di nonna erano ancora più scoperte. Ho avuto davvero l’impressione che lei avesse fatto apposta perché si era accorta che io guardavo.
Fatto sta che mi sono comportato da stronzo e meno male che mia nonna è un tipo spiritoso e non mi ha sputtanato davanti a tutti. Ma io devo trovare uno sfogo con una fica se no prima o poi combino qualche cazzata.
Giovedi 3.
Oggi stavo per confidarmi con Ciccio. Poi ho rinunciato. Ho paura di essere preso per pazzo. Nonna è bona ma non posso eccitarmi pensando a una donna di sessant’anni che è la madre di mia madre. Epperò ogni vota che mi meno l’uccello finisce che la testa mi va a lei, a come si veste e a come si muove. E anche quello che mi ha detto mentre ballavamo, non riesco a farmelo uscire dal cervello.
Sabato 4.
Rivista nonna per la prima volta dalla festa. Venuta da noi a pranzo. Comportamento normale. Da parte sua, perché da parte mia mi veniva difficile anche guardarla negli occhi. Comunque è andato tutto bene almeno finché il discorso non è andato a finire sui film che danno al cinema. E’ venuto fuori che nonna voleva vedere un polpettone storico-sentimentale e che cercava compagnia. Si è girata verso di me e mi ha chiesto se ero disposto ad accompagnarla. Ho detto che film del genere mi stomacavano e allora mia madre, che non è mai capace di farsi i fatti suoi, è saltata su a dire che era una risposta maleducata e che invece nonna mi chiedeva un favore e non potevo dirle no. Anche nonna allora mi ha pregato e ha insistito. Alla fine ho acconsentito e siamo rimasti d’accordo per domani alle cinque. Restare solo con lei mi fa piacere. Però ho anche un po’ paura.
Domenica 5.
Mi sto preparando per andare a prendere nonna per andare al cinema. Mi sono fatto lo shampoo e riempito di profumo. Mi sento un po’ nervoso. Mi continuo a dire che devo smettere di pensare a com’è fatta e concentrarmi sul fatto che è MIA NONNA!
Domenica 5 - notte.
Se non scrivo tutto impazzisco e penserò che è tutto un sogno. Invece è successo veramente: non sono più vergine e la donna con cui ho fatto per la prima volta l’amore è proprio mia nonna Enrica!
E’ la più bella donna che abbia mai visto. Ho fatto l’amore con lei ed è stato bellissimo. Al diavolo che è mia nonna, al diavolo che ha 60 anni. E’ una gran femmina, sexy ed eccitante. Mi viene di nuovo duro solo a pensarci. Devo scrivere tutto perché quello che è successo oggi non lo devo dimenticare finché campo.
Erano le quattro e mezza quando ho citofonato a casa sua. Lei mi ha detto di salire. Stavolta era già vestita, con un tailleur verde scuro, con una giacca abbottonata che le lasciava davanti una profonda scollatura aperta a V. La gonna corta , non una minigonna, ma comunque abbastanza sopra le ginocchia. Poi delle calze nere, velatissime e con la riga dietro e una paio di scarpe con i tacchi alti e piatti che si usano adesso. Sono rimasta a osservarla ipnotizzato mentre si pettinava. Lei parlava e io nemmeno la ascoltavo, ma a un certo punto ha cambiato tono di voce e mi ha fatto: hai gli occhi fissi sulle mie gambe. Cosa c’è? La riga delle calze è storta per caso?
A me rispondere di sì mi è sembrata una buona scusa, ma a questo punto lei mi ha detto: Allora per favore raddrizzamela. Se no sembra che ho le gambe storte. E io: scusa, nonna, cos’è che devo fare? Aggiustami le calze in modo che la riga sia diritta. Su, spicciati, sennò non arriviamo in tempo per il film.
Stava ancora davanti lo specchio. A me non è rimasto che inginocchiarmi dietro di lei e mi tremavano davvero le mani a passargliele sulle gambe in modo da raddrizzare ‘sta benedetta riga. E lei: controlla anche sopra, eh?, non raddrizzarla solo sul polpaccio.
Le mie mani sono scivolate appena sopra il ginocchio e ho ripetuto l’operazione anche all’altezza della coscia. Devo dire che sentire il nylon della calze e il calore della sua pelle sotto le dita lì per lì mi è sembrata la cosa più emozionante che mi potesse capitare.
Siamo andati al cinema. Lei si è seduta alla mia destra. Nonostante il buio, appena si è seduta ho visto che la scollatura si allargava. Tra il bianco della carne e il verde del vestito si vedeva benissimo un reggiseno nero di pizzo che le reggeva le tette belle grosse. E non solo. La gonna è volata letteralmente su e mia nonna è rimasta con le cosce scoperte almeno fino a metà. Io del film mi sono proprio disinteressato. I miei occhi andavano dalle tette alle gambe e nel frattempo pensavo cosa dovevo fare. Se vicino a me ci fosse stata una ragazza mi sarei lanciato su quel bendidio anche a costo di rimediare uno schiaffo. Ma con nonna? Potevo rischiare?
A un certo punto lei però ha fatto un’altra mossa a sorpresa. Ha accavallato le gambe, lentamente. Io ho seguito la manovra, ho visto la gonna salire ancora e rivelare l’inizio del bordo più scuro delle calze. Ma mi si è letteralmente ghiacciato il sangue nelle vene quando ho sentito il contatto tra la mia mano, appoggiata sul bracciolo, e il suo ginocchio che lei aveva portato alla stessa altezza.
Il mio cuore ha cominciato a battere all’impazzata e non avevo nemmeno il coraggio di guardare nonna accanto a me. Cosa aveva in mente? Mentre ero ancora paralizzato, ho sentito il ginocchio cominciare a muoversi, un po’ su e un po’ giu. Nonna si stava strusciando il ginocchio contro il dorso della mia mano, sentivo il nylon delle calze che mi faceva rizzare i peli. Il movimento aveva poi fatto risalire ancora un po’ l’orlo della gonna e adesso, se abbassavo gli occhi, le vedevo il bordo della calza e perfino il gancetto del reggicalze. Per fortuna i posti accanto a noi sulla fila erano vuoti. A me il cazzo è diventato durissimo e a questo punto ero intenzionato a metterle la mano sulla coscia. Quando l’ho mossa però l’orologio (che porto al polso destro) ha strusciato contro la gamba. Mia nonna di colpo ha esclamato: Accidenti, ma sta’ attento! Così mi rompi le calze!, e ha allontanato di scatto la gamba chinandosi per controllare cosa fosse successo. Io le ho chiesto scusa a bassa voce, ma lei, tutta seccata, mi ha risposto, bisbigliando anche lei per non disturbare gli altri spettatori: Che scuse e scuse! Mi hai rovinato un paio di calze nuove. Quando finisce il film ne andremo a comprare un altro paio. Chi rompe paga, mio caro!
Il resto del film io l’ho passato immobile, senza osare guardarla e ripensando al significato di queste ultime parole. Infatti, appena finito, lei mi ha preso sottobraccio e mi ha portato di corsa alla ricerca di un negozio ancora aperto. Erano quasi le otto e aperto c’era ancora un grande magazzino. Mi ha trascinato al reparto della biancheria femminile dove si è messa a parlare con una commessa. Io nel frattempo guardavo ma non riuscivo a vedere il danno che era stato fatto. Mi sono guardato bene però dall’aprire bocca. Quando mia nonna ha trovato finalmente quel che le serviva si è voltata verso di me e ha ripetuto: chi rompe paga… tuo il danno tua la riparazione. Per i cocci, se ti comporti bene.
Io in tasca avevo una cinquantamila intera, mezza paghetta mensile. Di resto ho avuto 5mila lire e mi sono detto: ma quanto cazzo costano un paio di calze da donna?. Nonna ha chiesto alla commessa se poteva indossarle subito visto che le altre erano smagliate. La commessa ci ha indicato un camerino dove nonna si è diretta sempre con me dietro. Pensavo di restare fuori mentre lei si cambiava e invece lei ha detto: non entri? Io a questo punto obbedivo senza fiatare.
Dentro nonna si è seduta su uno sgabello. si è tirata su la gonna mostrandomi il reggicalze e perfino un po’ le mutandine e ha cominciato a sganciare le calze. Su Luca che aspetti? qui fra un po’ chiudono, Aiutami a cambiare le calze. Ma nonna – ho detto io – non so cosa fare. Comincia con l’inginocchiarti, è stata la risposta.
Così mi sono trovato in ginocchio davanti nonna, con la gonna sollevata, le gambe aperte, le mutande bene in vista. Da impazzire: ero eccitatissimo e non mi preoccupavo nemmeno di nasconderlo. Nonna mi ha guidato le mani sulle sue cosce per sfilarle le calze. L’ho fatto tirandogliele giù fino al piede. Poi mi ha detto di prendere quelle nuove e di infilargliele. Mi ha spiegato che dovevo arrotolarle e poi srotolarle a partire dal piede. Io ho fatto così, facendo aderire centimetro dopo centimetro il nylon delle calze alla sua pelle nuda. Quando sono arrivato alla coscia mi sono dovuto chinare, il mio viso a pochi centimetri dalle sue mutandine, e per non far fare grinze alla calza ho accarezzato la coscia di nonna. Alla sua età non si direbbe che le ha così sode. Lei nel frattempo non diceva nulla ma sentivo che mi guardava. Ho fatto la stessa cosa con l’altra gamba. Poi lei mi ha allontanato e ha detto: al reggicalze le aggancio io se no facciamo notte, qui dentro. Si è alzata, si è sistemata il vestito e quando ha visto che avevo un bozzo sul davanti dei pantaloni si è messa a ridere.
La mia confusione a questo punto era totale. In macchina nonna mi ha detto di chiamare con il cellulare casa per dire che mi sarei fermato a cena da lei e poi mi avrebbe riaccompagnato a casa. Io ho fatto così, balbettando praticamente, meno male che ha risposto mio padre che ascolta sempre da un orecchio solo e che non ci ha fatto caso.
Arrivati a casa, mia nonna mi ha chiesto se avevo fame. Ho risposto di no. Lei ha detto qualcosa tipo: bene, non perdiamo tempo e mi ha detto di aspettarla sul divano del salone mentre si cambiava.
Quando è tornata aveva una vestaglia nera. Si è seduta accanto a me e ha lasciato aprire la vestaglia sopra e sotto. Era mezza nuda: le si vedeva il seno e aveva tutte le gambe di fuori ancora con le calze che l’avevo aiutata a mettere nel camerino.
Mi ha guardato e mi ha detto: Ti piaccio vero? Si vede da come ti brillano gli occhi e da quel bozzo sui pantaloni. Ha preso ad accarezzarmi il viso ed ha continuato: Allora perché ti sei inventato la storia del tuo compagno, l’altra volta? Non avevi il coraggio, tu, di dire che mi trovi una bella figa? Ti vergognavi a pensare queste cose di tua nonna o il motivo è che ti sembro troppo vecchia?
Io non sapevo casa rispondere e stavo zitto. Sei troppo timido – ha ripreso lei – anche adesso hai voglia di toccarmi ma te ne resti fermo come un baccalà! Mi son dovuta inventare la storia delle calze rotte … Sai che mi sono eccitata anch’io quando ho sentito le tue mani sulle mie cosce?
Mi si è avvicinata ancora e la vestaglia si aperta ancora di più. Vuoi accarezzarmi il seno? mi ha sussurrato all’orecchio. Ha preso lei stessa la mia mano e se l’è appoggiata su una tetta nuda. Ho cominciato ad accarezzarla, sentendo la carne un po’ molle e la punta del capezzolo invece durissima. E’ la prima volta che tocco una tetta, ho detto io. Lei mi ha passato la mano sui capelli e ha risposto che le mie amiche non capiscono niente. Un ragazzo carino come te: ha usato proprio queste parole.
Poi mi ha preso la mano e me l’ha poggiata sulla coscia e io ho cominciato ad accarezzargliela su e giù, e poi di nuovo su, fin dove finiva la calza e sentivo sotto le dita la pelle nuda.
A quel punto lei mi ha preso il viso fra le mani e mi ha baciato. Io qualche bacio sulla bocca, e anche con la lingua, l’avevo dato, ma una cosa così non l’avevo mai provata: nonna mi ha frugato con la lingua tutta la bocca, schiacciandomi forte le labbra e mordicchiandomele. Mentre la baciavo ho sentito la sua mano afferrarmi l’uccello attraverso i pantaloni e cominciare a massaggiarlo forte. Non sono riuscito a trattenermi e me ne sono venuto dentro le mutande.
Lei allora ha smesso di baciarmi e si è messa a ridere: Che foga! e poi: Vatti a pulire in bagno, su! Quando hai finito raggiungimi.
Sono uscito dal bagno lei mi ha chiamato dalla camera da letto. Appena mi ha visto. si è messa di nuovo a ridere: Ti sei rimesso i pantaloni? Allora mi è venuta incontro, guardandomi fisso. Si era tolta la vestaglia. Era rimasta con una specie di body nero, tutto di pizzo che le lasciava nude le tette, sostenendogliele però dal basso, e da cui partivano dei laccetti che tenevano su le calze. Ma soprattutto si era tolta le mutandine e mentre avanzava verso di me vedevo distintamente un folto ciuffo di peli neri e grigi tra le gambe.
Ti faccio paura? mi ha detto quando è arrivata vicino. Pensi che ti mangi? e ha cominciato a sbottonarmi la camicia. A vederla così figa il mio arnese si era rimesso sull’attenti. Ma in quel momento ho anche pensato che fare l’amore con la propria nonna è incesto! Allora le ho detto debolmente: Nonna, forse fare queste cose tu e io non è bello. Lei non mi ha lasciato finire e mentre mi toglieva la camicia ha detto sorridendo: Perché? quali cose credi che ti voglia fare?
E lì a me non è venuto più niente da dire perché lei si è inginocchiata davanti a me e in un baleno mi ha tolto la cintura, abbassato i pantaloni e ha cominciato a leccarmi e baciarmi il pisello.
Me lo ha scappellato tutto, poi l’ha solleticato con la punta della lingua, me l’ha accarezzato con le labbra, me l’ha succhiato. Un trattamento completo che mi è tornato duro come il ferro solo a descriverlo!
All’improvviso ha smesso. Si è rialzata, mi ha dato le spalle e si è avviata verso il letto. Io le vedevo il grosso culo bianco e nudo che tremolava un po’ mentre lei camminava. Si è sdraiata sul letto e ha allargato le cosce, continuando a guardarmi ma senza dire una parola.
Non ho capito più niente e mi ci sono buttato addosso. Lei mi ha aiutato a entrare e ho cominciato a darci dentro finché non sono venuto un’altra volta. Accidenti com’era calda e bagnata! Abbiamo fatto l’amore altre due volte. Lei mi ha fatto riposare un po’ tra una e l’altra, baciandomi, accarezzandomi e facendosi toccare dappertutto. A un certo punto le ho detto che era un gran figone e una gran porca e lei scherzando ha fatto finta di offendersi.
Alla fine ci siamo rivestiti perché lei mi doveva ancora accompagnare a casa. In macchina io mi sentivo in paradiso. Lei mi guardava e sorrideva. Sotto casa, ha aperto la borsetta e ha tirato fuori un paio di calze. Queste sono quelle che mi hai tolto nel camerino, te l’ho detto che chi rompe paga e i cocci son suoi - mi ha detto - Usale per masturbartici pensando a me, se ti fa piacere. Ma non farti troppe seghe. lascia qualcosa a tua nonna, e così dicendo mi ha strizzato le palle piano e mi ha dato un bacio sulla bocca. Le ho chiesto quando potrò rivederla e lei ha risposto che, se bigio scuola e vado a trovarla, può pensarci lei a darmi lezioni di un altro tipo.
Così è finita la più straordinaria giornata della mia vita!
Lunedi 6
Falsificando il libretto dei permessi sono uscito prima da scuola e sono corso da nonna. Mi sentivo il pisello in tiro e non avevo fatto altro che pensare a quando l’avrei rivista. Mi ha fatto trovare la porta aperta e mi ha chiamato dalla camera da letto.
L’ho trovata sul letto, nuda ma con le calze nere e il reggicalze, con le cosce aperte mentre si frugava la figa con le dita. Le sue parole sono state: Sbrigati, non vedi che la mia fica ti sta aspettando?
Mi sono spogliato in un lampo e sono saltato sul lettone con lei. Mi ha messo di schiena e mi si è impalata sul cazzo. Abbiamo goduto insieme e mentre la guardavo pensavo a che viso da puttana le viene mentre fa l’amore con me.
Poi mi ha detto di metterle il viso fra le gambe e di leccarle la figa All’inizio mi ha fatto un po’ senso, anche perché sentivo un fortissimo odore come di muschio. Ma poi ha cominciato a venir fuori un liquido e ci ho preso gusto.
Sarà da maiali avere una relazione incestuosa con la propria nonna ma io non ho mai goduto tanto in vita mia!
Giovedi 20
Da due settimane sono l’amante di nonna. Mi ha insegnato cose del sesso che nemmeno pensavo esistessero. Lei è sempre sexy e mi attizza un casino. Non conta né la sua età né il fatto che siamo legati da un rapporto incestuoso. Io penso a lei in continuazione e non vedo l’ora di raggiungerla per fare l’amore.
Anche lei è insaziabile. Se ritardo un poco mi chiama al telefono, quando entro in casa sua mi lascia andare solo quando si convince che non ne ho più da dargliene.
Ieri sera siamo andati tutti a cena a casa di parenti di mio padre. Nonna era venuta da sola e alla fine della serata ha fatto in modo che io tornassi in macchina con lei. Quando ci vediamo in compagnia d’altri nonna non si veste da troia come fa quando siamo soli. Stasera aveva una gonna lunga di pelle, ma con una zip che ha prontamente tirato quando è entrata in macchina in modo da scoprire le sue belle gambe. Mi ha preso la mano e se l’è messa in mezzo alle cosce. Quando cambiava marcia la sua mano mi veniva a stuzzicare la patta dei pantaloni. Quando ha visto che ero bello in tiro, ha messo la freccia e ha accostato sulla corsia d’emergenza. Ho capito cosa le passava in mente e le ho detto: Nonna, non possiamo farlo qui sulla strada.
Non mi ha nemmeno risposto: in un attimo mi sono ritrovato con il sedile reclinabile abbassato e nonna che mi era salita a cavalcioni sopra. Mi ha abbassato la cerniera, mi ha tirato fuori il cazzo, poi con l’altra mano si è scostata le mutandine e si è impalata su di me. Mi ha scopato così. Mi sono sentito praticamente violentato!»
Il diario si interrompeva lì.
Quando finii di leggerlo mi sentivo furiosa e indignata. Mia madre aveva sedotto mio figlio e lui, scemo, non solo c’era cascato ma se n’era anche invaghito. Che tutto fosse avvenuto alle mie spalle aumentava la mia rabbia. Era una situazione così oscena… così oscena che era anche intrigante pensare a mia mamma che poteva usare l’attrezzo di Luca per il suo piacere. Che mio figlio fosse ben dotato, del resto, io, come madre, lo sapevo da un pezzo.
Presi la mia decisione quella notte, ripensando, nel letto in cui non riuscivo a chiudere occhio, a quel che avevo letto. Avrei affrontato Luca. Il momento? non appena mio marito fosse stato fuori dei piedi.
Due giorni dopo, chiamai Luca sul cellulare dicendogli di tornare subito a casa: non volevo che andasse a trovare sua nonna. Quando rincasò, mi trovò ad aspettarlo in salone.
- Luca, vieni qui. Dobbiamo parlare tu e io.
Luca intuì subito dal mio tono severo che tirava brutta aria e si presentò con aria mogia, restando addirittura in piedi davanti a me finché non gli dissi di sedersi.
- Veniamo subito al dunque. So tutto di te e tua nonna!
Divenne pallido all’istante e la mascella gli cadde giù lasciandolo a bocca aperta, ma incapace di formulare parola.
- E’ una cosa disgustosa. Oscena. Intollerabile. Un rapporto contro natura, con una donna che ha il tuo stesso sangue e che ha …. quasi quattro volte la tua età!
Continuai così, mentre lui restava paralizzato dal terrore di essere stato scoperto: - Quale perversione ti ha spinto a una cosa del genere? Non provi vergogna? Non cercare nemmeno di giustificarti! – In realtà non stava nemmeno pensando di farlo. – E vorrei capire cosa ci trovi, poi, in una donna così anziana!
E con queste parole, mi alzai in piedi, mi chinai ad afferrare l’orlo della gonna lunga che indossavo e lo tirai su, scoprendo davanti ai suoi occhi inebetiti le mie gambe inguainate da sottili calze grigie sostenute da un reggicalze di pizzo ben teso sulle mie cosce nude.
- Forse che le mie gambe sono più brutte delle sue?
Era passato in un baleno dal color bianco-lenzuolo al rosso-fuoco.
- Rispondi!
- N-n-no, mamma!
- No cosa? – lo incalzai sollevando il piede chiuso in una scarpa con tacco da 10 centimetri e poggiandolo sul tavolino basso del salone, affinchè fossero ben esposte la coscia e le mutandine rosse trasparenti.
- Le-le t-t-t-tue gambe sono bellissime…. – mormorò.
A queste parole, sbottonai con gesti rapidi la camicetta scoprendo il seno nudo.
- E il mio seno? E’ meno sodo ed eretto di quello di nonna? – gli chiesi, mentre con le dita stuzzicavo i capezzoli che peraltro sentivo già duri come chiodi.
La sua soggezione a quel che gli stavo mostrando era adesso totale.
- Luca, spogliati – gli ordinai. – P-perché? provò a chiedere. – Per punizione. – fu la mia spiegazione.
Tremando, si tolse pullover, camicia e pantaloni, scarpe e calze. A un mio cenno del capo capì che doveva togliersi anche i boxer e obbedì. Eccolo lì, nudo come un verme, il mio figlio incestuoso, con il pene ben eretto che puntava verso l’alto. Non potei fare a meno in quel momento di invidiare mia madre che si sollazzava con quell’arnese generoso. Gli feci cenno di avvicinarsi e gli dissi di toccarmi i seni.
- Quali sono meglio? queste o le sue? – gli chiesi con voce già arrocchita dall’eccitazione che mi stava prendendo.
- Que-queste. – rispose mentre le mani stringevano le punte dei capezzoli. Per toccarmi si era avvicinato così tanto che sentii la punta del pene sfiorarmi la coscia.
Abbassai la zip della gonna e la lasciai cadere per terra. Con indosso solo mutandine, calze e reggicalze, mi sedetti sul bordo del divano con le cosce ben allargate.
- Vieni qui in ginocchio con la testa qui in mezzo.
Obbedì prontamente anche stavolta. Quando fu a pochi centimetri dagli slip con la mano gli presi la nuca fino a spingergli il naso contro il tessuto.
- L’odore della mia figa è diverso?
Non mi aspettavo risposta. Lasciai che inalasse bene il profumo del lago che si era formato. Poi lo allontanai, tolsi le mutandine e dopo aver nuovamente allargato le gambe così che potesse vedere le labbra rosse e luccicanti di umore gli presi nuovamente il viso fra le mani e lo spinsi contro di esse.
- Dimmi se il suo sapore è più buono del mio.
Luca mi leccò con tanto impegno e abilità da mandarmi in orbita. Nessuno degli uomini che avevo avuto mi aveva fatto godere così tanto con la bocca.
Quando mi sentii soddisfatta lo attirai su di me e gli guidai dentro di me il bel cazzo turgido. Mentre lui spingeva a colpi rabbiosi e profondi, gli sussurrai all’orecchio, con voce dura: - Non dimenticare che questa, per te, è una punizione.
Mi sentii incredibilmente viziosa!
Quella sera continuammo a fare l’amore nel lettone matrimoniale e non lo lasciai nemmeno tornare in camera sua. Anzi, nel cuore della notte, lo svegliai per fare ancora del sesso, e il caro ragazzo non deluse nemmeno stavolta la sua mamma!
L’indomani mi sentivo trionfante per aver ripreso in pugno la situazione, e con così tanto godimento per me. Ma dovevo ancora mettere in chiaro le cose con mia madre Enrica.
Ci presentammo così da lei, senza avvertirla, io e Luca.
- Greta! che sorpresa. Non ti aspettavo! ah, ma c’è anche Luca… - furono le parole con cui ci accolse.
- Luca, vai di là che io e tua nonna dobbiamo parlare.
Mia madre aveva già capito perché ero lì. Quando fummo sedute mi squadrò con un sorrisetto.
- Ho scoperto la vostra tresca – fu il mio esordio.
- E allora?
- Non ti vergogni di aver sedotto tuo nipote adolescente?
- Te lo ha confessato lui?
- Ho letto il suo diario. Per cui so anche come l’hai provocato.
- Non posso negare che da un po’ avevo notato che bel ragazzo si fosse fatto. Mi sono sacrificata io a svezzarlo, povero ragazzo. Ancora vergine a diciassette anni!
Risi: - Ipocrita! Così non è stato per il tuo piacere?
- Luca è un ragazzo decisamente ben dotato e molto, molto attento ai bisogni sessuali di una donna – ammise Enrica con un sorriso malizioso.
Fra me dovetti riconoscere che aveva ragione, ricordando il piacere che avevo tratto anch’io dalle sue prestazioni. Dalla vagina partì un brivido che mi percorse il corpo. Accavallai istintivamente le gambe.
Il riflesso non sfuggì a mia madre. – Non è che leggendo il diario di Luca, ti sono venute delle idee?
Adesso ero io sulla difensiva. – L’ho affrontato e gli ho detto quel che pensavo di tutti e due. E poi … e poi l’ho … l’ho punito.
Fu il turno di Enrica di ridere: - Se ti conosco un po’, cara mia, penso che questa … punizione sia stata molto dolce per te e… per lui.
Mi guardò un attimo, poi mi incalzò: - Te lo sei portata a letto anche tu, non è vero?
Perché negare? – Certo! Gli ho chiesto se mi trovava meno sexy di te e lui mi ha dimostrato il contrario.
- Bene! e a questo punto? Non pensi che dovremmo far scegliere lui di chi vuol essere l’amante? se di mamma o di nonna? – disse Enrica, alzandosi e cominciando a spogliarsi.
Mi parve un ragionamento sensato e accettai, imitandola. Chiamammo Luca che quando entrò si fece quasi uscire gli occhi dalle orbite, sgranandoli davanti a sua madre e sua nonna, sedute comodamente sul divano, vestite solo di reggiseno, mutandine, calze e reggicalze.
- Luca – fu Enrica a parlare – tu piaci molto sia a me che a tua madre. Pensiamo sia giusto sia tu a scegliere fra noi due.
Luca era sbigottito. ci mise parecchi secondi prima di cominciare a balbettare: - Ma… ma… tu…. nonna….. mamma …..
Enrica allora tagliò corto. – Non puoi certo giudicare così, senza toccare. Vieni qui a sederti fra di noi.
Ci stringemmo tutte e due addosso a lui, facendogli sentire la pressione dei nostri corpi, strusciandogli i seni sulle spalle. Enrica gli prese la mano e se la poggiò sulla coscia cominciando a farsi fare una lenta carezza. Feci lo stesso, facendomi sfiorare la fica con le dita, mentre con la mano gli pizzicavo l’orecchio.
Se qualcuno avesse potuto osservarci in quel momento, avrebbe potuto ammirare un quadro molto erotico, con due donne mature seminude che manipolavano un ragazzo in mezzo a loro, il quale ne accarezzava le lunghe gambe inguainate di velatissime calze nere, unico rumore il suono della mano che scorreva sul nylon.
Dopo un po’ Enrica ruppe il silenzio: - Basta così! Se Luca non si decide temo che ci toccherà dividerlo.
Ero così eccitata che emisi un gemito che voleva dir SI’. – Guarda come gli è diventato grosso – aggiunse mia madre – se non gli facciamo prendere aria gli verrà una congestione.
Ormai oggetto nelle nostre mani, spogliammo Luca, lasciandolo nudo. Lo portammo in camera da letto, dove, liberateci di slip e reggiseni abbiamo dato vita a un’orgia indimenticabile.
Tutto il pomeriggio, io e mia madre Enrica abbiamo fatto l’amore con Luca, mio figlio e suo nipote, scambiandoci più volte di posto, l’una a cavalcioni del suo viso godendo della sua lingua mentre l’altra s’impalava sul suo bel pisellone. Luca, docile, assecondava tutte le nostre voglie più oscene. E quando abbiamo dovuto concedergli un po’ di riposo io e mia madre ci siamo date reciprocamente piacere in un “sessantanove” infinito.
Al termine, tutti e tre ci siamo abbandonati esausti ma sazi sul lettone. – Luca, sei un amante meraviglioso. Faresti perdere la testa anche a donne meno assatanate di tua madre e tua nonna – è stato il commento di Enrica. E poi, sogghignando: - Però dovresti trovare qualche tuo compagno carino che si unisca ai nostri giochi. Se no finiremo con l’abusare di te….
Lo so: non ci avete mai pensato. Non sapreste rispondere. E’ una cosa talmente fuori da ogni regola, da ogni convenzione. State pensando che io sia matta.
Ma a volte anche le cose più folli possono capitare. E allora, come reagire? anche se non avresti mai pensato di trovarti in una simile situazione.
Vi racconterò cosa è successo a me, Greta, una donna sposata, abituata (forse rassegnata?) a quella che credevo una fin troppo quieta esistenza borghese, senza slanci e senza sorprese……
Ma prima, devo spiegare come è cominciato tutto.
Ero entrata nella camera di mio figlio Luca per rassettarla. Luca ha quasi 17 anni e come tutti gli adolescenti suoi coetanei è allergico a tutto quel che è ordine. La sua stanza era un casino mai visto, tra vestiti, tute, scarpe, giornali, tutto buttato alla rinfusa un po’ qua e un po’ là. Mi ero arrabbiata di brutto mentre cercavo di far spazio e mettere a posto, e mentre la pazienza se ne andava e mi ripromettevo di sgridarlo non appena fosse tornato da scuola, inciampai in un groviglio di fili e quasi caddi per terra. Questo mi fece vedere rosso. La trappola era rappresentata dall’angolo musicale di mio figlio: due chitarre, un paio di scatole elettroniche dall’utilità a me sconosciuta, una pila di cd e cassette il tutto circondato da matasse arruffate di fili elettrici. Ora ti aggiusto io! pensai. Luca era gelosissimo di quelle cose e non tollerava che qualcuno le toccasse. Ciò nonostante presi a spostarle pretendendo di dare un ordine anche a quella massa. Così facendo, sollevai da terra una delle chitarre per appoggiarla in piedi contro il muro. Quando la misi in verticale, un rumore sordo, però, che veniva da dentro attirò la mia attenzione. Scossi la chitarra e sentii distintamente che dentro c’era qualcosa che si muoveva liberamente. Guardai meglio e scorsi così un quadernetto. Che ci faceva lì dentro? L’idea che fosse nascosto mi passò subito per il cervello e la curiosità mista all’apprensione di mamma mi imposero di tirarlo fuori per capire cos’era. Non fu facile far passare il quaderno attraverso lo stretto foro della chitarra ma ho le mani sottili, le dita lunghe e alla fine riuscì.
Era un normale quaderno scolastico. Sfogliatolo mi resi conto che era un diario. Il diario di Luca. Tutto sommato la mia curiosità era soddisfatta e mi dissi che non era giusto leggerlo e che ero stata già abbastanza impicciona. Stavo per rimetterlo al suo posto, quando lo sguardo mi cadde su una frase al centro di una delle ultime pagine alle quali il quaderno si era aperto. La frase diceva: “ho accarezzato la coscia di nonna. Alla sua età non si direbbe che le ha così sode.”
Ammetterete che parole del genere avrebbero fato sobbalzare chiunque. Cominciai così a leggere. Vi confesserò che all’inizio, man mano che si svelava il contenuto del diario, ho pensato che si trattasse di una fantasia del ragazzo. Poi, via via che i particolari sempre più vividi allontanavano questa possibilità, ho cominciato ad andare indietro, sempre più inorridita, fino all’inizio della storia.
Ecco quel che lessi.
«Venerdi 14.
A scuola, giornata così così. Nonna Enrica a pranzo da noi. Solita, insopportabile menata su di me, che studio poco, che non ordino, che me ne frego, ecc ecc. Solo nonna mi difende. Lasciatelo stare, è un ragazzo, ha diritto di fare come gli pare. Più o meno ha detto questo. Non è che convinca i miei ma fa piacere sapere che c’hai qualcuno dalla tua parte.
Sabato 15
Interrogato a scuola, ho rimediato 4 in filosofia. Di filosofia non capisco un’acca. La prof è una stronza. Non necessario dirlo ai miei. Poi vediamo che viene fuori a fine trimestre.
Pomeriggio al cine con la comitiva. Mi seggo vicino a Giulia. Tento il colpo del braccio sullo schienale per poi sfiorale le tette ma rimedio un pizzicotto sulla gamba che ce l’ho ancora nero. Maledizione. Fa la santerellina con me ma con Adolfo non ha fatto tanto la difficile sabato scorso. Sempre che Adolfo la conti giusta.
Domenica 16
Noia mortale. A un certo punto – pomeriggio – squilla il telefono: è nonna. Rispondo io: che ci fai a casa la domenica pomeriggio? mi fa. Perché non esci, vai a spasso con le ragazze? E’ quello che dico anch’io, vorrei rispondere. Comunque una come nonna sarebbe meglio averla come madre.
Lunedi 17
Che sballo! La prof di fisica in malattia e quello di lingue in assemblea sindacale. Risultato: a casa alle 12 e senza esercitazione in classe di inglese. Mentre torno a casa incontro nonna. Veramente è lei che mi vede, si sbraccia dall’altro marciapiede per chiamarmi. Dice che è in giro per compere. In effetti è carica di buste di negozi. Tutti abbigliamento. Che ci fa con tutti ‘sti vestiti alla sua età? Comunque lei è sempre così gentile con me che offro di aiutarla. Lei non se lo fa dire due volte e mi dice: anzi, ti invito a mangiare una cosa. Entriamo in un locale, uno di questi affollati di impiegati e ci mettiamo in un tavolino minuscolo all’angolo. Devo dire che adesso che la guardo meglio, fuori dal solito ambiente di famiglia, nonna non è male per la sua età. Oddio vista da vicino in viso i suoi 60 ce li ha (o 59, 58, non mi ricordo mai, ma siamo lì). C’ha i capelli una specie di biondo cenere (saranno tinti) raccolti in una crocchia e si lascia una specie di frangetta sugli occhi. C’ha anche gli occhi azzurri, belli, sono gli stessi di mamma, peccato che non li ho presi io. Però si vede che la pelle è un po’ cascante, nelle guance, sotto il collo, poi c’ha anche un po’ di rughe. Nel corpo però se la batte. Non avevo mai notato un petto così grosso. E molto sporgente. Poi porta i tacchi alti, le calze nere e una gonna di quelle che arrivano al ginocchio e che quando ti siedi si tirano su e si vedono un po’ le cosce, come la prof di astronomia che secondo me lo fa apposta quando ci interroga. E poi quando viene a casa nostra non è così truccata e profumata come adesso. Insomma mi è proprio sembrata un’altra persona.
Mercoledi 19.
Oggi la lezione di storia era talmente noiosa che siamo usciti alla spicciolata e poi ci siamo trovati in bagno a chiacchierare, io, Ciccio, Adolfo, Sergio. Si parlava di fighe. A un certo punto non so come mi è venuto di chiedere secondo loro fino a che età una donna è scopabile. Sono saltate fuori cifre a casaccio, Ciccio ha detto 30, Sergio 40, sembravamo tutti d’accordo alla fine a dire 50, poi è saltato su Adolfo a dire che uno di diciottanni che sta nel suo palazzo gli ha detto che si scopa un’amica di famiglia di 55 anni. Non so: Adolfo è uno che racconta un sacco di palle.
Giovedi 20.
Nonna mi ha fatto una sorpresa: mi è venuta a prendermi a scuola. All’uscita me la sono trovata davanti l’ingresso. Aveva la macchina in seconda fila (la nonna s’è comprata un paio di mesi fa una Mercedes Classe A: mia madre ha rotto fino alla nausea, dicendo che non era macchina per la sua età, che cosa ne faceva lei, costava troppo, ecc. Ma dico io, sono soldi suoi, se se la vuole comprare perché darle il tormento, no?). Comunque stava con questa macchina in mezzo al casino che c’è sempre all’uscita da scuola e appena mi ha visto ha cominciato a sbracciarsi finché non l’ho vista anch’io. Vieni con me, salta su, svelto, mi ha detto. Io mi sono girato a salutare i miei amici e sono salito con lei. A dire il vero mi sentivo un po’ figo a essere accompagnato da nonna con la classe A. Per un attimo ho anche pensato di far credere a quei pirla che quella non era nonna ma una tipa da cui mi ero fatto venire a prendere.
Nonna in effetti non sembrava una nonna. Era truccatissima e aveva un maglioncino molto stretto che le faceva notare le tette. Mi ha spiegato che passava di lì e aveva deciso di aspettarmi per darmi un passaggio. L’ho ringraziata e lei mi ha chiesto come andava a scuola. Quando siamo arrivati le ho detto: grazie nonna mi hai fatto fare un figurone. Perché, ha chiesto lei. Perché non è da tutti avere una nonna così in gamba, che gira in Classe A, ho risposto. Lei si è messa a ridere e mi ha dato un bacio sulla guancia. Poi mentre scendevo mi ha avvertito di pulirmi perché mi aveva sporcato di rossetto. E io chissà perché ho sentito che arrossivo.
Sabato 22.
Ieri successa una cosa che mi ha stranito, tanto che non sono nemmeno riuscito a scriverla e ci sono stato a pensare su tutta la notte. Con mia nonna ho detto una cosa che non so da dove mi è venuta in mente ma la sua reazione è stata stupefacente.
Le cose sono andate così. All’uscita da scuola, mi squilla il telefonino, è mia madre che non ho nemmeno capito cosa aveva da fare. Mio padre è fuori città e siccome a 16 anni sono l’unico che ancora non ha le chiavi di casa, porca vacca, non posso ritirarmi e devo andare a pranzo da mia nonna se no resto chiuso fuori. Quando arrivo a casa sua, lei sa già tutto e mi aspetta. Capisce che sono incazzato e mi dice di non prendermela e se sono così dispiaciuto di passare qualche ora con lei. Io dico no di certo.
Nonna si mette a preparare il pranzo. Io sto in cucina con lei a chiacchierare e mentre va su e giù non riesco a fare a meno di osservarla. Ha una maglietta scollata e una gonna con uno spacco sulla gamba. Mi dico che nonna è sempre molto curata e che è proprio un piacere stare in sua compagnia: è sempre allegra, comprensiva, non te la fa pesare. Lì per lì mi sono chiesto anche come mai non si è più risposata dopo che è morto nonno due anni fa. Secondo me se volesse non ci metterebbe molto. Sarà che mi sentivo rilassato con lei o mi ha fatto uno scherzo il vino che lei mi ha offerto come aperitivo, a un certo punto lei mi chiede una cosa tipo: allora i tuoi compagni si sono complimentati con te per ieri? Si riferisce a quello che le avevo detto io. In realtà quasi nessuno mi ha visto salire in macchina con lei. A me però viene in testa di buttarle lì un complimento, facendo finta che glielo ha fatto qualcun altro, così per vedere che reazione c’ha, magari avere un complimento le fa piacere. Insomma l’intenzione era buona. Ma mi viene fuori una cosa pesante. Infatti le dico: Accidenti nonna, hai avuto un grande successo, i miei compagni mi hanno detto: chi era quella gran figa?
Io non so davvero cosa mi sia venuto in mento di usare una parola così. E’ che tra noi tutte le ragazze sono fighe, per cui lì per lì non ci ho pensato su tanto. Appena m’è uscita di bocca però mi sono sentito morire e mi sono detto: qui parte uno schiaffo. Invece nonna non ha fatto una piega. Anzi se ne esce dicendo, più o meno, ah sì? Me lo devi presentare questo tuo amico che pensa queste cose di me!
Per fortuna il pranzo è pronto e ci mettiamo a mangiare, così cambiamo discorso. Vedo che lei non ci torna su e mi dico che l’ho scampata bella. Dopo pranzo nonna mi dice che si stende in salotto. Così fa: si siede in poltrona e prende il giornale per leggerlo. A un certo punto mi dice: Luca, mi faresti un massaggio ai piedi? mi fanno male.
Lì per lì non so cosa fare, ma siccome voglio essere gentile a tutti i costi con lei mi accuccio ai suoi piedi. Lei si toglie prima una scarpa poi facendo leva con il piede si sfila l’altra. Ci credo che le fanno male i piedi con i tacchi alti che porta. D’altra parte sono molto eleganti.
Io i piedi di una donna non li ho mai toccati. Quelli di nonna sono belli. Ha le unghie laccate di rosso. Le dita diritte e affusolate. Anche la caviglia è sottile. Comincio a massaggiarglieli attraverso le calze molto fini che porta, di un bel colore scuro. Le mie dita scivolano facilmente sulle calze. devo dire che la cosa mi piace anche se il cuore ha preso a battere forte. Nonna legge il giornale e non mi degna di uno sguardo. Il problema è che dalla mia posizione se alzo lo sguardo finisce che guardo sotto la sua gonna. La prima volta distolgo gli occhi. Poi però guardo di nuovo. La tentazione di vedere meglio è forte. Lei ha il giornale spalancato e non mi può vedere. Guardo ancora meglio e lei muove la gamba cosicché che lo spacco si apre un po’ di più. Insomma si vede la gamba di nonna con la calza nera, che a un certo punto diventa più scura e poi si vede una striscia chiara. O sono allucinazioni o vuol dire che nonna porta le autoreggenti o addirittura il reggicalze. Io il reggicalze l’ho visto solo in fotografia. A questo punto nonna lascia cadere il giornale e resta a guardarmi. Per fortuna ho già riportato gli occhi sui piedi e così lei non ha visto dove stavo guardando. Lei però si mette a parlare. Che meraviglia, dice, sei bravo. Poi di colpo mi fa: e tu? cosa pensi? cosa penso di che? Sei d’accordo con il tuo amichetto? sul fatto che sono una gran figa?
Cazzo, mi dico, lo sapevo che non la scampavo. Per giunta se lei mi parla a me viene di guardarla, ma se alzo gli occhi so che mi vanno a finire sulle sue gambe e stavolta se ne accorge.
Nonna, cosa dici, era un modo di dire, fra noi si dice così, ecc, ecc. Cerco di svicciare l’argomento ma intanto comincio a sudare. Non è che questo tuo amico non esiste e sei tu che pensi queste cose da maleducato su tua nonna? mi fa. Io mi sento morire, questa mica può leggere nel pensiero. Grazieaddio in quel momento suona il telefonino, è mia madre che si è liberata e mi sta venendo a prendere. Nonna non dice più niente.
Così è finito il pomeriggio. Ma i discorsi di nonna, il massaggio dei piedi e la vista delle sue gambe con il reggicalze mi hanno messo dentro una certa agitazione.
Domenica 23
Mi sono fatto una sega stamattina. C’avevo una rivista mezza porno e a un certo punto c’era una fica con il reggicalze. E’finita che ho cominciato a pensare a nonna e quando sono venuto pensavo alla scena di ieri nel suo salotto. Non va bene.
Domenica 23 – notte
Mi è successo di nuovo. Mi menavo e ho cominciato a pensare alle gambe di nonna con il reggicalze. Sono anche venuto tanto e senza rivista. La devo smettere.
Giovedi 27
Evitata nonna da alcuni giorni. Mi sento in imbarazzo. Se ci ragiono non ce n’è motivo: sarò io che mi faccio film ma la sensazione di disagio mi resta.
Sabato 29
Stasera non posso farne a meno. Cena di famiglia da zio Gianni. Una barba micidiale anche senza il problema-nonna, ma non posso farci niente. E’ una settimana che non la vedo e spero che lei non pensi più a quel che è successo. Io invece è tutta la settimana che non me lo levo dalla mente. Il mio problema è che ancora non sono stato a letto con una ragazza. Devo farmene assolutamente una per togliermi dalla testa il pensiero continuo di scopare. Se Giulia accettasse i miei inviti, ma niente mi ignora, la stronza.
Sabato 29 – notte
Peggio di prima. Tornato dalla cena con un coso duro dentro i pantaloni che sono dovuto correre in bagno a liberarmi appena rincasati. E’ anche colpa di mia nonna che non si rende conto che con certi suoi atteggiamenti mi mette in imbarazzo.
Prima fregatura: da zio Gianni è venuta con noi. In macchina eravamo già in quattro quando s’è saputo che dovevamo passare a prenderla.
Seconda fregatura: non è pronta e siccome mio padre ha sempre fretta hanno la bella idea di mandarmi sopra a dirle di sbrigarsi. Lei poi come tutte le donne ha un senso del tempo tutto suo. Quando mi apre la porta è ancora in vestaglia. Non sono pronta, faccio subito, Luca. E’ papà che ha fretta, nonna – le faccio io – per me puoi metterci tutto il tempo che vuoi. Faccio per andare verso il salotto per aspettarla, ma lei mi chiama: vieni, vieni qui, ci metto veramente un minuto, sono già truccata, devo solo vestirmi, anzi vieni che mi aiuti.
Sento queste parole quando già sono sulla soglia e lei è seduta sul letto, la vestaglia mezza aperta, sotto le si vede una specie di sottoveste e le gambe scoperte su cui pendono due specie di bretelle sottili di pizzo. A me il cuore salta subito in gola.
Come se fossi fatto di ghiaccio mi fa: mi passi le calze, quelle sulla sedia, che le devo mettere. Io prendo in mano queste calze nere, morbidissime, senza peso e gliele porgo, lei le prende e poi, siccome sono lì fermo come uno scemo, mi dice: voltati, non starai mica a guardare mentre mi vesto!
Meno male, invece penso io che già mi sto sentendo agitare tutto. Solo che darle le spalle mentre sto nella stessa stanza con lei che si veste, io che sento i fruscii dei vestiti, lei che a un certo punto borbotta: questo reggicalze che non si vuole allacciare (ecco cosa erano quei ganci), è quasi peggio perché la mia immaginazione sta andando per conto suo. Finalmente la sento dire: ecco fatto! ma quando mi giro lei mi da le spalle e mi chiede di tirarle la zip del vestito. Io eseguo ma questa zip parte dalla chiappe così per fare presa sono costretto a metterle le mani sul culo. Grosso, ma duro.
A questo punto le dico che papà sarà incazzato come una bestia ad aspettare, ma anch’io voglio uscire da lì perché sento il cazzo che mi ha cominciato a tirare e ci manca solo che lei se ne accorga. Si profuma alla grande e finalmente scendiamo. In ascensore continua ad aggiustarsi davanti lo specchio e io posso guardarla: c’ha un vestito blu scuro aderente e scollato e i tacchi alti. In macchina poi la sofferenza continua perché ci dobbiamo stringere dietro in tre, così io e nonna siamo seduti stretti vicino, fianco contro fianco, il vestito di nonna sedendosi si è tirato su, lei non lo ha rimesso a posto e io posso guardarle le ginocchia ricoperte dalle calze che pochi minuti prima avevo in mano io.
Anche il resto della serata è stato un incubo per me perché non riuscivo a non pensare che sotto il vestito nonna aveva il reggicalze, e tutte le volte che ho potuto ho cercato di sbirciarle sotto la gonna. Non solo, siccome anche mia mamma e mia zia erano in tiro ho cominciato a pensare se anche loro portavano le calze come nonna, e a un certo punto non ce l’ho fatta più e son dovuto correre in bagno a farmi un bidè con l’acqua fredda.
La tregua dura poco. Quel pirla di mio zio mette su la musica e qualcuno si mette a ballare. Mia nonna mi invita: mi fai ballare che se no non mi invita nessuno? Che potevo risponderle? Il problema è che appena le metto le mani intorno alla vita lei si avvicina a me. Sento le sue tette contro il mio petto. Sono proprio dure. Il mio pisello preme sul suo fianco e lei se ne accorge. Mi guarda negli occhi. Io devo essere diventato rosso come un peperone e le ho chiesto subito scusa scostandomi da lei. E lei invece non solo mi ha stretto di nuovo, intrecciandomi le braccia dietro le spalle ma mi ha anche detto all’orecchio: non ti preoccupare, non se ne accorge nessuno, sono lusingata che alla mia età sono capace ancora di farti questo effetto!
Quando siamo tornati a casa siamo capitati di nuovo seduti vicino in macchina e le gambe di nonna erano ancora più scoperte. Ho avuto davvero l’impressione che lei avesse fatto apposta perché si era accorta che io guardavo.
Fatto sta che mi sono comportato da stronzo e meno male che mia nonna è un tipo spiritoso e non mi ha sputtanato davanti a tutti. Ma io devo trovare uno sfogo con una fica se no prima o poi combino qualche cazzata.
Giovedi 3.
Oggi stavo per confidarmi con Ciccio. Poi ho rinunciato. Ho paura di essere preso per pazzo. Nonna è bona ma non posso eccitarmi pensando a una donna di sessant’anni che è la madre di mia madre. Epperò ogni vota che mi meno l’uccello finisce che la testa mi va a lei, a come si veste e a come si muove. E anche quello che mi ha detto mentre ballavamo, non riesco a farmelo uscire dal cervello.
Sabato 4.
Rivista nonna per la prima volta dalla festa. Venuta da noi a pranzo. Comportamento normale. Da parte sua, perché da parte mia mi veniva difficile anche guardarla negli occhi. Comunque è andato tutto bene almeno finché il discorso non è andato a finire sui film che danno al cinema. E’ venuto fuori che nonna voleva vedere un polpettone storico-sentimentale e che cercava compagnia. Si è girata verso di me e mi ha chiesto se ero disposto ad accompagnarla. Ho detto che film del genere mi stomacavano e allora mia madre, che non è mai capace di farsi i fatti suoi, è saltata su a dire che era una risposta maleducata e che invece nonna mi chiedeva un favore e non potevo dirle no. Anche nonna allora mi ha pregato e ha insistito. Alla fine ho acconsentito e siamo rimasti d’accordo per domani alle cinque. Restare solo con lei mi fa piacere. Però ho anche un po’ paura.
Domenica 5.
Mi sto preparando per andare a prendere nonna per andare al cinema. Mi sono fatto lo shampoo e riempito di profumo. Mi sento un po’ nervoso. Mi continuo a dire che devo smettere di pensare a com’è fatta e concentrarmi sul fatto che è MIA NONNA!
Domenica 5 - notte.
Se non scrivo tutto impazzisco e penserò che è tutto un sogno. Invece è successo veramente: non sono più vergine e la donna con cui ho fatto per la prima volta l’amore è proprio mia nonna Enrica!
E’ la più bella donna che abbia mai visto. Ho fatto l’amore con lei ed è stato bellissimo. Al diavolo che è mia nonna, al diavolo che ha 60 anni. E’ una gran femmina, sexy ed eccitante. Mi viene di nuovo duro solo a pensarci. Devo scrivere tutto perché quello che è successo oggi non lo devo dimenticare finché campo.
Erano le quattro e mezza quando ho citofonato a casa sua. Lei mi ha detto di salire. Stavolta era già vestita, con un tailleur verde scuro, con una giacca abbottonata che le lasciava davanti una profonda scollatura aperta a V. La gonna corta , non una minigonna, ma comunque abbastanza sopra le ginocchia. Poi delle calze nere, velatissime e con la riga dietro e una paio di scarpe con i tacchi alti e piatti che si usano adesso. Sono rimasta a osservarla ipnotizzato mentre si pettinava. Lei parlava e io nemmeno la ascoltavo, ma a un certo punto ha cambiato tono di voce e mi ha fatto: hai gli occhi fissi sulle mie gambe. Cosa c’è? La riga delle calze è storta per caso?
A me rispondere di sì mi è sembrata una buona scusa, ma a questo punto lei mi ha detto: Allora per favore raddrizzamela. Se no sembra che ho le gambe storte. E io: scusa, nonna, cos’è che devo fare? Aggiustami le calze in modo che la riga sia diritta. Su, spicciati, sennò non arriviamo in tempo per il film.
Stava ancora davanti lo specchio. A me non è rimasto che inginocchiarmi dietro di lei e mi tremavano davvero le mani a passargliele sulle gambe in modo da raddrizzare ‘sta benedetta riga. E lei: controlla anche sopra, eh?, non raddrizzarla solo sul polpaccio.
Le mie mani sono scivolate appena sopra il ginocchio e ho ripetuto l’operazione anche all’altezza della coscia. Devo dire che sentire il nylon della calze e il calore della sua pelle sotto le dita lì per lì mi è sembrata la cosa più emozionante che mi potesse capitare.
Siamo andati al cinema. Lei si è seduta alla mia destra. Nonostante il buio, appena si è seduta ho visto che la scollatura si allargava. Tra il bianco della carne e il verde del vestito si vedeva benissimo un reggiseno nero di pizzo che le reggeva le tette belle grosse. E non solo. La gonna è volata letteralmente su e mia nonna è rimasta con le cosce scoperte almeno fino a metà. Io del film mi sono proprio disinteressato. I miei occhi andavano dalle tette alle gambe e nel frattempo pensavo cosa dovevo fare. Se vicino a me ci fosse stata una ragazza mi sarei lanciato su quel bendidio anche a costo di rimediare uno schiaffo. Ma con nonna? Potevo rischiare?
A un certo punto lei però ha fatto un’altra mossa a sorpresa. Ha accavallato le gambe, lentamente. Io ho seguito la manovra, ho visto la gonna salire ancora e rivelare l’inizio del bordo più scuro delle calze. Ma mi si è letteralmente ghiacciato il sangue nelle vene quando ho sentito il contatto tra la mia mano, appoggiata sul bracciolo, e il suo ginocchio che lei aveva portato alla stessa altezza.
Il mio cuore ha cominciato a battere all’impazzata e non avevo nemmeno il coraggio di guardare nonna accanto a me. Cosa aveva in mente? Mentre ero ancora paralizzato, ho sentito il ginocchio cominciare a muoversi, un po’ su e un po’ giu. Nonna si stava strusciando il ginocchio contro il dorso della mia mano, sentivo il nylon delle calze che mi faceva rizzare i peli. Il movimento aveva poi fatto risalire ancora un po’ l’orlo della gonna e adesso, se abbassavo gli occhi, le vedevo il bordo della calza e perfino il gancetto del reggicalze. Per fortuna i posti accanto a noi sulla fila erano vuoti. A me il cazzo è diventato durissimo e a questo punto ero intenzionato a metterle la mano sulla coscia. Quando l’ho mossa però l’orologio (che porto al polso destro) ha strusciato contro la gamba. Mia nonna di colpo ha esclamato: Accidenti, ma sta’ attento! Così mi rompi le calze!, e ha allontanato di scatto la gamba chinandosi per controllare cosa fosse successo. Io le ho chiesto scusa a bassa voce, ma lei, tutta seccata, mi ha risposto, bisbigliando anche lei per non disturbare gli altri spettatori: Che scuse e scuse! Mi hai rovinato un paio di calze nuove. Quando finisce il film ne andremo a comprare un altro paio. Chi rompe paga, mio caro!
Il resto del film io l’ho passato immobile, senza osare guardarla e ripensando al significato di queste ultime parole. Infatti, appena finito, lei mi ha preso sottobraccio e mi ha portato di corsa alla ricerca di un negozio ancora aperto. Erano quasi le otto e aperto c’era ancora un grande magazzino. Mi ha trascinato al reparto della biancheria femminile dove si è messa a parlare con una commessa. Io nel frattempo guardavo ma non riuscivo a vedere il danno che era stato fatto. Mi sono guardato bene però dall’aprire bocca. Quando mia nonna ha trovato finalmente quel che le serviva si è voltata verso di me e ha ripetuto: chi rompe paga… tuo il danno tua la riparazione. Per i cocci, se ti comporti bene.
Io in tasca avevo una cinquantamila intera, mezza paghetta mensile. Di resto ho avuto 5mila lire e mi sono detto: ma quanto cazzo costano un paio di calze da donna?. Nonna ha chiesto alla commessa se poteva indossarle subito visto che le altre erano smagliate. La commessa ci ha indicato un camerino dove nonna si è diretta sempre con me dietro. Pensavo di restare fuori mentre lei si cambiava e invece lei ha detto: non entri? Io a questo punto obbedivo senza fiatare.
Dentro nonna si è seduta su uno sgabello. si è tirata su la gonna mostrandomi il reggicalze e perfino un po’ le mutandine e ha cominciato a sganciare le calze. Su Luca che aspetti? qui fra un po’ chiudono, Aiutami a cambiare le calze. Ma nonna – ho detto io – non so cosa fare. Comincia con l’inginocchiarti, è stata la risposta.
Così mi sono trovato in ginocchio davanti nonna, con la gonna sollevata, le gambe aperte, le mutande bene in vista. Da impazzire: ero eccitatissimo e non mi preoccupavo nemmeno di nasconderlo. Nonna mi ha guidato le mani sulle sue cosce per sfilarle le calze. L’ho fatto tirandogliele giù fino al piede. Poi mi ha detto di prendere quelle nuove e di infilargliele. Mi ha spiegato che dovevo arrotolarle e poi srotolarle a partire dal piede. Io ho fatto così, facendo aderire centimetro dopo centimetro il nylon delle calze alla sua pelle nuda. Quando sono arrivato alla coscia mi sono dovuto chinare, il mio viso a pochi centimetri dalle sue mutandine, e per non far fare grinze alla calza ho accarezzato la coscia di nonna. Alla sua età non si direbbe che le ha così sode. Lei nel frattempo non diceva nulla ma sentivo che mi guardava. Ho fatto la stessa cosa con l’altra gamba. Poi lei mi ha allontanato e ha detto: al reggicalze le aggancio io se no facciamo notte, qui dentro. Si è alzata, si è sistemata il vestito e quando ha visto che avevo un bozzo sul davanti dei pantaloni si è messa a ridere.
La mia confusione a questo punto era totale. In macchina nonna mi ha detto di chiamare con il cellulare casa per dire che mi sarei fermato a cena da lei e poi mi avrebbe riaccompagnato a casa. Io ho fatto così, balbettando praticamente, meno male che ha risposto mio padre che ascolta sempre da un orecchio solo e che non ci ha fatto caso.
Arrivati a casa, mia nonna mi ha chiesto se avevo fame. Ho risposto di no. Lei ha detto qualcosa tipo: bene, non perdiamo tempo e mi ha detto di aspettarla sul divano del salone mentre si cambiava.
Quando è tornata aveva una vestaglia nera. Si è seduta accanto a me e ha lasciato aprire la vestaglia sopra e sotto. Era mezza nuda: le si vedeva il seno e aveva tutte le gambe di fuori ancora con le calze che l’avevo aiutata a mettere nel camerino.
Mi ha guardato e mi ha detto: Ti piaccio vero? Si vede da come ti brillano gli occhi e da quel bozzo sui pantaloni. Ha preso ad accarezzarmi il viso ed ha continuato: Allora perché ti sei inventato la storia del tuo compagno, l’altra volta? Non avevi il coraggio, tu, di dire che mi trovi una bella figa? Ti vergognavi a pensare queste cose di tua nonna o il motivo è che ti sembro troppo vecchia?
Io non sapevo casa rispondere e stavo zitto. Sei troppo timido – ha ripreso lei – anche adesso hai voglia di toccarmi ma te ne resti fermo come un baccalà! Mi son dovuta inventare la storia delle calze rotte … Sai che mi sono eccitata anch’io quando ho sentito le tue mani sulle mie cosce?
Mi si è avvicinata ancora e la vestaglia si aperta ancora di più. Vuoi accarezzarmi il seno? mi ha sussurrato all’orecchio. Ha preso lei stessa la mia mano e se l’è appoggiata su una tetta nuda. Ho cominciato ad accarezzarla, sentendo la carne un po’ molle e la punta del capezzolo invece durissima. E’ la prima volta che tocco una tetta, ho detto io. Lei mi ha passato la mano sui capelli e ha risposto che le mie amiche non capiscono niente. Un ragazzo carino come te: ha usato proprio queste parole.
Poi mi ha preso la mano e me l’ha poggiata sulla coscia e io ho cominciato ad accarezzargliela su e giù, e poi di nuovo su, fin dove finiva la calza e sentivo sotto le dita la pelle nuda.
A quel punto lei mi ha preso il viso fra le mani e mi ha baciato. Io qualche bacio sulla bocca, e anche con la lingua, l’avevo dato, ma una cosa così non l’avevo mai provata: nonna mi ha frugato con la lingua tutta la bocca, schiacciandomi forte le labbra e mordicchiandomele. Mentre la baciavo ho sentito la sua mano afferrarmi l’uccello attraverso i pantaloni e cominciare a massaggiarlo forte. Non sono riuscito a trattenermi e me ne sono venuto dentro le mutande.
Lei allora ha smesso di baciarmi e si è messa a ridere: Che foga! e poi: Vatti a pulire in bagno, su! Quando hai finito raggiungimi.
Sono uscito dal bagno lei mi ha chiamato dalla camera da letto. Appena mi ha visto. si è messa di nuovo a ridere: Ti sei rimesso i pantaloni? Allora mi è venuta incontro, guardandomi fisso. Si era tolta la vestaglia. Era rimasta con una specie di body nero, tutto di pizzo che le lasciava nude le tette, sostenendogliele però dal basso, e da cui partivano dei laccetti che tenevano su le calze. Ma soprattutto si era tolta le mutandine e mentre avanzava verso di me vedevo distintamente un folto ciuffo di peli neri e grigi tra le gambe.
Ti faccio paura? mi ha detto quando è arrivata vicino. Pensi che ti mangi? e ha cominciato a sbottonarmi la camicia. A vederla così figa il mio arnese si era rimesso sull’attenti. Ma in quel momento ho anche pensato che fare l’amore con la propria nonna è incesto! Allora le ho detto debolmente: Nonna, forse fare queste cose tu e io non è bello. Lei non mi ha lasciato finire e mentre mi toglieva la camicia ha detto sorridendo: Perché? quali cose credi che ti voglia fare?
E lì a me non è venuto più niente da dire perché lei si è inginocchiata davanti a me e in un baleno mi ha tolto la cintura, abbassato i pantaloni e ha cominciato a leccarmi e baciarmi il pisello.
Me lo ha scappellato tutto, poi l’ha solleticato con la punta della lingua, me l’ha accarezzato con le labbra, me l’ha succhiato. Un trattamento completo che mi è tornato duro come il ferro solo a descriverlo!
All’improvviso ha smesso. Si è rialzata, mi ha dato le spalle e si è avviata verso il letto. Io le vedevo il grosso culo bianco e nudo che tremolava un po’ mentre lei camminava. Si è sdraiata sul letto e ha allargato le cosce, continuando a guardarmi ma senza dire una parola.
Non ho capito più niente e mi ci sono buttato addosso. Lei mi ha aiutato a entrare e ho cominciato a darci dentro finché non sono venuto un’altra volta. Accidenti com’era calda e bagnata! Abbiamo fatto l’amore altre due volte. Lei mi ha fatto riposare un po’ tra una e l’altra, baciandomi, accarezzandomi e facendosi toccare dappertutto. A un certo punto le ho detto che era un gran figone e una gran porca e lei scherzando ha fatto finta di offendersi.
Alla fine ci siamo rivestiti perché lei mi doveva ancora accompagnare a casa. In macchina io mi sentivo in paradiso. Lei mi guardava e sorrideva. Sotto casa, ha aperto la borsetta e ha tirato fuori un paio di calze. Queste sono quelle che mi hai tolto nel camerino, te l’ho detto che chi rompe paga e i cocci son suoi - mi ha detto - Usale per masturbartici pensando a me, se ti fa piacere. Ma non farti troppe seghe. lascia qualcosa a tua nonna, e così dicendo mi ha strizzato le palle piano e mi ha dato un bacio sulla bocca. Le ho chiesto quando potrò rivederla e lei ha risposto che, se bigio scuola e vado a trovarla, può pensarci lei a darmi lezioni di un altro tipo.
Così è finita la più straordinaria giornata della mia vita!
Lunedi 6
Falsificando il libretto dei permessi sono uscito prima da scuola e sono corso da nonna. Mi sentivo il pisello in tiro e non avevo fatto altro che pensare a quando l’avrei rivista. Mi ha fatto trovare la porta aperta e mi ha chiamato dalla camera da letto.
L’ho trovata sul letto, nuda ma con le calze nere e il reggicalze, con le cosce aperte mentre si frugava la figa con le dita. Le sue parole sono state: Sbrigati, non vedi che la mia fica ti sta aspettando?
Mi sono spogliato in un lampo e sono saltato sul lettone con lei. Mi ha messo di schiena e mi si è impalata sul cazzo. Abbiamo goduto insieme e mentre la guardavo pensavo a che viso da puttana le viene mentre fa l’amore con me.
Poi mi ha detto di metterle il viso fra le gambe e di leccarle la figa All’inizio mi ha fatto un po’ senso, anche perché sentivo un fortissimo odore come di muschio. Ma poi ha cominciato a venir fuori un liquido e ci ho preso gusto.
Sarà da maiali avere una relazione incestuosa con la propria nonna ma io non ho mai goduto tanto in vita mia!
Giovedi 20
Da due settimane sono l’amante di nonna. Mi ha insegnato cose del sesso che nemmeno pensavo esistessero. Lei è sempre sexy e mi attizza un casino. Non conta né la sua età né il fatto che siamo legati da un rapporto incestuoso. Io penso a lei in continuazione e non vedo l’ora di raggiungerla per fare l’amore.
Anche lei è insaziabile. Se ritardo un poco mi chiama al telefono, quando entro in casa sua mi lascia andare solo quando si convince che non ne ho più da dargliene.
Ieri sera siamo andati tutti a cena a casa di parenti di mio padre. Nonna era venuta da sola e alla fine della serata ha fatto in modo che io tornassi in macchina con lei. Quando ci vediamo in compagnia d’altri nonna non si veste da troia come fa quando siamo soli. Stasera aveva una gonna lunga di pelle, ma con una zip che ha prontamente tirato quando è entrata in macchina in modo da scoprire le sue belle gambe. Mi ha preso la mano e se l’è messa in mezzo alle cosce. Quando cambiava marcia la sua mano mi veniva a stuzzicare la patta dei pantaloni. Quando ha visto che ero bello in tiro, ha messo la freccia e ha accostato sulla corsia d’emergenza. Ho capito cosa le passava in mente e le ho detto: Nonna, non possiamo farlo qui sulla strada.
Non mi ha nemmeno risposto: in un attimo mi sono ritrovato con il sedile reclinabile abbassato e nonna che mi era salita a cavalcioni sopra. Mi ha abbassato la cerniera, mi ha tirato fuori il cazzo, poi con l’altra mano si è scostata le mutandine e si è impalata su di me. Mi ha scopato così. Mi sono sentito praticamente violentato!»
Il diario si interrompeva lì.
Quando finii di leggerlo mi sentivo furiosa e indignata. Mia madre aveva sedotto mio figlio e lui, scemo, non solo c’era cascato ma se n’era anche invaghito. Che tutto fosse avvenuto alle mie spalle aumentava la mia rabbia. Era una situazione così oscena… così oscena che era anche intrigante pensare a mia mamma che poteva usare l’attrezzo di Luca per il suo piacere. Che mio figlio fosse ben dotato, del resto, io, come madre, lo sapevo da un pezzo.
Presi la mia decisione quella notte, ripensando, nel letto in cui non riuscivo a chiudere occhio, a quel che avevo letto. Avrei affrontato Luca. Il momento? non appena mio marito fosse stato fuori dei piedi.
Due giorni dopo, chiamai Luca sul cellulare dicendogli di tornare subito a casa: non volevo che andasse a trovare sua nonna. Quando rincasò, mi trovò ad aspettarlo in salone.
- Luca, vieni qui. Dobbiamo parlare tu e io.
Luca intuì subito dal mio tono severo che tirava brutta aria e si presentò con aria mogia, restando addirittura in piedi davanti a me finché non gli dissi di sedersi.
- Veniamo subito al dunque. So tutto di te e tua nonna!
Divenne pallido all’istante e la mascella gli cadde giù lasciandolo a bocca aperta, ma incapace di formulare parola.
- E’ una cosa disgustosa. Oscena. Intollerabile. Un rapporto contro natura, con una donna che ha il tuo stesso sangue e che ha …. quasi quattro volte la tua età!
Continuai così, mentre lui restava paralizzato dal terrore di essere stato scoperto: - Quale perversione ti ha spinto a una cosa del genere? Non provi vergogna? Non cercare nemmeno di giustificarti! – In realtà non stava nemmeno pensando di farlo. – E vorrei capire cosa ci trovi, poi, in una donna così anziana!
E con queste parole, mi alzai in piedi, mi chinai ad afferrare l’orlo della gonna lunga che indossavo e lo tirai su, scoprendo davanti ai suoi occhi inebetiti le mie gambe inguainate da sottili calze grigie sostenute da un reggicalze di pizzo ben teso sulle mie cosce nude.
- Forse che le mie gambe sono più brutte delle sue?
Era passato in un baleno dal color bianco-lenzuolo al rosso-fuoco.
- Rispondi!
- N-n-no, mamma!
- No cosa? – lo incalzai sollevando il piede chiuso in una scarpa con tacco da 10 centimetri e poggiandolo sul tavolino basso del salone, affinchè fossero ben esposte la coscia e le mutandine rosse trasparenti.
- Le-le t-t-t-tue gambe sono bellissime…. – mormorò.
A queste parole, sbottonai con gesti rapidi la camicetta scoprendo il seno nudo.
- E il mio seno? E’ meno sodo ed eretto di quello di nonna? – gli chiesi, mentre con le dita stuzzicavo i capezzoli che peraltro sentivo già duri come chiodi.
La sua soggezione a quel che gli stavo mostrando era adesso totale.
- Luca, spogliati – gli ordinai. – P-perché? provò a chiedere. – Per punizione. – fu la mia spiegazione.
Tremando, si tolse pullover, camicia e pantaloni, scarpe e calze. A un mio cenno del capo capì che doveva togliersi anche i boxer e obbedì. Eccolo lì, nudo come un verme, il mio figlio incestuoso, con il pene ben eretto che puntava verso l’alto. Non potei fare a meno in quel momento di invidiare mia madre che si sollazzava con quell’arnese generoso. Gli feci cenno di avvicinarsi e gli dissi di toccarmi i seni.
- Quali sono meglio? queste o le sue? – gli chiesi con voce già arrocchita dall’eccitazione che mi stava prendendo.
- Que-queste. – rispose mentre le mani stringevano le punte dei capezzoli. Per toccarmi si era avvicinato così tanto che sentii la punta del pene sfiorarmi la coscia.
Abbassai la zip della gonna e la lasciai cadere per terra. Con indosso solo mutandine, calze e reggicalze, mi sedetti sul bordo del divano con le cosce ben allargate.
- Vieni qui in ginocchio con la testa qui in mezzo.
Obbedì prontamente anche stavolta. Quando fu a pochi centimetri dagli slip con la mano gli presi la nuca fino a spingergli il naso contro il tessuto.
- L’odore della mia figa è diverso?
Non mi aspettavo risposta. Lasciai che inalasse bene il profumo del lago che si era formato. Poi lo allontanai, tolsi le mutandine e dopo aver nuovamente allargato le gambe così che potesse vedere le labbra rosse e luccicanti di umore gli presi nuovamente il viso fra le mani e lo spinsi contro di esse.
- Dimmi se il suo sapore è più buono del mio.
Luca mi leccò con tanto impegno e abilità da mandarmi in orbita. Nessuno degli uomini che avevo avuto mi aveva fatto godere così tanto con la bocca.
Quando mi sentii soddisfatta lo attirai su di me e gli guidai dentro di me il bel cazzo turgido. Mentre lui spingeva a colpi rabbiosi e profondi, gli sussurrai all’orecchio, con voce dura: - Non dimenticare che questa, per te, è una punizione.
Mi sentii incredibilmente viziosa!
Quella sera continuammo a fare l’amore nel lettone matrimoniale e non lo lasciai nemmeno tornare in camera sua. Anzi, nel cuore della notte, lo svegliai per fare ancora del sesso, e il caro ragazzo non deluse nemmeno stavolta la sua mamma!
L’indomani mi sentivo trionfante per aver ripreso in pugno la situazione, e con così tanto godimento per me. Ma dovevo ancora mettere in chiaro le cose con mia madre Enrica.
Ci presentammo così da lei, senza avvertirla, io e Luca.
- Greta! che sorpresa. Non ti aspettavo! ah, ma c’è anche Luca… - furono le parole con cui ci accolse.
- Luca, vai di là che io e tua nonna dobbiamo parlare.
Mia madre aveva già capito perché ero lì. Quando fummo sedute mi squadrò con un sorrisetto.
- Ho scoperto la vostra tresca – fu il mio esordio.
- E allora?
- Non ti vergogni di aver sedotto tuo nipote adolescente?
- Te lo ha confessato lui?
- Ho letto il suo diario. Per cui so anche come l’hai provocato.
- Non posso negare che da un po’ avevo notato che bel ragazzo si fosse fatto. Mi sono sacrificata io a svezzarlo, povero ragazzo. Ancora vergine a diciassette anni!
Risi: - Ipocrita! Così non è stato per il tuo piacere?
- Luca è un ragazzo decisamente ben dotato e molto, molto attento ai bisogni sessuali di una donna – ammise Enrica con un sorriso malizioso.
Fra me dovetti riconoscere che aveva ragione, ricordando il piacere che avevo tratto anch’io dalle sue prestazioni. Dalla vagina partì un brivido che mi percorse il corpo. Accavallai istintivamente le gambe.
Il riflesso non sfuggì a mia madre. – Non è che leggendo il diario di Luca, ti sono venute delle idee?
Adesso ero io sulla difensiva. – L’ho affrontato e gli ho detto quel che pensavo di tutti e due. E poi … e poi l’ho … l’ho punito.
Fu il turno di Enrica di ridere: - Se ti conosco un po’, cara mia, penso che questa … punizione sia stata molto dolce per te e… per lui.
Mi guardò un attimo, poi mi incalzò: - Te lo sei portata a letto anche tu, non è vero?
Perché negare? – Certo! Gli ho chiesto se mi trovava meno sexy di te e lui mi ha dimostrato il contrario.
- Bene! e a questo punto? Non pensi che dovremmo far scegliere lui di chi vuol essere l’amante? se di mamma o di nonna? – disse Enrica, alzandosi e cominciando a spogliarsi.
Mi parve un ragionamento sensato e accettai, imitandola. Chiamammo Luca che quando entrò si fece quasi uscire gli occhi dalle orbite, sgranandoli davanti a sua madre e sua nonna, sedute comodamente sul divano, vestite solo di reggiseno, mutandine, calze e reggicalze.
- Luca – fu Enrica a parlare – tu piaci molto sia a me che a tua madre. Pensiamo sia giusto sia tu a scegliere fra noi due.
Luca era sbigottito. ci mise parecchi secondi prima di cominciare a balbettare: - Ma… ma… tu…. nonna….. mamma …..
Enrica allora tagliò corto. – Non puoi certo giudicare così, senza toccare. Vieni qui a sederti fra di noi.
Ci stringemmo tutte e due addosso a lui, facendogli sentire la pressione dei nostri corpi, strusciandogli i seni sulle spalle. Enrica gli prese la mano e se la poggiò sulla coscia cominciando a farsi fare una lenta carezza. Feci lo stesso, facendomi sfiorare la fica con le dita, mentre con la mano gli pizzicavo l’orecchio.
Se qualcuno avesse potuto osservarci in quel momento, avrebbe potuto ammirare un quadro molto erotico, con due donne mature seminude che manipolavano un ragazzo in mezzo a loro, il quale ne accarezzava le lunghe gambe inguainate di velatissime calze nere, unico rumore il suono della mano che scorreva sul nylon.
Dopo un po’ Enrica ruppe il silenzio: - Basta così! Se Luca non si decide temo che ci toccherà dividerlo.
Ero così eccitata che emisi un gemito che voleva dir SI’. – Guarda come gli è diventato grosso – aggiunse mia madre – se non gli facciamo prendere aria gli verrà una congestione.
Ormai oggetto nelle nostre mani, spogliammo Luca, lasciandolo nudo. Lo portammo in camera da letto, dove, liberateci di slip e reggiseni abbiamo dato vita a un’orgia indimenticabile.
Tutto il pomeriggio, io e mia madre Enrica abbiamo fatto l’amore con Luca, mio figlio e suo nipote, scambiandoci più volte di posto, l’una a cavalcioni del suo viso godendo della sua lingua mentre l’altra s’impalava sul suo bel pisellone. Luca, docile, assecondava tutte le nostre voglie più oscene. E quando abbiamo dovuto concedergli un po’ di riposo io e mia madre ci siamo date reciprocamente piacere in un “sessantanove” infinito.
Al termine, tutti e tre ci siamo abbandonati esausti ma sazi sul lettone. – Luca, sei un amante meraviglioso. Faresti perdere la testa anche a donne meno assatanate di tua madre e tua nonna – è stato il commento di Enrica. E poi, sogghignando: - Però dovresti trovare qualche tuo compagno carino che si unisca ai nostri giochi. Se no finiremo con l’abusare di te….
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