La collega
di
Oregon80
genere
etero
Passiamo gran parte della vita a prodigarci per realizzare i nostri desideri e poi, talvolta capita che le cose succedano senza nemmeno cercarle.
La storia che mi accingo a raccontare riguarda Michele e Monica, due colleghi impiegati in un’azienda di piccole dimensioni, lei nel comparto commerciale e lui in quello tecnico. In 11 anni tra loro è sorto un cordiale rapporto professionale, un’amicizia lavorativa se così la vogliamo definire. Certo, è capitato alle volte che lei si sentisse gli occhi di Michele puntati addosso, quasi volesse spogliarla, ma questo certamente non la irritava. Quegli sguardi carichi di erotismo non le procuravano alcun imbarazzo, anzi la lusingavano, si sentiva bella e attraente agli occhi di un uomo che con i suoi 36 anni era più giovane di lei che aveva appena soffiato su 43 candeline. Alle volte era lei stessa che cercava gli sguardi del collega indossando pantaloni aderenti o vestiti che terminavano ben sopra le ginocchia. D'altronde, nonostante ormai l’età non fosse più quella di una ragazza nel fiore degli anni, Monica poteva ancora contare su un fisico magro e ben proporzionato che difficilmente lasciava indifferente un uomo. È capitato spesso che Michele si masturbasse desiderando la collega, sognando di avere con lei rapporti che andavano ben oltre la normale routine cui era abituato. Altrettanto spesso è capitato che lei sotto la doccia, o nascosta dalle lenzuola del proprio letto, si donasse piacere con le dita mentre la mente sognava di essere posseduta dal collega in modo così rude e volgare che mai avrebbe pensato di confessarlo ad anima viva, era solo il suo piccolo segreto che le faceva raggiungere orgasmi che la lasciavano senza fiato.
Era una mattina come tante altre, una fredda giornata di Novembre. Monica arrivò in ufficio con un vestito aderente in cui il color argento e l’antracite si intrecciavano in disegni che esaltavano le curve del corpo. La gonna terminava appena sopra le ginocchia mettendo a nudo gambe sode e coperte da pesanti collant nere, scarpe con tacco 8 slanciavano il corpo esile e dalla bassa statura. La scollatura non era abbondante ma sufficiente a mettere in mostra l’attaccatura del seno, una 3 misura coppa D non più soda come un tempo ma ancora bella piena. Sapeva benissimo che quel vestito avrebbe attirato gli sguardi di Michele, voleva che fosse così, aveva bisogno di sentirsi desiderata visto che il marito non la toccava da più di tre settimane. Il collega non avrebbe di certo visto sotto il vestito ma scelse comunque il completino più sexy che aveva. Mutandine nere semitrasparenti col bordino di pizzo contenevano il suo sesso ricoperto da una folta e curata peluria biondo scuro, stesso colore dei suoi capelli che scendevano lisci soffici e vaporosi oltre le spalle. Il reggiseno abbinato creava un fantastico contrasto sulla sua pelle estremamente chiara e permetteva di intravedere i capezzoli larghi e rosacei.
Gli uffici erano tutti al piano terra mentre al primo piano, salendo le scale, si trovava l’ingresso alla sala riunioni. Sulla destra un corridoio portava a tre stanzette usate come depositi e archivi per i documenti aziendali e al termine si trovava la toilette del piano superiore. La pausa pranzo era vicina e Monica salì in archivio per cercare dei documenti che le sarebbero tornati utili alla riapertura. Michele era in bagno e uscendo notò la collega di spalle piegata sui documenti. Si fermò ad osservare le gambe dritte coperte dalle collant, in quella posizione la gonna le scopriva fino a metà coscia per poi prendere la forma del suo sedere piccolo e tondo. Si fermò ad osservare quello spettacolo ed ebbe una repentina, violenta erezione nei pantaloni.
Entrò socchiudendo la porta. “Ciao Monica ti serve una mano?”
Si alzò di scatto presa alla sprovvista dalla presenza del collega: “ciao, beh si se ti va di darmi una mano, devo portare giù questi due raccoglitori.”
Michele si avvicinò a lei come mai aveva fatto in 11 anni. La sua erezione premeva dura contro la stoffa dei pantaloni ed era ben visibile. Si appoggiò sulla coscia destra di Monica facendole sentire tutto il turgore del suo cazzo. L’iniziale sgomento da parte della collega si tramutò automaticamente in un languido desiderio. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, si scansò leggermente e con il dorso della mano andò a toccare lentamente la verga dura ancora celata dai vestiti.
“ti voglio” furono le uniche parole che Michele pronunciò guardandola dritta negli occhi, verdi come il mare di un atollo.
“qui? E se qualcuno ci scopre?” rispose in evidente imbarazzo. “Che vuoi fare?”
Michele non le rispose, la prese per mano e la portò dietro gli scaffali.
Sconvolta da un mix di paura ed eccitazione Monica sentiva il cuore esploderle nel petto. Il suo respiro era diventato così affannoso che senza accorgersi iniziò a respirare anche con la bocca. Michele le accarezzò il viso e la baciò con decisione sulla bocca. Monica agì d’istinto, il suo corpo rispondeva ad una velocità superiore ai suoi pensieri ormai imbrigliati in uno stato di confusione. Schiuse le labbra e ricambiò il bacio, un bacio passionale, le loro labbra unite, le loro lingue che si cercavano avide l’una dell’altra. Il bacio sembrò durare in eterno, ogni millisecondo veniva percepito da entrambi come puro piacere, un dono reciproco di passione e desiderio.
Michele si slacciò i pantaloni mettendo a nudo il cazzo in piena erezione, un bastone largo e venoso, duro come un sasso, la cappella rosso fuoco grossa e turgida di piacere puntava dritta verso Monica chiedendo le sue attenzioni.
Il bacio finì con loro due che si guardavano intensamente negli occhi.
“fammi venire, prendimelo in bocca” le sussurrò accarezzandole con il pollice le soffici labbra rosate.
Monica rispose con un filo di voce rotta dall’eccitazione e si mise in ginocchio. Rimase piacevolmente colpita dalla fattezza di quel pene, tremendamente simile a quanto immaginava nei suoi sogni erotici ad occhi aperti durante i quali le sue dita le donavano piacere e la sua mente immaginava sesso duro e rude con il collega. La sua mano afferrò decisa la verga tastandone la reale, marmorea consistenza. Le vene gonfie e pulsanti, quella cappella grossa lucida e gonfia di desiderio erano un’attrazione alla quale non poteva sottrarsi.
Rimase immobile per un attimo ad osservare il cazzo che stringeva in mano. A Michele quell’attimo sembrò un secolo, poi finalmente Monica schiuse le labbra e accolse la cappella nella sua bocca calda e bagnata. Un bacio lento, sensuale. Le labbra si schiusero scivolando umide sulla cappella e la lingua iniziò ad amoreggiare con essa.
“Devo resistere, devo durare il più possibile e godermi questo pompino il più a lungo possibile” pensò Michele guardando le labbra di Monica che si aprivano attorno al suo bastone teso.
Monica iniziò a succhiarlo lentamente, la sua mano sosteneva il cazzo alla base segandolo con movimenti decisi al ritmo delle labbra che scorrevano bagnate sul tronco duro e venoso.
La donna che aveva popolato i suoi sogni erotici era ora in ginocchio davanti a lui, il suo cazzo entrava e usciva dalla bocca della partner come la spada di un condottiero alla conquista del pompino più volte sognato. Michele la guardava estasiato, le esili dita di Monica con le unghie lunghe e smaltate color amaranto sapevano bene come lavorare per il piacere di un uomo; le labbra stavano lasciando strisciate di rossetto sulla pelle delicata del pene. Le accarezzò i capelli soffici senza interferire con i suoi movimenti, desiderava che fosse lei e solo lei a decidere come farlo, a decidere come dargli piacere.
Le labbra, la lingua, l’intera bocca di Monica stavano regalando a Michele un pompino che molti uomini possono solo sognare. La sua lingua stimolava la cappella con incredibile maestria mentre labbra e mano si muovevano con ritmo sempre più serrato. Monica percepiva ogni reazione dell’uomo e sapeva come regolare ritmo e stimolazioni per non farlo esplodere prematuramente. Michele dal canto suo si godeva ogni istante cercando di trattenere un orgasmo che minuto dopo minuto montava dentro di lui con la forza di un vulcano pronto ad eruttare.
“Adesso questo sicuramente mi viene in bocca, nessuno mi è mai venuto in bocca, devo cercare di non fare figure di merda!” Con questo pensiero che le girava per la mente Monica si tirò leggermente indietro chinando di più il capo sul cazzo del partner per evitare di sporcarsi i vestiti. Con la mano aumentò la forza della sega mentre ora tra le labbra teneva solo la cappella e la stimolava pesantemente con la lingua cercando di portarlo all’orgasmo dentro di lei.
“Cazzo… cazzo cazzo… dio mio non resisto più… cazzo continua così che sto per borrare” Le sussurrò queste parole un istante prima che l’orgasmo irrompesse in tutta la sua potenza nella bocca di Monica. Il primo fiotto le finì quasi in gola, gli altri schizzi si susseguirono con una rapidità tale da non darle il tempo di pensare, istintivamente deglutì la crema densa e viscida mentre con la lingua continuava a stimolare la cappella in eruzione accogliendo dentro tutto il seme del suo nuovo amante. Rivoli di sperma misto a saliva colavano sul tronco del cazzo ma il grosso riuscì ad ingoiarlo evitando di sporcarsi. Monica si fermò solo quando fu sicura che l’orgasmo era giunto al termine, staccò la bocca dal cazzo ancora turgido e solo allora si accorse del calore, dell’umido piacere che era cresciuto tra le sue gambe, si sentiva bagnata fradicia, le mutandine inzuppate dalla voglia di lui.
Si alzò soddisfatta del risultato, Michele la guardò con uno sguardo soddisfatto e pieno di affetto nei suoi confronti. Le porse un fazzoletto: “ tieni, pulisciti le labbra tesoro”.
Quello fu solo l’inizio del loro intreccio clandestino.
La storia che mi accingo a raccontare riguarda Michele e Monica, due colleghi impiegati in un’azienda di piccole dimensioni, lei nel comparto commerciale e lui in quello tecnico. In 11 anni tra loro è sorto un cordiale rapporto professionale, un’amicizia lavorativa se così la vogliamo definire. Certo, è capitato alle volte che lei si sentisse gli occhi di Michele puntati addosso, quasi volesse spogliarla, ma questo certamente non la irritava. Quegli sguardi carichi di erotismo non le procuravano alcun imbarazzo, anzi la lusingavano, si sentiva bella e attraente agli occhi di un uomo che con i suoi 36 anni era più giovane di lei che aveva appena soffiato su 43 candeline. Alle volte era lei stessa che cercava gli sguardi del collega indossando pantaloni aderenti o vestiti che terminavano ben sopra le ginocchia. D'altronde, nonostante ormai l’età non fosse più quella di una ragazza nel fiore degli anni, Monica poteva ancora contare su un fisico magro e ben proporzionato che difficilmente lasciava indifferente un uomo. È capitato spesso che Michele si masturbasse desiderando la collega, sognando di avere con lei rapporti che andavano ben oltre la normale routine cui era abituato. Altrettanto spesso è capitato che lei sotto la doccia, o nascosta dalle lenzuola del proprio letto, si donasse piacere con le dita mentre la mente sognava di essere posseduta dal collega in modo così rude e volgare che mai avrebbe pensato di confessarlo ad anima viva, era solo il suo piccolo segreto che le faceva raggiungere orgasmi che la lasciavano senza fiato.
Era una mattina come tante altre, una fredda giornata di Novembre. Monica arrivò in ufficio con un vestito aderente in cui il color argento e l’antracite si intrecciavano in disegni che esaltavano le curve del corpo. La gonna terminava appena sopra le ginocchia mettendo a nudo gambe sode e coperte da pesanti collant nere, scarpe con tacco 8 slanciavano il corpo esile e dalla bassa statura. La scollatura non era abbondante ma sufficiente a mettere in mostra l’attaccatura del seno, una 3 misura coppa D non più soda come un tempo ma ancora bella piena. Sapeva benissimo che quel vestito avrebbe attirato gli sguardi di Michele, voleva che fosse così, aveva bisogno di sentirsi desiderata visto che il marito non la toccava da più di tre settimane. Il collega non avrebbe di certo visto sotto il vestito ma scelse comunque il completino più sexy che aveva. Mutandine nere semitrasparenti col bordino di pizzo contenevano il suo sesso ricoperto da una folta e curata peluria biondo scuro, stesso colore dei suoi capelli che scendevano lisci soffici e vaporosi oltre le spalle. Il reggiseno abbinato creava un fantastico contrasto sulla sua pelle estremamente chiara e permetteva di intravedere i capezzoli larghi e rosacei.
Gli uffici erano tutti al piano terra mentre al primo piano, salendo le scale, si trovava l’ingresso alla sala riunioni. Sulla destra un corridoio portava a tre stanzette usate come depositi e archivi per i documenti aziendali e al termine si trovava la toilette del piano superiore. La pausa pranzo era vicina e Monica salì in archivio per cercare dei documenti che le sarebbero tornati utili alla riapertura. Michele era in bagno e uscendo notò la collega di spalle piegata sui documenti. Si fermò ad osservare le gambe dritte coperte dalle collant, in quella posizione la gonna le scopriva fino a metà coscia per poi prendere la forma del suo sedere piccolo e tondo. Si fermò ad osservare quello spettacolo ed ebbe una repentina, violenta erezione nei pantaloni.
Entrò socchiudendo la porta. “Ciao Monica ti serve una mano?”
Si alzò di scatto presa alla sprovvista dalla presenza del collega: “ciao, beh si se ti va di darmi una mano, devo portare giù questi due raccoglitori.”
Michele si avvicinò a lei come mai aveva fatto in 11 anni. La sua erezione premeva dura contro la stoffa dei pantaloni ed era ben visibile. Si appoggiò sulla coscia destra di Monica facendole sentire tutto il turgore del suo cazzo. L’iniziale sgomento da parte della collega si tramutò automaticamente in un languido desiderio. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, si scansò leggermente e con il dorso della mano andò a toccare lentamente la verga dura ancora celata dai vestiti.
“ti voglio” furono le uniche parole che Michele pronunciò guardandola dritta negli occhi, verdi come il mare di un atollo.
“qui? E se qualcuno ci scopre?” rispose in evidente imbarazzo. “Che vuoi fare?”
Michele non le rispose, la prese per mano e la portò dietro gli scaffali.
Sconvolta da un mix di paura ed eccitazione Monica sentiva il cuore esploderle nel petto. Il suo respiro era diventato così affannoso che senza accorgersi iniziò a respirare anche con la bocca. Michele le accarezzò il viso e la baciò con decisione sulla bocca. Monica agì d’istinto, il suo corpo rispondeva ad una velocità superiore ai suoi pensieri ormai imbrigliati in uno stato di confusione. Schiuse le labbra e ricambiò il bacio, un bacio passionale, le loro labbra unite, le loro lingue che si cercavano avide l’una dell’altra. Il bacio sembrò durare in eterno, ogni millisecondo veniva percepito da entrambi come puro piacere, un dono reciproco di passione e desiderio.
Michele si slacciò i pantaloni mettendo a nudo il cazzo in piena erezione, un bastone largo e venoso, duro come un sasso, la cappella rosso fuoco grossa e turgida di piacere puntava dritta verso Monica chiedendo le sue attenzioni.
Il bacio finì con loro due che si guardavano intensamente negli occhi.
“fammi venire, prendimelo in bocca” le sussurrò accarezzandole con il pollice le soffici labbra rosate.
Monica rispose con un filo di voce rotta dall’eccitazione e si mise in ginocchio. Rimase piacevolmente colpita dalla fattezza di quel pene, tremendamente simile a quanto immaginava nei suoi sogni erotici ad occhi aperti durante i quali le sue dita le donavano piacere e la sua mente immaginava sesso duro e rude con il collega. La sua mano afferrò decisa la verga tastandone la reale, marmorea consistenza. Le vene gonfie e pulsanti, quella cappella grossa lucida e gonfia di desiderio erano un’attrazione alla quale non poteva sottrarsi.
Rimase immobile per un attimo ad osservare il cazzo che stringeva in mano. A Michele quell’attimo sembrò un secolo, poi finalmente Monica schiuse le labbra e accolse la cappella nella sua bocca calda e bagnata. Un bacio lento, sensuale. Le labbra si schiusero scivolando umide sulla cappella e la lingua iniziò ad amoreggiare con essa.
“Devo resistere, devo durare il più possibile e godermi questo pompino il più a lungo possibile” pensò Michele guardando le labbra di Monica che si aprivano attorno al suo bastone teso.
Monica iniziò a succhiarlo lentamente, la sua mano sosteneva il cazzo alla base segandolo con movimenti decisi al ritmo delle labbra che scorrevano bagnate sul tronco duro e venoso.
La donna che aveva popolato i suoi sogni erotici era ora in ginocchio davanti a lui, il suo cazzo entrava e usciva dalla bocca della partner come la spada di un condottiero alla conquista del pompino più volte sognato. Michele la guardava estasiato, le esili dita di Monica con le unghie lunghe e smaltate color amaranto sapevano bene come lavorare per il piacere di un uomo; le labbra stavano lasciando strisciate di rossetto sulla pelle delicata del pene. Le accarezzò i capelli soffici senza interferire con i suoi movimenti, desiderava che fosse lei e solo lei a decidere come farlo, a decidere come dargli piacere.
Le labbra, la lingua, l’intera bocca di Monica stavano regalando a Michele un pompino che molti uomini possono solo sognare. La sua lingua stimolava la cappella con incredibile maestria mentre labbra e mano si muovevano con ritmo sempre più serrato. Monica percepiva ogni reazione dell’uomo e sapeva come regolare ritmo e stimolazioni per non farlo esplodere prematuramente. Michele dal canto suo si godeva ogni istante cercando di trattenere un orgasmo che minuto dopo minuto montava dentro di lui con la forza di un vulcano pronto ad eruttare.
“Adesso questo sicuramente mi viene in bocca, nessuno mi è mai venuto in bocca, devo cercare di non fare figure di merda!” Con questo pensiero che le girava per la mente Monica si tirò leggermente indietro chinando di più il capo sul cazzo del partner per evitare di sporcarsi i vestiti. Con la mano aumentò la forza della sega mentre ora tra le labbra teneva solo la cappella e la stimolava pesantemente con la lingua cercando di portarlo all’orgasmo dentro di lei.
“Cazzo… cazzo cazzo… dio mio non resisto più… cazzo continua così che sto per borrare” Le sussurrò queste parole un istante prima che l’orgasmo irrompesse in tutta la sua potenza nella bocca di Monica. Il primo fiotto le finì quasi in gola, gli altri schizzi si susseguirono con una rapidità tale da non darle il tempo di pensare, istintivamente deglutì la crema densa e viscida mentre con la lingua continuava a stimolare la cappella in eruzione accogliendo dentro tutto il seme del suo nuovo amante. Rivoli di sperma misto a saliva colavano sul tronco del cazzo ma il grosso riuscì ad ingoiarlo evitando di sporcarsi. Monica si fermò solo quando fu sicura che l’orgasmo era giunto al termine, staccò la bocca dal cazzo ancora turgido e solo allora si accorse del calore, dell’umido piacere che era cresciuto tra le sue gambe, si sentiva bagnata fradicia, le mutandine inzuppate dalla voglia di lui.
Si alzò soddisfatta del risultato, Michele la guardò con uno sguardo soddisfatto e pieno di affetto nei suoi confronti. Le porse un fazzoletto: “ tieni, pulisciti le labbra tesoro”.
Quello fu solo l’inizio del loro intreccio clandestino.
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