Sogni d'oro
di
Frank Monro
genere
dominazione
a Eleonora, per i suo diciannove anni
“Entra, voglio mostrarti una cosa.”
“E’ una sorpresa? Cos’è?”
“Credo che tu non ne abbia mai vista una vera.”
“Le camere della servitù solo in foto.”
“Spiritoso.”
“E adesso che facciamo? Non voglio scopare qui.”
“Apri il secondo cassetto di quel mobile imperiale.”
“Ah ah ah...oh mio dio.”
“Ti piace? L’ho appena fatta lavare.”
“Hai ragione, è la prima volta che ne vedo una dal vivo.”
“Ero sicuro che conoscevi questo tipo di articoli.”
“Adesso devi dirmi come hai fatto a trovarla.”
“L’ho ordinata su internet.”
“Cos’è, un’altro giocattolo come il Macintosh?”
“Una specie. Me l’hanno inviata dall’ex-unione sovietica.”
“Deve costare un capitale.”
“A dire la verità il furgone per i cavalli mi è costato di più.”
“Certo che dal vivo sembra proprio piccola.”
“E’ per via delle parti mancanti.”
“Però lo sembra davvero.”
“Ti piace?”
“Me l’hai già chiesto.”
“Non hai risposto.”
“Sto ammirando le rifiniture. E gli occhi. Davvero belli.”
“E’ cieca, per recisione del nervo ottico.”
“Le dà un bello sguardo rilassato, peccato che non sorrida.”
“Non può cambiare espressione. Una modifica ai nervi. E non può neanche mordere, ovviamente.”
“Posso toccarla?”
“Certo.”
“Oh, si è mossa!”
“Sì, la spina dorsale è collegata, altrimenti sembrerebbe un pupazzo che respira.”
“Ma non sarà pericoloso?”
“Naa, tanto senza gambe dove vuoi che vada.”
“Ah ah...che ne so...potrebbe agitarsi!”
“Proviamo a vedere. Agitati.”
“Ehi, ma!”
“Pare proprio di sì.”
“Ma! Può sentirci!”
“L’udito è ancora funzionale. Solo quello.”
“Quindi sente quello che diciamo...”
“Io non ho fatto il tuo nome.”
“E neanch’io il tuo...sarebbe un buon modo per farti incazzare.”
“Tanto non può ripeterlo, non ha più le corde vocali.”
“Allora sente tutto, ma non può rispondere. Ehi, ciao!”
“Avresti potuto salutarla anche prima, sai.”
“Le hai dato un nome?”
“No, ho preferito di no, non voglio affezionarmici.”
“Chissà se prima ne aveva uno.”
“Si chiamava Ekathèrine.”
“Guarda, è rabbrividita.”
“Forse quel nome per lei significa ancora qualcosa.”
“Credi si ricordi molto di quando era ancora una persona normale?”
“Non credo che ci sia più granchè in questa testolina bionda.”
“Capita a forza di stare chiusi in un cassetto.”
“Guarda che l’ho fatta portare qui solo per mostrartela.”
“Ma la servitù ne è a conoscenza?”
“No, fintanto che li pago cifre adeguate.”
“Ragioni come un .”
“Arricchito di guerra, prego.”
“Chissà a cosa pensa tutto il tempo...”
“Ti immagini quanto dev’essere terribile sentirci parlare così di lei e non poter ribattere?”
“Accidenti, hai ragione.”
“Sapere tutto quello che le è stato e che le verrà fatto, e non potersi ribellare.”
“Ah ah ah! Dai, smettila.”
“Oh, ma lei le sa già tutte queste cose, e se non le sapeva le sa adesso. Lo sa già che passerà di mano in mano attraverso vari proprietari...”
“Cristo, sei terribile.”
“...che si godranno la sua gola e il suo grembo, trattandola come un pezzo di carne senza cervello. Continua ad accarezzarla...”
“Sì.”
“...sa già di essere come morta e che più nessuno al mondo la vedrà mai come un essere umano, e che non potrà mai più fare nulla per impedirlo.”
“Forse non ci ha mai potuto fare nulla.”
“Così pare.”
“Mh-mh. Dev’essere proprio fastidioso passare il tempo così.”
“A proposito, si sta facendo tardi. Il sindaco arriverà per cena tra meno di un’ora.”
“Vuoi offrirgliela?”
“E’ un uomo anziano, ma potrebbe apprezzare.”
“Maledetto, mostrarmi una cosa simile e non farmela neanche usare un po’.”
“Ce la porteremo in camera mia stanotte, stellina.”
“Bello! Allora posso usarla mentre tu mi scopi.”
“Vive solo per quello.”
“Andiamo, devo scegliere il vestito giusto. Business casual?”
“Intanto io faccio un salto in cantina a prendere il vino.”
“Scegli qualcosa di leggero per me, lo sai che mi fa male...”
“Salutala, dai.”
“Ah ah! Buona notte!”
“Ma va a dormire veramente?”
“In realtà credo che non dorma quasi mai.”
“Oh beh, sogni d’oro, allora.”
“Entra, voglio mostrarti una cosa.”
“E’ una sorpresa? Cos’è?”
“Credo che tu non ne abbia mai vista una vera.”
“Le camere della servitù solo in foto.”
“Spiritoso.”
“E adesso che facciamo? Non voglio scopare qui.”
“Apri il secondo cassetto di quel mobile imperiale.”
“Ah ah ah...oh mio dio.”
“Ti piace? L’ho appena fatta lavare.”
“Hai ragione, è la prima volta che ne vedo una dal vivo.”
“Ero sicuro che conoscevi questo tipo di articoli.”
“Adesso devi dirmi come hai fatto a trovarla.”
“L’ho ordinata su internet.”
“Cos’è, un’altro giocattolo come il Macintosh?”
“Una specie. Me l’hanno inviata dall’ex-unione sovietica.”
“Deve costare un capitale.”
“A dire la verità il furgone per i cavalli mi è costato di più.”
“Certo che dal vivo sembra proprio piccola.”
“E’ per via delle parti mancanti.”
“Però lo sembra davvero.”
“Ti piace?”
“Me l’hai già chiesto.”
“Non hai risposto.”
“Sto ammirando le rifiniture. E gli occhi. Davvero belli.”
“E’ cieca, per recisione del nervo ottico.”
“Le dà un bello sguardo rilassato, peccato che non sorrida.”
“Non può cambiare espressione. Una modifica ai nervi. E non può neanche mordere, ovviamente.”
“Posso toccarla?”
“Certo.”
“Oh, si è mossa!”
“Sì, la spina dorsale è collegata, altrimenti sembrerebbe un pupazzo che respira.”
“Ma non sarà pericoloso?”
“Naa, tanto senza gambe dove vuoi che vada.”
“Ah ah...che ne so...potrebbe agitarsi!”
“Proviamo a vedere. Agitati.”
“Ehi, ma!”
“Pare proprio di sì.”
“Ma! Può sentirci!”
“L’udito è ancora funzionale. Solo quello.”
“Quindi sente quello che diciamo...”
“Io non ho fatto il tuo nome.”
“E neanch’io il tuo...sarebbe un buon modo per farti incazzare.”
“Tanto non può ripeterlo, non ha più le corde vocali.”
“Allora sente tutto, ma non può rispondere. Ehi, ciao!”
“Avresti potuto salutarla anche prima, sai.”
“Le hai dato un nome?”
“No, ho preferito di no, non voglio affezionarmici.”
“Chissà se prima ne aveva uno.”
“Si chiamava Ekathèrine.”
“Guarda, è rabbrividita.”
“Forse quel nome per lei significa ancora qualcosa.”
“Credi si ricordi molto di quando era ancora una persona normale?”
“Non credo che ci sia più granchè in questa testolina bionda.”
“Capita a forza di stare chiusi in un cassetto.”
“Guarda che l’ho fatta portare qui solo per mostrartela.”
“Ma la servitù ne è a conoscenza?”
“No, fintanto che li pago cifre adeguate.”
“Ragioni come un .”
“Arricchito di guerra, prego.”
“Chissà a cosa pensa tutto il tempo...”
“Ti immagini quanto dev’essere terribile sentirci parlare così di lei e non poter ribattere?”
“Accidenti, hai ragione.”
“Sapere tutto quello che le è stato e che le verrà fatto, e non potersi ribellare.”
“Ah ah ah! Dai, smettila.”
“Oh, ma lei le sa già tutte queste cose, e se non le sapeva le sa adesso. Lo sa già che passerà di mano in mano attraverso vari proprietari...”
“Cristo, sei terribile.”
“...che si godranno la sua gola e il suo grembo, trattandola come un pezzo di carne senza cervello. Continua ad accarezzarla...”
“Sì.”
“...sa già di essere come morta e che più nessuno al mondo la vedrà mai come un essere umano, e che non potrà mai più fare nulla per impedirlo.”
“Forse non ci ha mai potuto fare nulla.”
“Così pare.”
“Mh-mh. Dev’essere proprio fastidioso passare il tempo così.”
“A proposito, si sta facendo tardi. Il sindaco arriverà per cena tra meno di un’ora.”
“Vuoi offrirgliela?”
“E’ un uomo anziano, ma potrebbe apprezzare.”
“Maledetto, mostrarmi una cosa simile e non farmela neanche usare un po’.”
“Ce la porteremo in camera mia stanotte, stellina.”
“Bello! Allora posso usarla mentre tu mi scopi.”
“Vive solo per quello.”
“Andiamo, devo scegliere il vestito giusto. Business casual?”
“Intanto io faccio un salto in cantina a prendere il vino.”
“Scegli qualcosa di leggero per me, lo sai che mi fa male...”
“Salutala, dai.”
“Ah ah! Buona notte!”
“Ma va a dormire veramente?”
“In realtà credo che non dorma quasi mai.”
“Oh beh, sogni d’oro, allora.”
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