Il mio primo master

di
genere
dominazione

Avevamo stabilito di incontrarci a casa mia un pomeriggio, visto che potevo essere sola e lui aveva detto che sarei stata più a mio agio a fare la prima seduta della mia vita in un luogo che mi avrebbe dato più sicurezza.
Due giorni prima dell’incontro era passato velocemente da casa mia per vedere l'appartamento ed organizzarsi meglio.
Il giorno prima della seduta mi mandò una mail dove mi diede istruzioni precise: avrei dovuto aspettarlo in cucina, nuda e con i capelli legati, a quattro zampe sul pavimento... con la testa bassa e mi specificò che non avrei potuto alzarmi né guardarlo finché non me lo avesse permesso lui. Inoltre vi era scritto che avrei dovuto depilarmi completamente il sesso,
Due ore prima dell'incontro, mentre mi trovavo ancora al lavoro, mi inviò un sms con un ordine dell’ultimo minuto dicendomi che visto che ero una cagna, avrei dovuto trovare qualcosa che mi facesse da coda e dovevo infilarmela nel culetto prima che lui arrivasse.
Io ero nervosissima , perché non avevo idea di cosa mi avrebbe fatto. Mi fidavo di lui però, perché era a conoscenza del fatto che per me sarebbe stata la prima volta e, come io avevo accettato che lui diventasse il mio Master, lui aveva accettato di aiutarmi a diventare una vera schiava.
Non era stato necessario parlare di limiti particolari, eravamo d’accordo di praticare un bdsm soft e che sarebbe stato compito suo, capire quali fossero i miei limiti imparando a conoscermi procedendo con calma. Quindi ero certa non mi avrebbe fatto del male, ma ciò non mi impediva di sentirmi come se stessi per sostenere un esame.

Per l’agitazione non pranzai nemmeno e, trovato un cordoncino nero di cotone in un cassetto, ne tagliai circa 20 centimetri e dopo averlo bagnato con la saliva provai ad infilarmelo nel buchetto per vedere se come coda avrebbe funzionato senza darmi troppo fastidio.
Nell’sms il mio Padrone aveva scritto che se la coda mi fosse caduta mentre lui era con me, mi avrebbe punita subito.
Verso l’ora prestabilita mi spogliai completamente e infilai nel buchetto il pezzo di cordoncino, assicurandomi che una buona parte rimanesse dentro di me e l’altra parte penzolasse fuori come coda. Indossai l’accappatoio e attesi il suo sms di avviso che sarebbe arrivato. Avevo il cuore in gola.
Lasciai la porta di casa accostata per lui e quando arrivò il messaggio il respiro mi si fermò in gola.
Quando lo sentii salire le scale tolsi l'accappatoio e mi misi in posizione, carponi sul pavimento. Avevo le mani sudate e la salivazione a zero.

Lui entrò in cucina, lo sentii posare la sacca sul tavolo e poi lentamente mi girò attorno. Probabilmente la mia rudimentale coda lo aveva soddisfatto, perché non disse nulla. Prese una ciotola dalla mia credenza e la riempì d’acqua, me la mise sotto il viso. Si accovacciò di fronte a me e mi allaciò al collo un collare di cuoio con un grosso anello sul davanti. Io, ubbidiente, continuavo a non guardarlo, tenendo gli occhi sulla ciotola sotto di me.
Per la prima volta da quando era entrato, parlò e mi ordinò di bere come fanno i cagnolini ed io lo feci senza farmelo ripetere una seconda volta.
Ad un certo punto, mentre immergevo il viso nell’acqua, mi tirò indietro la testa prendendomi per la coda dei capelli e mi chiese come mi sentivo con la coda da cagna.
Gli risposi che mi dava un po’ fastidio e allora lui mi disse quasi sottovoce: “E credi che a me importi qualcosa se ti dà fastidio?” poi mi rimise la testa bassa e mi ordinò di bere ancora.
Ero eccitatissima... adoro essere trattata così... come una cagnolina , che è appagata nel compiacere il suo padrone.

Lui prese la frusta dalla sua sacca e con il manico mi toccò, me lo passò su schiena e fianchi, accarezzandomi e percuotendomi lievemente in modo totalmente simbolico. Non usò la frusta su di me quella prima volta.
D’improvviso mi sfilò la coda dal sedere e mi ordinò di alzarmi in piedi.
Dalla sua sacca estrasse delle mollette e delle pinze che mi attaccò ai seni e ai capezzoli e poi anche alle labbra del mio sesso, che per quanto ero eccitata colava terribilmente.

Ero in piedi vicino al tavolo, sentivo il freddo del pavimento perché ero scalza, ma non mi dava fastidio. l’emozione che stavo provando in quel momento era più forte di qualsiasi semplice percezione sensoriale. Lo guardavo in silenzio, in attesa di ricevere ciò che aveva programmato di farmi vivere. Non potevo fargli domande, su questo era stato molto chiaro, ancora la prima volta che ci eravamo visti, quando io gli dissi il mio sì. Quando gli dissi che volevo diventare la sua schiava. E gli avevo detto quel “sì” mostrandogli i miei seni dove avevo scritto con un pennarello la sigla del suo nome.

Prese una corda molto lunga e grossa e mi legò i polsi davanti. me li portò in alto sopra la testa. Passò la corda dietro la mia schiena e tra le mie gambe, portandola davanti a tagliarmi fra le grandi labbra del sesso e poi le ha fatto fare alcuni giri attorno ai miei seni stringendoli fortissimo. Poi con un gancio fermò la corda, bloccandomi così, in piedi con le gambe divaricate e i polsi che praticamente rimanevano legati dietro la nuca.
Mi mise due ganci di ferro ai lati della bocca per tenerla aperta, come in un ghignoforzato. E poi mi ordinò di aprirla e infilò una pallina tra i denti legandomela con un laccio dietro la nuca... come una specie di museruola per non farmi parlare o urlare.
A quel punto iniziò a giocare con i miei capezzoli tirando le pinze, togliendole e sostituendole applicandomi dei morsetti più stringenti.
Dopo accese un vibratore e me lo posizionò sul clitoride... mi piaceva molto... poi me lo spinse più in basso e me lo fece scivolare dentro al sesso.
Ebbi modo di capire a cosa servissero quei ganci che mi aveva messo ai lati della bocca. Quando mi resi conto che non ero in grado di deglutire bene e la mia saliva iniziò a colarmi lungo il mento. Mi fece sentire in imbarazzo ed era quello lo scopo.

Giocò a lungo con me in quella posizione epoi mi slegò e mi tolse i ganci dalla bocca, ma mi lasciò dentro la pallina. Mi fece piegare in avanti appoggiata con le mani ad una sedia e mi annunciò che si sarebbe occupato del mio culetto..
un brivido di paura mi percorse la spina dorsale... ero certa che mi avrebbe fatto male.
Mi spruzzò un lubrificante sull'ano e poi dalla sua sacca estrasse una specie di bruco di plastica colorato e lungo, non avevo mai visto un oggetto simile. Me lo piantò nel culetto strappandomi un piccolo gemito, soffocato dalla presenza della pallina nella mia bocca. Poi me lo spinse dentro di brutto e io mi lamentai per il leggero dolore.
“Per il tuo Padrone si può fare, vero?” mi domandò avvicinandosi con il viso al mio ed io annuì chiudendo per un attimo gli occhi. Mi eccitava moltissimo l’idea di farlo per lui. Soffrire per il piacere del mio Padrone era bello, ma non riuscivo a smettere di avere paura. Temevo mi avrebbe infilato qualcosa di molto più grosso e non ero certa che sarei riuscita a sopportarlo. E se lo avessi deluso? E se non avesse più voluto una schiava novizia come me? Mi sarei sentita morire... ormai ero stata intrappolata nel vortice e non avrei mai voluto rinunciare a godere delle emozioni che mi stava regalando il mondo del bdsm.

Mi tolse le perline dal sedere e prese dalla sacca un cordone rivestito di silicone con attaccate 5 sfere sempre coperte di silicone, grosse quasi come palline da ping pong, ma
più pesanti e con al loro interno qualcosa che le faceva vibrare.
Lubrificò la prima sfera e me la appoggiò sull’ano facendomi sussultare. Lo sentii premere forte per spingerla dentro ed istintivamente mi ritrassi stringendo i glutei, come in una sorta di difesa.
“Rilassati...” mi sussurrò lui premendo ancora e la sfera mi scivolò dentro.
Per quanto possibile provai a gridare e lui mi diede una sculacciata “Sss... non urlare e non spingerla fuori... rilassati” mi disse di nuovo.
Allora cercai di respirare profondamente con il naso e di rilassarmi per abituarmi a quel corpo estraneo dentro di me.
Lo sentii spruzzare altro lubrificante vicino al mio buchetto ormai dilatato dalla prima pallina e senza tanti complimenti mi spinse dentro anche la seconda.
Io mi lamentai di nuovo.
Disse che erano cinque e, che me le avrebbe infilate tutte e cinque nel culetto.
Mi venne un colpo e mugugnai per protestare. Lui mi si avvicinò con il viso e mi disse in tono duro di stare zitta e mi sculacciò di nuovo.
Ho scosso il capo in segno di negazione, sicura che non sarebbe mai riuscito ad infilarmele tutte. Mi avrebbe fatto troppo male.
“Mi stai dicendo che ti vuoi già arrendere?” mi chiese mostrandosi quasi deluso per il mio comportamento.
Allora io scossi di nuovo il capo negando. Non volevo arrendermi. In una frazione di
secondo decisi che Il mio orgoglio avrebbe avuto la meglio.

Con calma e numerose pause riuscì ad infilarmele tutte e cinque e alla fine non faceva più così male. Mi ero abituata alla loro presenza. Mi disse allora che il bello sarebbe stato quando poi le avrebbe tirate fuori tutte insieme e velocemente...
Mi venero i brividi nell’udire quelle parole. Non avevo idea di cosa avrei sentito quando lui
di colpo mi avrebbe estratto tutte le sfere dal culetto.

Decise di togliermi la pallina dalla bocca lasciandomi finalmente libera di deglutire bene.
Allora mi fece sdraiare a terra su un asciugamano, con le palline nel culetto...
Mi fece allargare bene le gambe e giocò col mio sesso.
Indossò un guanto di lattice e cercò di infilarmi una mano dentro, ma vi riuscì solo in parte. Allora provò con tre sfere di legno, legate tra loro da un cordone, grandi poco meno di una pallina da tennis. Le lubrificò e lentamente e non senza fatica, me le infilò tutte e tre. Avevo una specie di doppia penetrazione in corso... mi sentivo davvero piena.
Poi le sfilò rapidamente strappandomi un gemito per la sorpresa e giocò di nuovo con il vibratore, per darmi piacere. E poi provò ancora a penetrarmi con la mano.

Ero persa nel mondo in cui mi stava guidando, ma lo sentivo molto distante da me, Mi mancava un suo più forte coinvolgimento a livello fisico. Lui mi aveva spiegato che un vero Master non aveva di regola rapporti sessuali con la propria schiava. Le sedute potevano svolgersi in totale assenza di sesso orale o penetrativo.
Infatti lui non si era ancora tolto nemmeno le scarpe ed io non sapevo neppure se in quel momento avesse un’erezione. Era in jeans e maglietta, il suo abituale abbigliamento da lavoro.

Mi schiaffeggiò le labbra del sesso, i seni... le cosce... poi, d’improvviso mi disse: “Ora te le tolgo, sei pronta?” io annuii col capo e lui mi tirò fuori le sfere anali dal buchetto e non fu così terribile come avevo immaginato.
Si alzò in piedi e si posizionò dietro di me serrandomi la testa tra i suoi piedi e chinandosi mi afferrò i seni tra le sue forti mani e li strinse con vigore giocandoci a lungo.
Si accorse che sul fornello avevo lasciato una candela accesa. Una di quelle grandi e contenute in una giara di vetro. l’avevo accesa un paio di ore prima per creare un po’ di atmosfera e profumare l’aria.
La prese e in piedi sopra di me iniziò a rovesciarmi addosso la cera bollente, ad una distanza non troppo ravvicinata. Mi colò la cera sul ventre, sui seni e sulle cosce.

Si sedette su una sedia e si aprì un po’ i pantaloni...
Mi fece sedere rimanendo a terra e mi fece succhiare un fallo di gomma che si era appoggiato sull’apertura della lampo.
Mi ordinò di farli vedere come succhiavo bene... mi prendeva la testa tra le mani e me lo spingeva in gola.
Infine mi rimise a novanta appoggiata alla sedia e preso un plug di gomma me lo infilò nel culetto. Mi scopò a lungo con quello e mi fece di nuovo male. Osai protestare perché ritenevo che per quel giorno mi avesse tormentato a sufficienza il sedere, ma lui mi disse che ci avremmo dovuto lavorare parecchio per abituarmici presto.
“Ho finito” disse e rimise tutti i suoi giocattoli nella sacca permettendomi di indossare l’accappatoio. Se ne andò salutandomi in modo distaccato senza farsi nemmeno accompagnare alla porta, ma mi lasciò il collare.
scritto il
2018-02-09
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