Si può fare 4
di
OnlyM
genere
dominazione
Purtroppo le mie speranze che quella famosa sera segnasse una svolta si rivelarono presto infondate.
Il mio capo ritornò a comportarsi come aveva sempre fatto. Tanto distaccato e professionale sul lavoro quanto autoritario e sadico nel pretendere prestazioni sessuali di ogni genere in qualunque momento.
Ma, per certi versi, non credo che la mia storia sia diversa da quella di molte donne.
Faccio sesso con lo stesso uomo, quando mi viene chiesto e non quando ne ho voglia. Mi faccio carico di farlo godere come più gli piace anche se non è esattamente quello che vorrei fare in quel momento.
Solo che invece che essere mio marito è il mio capo. Però, almeno in questo, non devo fingere che mi piaccia o di volerlo anch'io.
E poi, per quanto faccia fatica ad ammetterlo, mi piace quella sensazione.
Di essere dominata e completamente alla mercé delle richieste di un uomo depravato e, al tempo stesso, di essere "indispensabile" per lui; l'unica in grado di farlo godere davvero.
Unica, perché io faccio tutto quello che chiede.
Indispensabile, perché dopo anni, ancora chiede a me e non ad altre.
Può sembrare assurdo, ma tutte le volte che nella tranquillità della mia casa, quando le bambine sono a dormire, inizio a toccarmi, nella mia testa riemergono le immagini delle prestazioni extra lavorative che ho dovuto effettuare.
E spesso sono quelle più umilianti o perverse.
Come quella volta che, accortosi che l'abitino di maglia grigio era molto attillato e metteva ben in risalto le mie forme, mi fece togliere la biancheria intima e le calze tenendo solo gli stivali di scamosciati che arrivavano sotto il ginocchio.
E nel pomeriggio, quando arrivarono i clienti, mi chiamò in sala riunioni dicendomi che il telefono non funzionava. Ovviamente era solo un problema della spina che "misteriosamente" non era collegata alla presa, ma questo mi costrinse a piegarmi sotto le mensole della sala riunioni facendo risalire il vestito ai limiti dell'indecenza.
Poi dovetti rientrare per portare i caffé, e fu la volta di un vecchio libro che gli avevano regalato e che voleva assolutamente mostrare ai presenti. Obbligandomi ad allungarmi per prenderlo in cima alla libreria, mettendo in mostra nuovamente molta più pelle di quello che volessi.
E tenendomi li fino a quando non lo dovetti rimettere a posto, sentivo fisicamente addosso gli sguardi degli altri quattro uomini che sedevano intorno al tavolo.
Le risate poco dopo essere uscita furono da caserma e proseguirono finché nono venni richiamata una terza volta.
E i loro occhi erano tutti sui mie capezzoli chiaramente visibili sotto la maglina.
Circa un'ora dopo, con le mani appoggiate alla sua scrivania e il vestito sollevato a metà della schiena, mi facevo scopare ascoltando il resoconto dei vari commenti.
"...non volevano credere che te lo fai mettere nel culo senza fiatare...".
"...avrei voluto chiamarti per fargli vedere che sei davvero la regina dei pompini..."
Furono solo alcune delle frasi con cui il mio capo illustrò le mie abilità ai suoi clienti.
Con la testa all'indietro a causa della mano che mi afferrava i capelli, sentivo il suono secco delle sue cosce contro le mie battere il ritmo forsennato della scopata.Mi sentivo come le cagnoline che vengono montate furiosamente da un loro simile che non ha altro in mente che godere in fretta.
Assorbendo gli urti della penetrazione dentro di me, restai in silenzio finché il mio fondoschiena non venne coperto dal liquido caldo e viscoso del suo sperma.
Usò le mie mutandine per pulirmi così che lo potei più rimettere fino a casa, mentre per evitare di lasciare tracce sulle sue mi dovetti inginocchiare per dedicarmi alla consueta spremitura delle ultime gocce.
Nulla di romantico, come vedete.
Ma nella mia testa, mentre mi masturbavo, non cercavo il romanticismo ma solo l'eccitazione. E rielaborando la scena nella mia mente, immaginando di essere la vittima non solo del mio capo ma ti tutti e cinque gli uomini della sala riunioni, venni mugolando di piacere tra le lenziola del mio letto.
Il mio capo ritornò a comportarsi come aveva sempre fatto. Tanto distaccato e professionale sul lavoro quanto autoritario e sadico nel pretendere prestazioni sessuali di ogni genere in qualunque momento.
Ma, per certi versi, non credo che la mia storia sia diversa da quella di molte donne.
Faccio sesso con lo stesso uomo, quando mi viene chiesto e non quando ne ho voglia. Mi faccio carico di farlo godere come più gli piace anche se non è esattamente quello che vorrei fare in quel momento.
Solo che invece che essere mio marito è il mio capo. Però, almeno in questo, non devo fingere che mi piaccia o di volerlo anch'io.
E poi, per quanto faccia fatica ad ammetterlo, mi piace quella sensazione.
Di essere dominata e completamente alla mercé delle richieste di un uomo depravato e, al tempo stesso, di essere "indispensabile" per lui; l'unica in grado di farlo godere davvero.
Unica, perché io faccio tutto quello che chiede.
Indispensabile, perché dopo anni, ancora chiede a me e non ad altre.
Può sembrare assurdo, ma tutte le volte che nella tranquillità della mia casa, quando le bambine sono a dormire, inizio a toccarmi, nella mia testa riemergono le immagini delle prestazioni extra lavorative che ho dovuto effettuare.
E spesso sono quelle più umilianti o perverse.
Come quella volta che, accortosi che l'abitino di maglia grigio era molto attillato e metteva ben in risalto le mie forme, mi fece togliere la biancheria intima e le calze tenendo solo gli stivali di scamosciati che arrivavano sotto il ginocchio.
E nel pomeriggio, quando arrivarono i clienti, mi chiamò in sala riunioni dicendomi che il telefono non funzionava. Ovviamente era solo un problema della spina che "misteriosamente" non era collegata alla presa, ma questo mi costrinse a piegarmi sotto le mensole della sala riunioni facendo risalire il vestito ai limiti dell'indecenza.
Poi dovetti rientrare per portare i caffé, e fu la volta di un vecchio libro che gli avevano regalato e che voleva assolutamente mostrare ai presenti. Obbligandomi ad allungarmi per prenderlo in cima alla libreria, mettendo in mostra nuovamente molta più pelle di quello che volessi.
E tenendomi li fino a quando non lo dovetti rimettere a posto, sentivo fisicamente addosso gli sguardi degli altri quattro uomini che sedevano intorno al tavolo.
Le risate poco dopo essere uscita furono da caserma e proseguirono finché nono venni richiamata una terza volta.
E i loro occhi erano tutti sui mie capezzoli chiaramente visibili sotto la maglina.
Circa un'ora dopo, con le mani appoggiate alla sua scrivania e il vestito sollevato a metà della schiena, mi facevo scopare ascoltando il resoconto dei vari commenti.
"...non volevano credere che te lo fai mettere nel culo senza fiatare...".
"...avrei voluto chiamarti per fargli vedere che sei davvero la regina dei pompini..."
Furono solo alcune delle frasi con cui il mio capo illustrò le mie abilità ai suoi clienti.
Con la testa all'indietro a causa della mano che mi afferrava i capelli, sentivo il suono secco delle sue cosce contro le mie battere il ritmo forsennato della scopata.Mi sentivo come le cagnoline che vengono montate furiosamente da un loro simile che non ha altro in mente che godere in fretta.
Assorbendo gli urti della penetrazione dentro di me, restai in silenzio finché il mio fondoschiena non venne coperto dal liquido caldo e viscoso del suo sperma.
Usò le mie mutandine per pulirmi così che lo potei più rimettere fino a casa, mentre per evitare di lasciare tracce sulle sue mi dovetti inginocchiare per dedicarmi alla consueta spremitura delle ultime gocce.
Nulla di romantico, come vedete.
Ma nella mia testa, mentre mi masturbavo, non cercavo il romanticismo ma solo l'eccitazione. E rielaborando la scena nella mia mente, immaginando di essere la vittima non solo del mio capo ma ti tutti e cinque gli uomini della sala riunioni, venni mugolando di piacere tra le lenziola del mio letto.
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