La puttana di bordo
di
tonino
genere
gay
il mio racconto ha bisogno di una premessa:
Ho finito le scuole abbastanza presto: elementari, medie e avviamento professionale. A 16 anni, dopo 5+3+3 anni, avevo già finito con un Diploma di elettromeccanico che non mi è mai stato utile a niente.
Al mio paese, Sorrento, c’erano solo due alternative di lavoro: nel campo turistico/alberghiero o imbarcarsi nella marina mercantile. Io mi imbarcai come mozzo presso una grossa società di navigazione che aveva molte navi sulle rotte intercontinentali.
I tragitti di navigazione erano, pertanto, molto lunghi. Alcune volte si trascorrevano anche 30/40 giorni in mezzo al mare e a causa di ciò l’astinenza sessuale favoriva qualche “trasgressione” tra i componenti dell’equipaggio.
Io, insieme a qualcun altro, giovincello come me, eravamo le “prede segrete” dei marinai più grandi e di quelli più soggetti a lunghi periodi di astinenza. Nessuno, però, si permetteva di importunare nessuno. Tutto si limitava a qualche sguardo più insistente o a qualche mano morta al culetto dei più bellini che magari facevano buon viso a cattivo gioco per non alimentare voglie “strane”.
Ancora oggi però, in questi periodi, mi viene a mente un Carnevale trascorso a bordo in una di quelle interminabili traversate dell’oceano che non finivano mai.
Come in tutti i Carnevali si lavorava solo nella mattinata, il pomeriggio ognuno lo trascorreva come meglio desiderava.
“Qualcuno” lanciò l’idea di organizzare un piccolo festino nella cabina di uno di noi. Ci riunimmo in sette (io compreso) e dopo aver fatto una bella provvista di stuzzichini, salatini, birre e liquori vari iniziammo a rilasciarci. Qualcuno mise un po di musica e a poco a poco l’alcool incominciò a fare i suoi effetti rendendoci tutti più allegri e disponibili. Di tutti i giovincelli dell’equipaggio ero l’unico presente a quel festino e tutti facevano a gara a parlare e a scherzare con me.
“Qualcuno” fece notare che sarebbe stato bello avere qualche donna tra noi. Io ero un poco brillo e contento della compagnia e delle attenzioni che mi facevano. Sempre lo stesso “Qualcuno” mi prese da parte e mi chiese se volevo fare uno scherzo agli altri travestendomi da donna, io non rifiutai, obiettai solo che non avevo niente di femminile da indossare.
Lui disse che questo non era un problema, aveva lui un sacco di cose nella sua cabina, cose che comprava da regalare alle puttane che trovava nei porti quando andava in franchigia. Siccome la mia unica obiezione era stata quella di non avere indumenti adatti, lui ritenne che mi sarebbe piaciuto fare quello che mi aveva propost.
Con una scusa uscimmo da quella cabina ed andammo nella sua. Mi mostrò tutto ciò che aveva e mi invitò a provare qualcosa. Sempre ridendo e scherzando mi aiutò a togliere la maglietta, i pantaloncini corti e gli slip che portavo e quando fui completamente nudo davanti a lui si coplimentò per il mio corpo. Mi disse che sarebbe stato una bella sorpresa per tutti gli altri e che avrebbero gradito lo scherzo.
Il gioco mi aveva coinvolto e lasciai che “Qualcuno” mi vestisse con le cose che mi aveva mostrato: un reggiseno, una mini mutandina, delle calze a rete con reggicalze e un paio di scarpe con tacco basso, infine mi fece indossare un babydoll trasparente. All’epoca portavo i capelli molto lunghi e lui me li spazzolò fino a farli lucenti.
Allegramente camminai un po nella cabina. Le scarpe mi calzavano a pennello, non mi davano nessun fastidio e mi slanciavano il corpo. Ancheggiando mi guardai nello specchio e ciò che vedevo mi eccitava, mi guardai di faccia, di profilo e di spalle, sistemai bene il filo degli slip in mezzo alle natiche. Dallo specchio notai “Qualcuno” seduto sulla cuccetta che si strofinava la patta, gonfia, dei pantaloni. Gli sorrisi e lui sorrise a me.
Mi chiese se ero d’accordo sul fatto di fare una entrata shoccante (con presentazione) nella cabina dove c’era il festino ed io acconsentii entusiasta. Il gioco mi aveva preso la mano, l’alcool che avevo bevuto mi eccitava. Uscimmo dalla sua cabina, nel corridoio non c’era nessuno. Quando arrivammo nei pressi dell’altra cabina mi feci di lato. Lui entrò e dopo qualche istante lo sentii gridare:
- Ecco a voi la Regina della Festa: NINAAA!!
Il mio ingresso nella cabina fu fragoroso. Tutti ammutolirono e passò qualche attimo di silenzio prima che applaudissero entusiasti. Erano abbastanza (molto “abbastanza”) ubriachi e il “surrogato” di donna (cioè io) che si era presentato in mezzo a loro, in carne ed ossa, era meglio di tutto quanto potessero trovare nelle loro riviste pornognafiche.
Andai in mezzo a loro ancheggiando e muovendomi sensualmente come piaceva a me e…come piaceva a loro! Ero circondato da sei uomini. Mi avvicinai a uno di loro che era seduto nella cuccetta, mi attrasse verso di se e tenendomi per i capelli avvicinò la sua bocca alla mia baciandomi con foga e infilandomi la lingua in gola.
Mentre ero così abbassato sentii due mani che mi carezzavo dietro, agitai un po le natiche in segno di apprezzamento. Una mano mi scostò il filo delle mutandine dal mezzo delle natiche e sentii un dito che mi strofinava il buco. Inarcai un po la schiena e sentii il dito entrarmi nel culetto con una certa violenza. Certo non ero vergine ma un poco male mi fece. Emisi un gridolino e ritrassi il culetto facendo uscire il dito. Il tipo si scusò e io non mi incazzai più di tanto.
Il mio ruolo di zoccoletta mi piaceva un sacco e passavo da uno all’altro allegramente lasciandomi toccare, palpeggiare e accarezzare da tutti. Il fatto che non mi fossi incazzato più di tanto per il dito infilatomi nel ditietro ed il mio atteggiamento spensierato aveva reso i miei compagni di festino più audaci e le loro avanches diventarono man mano più palesi e insistenti.
Fu “Qualcuno” a chiamarmi da parte per propormi di dare il colpo finale alle mie esibizioni:
- Nina, ho visto che ti è tutto piaciuto – mi sussurrò - saresti disposta a farti inculare?
- A farmi inculare?!? – chiesi a mia volta – e da chi?? Da te??
- Non solo da me – rispose seccamente – da tutti!!!
Rimasi shoccata dalla sua proposta. Avevo pensato di farmi inculare da lui, alla fine del festino ed in privato, mai avrei pensato di farlo con tutti e sei! Non dissi di Si ma, con la mente annebbiata dall’alcool chiesi incoscientemente:
- Così… uno alla volta? Davanti a tutti?
- Si, uno ti incula e gli altri guardano – confermò – e, a turno, ti inculeranno tutti!!
- E chi incomincia?
- Decidi tu – mi concesse
Sempre senza confermare che l’avrei fatto chiesi ancora:
- Da quello che ha il cazzo più piccolo..?!?!
- Lo pensavo anch’io – approvò – io sarò l’ultimo, ho un cazzo lunghissimo!!
Così senza aspettare il mio “Si” definitivo fece cenno agli altri di tacere e comunicò:
- Nina è d’accordo!!! – urlò – cacciate tutti fuori l’uccello. Inizia quello che lo ha più piccolo!!
A quel punto scappai da quella cabina ed andai a chiudermi nella mia. Anche se ero ubriaco fradicio capiii che se quella sera mi sarei lasciato inculare da sei uomini dell’equipaggio sarei diventata la puttana di bordo alla quale tutti avrebero potuto ricorrere in caso di “bisogno”.
Passarono più di due ore, dormivo alla grande, ma riuscii a sentire battere insistentemente alla porta della cabina. Mi svegliai, ero ancora vestito da “zoccola”, chiesi chi era, riconobbi la voce di “Qualcuno” e mi decisi ad aprire. Lui entrò come una furia e chiuse la porta alle sue spalle a chiave, a doppia mandata. Si spogliò copletamente…aveva un cazzo enorme, lungo, largo, pieno di vene, due coglioni enormi, era incredibilmente bello!!
- Apprezzo il fatto che sei scappato. – disse – ma da me non scappi!! Stanotte devi fare l’amore con me. Spogliati e fai presto. Mi hai arrapato abbastanza!!
- Okkkk…!!!
Mi spogliai di tutto e mi distesi a pancia in su nella cuccetta. Mi prese le gambe tra le mani, le allargò, se le appoggio sulle spalle. Appoggiò la cappella del cazzo in faccia al mio buco e incominciò a spingere, con forza, incurante dei miei rantoli di dolore, incurante del fatto che mi penetrava con fatica a causa della mancanza di una qualsiasi lubrificazione. Nemmeno una sputazzata in culo. Mi stava, letteralmente, violentando!!!
Mi chiavò in quella posizione, molto femminile, per parecchio tempo facendomi vedere le stelle dal dolore. Sentivo i suoi coglioni sbattere sulla zona anale ad ogni colpo che mi assestava in culo. Lo guardavo dritto negli occhi dove non c’era nessuna pietà al mio dolore ma solo foia e desiderio sessuale. Ad un certo punto tirò fuori il cazzo. Mi girò, come un fuscello, mettendomi a pecora e riprese a chiavarmi finquando non mi riepì il culo di sborra.
Una volta che l’utima goccia di sborra gli era uscita dal cazzo mi spinse supino nella cuccetta. Si rivestì e prima di uscire dalla cabina si voltò solo per dirmi:
- Domani ti pago, Puttana!!!
Il giorno dopo, in sala da pranzo, davanti a tutti, mi diede un biglietto da 50.000 lire e rivolgendosi agli altri li sfidò:
- Se qualcuno la vuole gli dia di più, per me vale tanto!!!
Ormai tutti sapevano che mi aveva inculato e da quel giorno mi misi all’asta arrivando a guadagnare fino a 100.000 lire a notte diventando la Puttana di Bordo… NINA..!!!!
Ho finito le scuole abbastanza presto: elementari, medie e avviamento professionale. A 16 anni, dopo 5+3+3 anni, avevo già finito con un Diploma di elettromeccanico che non mi è mai stato utile a niente.
Al mio paese, Sorrento, c’erano solo due alternative di lavoro: nel campo turistico/alberghiero o imbarcarsi nella marina mercantile. Io mi imbarcai come mozzo presso una grossa società di navigazione che aveva molte navi sulle rotte intercontinentali.
I tragitti di navigazione erano, pertanto, molto lunghi. Alcune volte si trascorrevano anche 30/40 giorni in mezzo al mare e a causa di ciò l’astinenza sessuale favoriva qualche “trasgressione” tra i componenti dell’equipaggio.
Io, insieme a qualcun altro, giovincello come me, eravamo le “prede segrete” dei marinai più grandi e di quelli più soggetti a lunghi periodi di astinenza. Nessuno, però, si permetteva di importunare nessuno. Tutto si limitava a qualche sguardo più insistente o a qualche mano morta al culetto dei più bellini che magari facevano buon viso a cattivo gioco per non alimentare voglie “strane”.
Ancora oggi però, in questi periodi, mi viene a mente un Carnevale trascorso a bordo in una di quelle interminabili traversate dell’oceano che non finivano mai.
Come in tutti i Carnevali si lavorava solo nella mattinata, il pomeriggio ognuno lo trascorreva come meglio desiderava.
“Qualcuno” lanciò l’idea di organizzare un piccolo festino nella cabina di uno di noi. Ci riunimmo in sette (io compreso) e dopo aver fatto una bella provvista di stuzzichini, salatini, birre e liquori vari iniziammo a rilasciarci. Qualcuno mise un po di musica e a poco a poco l’alcool incominciò a fare i suoi effetti rendendoci tutti più allegri e disponibili. Di tutti i giovincelli dell’equipaggio ero l’unico presente a quel festino e tutti facevano a gara a parlare e a scherzare con me.
“Qualcuno” fece notare che sarebbe stato bello avere qualche donna tra noi. Io ero un poco brillo e contento della compagnia e delle attenzioni che mi facevano. Sempre lo stesso “Qualcuno” mi prese da parte e mi chiese se volevo fare uno scherzo agli altri travestendomi da donna, io non rifiutai, obiettai solo che non avevo niente di femminile da indossare.
Lui disse che questo non era un problema, aveva lui un sacco di cose nella sua cabina, cose che comprava da regalare alle puttane che trovava nei porti quando andava in franchigia. Siccome la mia unica obiezione era stata quella di non avere indumenti adatti, lui ritenne che mi sarebbe piaciuto fare quello che mi aveva propost.
Con una scusa uscimmo da quella cabina ed andammo nella sua. Mi mostrò tutto ciò che aveva e mi invitò a provare qualcosa. Sempre ridendo e scherzando mi aiutò a togliere la maglietta, i pantaloncini corti e gli slip che portavo e quando fui completamente nudo davanti a lui si coplimentò per il mio corpo. Mi disse che sarebbe stato una bella sorpresa per tutti gli altri e che avrebbero gradito lo scherzo.
Il gioco mi aveva coinvolto e lasciai che “Qualcuno” mi vestisse con le cose che mi aveva mostrato: un reggiseno, una mini mutandina, delle calze a rete con reggicalze e un paio di scarpe con tacco basso, infine mi fece indossare un babydoll trasparente. All’epoca portavo i capelli molto lunghi e lui me li spazzolò fino a farli lucenti.
Allegramente camminai un po nella cabina. Le scarpe mi calzavano a pennello, non mi davano nessun fastidio e mi slanciavano il corpo. Ancheggiando mi guardai nello specchio e ciò che vedevo mi eccitava, mi guardai di faccia, di profilo e di spalle, sistemai bene il filo degli slip in mezzo alle natiche. Dallo specchio notai “Qualcuno” seduto sulla cuccetta che si strofinava la patta, gonfia, dei pantaloni. Gli sorrisi e lui sorrise a me.
Mi chiese se ero d’accordo sul fatto di fare una entrata shoccante (con presentazione) nella cabina dove c’era il festino ed io acconsentii entusiasta. Il gioco mi aveva preso la mano, l’alcool che avevo bevuto mi eccitava. Uscimmo dalla sua cabina, nel corridoio non c’era nessuno. Quando arrivammo nei pressi dell’altra cabina mi feci di lato. Lui entrò e dopo qualche istante lo sentii gridare:
- Ecco a voi la Regina della Festa: NINAAA!!
Il mio ingresso nella cabina fu fragoroso. Tutti ammutolirono e passò qualche attimo di silenzio prima che applaudissero entusiasti. Erano abbastanza (molto “abbastanza”) ubriachi e il “surrogato” di donna (cioè io) che si era presentato in mezzo a loro, in carne ed ossa, era meglio di tutto quanto potessero trovare nelle loro riviste pornognafiche.
Andai in mezzo a loro ancheggiando e muovendomi sensualmente come piaceva a me e…come piaceva a loro! Ero circondato da sei uomini. Mi avvicinai a uno di loro che era seduto nella cuccetta, mi attrasse verso di se e tenendomi per i capelli avvicinò la sua bocca alla mia baciandomi con foga e infilandomi la lingua in gola.
Mentre ero così abbassato sentii due mani che mi carezzavo dietro, agitai un po le natiche in segno di apprezzamento. Una mano mi scostò il filo delle mutandine dal mezzo delle natiche e sentii un dito che mi strofinava il buco. Inarcai un po la schiena e sentii il dito entrarmi nel culetto con una certa violenza. Certo non ero vergine ma un poco male mi fece. Emisi un gridolino e ritrassi il culetto facendo uscire il dito. Il tipo si scusò e io non mi incazzai più di tanto.
Il mio ruolo di zoccoletta mi piaceva un sacco e passavo da uno all’altro allegramente lasciandomi toccare, palpeggiare e accarezzare da tutti. Il fatto che non mi fossi incazzato più di tanto per il dito infilatomi nel ditietro ed il mio atteggiamento spensierato aveva reso i miei compagni di festino più audaci e le loro avanches diventarono man mano più palesi e insistenti.
Fu “Qualcuno” a chiamarmi da parte per propormi di dare il colpo finale alle mie esibizioni:
- Nina, ho visto che ti è tutto piaciuto – mi sussurrò - saresti disposta a farti inculare?
- A farmi inculare?!? – chiesi a mia volta – e da chi?? Da te??
- Non solo da me – rispose seccamente – da tutti!!!
Rimasi shoccata dalla sua proposta. Avevo pensato di farmi inculare da lui, alla fine del festino ed in privato, mai avrei pensato di farlo con tutti e sei! Non dissi di Si ma, con la mente annebbiata dall’alcool chiesi incoscientemente:
- Così… uno alla volta? Davanti a tutti?
- Si, uno ti incula e gli altri guardano – confermò – e, a turno, ti inculeranno tutti!!
- E chi incomincia?
- Decidi tu – mi concesse
Sempre senza confermare che l’avrei fatto chiesi ancora:
- Da quello che ha il cazzo più piccolo..?!?!
- Lo pensavo anch’io – approvò – io sarò l’ultimo, ho un cazzo lunghissimo!!
Così senza aspettare il mio “Si” definitivo fece cenno agli altri di tacere e comunicò:
- Nina è d’accordo!!! – urlò – cacciate tutti fuori l’uccello. Inizia quello che lo ha più piccolo!!
A quel punto scappai da quella cabina ed andai a chiudermi nella mia. Anche se ero ubriaco fradicio capiii che se quella sera mi sarei lasciato inculare da sei uomini dell’equipaggio sarei diventata la puttana di bordo alla quale tutti avrebero potuto ricorrere in caso di “bisogno”.
Passarono più di due ore, dormivo alla grande, ma riuscii a sentire battere insistentemente alla porta della cabina. Mi svegliai, ero ancora vestito da “zoccola”, chiesi chi era, riconobbi la voce di “Qualcuno” e mi decisi ad aprire. Lui entrò come una furia e chiuse la porta alle sue spalle a chiave, a doppia mandata. Si spogliò copletamente…aveva un cazzo enorme, lungo, largo, pieno di vene, due coglioni enormi, era incredibilmente bello!!
- Apprezzo il fatto che sei scappato. – disse – ma da me non scappi!! Stanotte devi fare l’amore con me. Spogliati e fai presto. Mi hai arrapato abbastanza!!
- Okkkk…!!!
Mi spogliai di tutto e mi distesi a pancia in su nella cuccetta. Mi prese le gambe tra le mani, le allargò, se le appoggio sulle spalle. Appoggiò la cappella del cazzo in faccia al mio buco e incominciò a spingere, con forza, incurante dei miei rantoli di dolore, incurante del fatto che mi penetrava con fatica a causa della mancanza di una qualsiasi lubrificazione. Nemmeno una sputazzata in culo. Mi stava, letteralmente, violentando!!!
Mi chiavò in quella posizione, molto femminile, per parecchio tempo facendomi vedere le stelle dal dolore. Sentivo i suoi coglioni sbattere sulla zona anale ad ogni colpo che mi assestava in culo. Lo guardavo dritto negli occhi dove non c’era nessuna pietà al mio dolore ma solo foia e desiderio sessuale. Ad un certo punto tirò fuori il cazzo. Mi girò, come un fuscello, mettendomi a pecora e riprese a chiavarmi finquando non mi riepì il culo di sborra.
Una volta che l’utima goccia di sborra gli era uscita dal cazzo mi spinse supino nella cuccetta. Si rivestì e prima di uscire dalla cabina si voltò solo per dirmi:
- Domani ti pago, Puttana!!!
Il giorno dopo, in sala da pranzo, davanti a tutti, mi diede un biglietto da 50.000 lire e rivolgendosi agli altri li sfidò:
- Se qualcuno la vuole gli dia di più, per me vale tanto!!!
Ormai tutti sapevano che mi aveva inculato e da quel giorno mi misi all’asta arrivando a guadagnare fino a 100.000 lire a notte diventando la Puttana di Bordo… NINA..!!!!
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