Posseduto senza limiti
di
felice ciuccio
genere
bisex
Insomma mi trovavo in ginocchio mezzo nudo con in bocca un fantastico cazzo e da 4 ore in culo un dildo da 25 mm di diametro ben conficcato e tenuto da una cinghia per non farlo uscire. Ogni movimento che facevo mi ricordava che il mio padrone mi stava preparando lentamente alla penetrazione. “Non voglio avere la strada stretta, mi dà fastidio. Quando ti inculerò dovrai essere un’autostrada, la mia autostrada, puttana”. Mi eccitava da morire quando mi insultava.
Delle quattro ore precedenti posso dire che a parte i preliminari, la preparazione dell’arma di penetrazione dentro di me e poche altre cose, non avevo fatto altro che tenere in bocca quel cazzo fantastico, ciucciarlo, leccarlo, asciugarlo, bagnarlo, baciarlo e ancora leccare tutta l’asta e amorevolmente la cappella, leccare le palle, farmi pompare e sborrare in bocca, bere tutto senza lasciarne cadere un goccio. Lui seduto davanti a me, a cosce allargate, che mi tormentava i capezzoli e, di tanto in tanto, mi tastava le tette come fossi una femmina in calore. Dopo la sborrata una piccola sosta e di nuovo da capo, posseduto come una troia.
Penso che probabilmente fossi al sesto pompino: non si stancava mai. Mi lasciava solo per andare a pisciare o per bere qualcosa, per ricaricarsi insomma. A volte me lo aveva messo in bocca moscio insultandomi “frocio del cazzo non sei buono neanche a farmelo alzare” ma poco dopo, quando la mia bocca aveva compiuto ancora il miracolo mi accarezzava dicendomi “bella troia quanto sei brava, ti ricompenserò quando al posto del dildo percorrerò l’autostrada; dai adesso, lecca, ciuccia, bevi, fatti sborrare in bocca, ma lecca con calma… e bene”.
Ovviamente obbedivo perché probabilmente godevo più io di lui, ma… come ci ero arrivato a casa di Eugenio? (avevo dimenticato di dire il nome, ma anche tutto il resto, del mio padrone). So solo che ero stanco con la bocca e le ginocchia indolenzite, ma lui mi voleva per sei ore, ne mancavano ancora due… ma era comunque un piacere. Perché? Hai mai provato a ciucciare un cazzo con quel profumo di maschio? A me era capitato e, nonostante la costrizione, non avrei potuto rinunciarvi. Ti amavo cazzo! Mi piaceva adorarti ed essere tuo schiavo!
Delle quattro ore precedenti posso dire che a parte i preliminari, la preparazione dell’arma di penetrazione dentro di me e poche altre cose, non avevo fatto altro che tenere in bocca quel cazzo fantastico, ciucciarlo, leccarlo, asciugarlo, bagnarlo, baciarlo e ancora leccare tutta l’asta e amorevolmente la cappella, leccare le palle, farmi pompare e sborrare in bocca, bere tutto senza lasciarne cadere un goccio. Lui seduto davanti a me, a cosce allargate, che mi tormentava i capezzoli e, di tanto in tanto, mi tastava le tette come fossi una femmina in calore. Dopo la sborrata una piccola sosta e di nuovo da capo, posseduto come una troia.
Penso che probabilmente fossi al sesto pompino: non si stancava mai. Mi lasciava solo per andare a pisciare o per bere qualcosa, per ricaricarsi insomma. A volte me lo aveva messo in bocca moscio insultandomi “frocio del cazzo non sei buono neanche a farmelo alzare” ma poco dopo, quando la mia bocca aveva compiuto ancora il miracolo mi accarezzava dicendomi “bella troia quanto sei brava, ti ricompenserò quando al posto del dildo percorrerò l’autostrada; dai adesso, lecca, ciuccia, bevi, fatti sborrare in bocca, ma lecca con calma… e bene”.
Ovviamente obbedivo perché probabilmente godevo più io di lui, ma… come ci ero arrivato a casa di Eugenio? (avevo dimenticato di dire il nome, ma anche tutto il resto, del mio padrone). So solo che ero stanco con la bocca e le ginocchia indolenzite, ma lui mi voleva per sei ore, ne mancavano ancora due… ma era comunque un piacere. Perché? Hai mai provato a ciucciare un cazzo con quel profumo di maschio? A me era capitato e, nonostante la costrizione, non avrei potuto rinunciarvi. Ti amavo cazzo! Mi piaceva adorarti ed essere tuo schiavo!
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